Gog e Magog

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Uno dei servi dell'ambasciatore dei Numiridi, era letteralmente esploso, una specie di esplosivo organico che gli era stato iniettato ed era fermentato senza che quel poveretto potesse accorgersene.
Un attentato perfetto.
Sette morti, undici feriti, in entrambi i casi erano compresi anche dei bambini.
Poteva essere stato chiunque... ma non importava, i servizi segreti, Oculus, stavano già indagando.
La Cor Fidelis tornò velocemente su Rovia e Sibilla si riprese presto. Non riuscivo a parlarle; ero sconvolto da ciò che avevo visto guardando in faccia la Storia.
Appena tornato a casa convocai il Magister Legionibus per un incontro privato. Era sempre imponente.
"I legionari sono irrequieti potente Imperatore, vogliono sterminare coloro che hanno attentato alla vostra vita" disse. Non era mai stato così furibondo, non in mia presenza almeno.
"Fammi vedere il tuo volto" dissi appena fu entrato nel mio ufficio.
Rimase in silenzio.
Mi alzai in piedi dal mio trono e mi appoggiai alla scrivania.
"Apri il tuo elmo e fammi vedere la tua faccia... è un ordine!"
"Non posso eseguirlo. L'ordine superiore al tuo me lo impedisce!"
Mi sembrava di essere di nuovo al Padiglione dei Meli, quella sera di tanto tempo prima in cui gli avevo augurato buona sera e lui mi aveva mandato ad incontrare il Fondatore. Era un essere straordinario e quasi ultraterreno, mio amico, ai miei ordini, ma non servo mio.
"Ho visto il volto di uno di voi..."
"Sarebbe stato meglio che non accadesse. Ti saresti limitato questo equivoco."
"Equivoco? Stai dicendo che è solo un caso?"
"Non è affatto un caso! Sapevamo che sarebbe nato un nuovo Fondatore, una rinascita che solo noi potevamo riconoscere."
Mi sedetti, sconfitto davanti alla Storia.
"Chi sono io?"
"Una promessa mantenuta, un miracolo, una nuova possibilità per ritrovare l'Età dell'Oro. Il caro padre che ritorna come promesso. Un sovrano che ama e che è fedele al Padre Divino, che ricorda il passato, vive il presente e forma il futuro. Tu sei il nostro miracolo e lo dimostra il fatto che ogni singolo aspetto della tua vita è autentico."
Il Magister Classes camminò all'indietro per dieci passi prima di fare tre inchini e voltarsi. Nel suo grande mantello sembrava un immenso idolo.
"Cosa dovrei fare?" chiesi alla storia.
"Stai con chi ami e non fermarti finché la tua opera non sarà completa. Hai sempre fatto così e così farai sempre!"
"Come faccio a sapere che è davvero la via giusta?"
"Lo sai già Imperatore. Lo sai sempre!"
Questo era vero: io ho sempre saputo cosa devo fare.
Non posso dirti niente Lettor, non posso dirti cosa ho visto, ma se ti capita di vedere la Storia in faccia... ti auguro di essere tanto forte da poter sopravvivere.

"Sono stati gli Adokesi vero?" chiese Mirus. Eravamo seduti nel cortile interno della in villa e lui si chiedeva come fosse possibile non essere ancora in guerra con quei miserabili.
"Il Senato vuole delle prove prima di trascinare Rovia in una nuova guerra, anche se, in effetti, sappiamo che dietro a quell'attentato c'è la stessa organizzazione responsabile della morte di mio padre..."
"Un'organizzazione on infiltrati ai più alti livelli del governo adokese!"
"Lo so! Ma perché dovrebbero rischiare una guerra con noi? Dovrebbero sapere che se l'Impero Roviano dovesse scendere in guerra il Regno dei Soli Allineati scomparirebbe. Non possono credere che il Jaffà sia in grado di sconfiggerci!"
"Forse vogliono fare qualcosa di diverso... vogliono costringerci ad una guerra con il Gran Reame di Orissia, e devono fare in fretta per approfittare del fatto che Orissia, in questo momento, non sarebbe in grado di sostenere, ma conoscendo Sarinus..."
"Tu non lo conosci affatto se credi che farebbe guerra all'Impero senza essere pronto."
"E secondo te lo è?"
Sospirai e risposi: "Il mio timore è che forse nessuno è in grado di opporsi a noi."
"Che cosa vuoi dire?"
"Sta arrivando un ambasciatore speciale del Gran Reame e domani convocherò il Senato per un incontro nei dintorni della nebulosa dell'Aquila. Verrà anche il Sommo Pontefice e il Concilio..."
"Vuoi trasferire la capitale?" chiese Mirus sorpreso.
"No... solo mostrare la verità al cosmo!"
"Quale verità?"
Mi alzai e osservai il cielo notturno di Rovia con gli anelli di Scauron che tagliavano le stelle come una grande lama.
"Che la Storia ci ha vinti un'altra volta."
"Scusami Octopon ma non capisco."
"Capirai quando lo vedrai. Adesso ho bisogno di un tuo parere..."
"Sentiamo" disse il mio amico.
"Ti ricordi li schiavi nel Regno dei Soli Allineati?"
"Certo" disse lui amareggiato da quel ricordo. Era sempre stato molto turbato dal fatto di non poter fare niente per quel popolo che gli Adokesi trattavano come animali.
"Se io ritenessi che un popolo esterno all'Impero portasse avanti una condotta troppo intollerabile, tanto da essere considerato una minaccia per l'esistenza stessa della nostra patria... sarebbe giusto da parte mia, da Imperatore, ordinare la conquista di quel popolo e farlo assoggettare anche senza le prove dirette di un'aggressione?"
"Mi stai chiedendo se l'Imperatore dovrebbe avere il diritto di dichiarare guerra indipendentemente dalla volontà del Senato, del Consiglio o dell'Ecclesia?"
"Esatto! Secondo te io ne ho il diritto? Posso essere il padrone addirittura della vita di questo Impero?"
"Lo hai detto tu che siamo mossi dai pilastri della virtus e della pietas, ed entrambe ci impongono di far cessare qualsiasi sofferenza che possiamo fermare, sono le intenzioni che contano. Comunque tu sai che puoi contare interamente sul mio sostegno!"
Guardai Mirus e gli sorrisi.
"Una delle poche cose di cui non dubiterei mai!"

Le memorie dell'Imperatore CarosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora