Il grande addio

69 3 0
                                    

Quando uscii dalla cappella non guardai in facci nessuno, mi diressi, fui accompagnato e arrivai al Mausoleo. Vi trovai i miei parenti in carne e ossa vestiti a lutto. Fui sorpreso di non vedere nessun altro a parte i pretoriani e il priore custode del Mausoleo, ma la mente di Sileus mi disse che era stato tutto organizzato su richiesta di Sibilla.
Sapeva di cosa avevo bisogno e cosa sarebbe successo e aveva mandato il Fondatore a dare istruzioni a Sibilla e a coloro che mi amavano su come aiutarmi.
Tutti mi guardavano, mi rivolsi a mia madre, a mia nonna, a mio nonno e anche a Sibilla, credo di aver tremato, non riuscivo ad alzare lo sguardo.
"Mi dispiace" dissi.
Mia madre mi abbracciò, fui io a dover fare attenzione che non toccasse il mio volto e anche nonna Relian fu lieta di vedere che ero tornato me stesso. Sileus non nascosta di essere sollevato: mi indicò il Mausoleo e io mi ci avviai. Non entravo lì dentro da quando avevo sottratto con Sibilla la salma del Fondatore, era davvero incredibile e straordinario. Ora al suo centro c'era la tomba vuota che sarebbe stata destinata ad un altro grande della storia.
Il priore mi seguì e mi condusse ad una tomba più modesta ma comunque ben ornata, portava una  scritta: "Renor Vandor Licario, figlio dell'Imperatore, grande di Rovia."
Mi inginocchiai sulla tomba di mio padre e piansi, rimasi lì a piangere per due giorni e due notti, liberandomi e dicendogli finalmente.....
"Addio papà."

Dodici giorni esente da ogni lavoro e occupazione, un diritto per ogni Roviano e Roviana in lutto, li passai con mia madre e la mia famiglia a farmi perdonare, anche se loro lo avevamo già fatto. Leriano, Imorus e Alemia mi furono vicini, amici sinceri e ringrazio di averli avuti, l'amicizia è una cosa davvero meravigliosa, mi sostenne molto. Sibilla, diventata ormai amica di famiglia, era davvero il mio massimo sostegno, motivo per il quale persi il coraggio di dirle cosa provavo, per paura di rovinare quel bel rapporto ormai instaurato.
Dillo pure Lettor, di pure ciò che pensi di me..... lo merito.
Fui lieto quando Sileus mi ritenne in grado di riprendere i miei doveri, almeno potevo tornare a sentirmi utile. Mirus sarebbe tornato molto presto, mentre Robbius era stato nominato prefetto delle Vespie, le regioni appena conquistate, un piccolo territorio ma comunque nuova espansione. Sileus aveva deciso di affidare a Mirus degli incarichi speciali per via delle grandi doti dimostrate, ne valeva la pena e lo sapevo.
Comunque dovevo anche prepararmi perché un mese dopo mi aspettava una nuova avventura: sarei partito per Orissia e ci sarei rimasto un anno. Molti avrebbero preferito evitarlo, specie con la minaccia di nuovi attentati, ma il programma per la pace doveva continuare ed ero curioso di visitare Orissia finalmente, era dall'altra parte della Galassia e, in quanto mondo d'origine di mia madre, mia patria quanto Rovia.
Io e Sibilla passammo del tempo a visitare ciò che non aveva ancora visto di Rovia e dei mondi vicini, questo quando i nostri doveri lo permettevano, infatti senatori, capitolari, vescovi, prefetti, consoli e tutto ciò che ci va dietro, tutti a parlare con la rappresentate orissiana, tutti a volerla incantare o raggirare, nessuno in grado di ingannarla eppure lei reggeva il gioco a tutti, senza cedere niente eppure allacciando rapporti, intrighi, accordi e compromessi. Sibilla era una politica davvero astuta.
Sileus pareva soddisfatto del accordo che stava raggiungendo con il Vasilus attraverso lei: ancora un po' di pazienza e avrebbe potuto conquistare i Dodici Tiranni senza che Orissia minacciasse ritorsioni. Ma altre piccole forze erano impegnate in quelle trame e comunque solo uno sciocco non avrebbe pensato che, una volta realizzati gli accordi, i conflitti tra Rovia e Orissia sarebbero cessati. Fortunatamente stava andando tutto bene e la guardia era alta da ambo le parti.
Malgrado tutto ero tornato me stesso e la vita su Rovia continuava, Sileus aveva delegato ai consoli il dovere di trovare un nuovo Maggiordomo Palatino. Non gli si poteva chiedere di farlo di persona, ma nemmeno si poteva lasciare vacante una delle cariche più importanti del Impero. Fu nominato un certo Arastasus, senatore, un uomo pericoloso sotto certi aspetti: durante l'ultima guerra civile lui e sua madre (anch'ella membro del Senato) erano stati nemici molto accaniti di Sileus ma lui, una volta diventato Imperatore, aveva mantenuto le loro cariche. Sileus aveva perdonato e tenuto accanto a sé molti suoi nemici e le ritorsioni dopo la vittoria erano state quasi nulle, in modo da mantenere l'equilibrio nello Stato, avere voci contrarie che portassero a sagge riflessioni per ogni decisione e molti dei nemici erano diventati alleati.
Fu d'obbligo un ricevimento per la nomina del nuovo Maggiordomo Palatino e fu lo stesso Arastasus a organizzarlo nella sua villa fuori dal Palazzo Centrale, in realtà era una grande dimora alla periferia della capitale, vicino al Mar di Vandorra. Era una grande costruzione a tre piani, con tetti spioventi e tegole rosse, diversi droidi guardiani intorno ai pesanti cancelli in diamantifero e un grande bosco di alberi circolari, più due file di cipressi che delimitavano la via d'ingresso alla villa, una vecchia tradizione. Il piazzale d'ingresso aveva una grande fontana a forma di balena che gettava un grande schizzo dalla bocca, spettacolare era la vista, la villa di Arastasus si trovava al limitare di un altopiano a strapiombo su un grande paesaggio, il Mar di Vandorra e le luci delle varie sezioni della città alternate al buio delle foreste.
La festa si tenne di sera, io e Sileus dovevamo andarci per forza, ma risparmiammo questa serata a mia madre e a mia nonna che erano sempre demoralizzate e il loro lutto non poteva di certo finire in dodici giorni. Neanche quello mio e di mio nonno in realtà, ma la politica è come uno spettacolo: deve andare sempre avanti.
Anche Leriano, Alemia e Imorus avrebbero partecipato, invitati perché in carriera e miei amici, da Coimperatore stavo per essere sottoposto a molte lusinghe. Toga rossa con bardature bianche, stivali neri abbinati ai pantaloni e la camicia di un blu scuro chiusa sotto i bottoni della toga, le seste dee attorno alle mani e le sei pistole: due negli stivali, sue nella cintura sotto la toga e due agganciate dietro la schiena. In poche parole: pronto a tornare in pista. Almeno dovevo apparire davvero così. Si vedevano molte altre toghe con seste dee, spade e pistole piantate qua e là tra gli illustri ospiti. Sileus aveva la sua toga rosso fuoco, le seste dee, la lorica con i megalodonti rappresentati e la corona civica, oltre alla fascia bianca simbolo dell'auctoritas, e si muoveva meccanicamente. Era stanco e schifato dalla politica e da ciò che lo aspettava, ma non aveva intenzione di buttarsi giù.
L'Imperatore entrò nella villa con me alla sua destra mentre i pretoriani di scorta erano schierati e facevano la loro figura sulle gradinate d'ingresso. Al ingresso Arastasus,il nuovo Maggiordomo Palatino nella sua toga bianca con fascia rossa e accanto a lui suo figlio Arastasus junior. Padre e figlio erano molto diversi fisicamente: senior era basso e magrolino, stempiato, due grossi baffi per cui andava fiero e un naso su cui avrei potuto scrivere queste mie memorie e mi sarebbe rimasto spazio per copiare il Libro del Valore, junior era più alto di me, prestante, con i capelli marroni lucidi e gli occhi azzurri con uno sguardo penetrante. Era un pubblicano ma il potere politico di suo padre, oltre alla sua notevole prosperità economica, gli aveva aperto molte porte e tante altre sarebbero state aperte ora che suo padre era il quarto uomo più potente di Rovia.
Ricevemmo i saluti di entrambi, molto lusinghieri, ospitali e per niente sinceri, la solita storia.
Arastasus junior aveva studiato con me all'Accademia Palatina, era uno stupido arrogante e avrebbe pagato le conseguenze di questo. Quella sera sarebbe passata tra portate, discorsi, e il vallittero.... Sileus aveva già indicato sette ragazze e quattro senatrici sulla cinquantina a cui dovevo proporre un ballo. Non so cosa fosse più straziante: una riunione del Senato di cinque giorni di fila o una serata come quella...... ne valse la pena quando arrivò Sibilla, la mia stella nel Abisso. Aveva un abito bianco con perle d'oro, e la sua collana di perle di Ecton che si abbinava  perfettamente al colore del suo abito. I guanti erano ornati da disegni di fiamme e fumi, il piccolo diadema di emerite faceva il suo ruolo circondando con cura la sua testa e i capelli erano racchiusi in una lunga treccia. Come sempre moltissimi occhi si posavano su di lei insieme ai miei.
Ci fu una cosa che mi diede molto fastidio: Arastasus junior osservava Sibilla e..... la stava davvero spogliando con gli occhi. Diciamo che fui tentato di fare qualcosa di stupido e particolarmente violento contro quel tipo..... ma feci lo sforzo di trattenermi.
"Quale onore incontrarvi finalmente principessa Sibilla" corse a dirle Arastasus senior facendole il baciamano.
"Onorevolissimo Maggiordomo Arastasus, vi ringrazio per il cortese invito che ricambio con le mie congratulazioni per la vostra elezione" rispose lei con molta cortesia. Guardò nella mia direzione per un attimo prima di essere trascinata via dal Maggiordomo e da Sileus che era intenzionato ad assicurarsi che niente andasse storto quella sera. Arastasus junior era famoso per essere un donnaiolo senza vergogna e mio nonno voleva essere sicuro che non causasse problemi, non quella sera, non con Sibilla.
Mi stavo avviando anch'io verso l'atrio quando vidi Uliria che venne verso di me, anche lei abbigliata molto elegantemente con un abito bianco con linee di brillanti verdi, un curioso cappellino a forma di fiocco sulla testa, si muoveva con una certa eleganza. La sua mente mi diceva che mi stava cercando.
"Buona sera Coimperatore" mi disse sottovoce.
"Salve Uliria. Tutto bene?" risposi.
"Sì Coimperatore, grazie. Devo dirvi che la mia signora ha imparato a trasmettere a me i suoi pensieri e desidera informarvi che comunicherà con voi attraverso me durante la serata, dovrete solo fare attenzione alla mia presenza."
L'avrei benedetta quella ragazza, decisi di ringraziarla con un buon sistema: alzai l'indice destro  indicandole Leriano che era appena entrato. Ormai aveva imparato ad apprezzarlo e anche Leriano notò quel cappellino molto più di me. Anche Imorus e Alemia erano molto eleganti e in sintonia, per fortuna mi sarebbero stati alleati in quella serata lunga e difficile ma che non si sarebbe rivelata troppo noiosa. Vedrai tra poco Lettor.
Mi voltai appena in tempo per vedere junior che si dirigeva verso l'atrio con Sibilla a braccetto, si ruppe un bicchiere poco distante, dovevo stare più attento perché stava capitando qualcosa che non avevo mai provato prima anche se non capivo bene cosa.
Per fortuna io, Sileus, i due Arastasus e Sibilla saremmo stati allo stesso tavolo insieme ad Uliria in quanto assaggiatrice di quest'ultima.
L'atrio della villa era come una grande piazza con un laghetto interno e un colonnato sulla destra che dava ad un'ampia terrazza sul lago. Il nuovo Maggiordomo aveva fatto allestire diversi tavoli tutto intorno al cortile di quel bel castello per i vari senatori e potenti, tutti divisi secondo diversi criteri in base all'amicizia con l'Anfitrione e l'Imperatore. Devi sapere Lettor che per noi Roviani l'amicizia è un valore importantissimo su cui basiamo tutti i nostri rapporti al di fuori della famiglia, per questo i potenti di Rovia sono tenuti ad essere amici stretti dell'Imperatore altrimenti come potrebbero avere la sua fiducia?
Io e Sibilla eravamo seduti l'uno di fronte all'altra e accanto a lei c'era junior, mentre alla mia sinistra l'Imperatore e alla mia destra Leriano che non staccava gli occhi di dosso a Uliria. Arastasus senior era seduto alla sinistra di Sileus, un posto d'onore e sarebbe stato quello da quel momento in poi anche in Senato.
Arrivò la prima portata di spaghetti al ragù di formus, piatto abbastanza leggero e poco saporito ma  invitante. Lessi nella mente di Arastasus senior che sperava di cogliere in fallo Sibilla, sapendo che gli spaghetti non sono presenti su Orissia e che i suoi abitanti non li gradiscono comunque, non aveva considerato che le mie lezioni avevano dato frutto: Sibilla consumò quel pasto in una maniera impeccabile.
Durante la cena si parlò di politica, di come fosse andata la guerra con i Vespiani e di altre questioni estremamente noiose di cui non riporto Lettor. Però posso dirti che arrivò un momento in interessante in cui Arastasus senior espresse a Sileus la sua idea di favorire l'affermazione delle banche private a parer suo perché più capaci e gestibili di una banca statale per i patrimoni dei cittadini.
"Sinceramente, onorevolissimo, non sono d'accordo- disse Alemia mettendosi in gioco- una banca privata è una vera e propria azienda e non può essere considerata affidabile come un'istituzione sotto il diretto controllo dei capi della Comunitas."
Che bel mondo quello di noi Roviani: anche se quella piccola pubblicana in carriera avesse contestato apertamente l'Imperatore in persona non avrebbe avuto nulla da temere, il dibattito aperto e libero è al ordine del giorno e non accetta gerarchie.
Ed ecco il giovane che intervenne per contestare quella ragazzina che più di una volta aveva ottenuto voti massimi dove lui era a malapena riuscito ad ottenere una sufficienza solo perché gli insegnati sapevano chi era suo padre.
"Lo Stato ha già questioni molto più importanti per finanziare anche la gestione di qualcosa di così grande come una banca pubblica. I privati, in quanto autonomi, non graverebbero affatto sul bilancio dello Stato" disse Arastasus junior.
"E chi li gestirebbe?" chiese Alemia. La sua mente mi diceva che stava tendendo una trappola a quel cialtrone.
"Loro stessi. Sono privati e quindi si autogestiscono."
"La storia ci insegna che non è così- junior era in trappola- sono troppo grandi i rischi che i proprietari di una banca privata sottraggano il denaro dai propri fondi, o propongano investimenti destinati al fallimento o peggio.... che diventino veri e propri usurai concedendo prestiti ad interesse ai cittadini per poi nascondersi dietro alla burocrazia e politici corrotti. Gli adoratori del Mattone iniziarono così" e Alemia  aveva gettato il suo argomento.
"E come fa lei a dire il cittadino comune non correrebbe gli stessi rischi in una banca statale?" chiese junior.
"Nel precedente sistema repubblicano sarei stata d'accordo, ma con l'amministrazione imperiale è molto diverso- rispose Alemia- abbiamo l'Imperatore e il suo ufficio: incorruttibile, inarrestabile perché superiore alla burocrazia, con il potere di battere il conio per mantenere gli equilibri economici e con l'interesse a mantenere l'ordine e la giustizia al fine stesso di mantenere la sua posizione. L'Imperatore sarebbe la garanzia contro ogni tipo di abuso dal interno di una istituzione dello Stato che egli stesso comanda e gestisce."
Sileus pensò che ero davvero bravo a scegliere gli amici e che junior si poteva dire colpito e affondato.
"Come se potesse dire qualcosa lei, pubblicana, se non fosse per l'amicizia che la lega al Coimperatore non avrebbe mai avuto nemmeno la possibilità di essere al cospetto dell'Imperatore in casa di mio padre" disse junior con sincero disprezzo per Alemia e anche per Sileus stesso, in effetti stava disprezzando un po' tutti e suo padre stava sprecando parole per rimediare agli insulti espressi dal figlio, ma volli rispondere.
"L'amicizia è un grandissimo tesoro- dissi io in faccia ai due Arastasus- lo stesso Redentore e anche il Fondatore ci hanno lasciato scritto che l'amicizia non si arrende, è sempre paziente, disponibile, gratuita e spesso può salvare anche intere nazioni. Guardiamo per esempio i due maestri di questa tavola: l'Imperatore Sileus e il Maggiordomo Palatino Arastasus, un tempo nemici molto accaniti, ma riuniti dal amore per Rovia e per questo decisi a mantenerla e a renderla migliore con un nuovo legame di amicizia. Senza questi legami, questa sincera certezza, il nostro Impero non avrebbe fondamenta, così come la nostra fede che ci vede non servi, ma amici del Padre Divino che ci ha rivelato i suoi segreti e le sue vie. Sì, Alemia Toror, l'archiatro Imorus e Leriano da Nichia sono miei amici e per questo sono qui questa sera, per lo stesso motivo per cui la principessa della seta Sibilla Lyriana è qui: perché l'amicizia è paziente, ci segue sempre, ne abbiamo sempre bisogno e se non è con noi allora siamo destinati solo alla caduta."
"Questa è solo filosofia, non è politica!" disse Arastasus junior.
"Su Orissia riteniamo che la politica sia una filosofia- disse Sibilla prendendo la parola per la prima volta in tutta la serata- perché significa esercitare un potere sullo stile di vita della gente e perciò non deve essere vista come un semplice mestiere amministrato da termini e regole assolute. Ogni tipo di politica ha bisogno di valori su cui poggiarsi e con cui affrontare le diverse situazioni, altrimenti non si parla più di Stato e di civiltà, ma di corporazione."
Sileus prese il suo calice, si alzò e, alla sua vista calò il silenzio in tutto il cortile, in tutto il banchetto.
"Onoriamo il grande valore dell'amicizia!" disse l'Imperatore facendo scattare il brindisi.
Sedendosi l'Imperatore pensò che la serata si stava dimostrando interessante.
Il resto della cena ebbe portate molto elaborate ma veramente poco nutrienti, un tipo di cucina considerata di gran classe, ma nemmeno paragonabile ad un antipasto. Comunque non si toccarono molti argomenti al di fuori del ordinario, ma mi preoccupava ciò che Arastasus junior pensava di Sileus.
Ad un certo punto venne il momento più temuto: sparecchiata la tavola (e scomparsi i tavoli perché composti da nanodroidi assorbiti nella sabbia del cortile) ci dirigemmo alla terrazza dove l'orchestra era già pronta.
Sileus mi aveva indicato i miei bersagli, tra le giovani non c'erano delle ragazze tanto male, ma quelle senatrici: una doveva pesare sette tonnellate. Ma l'Imperatore era stato chiaro e le danze si avviarono.
Arastasus senior era vedovo e quindi invitava chi voleva, selezionando con cura le persone giuste, Leriano ebbe il fegato di invitare Uliria, Imorus e Alemia fecero un giro ed erano davvero bravi. Vidi a distanza alcune delle damigelle che Sileus aveva indicato, e tutte speravano di ricevere un invito dal sottoscritto, il vice e ormai certo futuro Imperatore. Peccato che io non avrei voluto invitare nessuna di loro, incrociai lo sguardo con Sibilla, ma lei aveva già accettato un invito da parte di junior, questioni politiche. Ma cos'era quella specie di ruota infuocata che mi girava nello stomaco? Non avevo mai provato nulla di simile.
Andai in cerca di una preda isolata e la trovai in Gerisia Lotia, figlia del senatore Lotus, ex censore e ottimo alleato politico di Sileus. Era una bella ragazza con corti capelli rossicci, occhi di un verde smeraldo e quella sera indossava un abito corto in seta verde e rosa, di moda a quei tempi anche se qualcuno lo avrebbe definito piuttosto volgare. Comunque accettò con gioia l'invito per un ballo e via in pista al ritmo circolare del vallittero. Girare, girare, attenzione alle altre coppie, occhio ai piedi.... ancora non so perché non l'ho reso illegale.
A che servirebbe riportarti la superficiale conversazione che avemmo io e Gerisia durante quel ballo? Un paio di parole superficiali senza valore che nemmeno ricordo. Lei pensava che fossi davvero bravo e più affascinante dal vivo che in ologramma o foto. Era brava anche lei ma io tenevo d'occhio qualcun'altra.
Mi stavo concentrando su Arastasus junior che ballava con Sibilla e parlava ma ancora di più pensava.... pensava certe cose che facevano accelerare la ruota infuocata nel mio stomaco.
Ad un certo punto toccò un limite che non tollerai. Feci fare un caschè a Gerisia e intanto lanciai un piccolo colpo con il mio potere al collo di junior, il quale iniziò a chiedersi chi o cosa lo avesse colpito. Sibilla lo aveva intuito benissimo e mi guardò con uno sguardo che non compresi subito.
Era stata una cosa semplice, non troppo forte, come una sberla. Però quel maiale se lo meritava. Comunque Sibilla continuò a ballare con lui, però continuavamo a scambiarci delle piccole occhiate.
Gerisia non se ne accorgeva, però anche lei cominciava a mangiarmi con gli occhi.... e i suoi capelli furono tirati indietro da una forza invisibile per tutti tranne che per me. Il ballo finì proprio in quel momento.
"Tutto bene?" chiesi io.
"Sì.... è che.... non so.... ho sentito come se qualcuno mi tirasse i capelli....."
"Spero niente di grave.... è stato un piacere carissima...."
L'appioppai ad un altro che non le aveva staccato gli occhi di dosso per tutta la serata mentre iniziava un altro giro e subito, prima che mi recassi dove volevo l'Imperatore mi tagliò la strada con una senatrice, la terribile Rilaniar, direttrice generale dell'istituto case popolari, famosa per le sue omelie tra le più noiose che si potessero udire, la sua feroce direzione della più grande associazione anti libertinaggio dell'Impero..... e cinque tonnellate di stazza.
Capisco di aver esagerato e di essere stato scortese Lettor..... ma mettiti nei miei panni.....
Sileus lo fece: capii la situazione e trattenne la senatrice inviandomi due pensieri, uno era di essere libero, l'altro che sapeva che ero stato io e che non mi dovevo azzardare di nuovo.
Ero nelle vicinanze di Uliria che sembrava divertita e aveva un pensiero per me: un apprezzamento per la lezione data a quel centipede.
Sibilla era ancora lontana e Leriano mi raggiunse prima.
"Dovete fare attenzione..... non è discreto...." mi disse a bassa voce.
"Ma di cosa parli?" chiesi.
"Di quel colpo in testa e di quel tiro di capelli!"
"Non so proprio cosa stai dicendo" dissi io mentre iniziavo a capire.
"Questa si chiama....."
Leriano voleva farmi finire la frase.
"Che cosa?" io non volevo capire.
Il geniaccio di Nichia si guardò intorno, si avvicinò di più per non farsi sentire e mi sussurrò: "Gelosia!"
"Ma di che cosa?"
"Di chi ronza intorno alla nostra bella Lyriana" disse lui.
"Leriano.... tu non sai cosa stai dicendo...."
"Tu che sai leggere la mente degli altri ma non la tua. Che ironia! Muoviti prima che qualcun altro tenti..... "azioni lascive" verso la tua bella!"
"Non è la mia bella! È una diplomatica a cui si deve portare rispetto..... ed è una mia amica e....."
"E che cosa?" disse Leriano con quel suo sorrisetto furbastro di chi ha capito più di te la tua stessa situazione.
"E se non fossimo stati in pubblico avrei stritolato quel maiale per ciò che pensava su di lei! Chi non ha rispetto per Sibilla dovrà sempre vedersela con me!" anche se a bassa voce si sentiva un certo ardore in quelle mie parole.
"Mi vuoi spiegare perché non gliele dici a lei queste cose che le farebbero piacere?" disse Leriano la cui mente era decisa ad aiutarmi sul serio.
"Forse- dissi io con una certa lentezza- forse ci ho già provato.... ma non credo sia destino."
"Ma se anche lei vorrebbe.... dirti.... certe cose!"
"Questo non lo puoi sapere!"
"E i capelli di quella poveretta che per poco non le sono stati strappati solo perché faceva le piroette con te?"
"Scherzo per scherzo..... cortesia per cortesia!"
"Appunto: per cortesia Octopon! Vai da lei e...."
"Quando ho cercato di farle questo discorso sono stato interrotto dalla notizia della morte di mio padre- detto questo Leriano si zittì- e a casa sua c'è qualcos'altro che l'aspetta, qualcosa che non le permetterà di fare altre scelte."
La mente di Leriano era rattristata, però si sentiva anche sicuro del fatto che mi sbagliassi.
"Tenta- mi disse- ne vale la pena! Dammi retta- disse guardando Uliria non troppo lontana- ne vale davvero la pena."
Mi fermai a riflettere mentre il mio amico tornava verso la sua dama, riflettei qualche secondo, poi guardai verso Uliria e sperai che non avesse sentito nulla di quello che avevo detto. Non doveva sentire, perché non volevo che Sibilla sapesse....
Tornai a cercarla con lo sguardo e la vidi che parlava con un gruppo di giovani, tra cui Alemia e Gerisia, ormai aveva imparato il modo di esprimersi dei giovani Roviani e sapeva come inserirsi. Non essendoci soggezione per il suo sangue reale anche i giovani del mio mondo erano perfettamente capaci di interagire con lei a differenza che su Orissia dove chiunque era soggetto alla sua regalità, credo che Rovia le piacesse molto proprio per questo motivo.
Stavo ancora pensando a cosa fare quando Uliria e Leriano si avvicinarono e lei pensò che Sibilla mi voleva parlare.
Mi avvicinai con cautela e sfoderai il mio..... ma cosa sfoderai? Fui me stesso: il fin troppo affascinante e cortese Coimperatore.
"Chiedo scusa a lor signore ma vi dovrei rubare la principessa della seta per qualche momento... temo che le questioni di Stato richiedano un colloquio tra di noi" potevo fare molto meglio, ma funzionò.
"Certamente Coimperatore. Vogliate scusarmi" disse Sibilla.
Quando fummo a distanza di sicurezza dalle orecchie indiscrete ci ritrovammo divertiti.... ma credo anche un po' imbarazzati.
"Grazie per aver difeso il mio onore" disse con un tono che non capii ma che sembrava apprezzato.
"Capisco che non dovevo permettermi- dissi io- ma quando ho sentito cosa pensava quello su di te....."
"Beh.... abbiamo pareggiato i conti comunque" mi fece piacere vedere che non sé l'era presa.
"Posso invitarti per il prossimo vallittero?" chiesi.
"Con molto piacere Coimperatore" fu la pronta risposta.
Il vallittero successivo fu il più allegro, ma anche il più profondo, nel senso che faceva parte di un'opera realizzata per le grandi occasioni e perciò aveva un tono solenne ma non pomposo.
Scendemmo in pista, facemmo un inchino e partimmo. Sembrò quasi l'Armonia delle Sfere Celesti, ma più tranquilla e senza pressioni. Ovviamente tutti ci guardavano, tutti pensavano a noi, a come sembravamo diventati intimi e continuavano i pettegolezzi e i pensieri vari ma a me non importava, non vedevo niente tranne che Sibilla e lei guardava solo me. Ci muovemmo seguendo la musica, ritrovando quell'armonia che sembrava persa dopo la morte di mio padre. Ma lì con Sibilla c'era solo la vita, solo quel movimento leggero e quelle luci intorno a noi.
Quando ci fermammo sentimmo un'arietta leggera su di noi, una bella brezza che veniva dal lago. Tutti ci fissavano, ma tornarono ai loro discorsi dopo l'inchino di fine ballo.
Alla fine fu una serata tranquilla e finì appena in tempo perché ci sentissimo stanchi, tutti i presenti ritenevano di aver allacciato ottimi rapporti con il nuovo membro del Imperium e con Sileus e me. Molti erano lieti di come i propri rampolli avessero instaurato un rapporto con Sibilla, degli alleati oltre il Nucleo non facevano mai male.
Era comunque quasi l'alba quando ci fu dato di andare e Sileus appariva forte e deciso, ma la sua mente me lo diceva che era stanchissimo. Salutai Sibilla e i miei amici avviandomi con mio nonno. Passando accanto agli Arastasus ricevemmo saluti e ossequi, ma io sentii che junior si era accorto che Sileus era davvero affaticato per l'età e il lutto, credo sia la cosa più intelligente che abbia mai pensato in mia presenza. Dovetti trattenermi quando sentii dalla sua mente che, eliminato Licario, il solo problema ero io, tuttavia...
"Grazie della serata- dissi porgendo la mano ad Arastasus senior- sono certo che faremo un ottimo lavoro per la patria onorevolissimo Maggiordomo."
"Senza dubbio- disse lui stringendomi la mano e sinceramente lieto della disponibilità che gli stavo mostrando- passata la crisi attuale faremo una grande Rovia."
"Di oggi..... e di domani" dissi porgendo la mano a junior che la strinse con un sorriso. Ed ecco che la sua mente mi disse "La crisi attuale..... la risolveremo..... peccato che non abbia funzionato contro la Lyriana..... ma è riuscito a fare un Vandor di meno..... presto farò io....."
La sua mano..... gliel'avrei spezzata per poi ridurre il suo corpo in polvere.... ma non dovevo, non era lui la mente, era un congiurato e come l'ex sindaco non conosceva il cervello dell'operazione. Dovevo avere pazienza..... ma uno degli assassini di mio padre era davanti a me...... e io gli stavo stringendo la mano.
"Coimperatore?" mi disse junior perplesso.
"Sì magistrato- dissi lasciando la mano- chiedo scusa..... sono stanco. Comunque anche con lei lavorerò bene..... per Rovia."
"Per Rovia" disse lui pensando che si sarebbe occupato anche di me. Andai via con Sileus, lo guardai e pensai..... sì.... avevo paura per lui e per l'Impero.
Salimmo in macchina mentre i pretoriani montavano sui loro mezzi a ruote e volanti pronti a scortarci.
"Nonno- gli dissi- tu sai cosa.....?"
"Arastasus padre ormai è un cucciolo addomesticato- disse l'Imperatore- ma suo figlio è tanto stupido quanto pericoloso. Lo so Octopon."
Sileus era intelligente: sapeva benissimo che c'erano decine di congiure diverse ed era già sulle tracce degli assassini di suo figlio, molto più avanti di me.
"Lui lo sa- gli dissi- sa chi è stato!"
"Ora me ne hai dato la conferma, ma non ho modo di dimostrare niente. I tuoi poteri sono un segreto e non possiamo usarli come prova per accusare Arastasus o suo figlio" mentre diceva queste parole l'Imperatore osservava fuori dal finestrino l'aliante che agganciava la nostra auto per portarla in volo fino al Palazzo Centrale, ammirava il panorama.
"È solo il figlio. Suo padre....."
"Durante la guerra civile lui e sua madre mi erano nemici, ma Arastasus, dopo la morte di questa, pace all'anima sua, non ne è più stato succube e ha imparato ad apprezzare il mio regime e i vantaggi che ne hanno portato. Suo figlio...... lui è come sua nonna ma meno furbo."
"Non posso andare su Orissia- dissi- devo rimanere qui!"
"Non dirlo nemmeno; tu devi andare lassù come fu stabilito!"
"Io sono il Coimperatore e il mio dovere è rimanere accanto al mio Imperatore specialmente ora che....."
"Octopon!- voce e mente di Sileus mi misero in soggezione, come sempre- l'eccesso di zelo ti ha fatto male una volta, che non accada ancora! Tu devi andare su Orissia..... e non lasciare da sola lei."
Sapeva che leggevo la sua mente e per questo, dopo pochi secondi mi disse: "Credi che chi ti ama non sappia riconoscere quando tu ami? Non era previsto.... ed è difficile.... ma non impossibile."
"Ma.... nonno....."
"Come ti ho già detto: non c'è niente nell'Impero che accada senza che io lo sappia!"
"Io.... io l'avevo portata a vedere i Valicalia quella sera..... ma se fossi rimasto con voi....."
"Octopon non azzardarti mai più a darti la colpa di ciò che è successo..... non puoi sapere se lo avresti impedito e non puoi dedicare la tua vita solo a Rovia."
"Ma tu lo hai fatto!"
"Perciò ti sto dicendo questo! Perciò io te lo posso dire" mi disse Sileus dimostrandosi preoccupato più per me che per Rovia stessa in quel momento.
"Mi stai dando la tua benedizione?" chiesi.
"Sì- disse il mio pater familias in un sospiro- hai la mia benedizione per fare ciò che serve per essere felice."
Non avrei mai osato chiederglielo..... mi aveva appena reso libero.
"Ma tu come....?"
"Ho più amici e alleati che avversari quaggiù.... non temere per me. Me la caverò così come tu farai a tuo tempo" queste furono le parole con cui l'Imperatore mi rassicurò.
Quello era vecchio e stanco, ma era sempre Sileus.
"Nonno.... quel ologramma.... l'immagine dal dromone......"
"L'ho inserita nel tuo archivio privato.... figurati se la userei per.... no non mi sarei mai permesso."
Diceva la verità.... ciò che era accaduto a mio padre forse lo aveva un po'.... addolcito.... ma Sileus non aveva mai avuto intenzione di tenermi sotto controllo con certi mezzi. Mi aveva benedetto e ora ne avevo diritto: sì, dalla mia famiglia avevo ricevuto il diritto di andare per quella via che mi avrebbe condotto da lei.
Dormii bene quella notte, riposai sereno.
Il mese successivo fu un susseguirsi di preparazione, di organizzazione e anche preghiera. Ero davvero eccitato all'idea che presto avrei visto Orissia.... sarebbe stato un viaggio lungo e Leriano e Mirus sarebbero venuti con me in quanto consiglieri e scorta, avrebbero anche passato del tempo con me su Orissia, non tutto l'anno ma quello che serviva.
Sileus mise a mia disposizione un'ammiraglia appena costruita ma non attrezzata con armamenti e tecnologie di alti livelli: sarebbe stato il mio mezzo per viaggiare in lungo e in largo per tutto il Gran Reame e in caso... beh, meglio non rischiare che gli Orissiani la studiassero per colmare gli svantaggi tecnologici.
Sibilla e il suo seguito erano molto impegnati nelle loro preparazioni e organizzazioni, inutile dire che erano felicissimi di tornare a casa.
Sapendo che saremmo dovuti passare per il Regno dei Soli Allineati si decise che io e Sibilla visitassimo l'ambasciatore per concludere un accordo di passaggio. Una formalità visto che i Soli Allineati erano uno stato vassallo e che il Jaffà era totalmente sottomesso alla volontà dell'Imperatore, ma non bisogna mai essere scortesi.
Io e Sibilla decidemmo di visitarlo insieme, come tutti gli ambasciatori quello di Adok aveva una villa nel Quarto Raggio del Palazzo Centrale, in modo da essere sempre raggiungibile. La casa del ambasciatore di Adok era stata costruita secondo lo stile del suo mondo: una dimora quadrangolare, ornata con simboli in oro e rame e la rappresentazione del Jaffà Torekos ovunque.
Quando arrivai ai cancelli Sibilla stava arrivando con i suoi mezzi privati e, come sempre, era in compagnia di Uliria e di due Zalamite, io ero scortato da due pretoriani e Molcir Eregesius, il pubblicano a cui venne affidato il compito di essermi segretario e di scrivere la cronaca della mia vita, ma questo più avanti. Era un tipo basso, magrolino e con i capelli ricci, intelligente e creativo, ma timido e..... tristemente vegetariano.
"Principessa della seta" dissi io con un leggero sorriso.
"Bentrovato Coimperatore" mi disse lei facendo un inchino con tutto il suo seguito.
Uliria stava pensando che la sua signora era davvero contenta di vedermi e che sperava che stessi bene. Mentre vedevamo i servi del ambasciatore che si avvicinavano per aprirci e accoglierci feci un esperimento, un esercizio che avevo messo in pratica anch'io: invece di ricevere proiettai un mio pensiero di saluto verso Uliria e la sua mente mi disse che aveva davvero ricevuto il messaggio. Non era tanto difficile, così mandai un saluto per Sibilla e un pensiero in cui esprimevo la domanda "Tutto bene?"
Sibilla ebbe un'espressione di leggera sorpresa e subito Uliria pensò che Sibilla stava bene e che si complimentava con me.
Aperti i cancelli entrambe vedemmo quel uomo dalla pelle rossiccia, gli occhi di un azzurro glaciale e una folta pelliccia per fargli sopportare il freddo che sentiva del mio mondo, venire verso di noi per ascoltare e parlare.
"Un benvenuto ad entrambi- disse prima in vilino e poi in orissiano- entrate nella mia case e siate padroni dei miei servi."
L'ambasciatore si chiamava Potikas e a quanto pareva era uno zio del Jaffà in quanto fratellastro del suo predecessore e figlio di una concubina del sovrano precedente. Come su Orissia anche gli Adok affidavano tutto il potere a parenti stretti del monarca.
Potikas ci condusse in un salone dove ci offrì del tè freddo, tradizione del suo mondo anche se lui lo preferiva bollente. Io ho sempre detestato il tè e anche Sibilla aveva imparato a non gustarlo visti gli altri sapori che aveva scoperto su Rovia. Era comunque scortese rifiutare e quindi mandai giù dopo che Uliria ebbe assaggiato la tazza di Sibilla.
Ci accomodammo su degli ampi divani e iniziammo una piacevole conversazione.... piacevole.... per un imbalsamatore.... questi Adok sono così noiosi.
Parlammo dei rispettivi sovrani, degli accordi che Adok aveva con Rovia e dei rapporti tra questa e Orissia e del fatto che, io e Sibilla, non potevamo passare per Adok altrimenti avremmo dovuto allungare un po' troppo il viaggio ma che saremmo stati lieti di vedere il Jaffà nel sistema di Pitonia, un ottimo crocevia per l'altra parte del Nucleo. Mentre parlavamo sentivo i pensieri di Potikas, aveva una mente molto calcolatrice e scattante e durante quel colloquio di circa un'ora mi chiarì molte cose.
Salutammo Potikas in maniera molto cortese e lui ci informò che lo avremmo incontrato su Pitonia perché il suo mandato era quasi finito e anche lui stava per tornare in patria.
Quando uscimmo, ben rilassati e fummo sui cancelli, sicuri che nessuno ci sentisse, sussurrai a Sibilla: "Lo hai sentito?"
"L'Unico, grande e misericordioso me ne scampi, sì...." mi rispose.
"Arriverà anche per lui...." dissi serrando il pugno sulla catenina della sesta dea.

Le memorie dell'Imperatore CarosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora