La liberazione del dolore

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Sibilla mi aveva preso di sorpresa, ma riuscii a schivare le sciabole e, non capendo perché,attivai l'energia delle sestedee, ora ero davvero in grado di ucciderla, come lei con me.
Era in posizione difensiva: gamba sinistra allungata, ginocchio destro inclinato lateralmente, sciabole lungo i gomiti, sguardo fisso evidente anche sotto la maschera.
Feci rientrare le sestedee e scattai in avanti tirando un potente pugno che fu però deviato dal avambraccio dopo una rotazione della sciabola, mentre la gamba sinistra roteava facendomi cadere a terra.
"In piedi- disse Sibilla- non abbiamo ancora finito!"
Senza dire una parola mi alzai velocemente e feci scattare la sestadea destra e iniziai a calare colpi su Sibilla che lei continuava a parare abilmente con la sciabola sulla mano sinistra. Volevo stancarla fino a fare un affondo improvviso con la sestadea sinistra.
"COSA DIAVOLO STO FACENDO?" pensai. Ringrazio ancora il Redentore di aver dato riflessi rapidi a Sibilla. Se non l'avesse schivato con una rapida piroetta quel mio colpo l'avrebbe sicuramente uccisa.
"Sibilla...." dissi.
"Avanti! La sfida non è finita!"
"Ma cosa stiamo facendo....?" fui interrotto da un colpo di entrambe le sciabole parato con le mie sestedee incrociate appena in tempo.
Fui preso da una grandissima collera.... no, non era collera.... era euforia per la sfida, un furore selvaggio unito a qualcos'altro che non comprendevo.
Colpivo, colpivo e colpivo ancora. Sibilla era più agile di me, usò anche il suo potere per parare e schivare rapidamente, ma non cercava di colpirmi. Voleva che mi sfogassi, ma si stava mettendo in pericolo. Non c'era più disciplina, non c'erano regole, non c'era controllo: ero un animale che sfogava tutta la sua furia su qualcuno che lo aveva sfidato e la mia famiglia mi guardava in silenzio. Non capivo.... e non volevo capire.
Ad un certo punto fui stanco.
"Chi combatte solo con rabbia è destinato solo alla sconfitta" disse Sibilla.
Non so perché lo feci, ma con il mio potere feci innalzare uno dei lastroni di pietra collocati sotto la sabbia e lo lanciai contro Sibilla. Grazie al cielo non era sidermo perché lo tagliò con le sciabole prima di venirne investita.
Fui scagliato a terra da un'onda d'urto, era il suo potere. Mi risollevai librandomi ad un metro da terra. Dovevo sembrare un vero mostro.... no, non lo sembravo, lo ero.
In preda ad una furia cieca scattai in avanti, ma con le sestedee chiuse, le mani aperte e afferrai Sibilla portandola verso l'alto. Avevo un braccio invisibile che mi sollevava da terra, ero davvero potente. Arrivati a circa trenta metri di altezza osservai la maschera di Sibilla e ritrovai la lucidità per fermarmi, tempo necessario perché lei mi colpisse spingendomi via con le gambe liberandosi dalla mia stretta e tornando a terra con il suo potere.
Ero fuori controllo, ero furioso. Rimanendo sollevato aprii le sestedee che splendevano come le spade di fuoco degli angeli e feci qualcosa che non credevo possibile: coaguli di potere della stessa forza che mi teneva sollevato, si formavano come delle bolle invisibili, io però le percepivo, sapevo bene dov'erano e anche Sibilla le percepiva. Non so come ci riuscii, ma lo feci: erano quattro coaguli che sembravano la rappresentazione della furia che stavo provando. Li scagliai contro Sibilla, ma anche lei usò il suo potere formando una sorta di freccia di quella stessa forza invisibile che colpì il coagulo più vicino facendolo collassare, per poi spostarsi con degli ampi balzi verso l'alto, così evitò le terribili esplosioni di energia cinetica che alzarono un polverone enorme su tutta l'arena.
Mi ero indebolito e ridiscesi a terra in mezzo alla sabbia sollevata che stava lentamente ricadendo, chiusi le lame per non rischiare di usarle contro Sibilla. Ad un certo punto le sabbie si diradarono di colpo alla mia sinistra formando un corridoio circolare al cui termine c'era la perfetta figura di Sibilla con le braccia aperte e le sciabole piantate a terra. Fui sbalzato via; anche se non quanto me, Sibilla era potente e disperse le sabbie.
Perché nessuno reagiva? Perché la mia famiglia non diceva niente? Cosa voleva Sibilla da me?
Mi rialzai e aprii l'elmo, lei fece lo stesso, i capelli, raccolti in una rete di sicurezza dissoltasi con l'apertura della calotta, si sciolsero nella coda d'oro che la caratterizzava.
"Cosa stiamo facendo?" chiesi.
"Perché combatti?" mi domandò lei.
"Cosa?"
"Perché combatti invece di piangere tuo padre?"
"Ancora.....? Ma perché non mi lasciate in pace?..... Ho già spiegato che non avevo tempo!"
Iniziai a colpire, con le lame, i pugni, i calci e Sibilla deviava, schivava, parava ma non colpiva.
"Cosa vuol dire che non avevi tempo? Come può mancare il tempo di piangere il proprio lutto?"
"Tu dovresti sapere com'è questo mondo! La crudeltà e la ferocia degli Stati..... e la vigliaccheria della gente..... il bisogno di spiegazioni, di rassicurazioni della gente comune......"
"E questo giustifica la soppressione di un tale dolore?" chiese Sibilla che continuava a parare ma cominciava ad apparire affaticata, mentre io ero sempre più furioso, stavo per esplodere.
"Io stavo facendo il mio dovere....."
"Tu stavi scappando, ti nascondevi......ti nascondi da qualcosa: cos'è?"
Capivo di cosa stava parlando, ma non lo volevo ammettere.
"Ma di cosa parli....?" chiesi mentre ansimavo.
"Liberati! Sfoga il tuo dolore altrimenti esploderà distruggendoti!"
"Ma cosa dovrei fare?"
Calai la lama sinistra dal alto, la mancai e questa volta Sibilla mi colpì con una ginocchiata in volto, mi ruppe il naso, niente che la nanotecnologia non potesse riparare in tre minuti. Comunque a quel punto.... esplosi.
Credo di aver gridato, non ne ho mai avuto la certezza, comunque, le mie braccia erano aperte e, insieme al urlo, da me si liberò una quantità immensa di energia. Tenevo gli occhi chiusi istintivamente e anche l'udito sembrò essere fuori uso per un attimo.
Quando riaprii gli occhi vidi che io e Sibilla eravamo circondati da un campo di contenimento al plasma, uno scudo simile a quello delle navi ma proiettato intorno all'arena; questa tecnologia viene usata per contenere senza rischi i nuclei di fusione che stanno alla base delle nostre fonti di energia. Quello era uno schermo di energia progettato per contenere una stella e la sua esplosione nel caso di incidente, io lo vedevo perché stava collassando e una nebbia blu e viola si riversava tutto intorno a noi. Qualunque cosa avessi fatto, se non ci fosse stato lo scudo, avrebbe demolito il Palazzo Centrale.
Mi voltai e vidi Sibilla che si rialzava dopo essere rimasta in ginocchio: si era protetta con il suo potere. Lasciò le sciabole e unì le mani da cui nacque come una piccola stella, poi mi lanciò contro una vera e propria colonna di fuoco. Istintivamente alzai il braccio sinistro ponendo l'avambraccio come se stessi tenendo uno scudo e in effetti si creò una barriera di potere che deviò il fuoco, ma ero debole, ero sempre più sfinito. Caddi in ginocchio mentre il fuoco si avvicinava sempre di più finché non ne emerse Sibilla che mi colpì ancora, facendomi finire faccia a terra. Mi immobilizzò, anche se ero così stremato che non c'è n'era bisogno.
"Ora dimmi- disse Sibilla sussurrandomi al orecchio- da cosa ti difendevi?"
Ansimai..... dovevo ammetterlo, era la sola cosa da fare: "Non ero con lui."
"E con ciò?"
"Non ho mai amato i ricevimenti ufficiali..... ero lieto di passare una serata diversa dal solito..... ma se non fossi.... se...."
Mi stava facendo male sia il corpo che lo spirito.
"Che cosa? Cosa avresti fatto?" chiese Sibilla.
"Se fossi stato con lui.... se fossi stato lì.... avrei..... avrei sentito la mente del assassino....." ansimai io e allora fu chiaro anche a me.
"Avrei sentito.... avrei sentito..... AVREI SENTITO COSA AVEVA INTENZIONE DI FARE QUEL MALEDETTO E LO AVREI SCHIACCIATO COME UN INSETTO PRIMA CHE OSASSE AVVICINARSI A MIO PADRE!"
Dopo alcuni secondi Sibilla mi lasciò andare, io però rimasi a terra. Sentii il prurito al centro della testa, quello che secondo Sileus presagisce un messaggio o un grande evento in arrivo.
"Tu.... tu ti senti responsabile della morte di tuo padre?" chiese Sibilla.
"Sono responsabile perché l'ho lasciato solo.... ma accanto a lui avrei potuto...."
"Non puoi saperlo: c'erano tante menti lì presenti, tanti pensieri e tu sai che il rumore di fondo ci può confondere, per non parlare del fatto che il veleno potrebbe essere stato somministrato anche ore prima...... era un piano preciso, organizzato.... non puoi sapere se era possibile sventarlo...."
"Lo dovevo proteggere....."
Sibilla si mise a terra accanto a me e mi sollevò dalla sabbia.
"Non è stata colpa tua- mi disse- tu non potevi sapere cosa sarebbe accaduto e non puoi caricarti di questo peso! Non è giusto, ti schiaccerà se non te ne liberi."
Il Canto della Creazione.... lo sentivo di nuovo.
"Lo senti? È forte...." dissi.
"Sì- mi rispose Sibilla sorridendo- sì.... è per te, per ridarti pace."
Me lo stavo godendo, era bellissimo risentirlo dopo tanto tempo. Guardai sugli spalti, vidi che Sileus, mia madre e mia nonna erano in piedi e dicevano qualcosa, ma non si sentiva niente.
"Non sono davvero qui- disse Sibilla- per la loro sicurezza sono in collegamento olografico. Sileus ha fatto montare il campo di contenimento e poi tutti, anche i nostri assistenti, hanno abbandonato l'arena."
"Ma tu..... potevo ucciderti...."
"Non è accaduto!"
"Ma potevo....."
"Ne valeva la pena!"
Rimasi interdetto per un po' davanti a quest'ultima affermazione, ma altre domande stavano arrivando alla mia mente.
"Come sapevate che sarebbe accaduto.... tutto questo?"
"Siamo stati preavvertiti. Hai ricevuto aiuti da molti fronti."
Cosa voleva dire? Da quali fronti, quali aiuti?
"Che cosa significa tutto questo?" chiesi.
"Pace a voi figlioli" disse una voce che conoscevamo bene.
Il Fondatore era apparso davanti a noi, ora che ne avevo davvero bisogno.
"Caros.... ma cosa ti è successo? Perché ti sei rinchiuso così nel tuo dolore?" mi chiese.
"Il dolore mi ha travolto in una maniera che non avevo mai conosciuto..... mi ha preso la disperazione che mi ha lasciato solo...." era come una confessione, ma non bastava ancora.
"Ti prego- dissi- lasciamelo vedere..... lascia che gli dica addio...."
"Non dipende da me, io sono solo un emissario...."
"Lascia che gli parli.... ti supplico...." insistevo, ero ancora fuori di me.
"Ormai è in pace, ha compiuto ciò per cui è vissuto" mi rispose il Fondatore.
"Voglio solo dirgli addio" dissi.
"Octopon- disse Sibilla- tu questo lo puoi fare in qualsiasi momento, la sua sepoltura è alla tua portata, lui ti sentirà se pronuncerai l'estremo saluto. Non è vero?"
"Sì- rispose il Fondatore- Renor ti sentirà sempre e pregherà per te mentre andrai avanti."
"Ma ci sono tante cose di cui gli devo parlare, di cui gli devo chiedere....."
"È tardi per questo. Ormai Renor Vandor Licario ha passato l'Iperuranio, è nell'Impero Celeste a contemplare la Luce per l'Eternità, non puoi strapparlo a questa pace...." disse il Fondatore che sembrava davvero avvilito per me.
"Ma tu puoi" dissi ricominciando a perdere il controllo.
"Io sono una voce che ti deve istruire perché tu prepari la nuova era dell'Umanità. Io ho un ruolo diverso anche se ho raggiunto la pace."
"Sono stanco di te- non sapevo cosa dicevo- voglio che sia mio padre l'intermediario. Se ci deve essere un messaggero che sia lui!"
"Octopon" disse Sibilla cercando di riportami alla ragione.
"Questo è il mio ruolo, io posso e devo farlo. Mi dispiace Caros.... così è stabilito dove si può ciò che si vuole" rispose il Fondatore.
"No.... no.... non lo accetto. NON LO ACCETTO PIÙ!"
"Octopon" Sibilla mi guardò sconvolta e solo allora mi resi conto di cosa avevo detto.
Il Fondatore guardò verso l'alto, come se stesse ascoltando qualcosa.
"Adesso?" chiese.
Dopo qualche secondo mi guardò con un'aria turbata.
"Parlerà con te" mi disse.
"Chi?" domandai.
"Colui che scrive la tua storia."

Le memorie dell'Imperatore CarosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora