L'alba di una nuova era L'inizio di una nuova vita

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Mi ero raccomando di far avere a Sibilla un ottimo alloggio, e il capitano mi aveva dato retta: trecentoventi metri quadri, finestra panoramica, chiostro con piscina, cucina personale, sala termale, cabina olografica.... era molto meglio del mio.
"Spero che tu ti sia ambientata bene quassù" le dissi.
"Moltissimo, l'equipaggio è cortese, il cibo è ottimo, i miei migliori amici sono tutti qui....." era davvero naturale, ma anche se non la percepivo sapevo cosa stava provando: la sua voce tremava.
"Vuoi bere qualcosa? Ormai ho imparato a fare una cioccolata calda migliore della tua."
"Ah sì? Dimostralo!" era una sfida, ma nessuno di noi era disposto a reggere oltre.
Sibilla si diresse al vano cucina mentre io guardai fuori dalla finestra, eravamo accampati in un sistema con una nana rossa in cui era in corso una grande eruzione: un enorme nube infuocata simile ad una piuma partiva dalla stella, uno spettacolo incredibile.
"Non ti ricorda la nebulosa....."
"Egeria!" concluse lei.
"Esatto.... certo è un fenomeno molto diverso.... però la luce è la stessa" dissi guardandola e rivedendola illuminata di nuovo di quel rosso stellare che nessuna foto potrebbe riprodurre.
"Però mi piace di più così" disse Sibilla spegnendo le luci nella stanza con il comando neurale che era stato impostato sulle sue onde cerebrali, l'intensa luce rossa dalla stella illuminò quella cabina proprio come mi ricordavo l'osservatorio della Iupotor davanti alla nebulosa.
"Tra poco sarà pronta."
"Che cosa?"
"La cioccolata Octopon!"
Ero distratto, o meglio, concentrato su qualcosa di più importante, più bello, più.... il più.
"Ah sì! Vediamo se hai imparato sul serio" dissi. Il fatto che avessimo già cenato sembrava insignificante anche per me.
Mi servì quella bevanda calda e fumante in una tazza che apparteneva al servizio regalatole da mia nonna, qualcosa di ottima qualità. Ciò che bevvi non era esattamente dello stesso avviso ma comunque.
"Eccellente...." dissi omettendo che era particolarmente amara.
"Dunque l'allieva ha superato il maestro?" chiese.
"Non correre!" a onor del vero dei limiti ci dovevano essere.
"Ci lavorerò ancora" disse come se la cosa avesse davvero importanza.
"Senti Sibilla- dissi io con un tono un po' incerto- io..... io lo so per cosa ti devi preparare domani e per tutto il prossimo anno."
"Cos'è che sai?" chiese lei con un tono molto incuriosito e un po' agitato.
"Ecco..... dopo ciò che è successo con il dionicodonte.... ti ricordi vero?" 
"Certo che sì. Continua!"
"Il Vasilus, tuo zio, mi scrisse una lettera in cui.... beh mi ringraziava per averti salvata, mi prometteva cinque grandi favori come pagamento per questo debito.... anche se non ti considero affatto indebitata con me, sia chiaro.... e scrisse anche.... ciò che era stato stabilito per te.... di prendere i voti."
Detto questo Sibilla non sembrò turbata, come se avesse pensato qualcosa di peggio.
"Non mi sorprende che te ne abbia parlato: mio zio non è mai stato una persona molto riservata quando si tratta degli affari degli altri" disse riprendendo le tazze per portarle in cucina.
"Capisco. Io comunque non l'ho detto a nessuno!"
"Anche se lo avessi fatto non sarebbe un problema- commentò lei- non è una cosa così terribile e poi non sono obbligata.... l'ho scelto io."
Detto questo tornò dalla cucina e ci ritrovammo davanti alla grande finestra con la luce della stella che ci investiva.
"Beh.... è una scelta per la vita" dissi io.
"Sì, una vita al servizio del Unico, eterno e misericordioso."
"Che però ti chiuderebbe moltissime porte...."
"Saranno anche affari miei- scattò Sibilla con un tono molto più forte- ma tu sei venuto qui a parlarmi di questo?"
Passai due secondi a pensare cosa rispondere.
"Sinceramente sì: sono venuto qui per assicurarmi che tu abbia riflettuto bene prima di....."
"Intanto non credo che sia tuo diritto assicurarti di qualcosa che riguarda solo me, e comunque sappi che è tutta la vita che ci penso e che spero di ottenere questo grande onore" il suo tono era davvero nervoso, quasi aggressivo, ma non potevo fermarmi, dovevo dirglielo.
"Davvero è tutta la vita che hai preso questa decisione? Non hai mai pensato di ottenere qualcosa di diverso di una vita in clausura?" usai anch'io un tono più forte. Insomma ma come poteva non averlo ancora capito?
"Ricordo la cicatrice di tuo padre- disse- molto simile a quella sul volto della mia nutrice, la donna che si è occupata della mia crescita, l'unica persona che mi abbia mai abbracciato in tutta la mia vita. Tu sai bene cosa vuol dire vivere questa vita- lo disse mostrandomi le mani chiuse nei guanti- sempre in una corazza, sempre chiusi qui, in noi stessi senza poter nemmeno toccare qualcuno, senza che niente di vivo possa essere sentito dal nostro tatto senza venire bruciato. Per non parlare del frastuono continuo...."
"Ogni persona che ci parla ha sempre un secondo fine, vuole sempre qualcosa oppure è più falsa di ciò che vuole sembrare e con due o più persone nella stessa stanza, come se parlassero in contemporanea e le folle poi.... un caos enorme nella tua testa e non te ne puoi lamentare perché nessuno può percepire ciò che percepisci tu. Solo quando siamo in preghiera o in meditazione ci ritroviamo con un attimo di pace."
Mi guardò, forse lieta del fatto che la capissi, ma comunque agitata.
"Sì, lo sai. Quindi puoi capire perché ho intenzione di dedicarmi al Unico, potente ed eterno, perché mi darebbe pace e un senso alla mia vita" disse.
"La tua vita così com'è adesso è molto importante per moltissime persone, non puoi credere che quello sia il tuo destino, la tua unica scelta. Una volta forse.... ma...."
"Ma cosa? Octopon cosa stai cercando di dire?"
Un po' di tempo, passò un po'..... poi lo dissi, fino in fondo, pronunciai con tono deciso: "Sibilla.... tu non puoi prendere quei voti!"
Teneva le braccia incrociate, era eretta, come in posizione difensiva.
"E perché non potrei?" mi chiese.
"Perché io non lo voglio!" l'avevo detto, non si tornava indietro.
Sibilla mi guardò interdetta per circa un minuto, poi si fece forza e mi chiese: "È perché tu non vuoi che io prenda quei voti?"
Io rimasi in silenzio, cercai di parlare ma..... non ne avevo il coraggio, e Sibilla non me ne diede nemmeno il tempo perché mi chiese: "Forse per lo stesso motivo per cui io ho deciso molti mesi fa di non prenderli più?"
Cosa aveva detto? Me lo chiesi incessantemente: COSA VOLEVA DIRE?
Attivai il comando che apriva i miei guanti facendoli ritirare sui polsi lasciando le mani libere, direi che in quella stanza faceva più freddo di quello che pensavo. Mi guardai le mani libere per un attimo, poi tornai a fissare lei, sempre con le braccia incrociate come per difendersi.
"Tu per me sei un mistero totale, eppure sei l'unica persona che mi capisce in tutto e per tutto e che io posso capire. Sei la sola creatura vivente che io possa toccare e da cui io possa essere toccato, non posso condividere niente con nessuno tranne te nel intero universo e questo niente e nessuno lo potrebbe ignorare" mentre dicevo queste parole Sibilla fece un passo avanti senza distogliere lo sguardo dai miei occhi. Quello era davvero il momento più importante della nostra vita.
"Sibilla..... il punto è che....."
Un altro passo in avanti.... aspettava ma io non più.
"Io ti amo Sibilla."
Mi sentii come schiacciato dopo aver pronunciato quelle parole, perché ora avevo più tensione per la reazione che avrebbe avuto lei.
"Tu sei il nuovo Fondatore" disse.
Perché lo aveva detto? Cosa diavolo importava quell'idea in quel momento?
"Mi dici cosa c'entra questo ora?" chiesi io davvero esasperato.
"Ti ricordi quando vedemmo il Fondatore insieme nel mausoleo del Palazzo Centrale la prima volta?" mi chiese rimanendo impassibile.
Decisi di stare al gioco e risposi.
"Come se fosse ieri."
"Ti dissi che lo avevo già visto ma che non mi aveva mai parlato. Non era vero- mi guardò con attenzione e con uno sguardo carico di emozioni represse, la voce le tremava e anche le labbra- quando avevo sei anni, la mia nutrice mi portò in un tempio per farmi benedire. A causa di mio padre e del suicidio di mia madre la mia famiglia non lo avrebbe permesso e così lo fece di nascosto portandomi da un priore che ebbe pietà di me. Lui pregò per me e apparve per noi proprio lui, lo ricorderò tutta la vita, lo spirito del Fondatore: pose le sue mani su di me benedicendomi con queste parole: figlia senza madre, crescerai sana e forte e quando tu stessa diventerai madre con i tuoi figli partorirai nazioni, tutti i grandi della tua famiglia ti serviranno e tutte le famiglie delle prossime generazioni guarderanno a te come esempio, una spada ti trafiggerà l'anima, ma il futuro caccerà via da te la solitudine, poiché ti è stata imposta perché tu possa provare una grande gioia. A te chi scrive questa storia ha concesso di essere la prima a riconoscere il nuovo Fondatore, colui che è nato per riportare l'unità e l'espansione di tutti i figli di madre Terra, perché tu amerai lui e solo lui sin dal primo al eterno sguardo."
A quel punto ero io ad essere paralizzato.
"Ecco perché ho sempre saputo che tu sei il Fondatore nato per questa nuova era..... perché io ti amo."
Si tolse i guanti e prese le mie mani, stavamo tremando, ma non era più paura. Sarebbe stata dura, sarebbe stato difficile..... ma che c'importava?
I nostri volti si incontrarono nel primo e più intenso bacio della nostra vita. Era da sempre che entrambi aspettavamo quel istante, quel singolo momento per cui era valsa ogni angoscia, ogni apprensione, ogni attesa, ogni incertezza. Senza nemmeno rendercene conto ci ritrovammo avvinghiati in un abbraccio tanto stretto da farci vivere come un unico essere, attraverso le sue labbra sentivo i battiti del suo cuore e lei assaporava il mio respiro mentre la luce rossa di quella stella ci abbracciava in un calore profondo e buono. Ad un certo punto dovemmo staccarci, ma non  smettemmo di rimanere abbracciati, non volevamo più separarci l'uno dall'altra. La prima cosa che vidi appena riaprii gli occhi fu il bel sorriso di Sibilla, illuminato da quella splendida luce rossa, non avevo mai visto niente di più splendido e lei mi guardava con la stessa intensità e credo gli stessi pensieri.
"Ecco, il momento in cui mi sono davvero innamorato di te.... è stato quando ti ho visto per la prima volta sotto la luce di Egeria" dissi con la fronte appoggiata alla sua.
"Me lo ricordo.... dicesti che ero bellissima. E lo sapevo che non parlavi della nebulosa" disse lei ormai priva dell'angoscia che l'aveva presa poco prima.
"Io invece- continuò- credo di aver avuto un processo più.... graduale. Quando stavamo arrivando su Rovia, prima di sbarcare ho pregato per qualcosa di diverso per la mia vita, ho sperato e desiderato un'ultima volta di incontrare l'amore che mi era stato promesso, e poi ho visto te, ho capito che non potevo percepirti e per questo.... hai suscitato il mio interesse. Quando compimmo l'Armonia delle Sfere Celesti.... io mi ricordo molto di ciò che accadde..."
"Ma.... l'ineffabilità?"
"Non ricordo tutto.... ma molto sì. Per esempio il fatto che ti ho amato e che ho iniziato da quel momento."
"Ma dirmelo subito no?" chiesi io con un tono di ilarità.
"Senti chi parla!" rispose con un ghigno.
Non ho mai vinto contro Sibilla e nemmeno quel giorno ci riuscì. Vincemmo insieme.
"Allora è questo che si prova quando si decide di fare il passo? Leriano aveva ragione: ne valeva la pena" dissi.
"È quello che ti disse quella sera, nella villa degli Arastasus?" 
"Quel bucaiolo non ha tenuto la bocca chiusa, eh?"
"Essere discreti con le parole è facile, con la mente un po' più difficile. Non dimenticare che sono telepatica- si accorse di qualcosa nel mio sguardo credo perché si affrettò a dire- non ho capito esattamente cosa ricordava, solo qualche frammento, qualche pensiero velato e niente di più."
"Credi che mi arrabbierei? Non eravamo di certo in una situazione semplice."
Abbassò leggermente lo sguardo ma poi tornò ad osservarmi e sorridere, che bel sorriso.
"Prima che tu decida di baciarmi ancora ho un'altra bugia da confessarti" mi disse.
"Cioè?"
"Io lo so leggere l'adokese."
"Lo sapevo- dissi- l'ho letto nella mente di Uliria."
Dopo un ultimo sorriso un altro bacio, intenso almeno quanto il primo. Niente aveva senso per me in quel momento tranne lei e il suo sapore dolce e allo stesso tempo forte, era davvero un momento di pura gioia e stringerla a me era la sensazione più piacevole che avessi mai provato, anche se non capivo se la stavo stringendo troppo o troppo poco e credo che lei avesse la stessa incertezza con il mio collo, ma sentire le sue braccia intorno al collo.... indescrivibile. Ad un certo punto la sollevai, una piccola piroetta, inebriati da ciò che stavamo vivendo, eravamo come bambini: non sapevamo cosa stavamo facendo e allo stesso tempo ci era tutto chiaro.
"Spericolato di un Roviano" mi sussurrò ridendo.
"Ti ricordo che sono per metà Orissiano" risposi con lo stesso tono.
"Poca metà" rispose sempre con quel sorriso e quella leggera risata che scaturiva da quel momento.
Era davvero la perfezione, un momento perfetto. Non pensavo più a cosa stavo facendo: andavo avanti per istinto e, senza accorgermene, slacciai un bottone del abito di Sibilla. Fu come se lei si risvegliasse da quel torpore che ci aveva presi, con rapidità si staccò da me respingendomi per poi guardarmi con uno sguardo turbato.
Pensai di aver rovinato tutto, facendomi trasportare l'avevo spaventata e ora fraintendeva le mie intenzioni. Non nascondo Lettor che.... sì, sentivo il desiderio.... ma non ci sarebbe stato onore e nemmeno rispetto da parte mia.
"Mi dispiace- dissi- scusami..... scusami...."
Mi voltai per andarmene, ma prima che mi avvicinassi alla porta sentii le sue braccia sulle mie spalle.
"Aspetta ti prego- mi sussurrò- non voglio che tu vada via."
Mi voltai lentamente rivedendo il suo volto illuminato dalla luce con il colore dei rubini, sembrava rilassata e con un'espressione rassicurante.
"Quanto vorrei che tu potessi percepire le mie emozioni e i miei pensieri- disse sempre sussurrando- quanto vorrei che tu potessi percepire.... quanto ardentemente lo vorrei. Non perché potrebbe essere l'unica possibilità di tutta la mia vita ma...."
"Perché sarebbe con te- dissi io tornando ad abbracciarla- solo perché sarebbe con te."
Ci sorridemmo e lei tornò ad appoggiare la sua testa sulla mia spalla; "Finiamo le frasi l'uno dell'altra- disse- la mia nutrice dice sempre che è sintomo di due anime gemelle..... però io non posso fare questo passo con te ora."
"Lo so" dissi, ma lei continuò.
"La mia cultura, la mia civiltà il mio codice morale mi impongono dei doveri e degli obblighi a cui non posso sottrarmi..... il Vasilus Merus, l'Unico lo protegga sempre, è il mio patriarca, io sono sotto la sua tutela, finché lui non mi libera dai miei obblighi verso di lui...."
"Per noi Roviani è lo stesso: ci rendiamo conto dell'importanza di questo e della sua sacralità e per questo siamo molto rigidi su questo genere di cose.... vi leghiamo l'onore dell'intera famiglia, di tutta la gens."
"Quindi Octopon tu capisci che, senza le benedizioni dei nostri patriarchi...."
"Io l'ho ricevuta" dissi lasciando Sibilla interdetta.
"Sileus ha capito la nostra situazione..... e ha deciso di dare il suo contributo alla nostra felicità. Mi ha benedetto prima di iniziare questo viaggio."
"La benedizione del Unico, grande ed eterno, scenda sul suo nome settanta volte..... ma senza la benedizione di mio zio...."
"Ci penseremo! Ma non adesso. Che ne dici? Possiamo passare comunque una notte nostra! Una notte dove...."
"Saremo solo noi due. Solo noi insieme ad ascoltare il Canto della Creazione e a guardare un universo che scorre per noi."
Non ricordo neanche chi lo disse, ma non importava: eravamo un solo spirito ormai.
Ci accomodammo su un divano posto davanti alla finestra rimanendo abbracciati, a baciarci, coccolarci e a raccontarci storie, ma ciò che contava era che eravamo noi, solo noi finalmente.
Pace e armonia, anche il Canto ne emanava, tutto era pacifico e meraviglioso intorno a noi.
"Siamo ancora in territori roviani- dissi- e da Coimperatore ho il potere di battezzare questo sistema e la sua stella. La chiamerò Maia, che vuol dire velata, perché qui abbiamo tolto il velo dai nostri cuori."
"Io chiamerò la prima stella che vedremo in territorio orissiano Ekas, che vuol dire unione, perché il nostro amore finalmente ci ha uniti" mi disse lei facendo scaturire un piccolo fuoco dalle sue mani che io raccolsi con il mio potere. Una sorta di dono reciproco, di prova di fiducia.
Così si compì l'ultima profezia del Fondatore, le ultime parole che pronunciò in vita, che recita:

L'Impero forgiatelo pure con la guerra,
ma sarà il fuoco del amore a far sorgere la patria di tutti gli uomini.

Ad un certo punto la saracinesca si chiuse, la nave stava per fare un salto nel iperspazio, fu come un colpo di singhiozzo.
Quando la finestra si riaprì non c'era più Maia, ma tante stelle vicine: stavamo arrivando vicini al Nucleo dove la notte non esiste.
Ad un certo punto ci addormentammo abbracciati e sereni, il sonno più rilassante e pacifico della  nostra vita.
Quando mi svegliai il volto della mia bellissima Sibilla era lì a dimostrazione del fatto che non era stato un sogno. Deve aver provato la stessa cosa anche lei perché ci svegliammo insieme e ci fissammo sorridendoci senza muoverci. Quel divano era così morbido e quel posto così pacifico.
"Buon compleanno" le dissi sottovoce.
"Grazie! Anche a te" mi rispose al medesimo modo.

Le memorie dell'Imperatore CarosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora