Scendere in campo

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Quando tornai nel cuore della fortezza chiesi un rapporto sugli schieramenti e feci avvertire che una nave stava per partire e doveva essere lasciata andare.
"Chi c'è su quella nave?" chiese Mirus.
"Le persone che hanno sabotato gli scalpelli atomici di Pharsino facilitandoci la conquista. Stanno andando a fare altro per noi e per l'Impero. È fondamentale per l'andamento della guerra che siano lasciate andare."
Mirus si fidava di me e diede l'ordine. Circa mezz'ora dopo una grossa nave da esplorazione di tre chilometri a forma di ancora decollò dalle darsene di Pharsino e la flotta sileiana la lasciò passare.                                              
"Ma chi c'è su quella nave?" chiese Mirus.
"Sibilla."
Mirus mi guardò sorpreso.
"E cosa diavolo ci faceva qui?"
"Non le piaceva l'idea di aspettare su Ctefo, così è venuta a darci degli aiuti dove le sarà possibile. Ma devo chiederti di non farne parola con nessuno. Almeno per il momento non si deve sapere."
Mirus era perplesso, ma mi promise di rimanere in silenzio.
"Posso chiederti che ne hai fatto della Saulus?" gli chiesi mentre percorrevamo il ponte sopra alle profondissime caverne inferiori.
"Arriverà presto con il resto della legione di Robbius. Hai intenzione di usarla?"
"La nave di Jarl Vlad è notevole, ma sarà opportuno usare un'ammiraglia roviana durante questa guerra. Se sono un simbolo devo essere coerente con la mia fazione e i suoi mezzi."
"Ma Sileus ti ha lasciato in eredità la Iupotor che è l'ammiraglia per eccellenza, la nave con cui il primo Imperatore ha costruito l'Impero stesso. Sarebbe molto più opportuno usare quella nave."
"Per ora non si può perché è scomparsa: Sileus l'aveva affidata ai legionari che l'hanno portata chissà dove e per adesso non abbiamo modo di contattare il loro comando. Credo che ci vorrà un po' prima di poterla rivendicare."
Guardai in alto, in quel momento vidi un dromone che passava sopra la fortezza.
"Ho mandato una richiesta al Senato: ho chiesto il conferimento ufficiale dell'autorità di questo esercito. Credo che Garrinus e mia nonna riusciranno a farmi ottenere questo riconoscimento, così il nemico saprà che faccio sul serio. Voglio che tu rimanga con me Mirus, per comandare direttamente sul campo e coordinare i miei rapporti con i militari. Sarai il mio conestabile."
"Farò del mio meglio, anche se credo che mi mancherà il campo di battaglia."
"Avremo molte occasioni per andare sul campo. Sileus non voleva sommergersi in questo castello, non lo farò nemmeno io."
"Ti rendi conto che se ti decidessi a tornare su Rovia adesso tu diventeresti Imperatore e potresti farmi direttamente Magister Classes invece di conestabile?"
Gli diedi una pacca sulla spalla.
"Abbi pazienza amico mio. Prima vinciamo la guerra e dopo potremo tornare a casa."
"E che qualcuno provi a fermarci!"
Mezz'ora dopo stavo per avere un incontro con uno dei prigionieri portati nel castrum. Ero rimasto sorpreso quando ho saputo che c'era anche lui.
Fu condotto nell'ufficio al centro della fortezza, lo aspettavo seduto dietro la scrivania. Era molto dimagrito e i curatissimi baffi di cui andava così fiero erano cresciuti insieme ad una barba incolta. Mi osservava con gli occhi terrorizzati di un ragazzino.
"Ave Maggiordomo Palatino" dissi.
Arastasus senior si appollaiò sulla sedia davanti alla scrivania. Era a dir poco terrorizzato.
"Cos'è questa maleducazione vostra signoria?"
"A...ave... Coimperatore..."
Avevo una caraffa e dei bicchieri sul tavolo. Versai un bicchiere d'acqua e andai a porgerglielo. Era assetato e bevve avidamente.
"Sono lieto di vedere che siete tornato vostra serenità" disse.
"Di certo non è il bentornato che mi aspettavo... però credo di essere in grado di gestire ciò che è successo...a causa del tradimento."
L'ex Maggiordomo Palatino abbassò lo sguardo.
"Io non sono responsabile di ciò che è accaduto. Ero leale all'Imperatore."
"Ma voi...siete scappato vostra signoria!"
"Avevo paura per la mia vita. In mezzo al caos di quel giorno, Rovia era un campo di battaglia e le forze del Magister Classes hanno messo a ferro e fuoco il nostro mondo e mio figlio...mi figlio...."
"Ha ucciso Sileus. Sì lo so."
"Non ho idea di cosa avesse in mente. Mi dovete credere io non sapevo cosa..."
"Lo so" dissi sapendo che avevo davanti un pusillanime.
Lo guardai e gli feci la mia proposta.
"Lo sapete che non posso permettervi di essere ancora il Maggiordomo Palatino. Il quarto uomo più potente dell'Impero deve essere qualcuno di affidabile, forte e fidato e ormai i motivi politici che spinsero Sileus a darvi la carica sono stati spazzati via. Tuttavia sono disposto a farvi mantenere il vostro posto nel Senato e le vostre proprietà."
"In cambio della mia lealtà?"
"In cambio della vostra lealtà. Ovviamente sarete anche protetto da eventuali tentativi di ripercussione. Dovete solo dire la verità: che voi siete fedele alla vostra patria e che non avete tradito."
"E se mi rifiutassi?"
Lo guardai negli occhi. Gli facevo paura.
"Mi ucciderete?"
"No...non intendo uccidervi dominus Arastasus...io vi lascerò andare. Libero e quindi solo in una galassia consapevole che è stato vostro figlio ad uccidere l'Imperatore, e cosa diranno i Sileicidi quando sapranno che vi ho lasciato andare?"
Arastasus non riuscì a trattenere una risata.
"Avete l'astuzia di vostro nonno Coimperatore."
Bevve un altro sorso d'acqua e lo feci imbarcare per Rovia. Molti altri dei prigionieri andarono con lui dopo avermi dato le informazioni necessarie per dare a Gulnius un obbiettivo molto importante per frammentare lo schieramento nemico.
Con il successo militare più recente dovevo capire esattamente dove trovare i capi del esercito nemico e fermarli. Non sarebbe stato facile: il territorio in cui erano schierati era immenso e le loro flotte continuavano a spostarsi: potevano essere ovunque.
Passarono due mesi prima individuare, anche con l'Occhio, un obbiettivo utile.
Gulnius e io coordinavamo le operazioni militari ed era sorpreso quando gli indicavo posizioni di flotte e truppe nemiche. Per fortuna gli Orissiani non erano in condizione di invaderci e i popoli annessi non si ribellavano, alcuni per paura, altri per lealtà, altri ancora per convenienza, ormai molti erano così annessi all'Impero da essere di fatto dei veri Roviani. I legionari mantenevano l'ordine, ma la guerra continuava e molti mondi erano in pericolo, a causa di ambo le parti.
Pharsino era una perfetta base logistica, il giorno in cui Gulnius vi tornò per organizzare il nostro prossimo attacco fu molto emozionante: la sua ammiraglia, la Apollus, entrò nell'atmosfera del pianeta ed emanò un barritus molto esteso stabilizzandosi sopra la fortezza. Aveva un gran gusto per la teatralità come al solito.
Si teletrasportò in una delle sale principali, l'armatura e la toga da Magister Classes gli davano un'aria davvero solenne. Tutti i militi, i genieri, i navigatori e tutto il resto della folla lì presente guardò in alto, verso quel possente e magnifico duce. Gli fecero il saluto e lui rispose.
Io, Mirus ed Ergesius eravamo su una delle terrazze a tre piani sopra quello spettacolo, mentre uno degli inservienti correva a chiamarlo per condurre il Magister Classes e i suoi due collaboratori nel mio studio.
"Fa una bella figura" disse Mirus.
"Già...somiglia un po' a Sileus vero?" dissi io.
"Prego signore?" chiese Ergesius.
"Anche mio nonno fu Magister Classes, Gulnius non sta facendo niente di diverso da ciò che deve fare un uomo per conquistare l'Imperium."
"Octopon, il Soglio Imperiale spetta a te, non a Gulnius!" disse Mirus.
"E perché?" chiesi.
"L'Imperatore Sileus vi ha indicato come suo successore Ottimo Caros" disse Ergesius.
"Andatelo a dire a loro" dissi indicando i soldati che salutavano con entusiasmo quel uomo carismatico e perfetto generale.
Quando arrivarono al mio studio Gulnius e i suoi ci salutarono con cortesia. Come per tradizione gli  offrimmo una cioccolata calda.
"E sei sempre tu ad offrire le bevande in queste circostanze?" chiese lui divertito.
"Caro zio, guarda dove sono arrivato dopo averti servito quel giorno" risposi.
"Come vanno le cose qui?"
"Ottimamente: le spedizioni continuano regolarmente, nessun tentativo di riconquista e il cantiere astronavale sta per ricominciare a lavorare a pieno regime. E là fuori come procede la guerra?"
"Abbiamo sconfitto la flotta che le industrie Ormolus avevano schierato e arrestato i loro dirigenti, ora possiamo procedere verso il Firmamento dell'Esilio."
"Stanno andando anche verso Terra?" chiese Mirus.
"No, ma potrebbero trovare delle buone basi per riorganizzarsi, per poter ottenere dei risultati."
Gulnius mi guardò accigliato.
"Cosa vuoi dire?" chiese.
Feci un cenno ad Ergesius che attivò i proiettori olografici: sopra le nostre teste apparvero le costellazioni con gli schieramenti.
"Zio...tu sai cos'è una vittoria di Pirro?"
"Una vittoria talmente costosa da essere di fatto inutile."
Indicai i movimenti di truppe e mostrai degli ologrammi di un pianeta rosso.
"Sai cos'è questo vero?" chiesi.
Gulnius osservò il pianeta davanti a sé.
"Un pianeta" disse lui scrollando le spalle. Non lo aveva riconosciuto.
"Ti ricordi di quando andammo con Sileus a liberare Serk? Tu proponesti di bombardare il pianeta per scacciare del tutto i soldati dei Dodici Tiranni. Sileus ti chiese se gli abitanti del pianeta avrebbero dovuto ringraziarlo se lui gli avesse rifilato le rovine delle loro città- Gulnius assunse un'espressione di rabbia- e cosa dovranno dire adesso gli abitanti di Coriolanus, qui sopra dopo che...?"
"Ma come ti permetti ragazzino?- disse il generale scattando in piedi- Cosa ne sai tu di come si conduce una guerra?"
Lo osservai mantenendo la calma. Sapevo che stavo correndo dei rischi, ma non potevo stare zitto.
"Sileus sapeva come fare la guerra senza coinvolgere gli innocenti ed è così che ha fondato l'Impero."
"Io non sono Sileus."
"Lo so! Per questo stiamo perdendo la guerra!"
Mirus ed Ergesius erano molto preoccupati, non sapevano cosa stavo cercando di fare.
"Ma di che diavolo stai parlando? Abbiamo vinto sette battaglie su nove, cinque delle quali le ho vinte io!"
"E quali risultati abbiamo ottenuto? Mondi e stazioni devastate, i cittadini che ci criticano aspramente quanto il nemico, che non viene sconfitto, cambia solo posizione. Dobbiamo condurre questa guerra con più criterio altrimenti saremo logorati e distruggeremo tutto quello che Sileus ha costruito per tutti noi."
"Noi stiamo difendendo ciò che Sileus ha costruito. Lo facciamo io e Robbius mentre tu sei qui al sicuro, impaurito anche all'idea di andare su Rovia."
Mirus stava per alzarsi ma gli feci cenno di non muoversi.
"Quindi secondo te, Magister Classes, è giusto vincere a qualsiasi costo per ricostruire dopo?"
"Smettila di fare l'idealista e apri gli occhi: la guerra è guerra e dobbiamo vincere o saremo distrutti."
Attivai l'ologramma che mostrava una città in rovina.
"Questa era la capitale di Coriolanus, ora è un cumulo di macerie."
"Tu non c'eri, non sai cos'è successo!"
"Si erano già arresi: li avevi catturati ormai. Eppure hai distrutto quella città."
"E ora gli altri mondi sapranno cosa succede a chi si allea con gli assassini di Sileus."
"Oppure potranno pensare che l'Impero sia davvero la tirannia che descrivono."
Gulnius si rendeva conto che non avevo tutti i torti, ma stava cominciando a dimenticare la nostra alleanza.
"Dì quello che vuoi... ma le legioni sono ai miei comandi e i soldati sanno che io li ho portati alla vittoria fino ad oggi."
"E quando l'opinione pubblica sarà contro di noi? Cosa dirai alle legioni, Magister Classes?"
"ADESSO BASTA! NON HO INTENZIONE DI RIMANERE QUI A FARMI INSULTARE!"
"Non è mia intenzione mancarti di rispetto zio Limior, ti sto solo avvertendo che non siamo in una buona posizione attualmente. Voglio invitarti alla prudenza in modo da mettere presto fine a questa guerra."
"Tu cosa proponi per questo?"
Sospirai e spensi gli ologrammi.
"Dal punto di vista politico siamo più preparati e abbiamo più mezzi a nostra disposizione: dobbiamo assediare il nemico e isolare i suoi territori. Logoriamo le loro forze e mettiamogli contro la popolazione..."
"Una guerra di logoramento? Non possiamo permetterci di portare avanti il conflitto; è durato anche troppo" disse uno dei collaboratori di Gulnius.
"Quando la popolazione di quei mondi sotto il controllo dei Sileicidi si renderà conto di avere un giogo sul capo allora il nemico ne perderà il controllo e saranno costretti a trattare."
"Trattare? Tu vorresti trattare con gli assassini dell'Imperatore?"
"Cosa pensavi di fare? Ucciderli tutti?"
Gulnius rimase interdetto, la sua mente era fulminata.
"Non hai la mentalità giusta per risolvere questa questione, questo è evidente. Vai su Rovia, scrivi, fai qualche apparizione e discorso politico...lascia la guerra a chi la sa fare."
Detto questo il Magister Classes si voltò e si allontanò. La sua flotta ripartì un'ora dopo andando a caccia.
Mirus non era tranquillo.
"Cosa facciamo adesso? Se il Magister Classes ritira il suo sostegno siamo nei guai."
"Gulnius sa bene che finché la guerra non è finita dobbiamo rimanere un fronte unito. Però è necessario fargli capire che non la penso come lui. Il programma?"
"È previsto che la flotta vagnar rompa l'assedio di Otracus. Una piccola flotta dei Sileicidi ha bloccato i porti della loro capitale, sembra che vogliano costruire una base nel sistema" disse Ergesius.
"Sono pronto a partire appena dai l'ordine" disse Mirus.
"Andrai su Otracus...e verrò anch'io. Gulnius ha ragione su una cosa: devo scendere in campo."
Mirus non era d'accordo a causa della mia sicurezza ma sapeva che dovevo mostrarmi anch'io sul fronte.
Il giorno dopo la Saulus era pronta a partire per Otracus al comando di una grossa flotta, mentre il grosso delle forze sorvegliava Pharsino.
Era bello essere di nuovo sulla Saulus, non credo di essermi mai affezionato a quella nave, però aveva un valore simbolico molto importante per me.
L'equipaggio originale aveva subito dei cambiamenti: delle aggiunte di personale militare, benché coloro che mi avevano accompagnato nel Gran Reame fossero perfettamente in grado di agire in stato di guerra. Indossavo una toga rossa e blu su un'armatura leggera con le seste dee di Leriano, abiti da guerra tipici del Coimperatore. La situazione mi sembrava strana: ero apprezzato, salutato e riverito, più di quanto pensassi. Dopo il periodo passato insieme per quelle persone ero diventato un simbolo.
"Lieto di rivederla capitano" dissi all'ufficiale.
"Sono io ad essere onorato Vostra Serenità Imperiale. L'equipaggio è onorato di avervi nuovamente a bordo."
Osservai quegli uomini compiaciuto di ciò che stavamo per compiere e mi accomodai con Mirus ed Ergesius sui seggi alle spalle del seggio del navigatore. Avevamo il rosone del caput che ci mostrava l'Abisso davanti a noi. Ammetto di essere stato nervoso, ma sapevo di dover andare.
Le navi che mi dovevano seguire, tremila dei Vagnar e cinquemila roviani, la mia scorta era costituita da un gruppo di galeoni vagnar e di eleganti navi alfiere. Avevo un buon presentimento.
Il navigatore era pronto, seduto sullo scranno sopra la sfera che conteneva il cervello dell'astronave. Sentivo che era sotto sforzo: sondava lo spazio davanti a sé con coscienza e attenzione, mi ricordavo molto bene che sforzo comportava quel compito. Eppure bastava un respiro e un salto.
I limiti del tempo e dello spazio superati con un respiro e un salto. Sono proprio forti questi Roviani.
Ci volle una settimana per essere in vista del pianeta Otracus.
"Bellissimo, non è vero?" dissi ammirando quella sfera azzurra e i suoi anelli bianchi che riflettevano la luce della grande stella azzurra in lontananza.
Era molto simile ad Orissia in effetti, però su Otracus non c'erano deserti, solo foreste, mari, e belle città. Un bel mondo inquinato dalla guerra.
"Speriamo di non doverlo danneggiare troppo" disse Mirus mentre si alzava e andava a chiedere al  Capo Cartografo un rapporto sulla situazione planetaria.
"Signore..."
La sua mente mi fece raggelare.
Scattò l'allarme di prossimità.
"NUCLEO ROSSO!" gridò il Capo Cartografo.
"SCUDI AL MASSIMO!" ordinò il capitano.
Appena in tempo perché un nucleo di fusione rosso ci aveva appena colpiti. La Saulus era circondata da un gran numero di navi nemiche.
"Dove diavolo è la nostra flotta?" chiesi io.
"Non sono ancora arrivati- disse il Capo Cartografo- forse non hanno sincronizzato l'ultimo salto."
"Manovre evasive!"

Le memorie dell'Imperatore CarosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora