Caros e l'Imperatore

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Mio nonno mi disse di raccogliere le mie cose e di radunarle al centro della stanza. In quel momento una rarità: un lampo di luce che mi avvolse completamente, una sensazione di freddo poi un giramento di testa e la luce si abbassò, mi ritrovai in un ambiente completamente diverso, un cortile interno racchiuso in un chiostro di una grande villa in puro stile Valeriano: diversi ornamenti e affreschi alle pareti che raffiguravano scene epiche e di episodi storici, alcuni molto recenti. Mio nonno era davanti a me con un ghigno soddisfatto.
"La prima volta il teletrasporto è un'emozione interessante! Ti ci abituerai" disse mio nonno.
"Il teletrasporto? Fantastico!" dissi io. Però non mi ci sono mai abituato, ogni volta è come la prima, però sarà anche più veloce, comodo ed emozionante ..... ma continuo a preferire una classica astronave.
Comunque quello fu uno dei giorni più emozionanti della mia vita.
"Finalmente posso dirti benvenuto.... Benvenuto nella mia villa! La villa dell'Imperatore di Rovia."
Sileus indicò il cielo dietro di me, mi voltai e vidi la villa vera e propria, una costruzione in mattoni di sidermo grigio di quattro piani e una piccola torre circolare, dietro di essi la Piramide. Eravamo sul Circulum del Palazzo Centrale.
"Quindi ci sono davvero?"
"Sì, sei a casa mia. Vieni, è ora di cena" disse Sileus mentre tre automi monocoli entravano nel cortile e prendevano i miei bagagli.
Seguii Sileus dentro la casa, dove si tolse il mantello bianco e lo appese ad un appendi abiti accanto alla porta. Era normale per tutti vederlo con quel lungo abito di porpora purissima, però, anche se io ero suo nipote ...... beh, ricevere un abbraccio dall'Imperatore con l'abito abito simbolo del suo status e della sua auctoritas, l'essere umano più potente e importante di mezza galassia che si dimostra molto felice di averti in casa sua con quel gesto così improvviso. A te Lettor, che effetto avrebbe fatto?
Ovviamente stava attento a non toccare la mia pelle perché sapeva che era pericoloso e infatti non batté ciglio davanti al fatto che io tenessi i guanti dentro casa, altrimenti era da considerare grave maleducazione su Rovia.
Ma eravamo davvero felici di vederci di vederci l'un l'altro, eravamo felici di essere entrambi su Rovia.
"Hai fatto un buon viaggio?"
"Lungo ed eccessivamente comodo, ma me lo sono goduto. Però l'arrivo è stato la parte più apprezzabile. Vedere Rovia in avvicinamento dal vivo è un vero spettacolo."
"Quanto è vero ragazzo mio, quanto è vero" disse Sileus iniziando a camminare verso un corridoio con il braccio sulla mia spalla.
Quando entrammo in una grande sala da pranzo con un lungo tavolo ovale al centro su cui era riprodotta una grande costellazione sentì un'altra voce familiare, qualcuno che non vedeva da tanto tempo, un'altra figura di massima importanza per l'Impero: l'Imperatrice.
Mia nonna Relian stava gridando il mio nome: "Dov'è? Dov'è?" continuava a chiedere.
Quando la vidi era molto diversa da come appariva nelle funzioni pubbliche dove era sempre elegante, con un portamento impeccabile e una capacità oratoria incredibile, certe volte superiore a quella di Sileus stesso. In quel momento era una donna alta, con i capelli argentati raccolti dietro la testa, un abito lungo e bianco con motivi floreali, pantaloni larghi con di un colore verde scuro e delle piccole pantofole bianche. In quel momento Alis Matria Vandor Relian non era l'Imperatrice, era solo mia nonna. Una nonna molto felice di incontrarmi.
Anche lei corse subito ad abbracciarmi e anche lei fu attenta a non toccare la mia pelle anche se quasi se ne dimenticò.
Era un anno e mezzo che ci vedevamo solo tramite ologrammi ed era bello essere con lei di persona.
"Mi spiace tanto che quei due paranoici non ti abbiano permesso di venire direttamente qui, altrimenti sarei venuta personalmente a prenderti alla stazione spaziale e ti avrei fatto portare qui direttamente" disse mia nonna.
"Non ti preoccupare, ho avuto modo di fare qualche giro" dissi io.
Le sue emozioni erano di pura e semplice gioia e affetto, era davvero un piacere sentirle.
Passammo più di un'ora a parlare di moltissime cose, alcune neanche le ricordo, soprattutto perché mi importava di più essere lì di persona insieme.
Ad un certo punto chiesi dov'era mio padre.
"Doveva presiedere la pacificazione di alcune zone nelle nuove province. Sarà di ritorno molto presto" disse Sileus.
Mio nonno non mentiva, lo sentivo, però leggevo anche che non mi diceva tutta la verità.
"Posso chiederti una cosa?" domandai a mio nonno.
"Ovviamente" rispose lui.
"La stampa, la gente, tutti dicono che è stata trovata una cosa su Chetrala, una specie di tesoro ...."
"Dovrebbe essere una sorpresa ma ....." iniziò Sileus per poi interrompersi.
"Dimmelo tu. Che cos'è?"
"Cosa?" chiesi anche se sapevo cosa voleva dire.
"Fammi vedere di cosa sei capace Octopon .... leggimi la mente" disse l'Imperatore.
"Genor ...." disse mia nonna per protestare, ma io avevo già iniziato.
Sileus stava pensando ad un testo, un passo del Libro del Valore, il grande trattato che illustrava i viaggi e le vicende dei Valeriani, il popolo che per ultimo aveva lasciato la Terra diffondendosi nello spazio circostante e fondando grandissime civiltà disperse in tutta la Via Lattea tra cui Rovia e Orissia.
Decisi di dare uno spettacolo per il mio Imperatore: osservai la libreria posta dietro il tavolo, c'era una copia del Libro del Valore, puntai la mano sinistra e, immediatamente, venne verso di me perché io lo avevo afferrato. Lo aprivo e voltavo le pagine, come avessi avuto dei tentacoli invisibili che mi crescevano e che usavo a mio piacimento. Un gran bel trucco, migliorato con l'esercizio.
Non sorprenderti Lettor per il libro e le pagine, noi Roviani utilizziamo dei fogli composti da cardonite per stampare e leggere libri e certe volte anche lettere o brevi messaggi, lo facciamo per ragioni di salute visto che è dimostrato che leggere qualcosa che non sia su un supporto luminoso come uno schermo o un ologramma è molto riposante per gli occhi.
Comunque arrivai al capitolo che interessava a mio nonno e lessi:
Così Oromio, principe della tribù di Dara, del popolo Valeriano, si staccò dal suo popolo in cerca di un nuovo mondo che fosse solo per la sua tribù poiché il Padre Divino voleva far discendere dal sangue di Dara grandi nazioni e un potente popolo che avrebbe domato stelle e nazioni. Così egli prese con se grandi tesori che sarebbero serviti a costruire la sua nuova patria. I Valeriani maledirono Oromio e i suoi figli perché essi avevano trafugato il tesoro più prezioso della Nuova Nutrice. La salma del Fondatore della nostra era trafugarono.
Chiusi il libro e lo presi tra le mani. Non potevo credere a quello che mio nonno stava pensando.
"Oromio di Dara è stato il capostipite degli Orissiani, e guarda caso il pianeta Chetrala porta lo stesso nome della capitale del loro pianeta, perché passarono di lì durante il loro esodo e lì persero ciò che avevano rubato dalla Nuova Nutrice, ovvero Rovia, da sempre è questo il significato del nome di questo mondo. Quando il pianeta Chetrala fu abbandonato per ragioni ignote essi lasciarono il tesoro lì, nascosto, in attesa che noi lo ritrovassimo."
Tutto questo mio nonno lo aveva pensato .... decisi di farmi forza e lo chiesi a voce: "Lo avete davvero trovato?"
"Sì, la cosa più preziosa e potente che l'Umanità abbia mai inventato: una bara, con dentro un corpo" disse Sileus.
"Il corpo del Fondatore" disse mia nonna, l'Imperatrice Relian.
Il Fondatore .... il primo sovrano di tutta l'Umanità unita prima che fosse necessario abbandonare il pianeta Terra. Il capostipite del Settimo Impero, il mio capostipite il cui corpo imbalsamato era stato portato via dai Valeriani il giorno dell'Esilio, duemila anni dopo la Redenzione. I suoi scritti erano alla base di tutto lo stile di vita, delle leggi e della mentalità dei Roviani, per gli Orissiani era un Profeta, per noi Roviani e per tutti gli altri popoli di religione redenziana un santo, per altri popoli o un dio o un grande maestro. Ma in tutta la Galassia lui era il Fondatore, perché aveva fondato l'era dei viaggi nello spazio e l'unica istituzione che aveva unito tutti gli uomini, l'Impero, era il più grande essere umano mai vissuto dopo il Redentore.
"Ma questo è un evento storico" dissi io.
"Esatto ragazzo mio, qui si sta scrivendo la storia e il capitolo Caros inizierà presto" rispose Sileus.
"Ma come possiamo essere sicuri che è proprio quella salma?" chiesi.
"La tecnologia usata per l'imbalsamazione e il congelamento del corpo coincide con l'epoca a cui il Libro del Valore fa risalire i fatti, l'età del sarcofago anche, per non parlare delle incisioni su di esso. Non ci sono dubbi: è autentico ... e sta tornando a casa. Lo sta scortando tuo padre" rispose Sileus.
"Tra quanto arriverà?" chiesi.
"Ancora alcuni giorni, sai tra un salto di iperspazio l'altro, arrivare su Rovia da Chetrala è un lungo viaggio, ma presto sarà a portata per una comunicazione più diretta, molto meglio delle solite lettere. Intanto però domani tua nonna ti porterà a visitare l'Accademia Palatina, così capirai cosa ti aspetta tra un mese. Mi spiace ma non potrò venire anch'io ma ......."
"Devi andare al Senato perché quel ciarlatano di Curanus continua a creare problemi per la legge sull'educazione scolastica e lo devi zittire" dissi io lasciando i miei nonni di stucco.
Interrompere l'Imperatore è un gesto di grave scortesia, ma in quel caso furono troppo sorpresi per sentirsi offesi.
"Anche se conosco i tuoi doni .... non smetterai mai di sorprendermi" disse Sileus.
"Incredibile .... un dono incredibile" disse mia nonna.
Dopo altri cinque minuti di questi discorsi mia nonna mi accompagnò nella mia camera da letto; anche lei aveva pensato di farmi avere una bella vista dal balcone: da un lato si vedeva la Piramide, dal altro il resto del Palazzo e una grande porzione della città.
"La cena è tra un'ora, intanto se vuoi riposare un momento...." mi disse.
"Credo che farò una doccia prima di scendere, voglio prepararmi al meglio per l'Imperatore" dissi io.
"Credi davvero che ce ne sia bisogno? Io e tuo nonno siamo già abbastanza felici di averti qui, non servono di certo cerimonie" disse mia nonna. La luce del tramonto si rifletteva sui suoi capelli. Sia da giovane che da matura era sempre una donna bellissima, non c'era da sorprendersi che mio nonno si fosse innamorato a prima vista di lei da giovane. Era soprattutto la sua eleganza, il suo portamento e la sua solennità che la facevano apparire tanto affascinante quanto rispettabile, ma era anche capace di una dolcezza infinita, una vera madre di famiglia e una padrona di casa impeccabile. Era impossibile non voler bene ad Alis Matria Relian Vandor e io gliene volevo molto.
"Prima di parlare d'altro - disse mia nonna estraendo da una delle sue tasche un piccolo libro - ricorda che mi avevi promesso un autografo."
Era il mio ultimo libro "Il Cuore della Nutrice" un romanzo storico in cui parlavo della ricerca di un leggendario tesoro, il più prezioso di tutti: il pianeta Terra, il perduto mondo madre della razza umana.
Era sempre stata molto solerte nel volermi incoraggiare. Le scrissi una dedica speciale e poi mi ripeté che la cena sarebbe stata pronta entro un'ora.
Feci una doccia fresca che mi fece sentire più sveglio, dopo questo aprii il mio bagaglio dove mi ero preparato una toga grigio chiaro, molto elegante e perfetta per le occasioni più solenni. Ero davvero elegante: camicia bianca, pantaloni e mocassini grigi e le maniche della toga agganciate con dei gemelli in oro che rappresentavano la Stella dai Nove Raggi. La toga mi arrivava alle caviglie fin quasi a toccare il terreno. Questo per i Roviani è sempre stato molto elegante.
Scesi per andare alla sala da pranzo dove avevo parlato poco prima. Vidi i miei nonni .... con delle ordinarie camicie e abiti comuni. Sileus si alzò in piedi e mi fece il saluto dicendo "Ave Imperator"!
Mi sentii molto ridicolo. Però stavo davvero bene!
Mangiammo: tagliolini allo scorpione pescatore di Crator, uno dei miei piatti preferiti, di secondo polenta e salsicce alla florese, per non parlare del dolce: torta al cioccolato di Peruna con mandorle verdi. Tutti piatti cratoriani che i miei nonni sapevano piacermi molto. Ci tenevano a farmi stare bene tra loro.
Mia nonna decise però di andare a dormire presto, poco dopo cena.
Intanto mio nonno mi portò sulla torre della villa. Cocitus, la nostra stella, era ormai tramontata e il cielo era illuminato da Scauron, il grande gigante gassoso attorno a cui orbitava la Luna Azzurra. Era di un verde acceso, credo il verde più verde che abbia mai visto.
"Sai quanto tempo è passato da quando Rovia è stata colonizzata dal Uomo?" chiese Sileus.
Io non risposi, perché sapevo che lui voleva dirmelo.
"Cinquantamila anni...... più o meno gli stessi da quando ..... "
"Terra è stata abbandonata" dissi io.
"Da quando meritammo di essere esiliati da Terra" replicò Sileus.
"Da quando l'Onnipotente ha ordinato all'Umanità di abbandonare il nostro pianeta madre e di diffonderci, dopo la caduta del Settimo Impero della Terra, la prima e ultima istituzione che ha governato tutta la razza umana unita ..... la nostra stirpe lo dominava. E tu conosci le promesse vero? Le antiche profezie?" chiese Sileus.
"La promessa che l'Impero sarà riunito? Che tutta l'Umanità tornerà governata da una sola istituzione che le restituirà pace e prosperità? Certo che le ricordo! Sai bene che ci credo, e che credo anche che il momento sia vicino" risposi io.
"Sì ma non ancora. Vedi anche i nostri antichi fratelli Orissiani ci credono e il loro Vasilus, il Re dei Re di Orissia (questo lo disse in maniera pomposa per ironizzare quel titolo tanto superbo) vuole ottenere quel risultato, vuole essere il capo di tutta la razza umana."
"Ma non ci può riuscire nonno: gli Orissiani sottomettono con la forza, noi Roviani invece creiamo collaborazione, convivenza, fratellanza basata sul fatto di essere umani! Siamo noi a meritare di essere il centro della Galassia, per questo vinceremo!"
Ero davvero convinto di quello che dicevo .... come ho già detto avevo ancora molto da imparare e sentivo questo stesso pensiero da mio nonno.
"Sai contare le stelle? - mi chiese - Sai dirmi quante se ne trovano attualmente nella Via Lattea? Nessuno lo sa con esattezza, sono troppe. Però io posso dirti esattamente quanti sono i mondi degli uomini in essa: 200 milioni, 17 mila, 472. L'Umanità è più prevedibile della natura eppure non basterà un immenso esercito per domarla. È un altro il fuoco che la unirà."
"Cosa vuoi dire?" chiesi io.
"Quando il sarcofago del Fondatore sarà arrivato su Rovia faremo una verifica, perché è possibile che il tempo della Riunificazione sia davvero giunto, iniziando il giorno della tua nascita."
Io sentivo i pensieri e le emozioni di Sileus eppure non le capivo. In quel momento si alzò un venticello dalla città, una leggera brezza che investiva il Palazzo Centrale e lo rendeva ancora più confortevole. Quella bella villa sulle mura del Palazzo era nel posto giusto per goderla. Sileus si alzò in piedi e si fece investire da essa. Sentivo che si godeva quella bella brezza fresca, provava le stesse sensazioni che avevo io quando ascoltavo il Canto della Creazione. In quel momento vidi davvero che Sileus era un uomo veramente ispirato per essere l'Imperatore di Rovia.
Passammo qualche minuto a godere della fresca aria di Vandorra e poi scendemmo per dormire. Io però non mi misi a riposare subito, rimasi a riflettere guardando fuori dalla finestra fino a dopo mezzanotte, quando il pianeta Scauron era già a metà del suo percorso in cielo.
Andai a letto dicendo a me stesso: "Questo è l'inizio di qualcosa di grandioso."

Le memorie dell'Imperatore CarosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora