Il fiore della morte

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Fui immediatamente condotto al Palazzo Centrale, i pretoriani si offrirono di portare Sibilla a casa sua ma lei si rifiutò di lasciarmi. Ero disperato, non era possibile, non ci volevo credere. Eravamo al Padiglione dei Meli, entrammo e vidi mio nonno seduto su una panca di sidermo, immobile, pietrificato, la sua mente era un ribollire di rabbia, sorpresa e dolore, venni a sapere che mia madre era svenuta per il trauma e che l'avevano portata al Lazzareto per verificare che stesse bene seguita da mia nonna, anche lei fortemente scossa da quello che era successo, uno staffiere mi disse che non erano ancora riusciti a farlo muovere e nessuno osava toccarlo.
"Sileus....." dissi senza sapere cosa fare. Lui mi aveva sentito ma non reagiva, la sua mente era altrove, pronta ad esplodere, era meglio che accadesse in quel momento prima che accumulasse troppo.
"Nonno...." gli misi una mano sulla spalla.
"COME OSI TOCCARMI? COME OSI? IO SONO IL TUO IMPERATORE! IO SONO SILEUS!"
Scattò in piedi e iniziò a camminare per quel maledetto Padiglione dei Meli.
"Che cosa è successo?- gli chiesi- che cosa è successo?"
"Una serata come tante altre.... quei maledetti senatori.... e i pubblicani sempre a fare i leccapiedi..... lui era lì.... Renor.... stava facendo il suo lavoro ed era bravo, voleva che stessi tranquillo e così li teneva a bada con i suoi discorsi e i suoi espedienti, e stava anche vicino a tua madre.... tua nonna non stava tanto bene e così lui le è rimasto un po' vicino e....."
"Cosa? Cos'è successo?- chiesi con maggiore forza mentre Sileus si risiedeva sulla panchina- Cosa? PARLA! COS'È SUCCESSO A MIO PADRE?"
Sileus mi guardava con degli occhi rossi..... piangeva..... non lo avevo mai visto piangere prima di allora.
"È caduto per terra, sembrava che qualcuno lo stesse strangolando..... è morto così, al improvviso..... è morto..... è morto così. Mio figlio è morto..... mio figlio è morto....."
Era traumatizzato, sconvolto, in preda alla disperazione. In quel momento arrivarono due uomini, erano Arcus e Ulcarus, i due consoli, le autorità simboliche più importanti di Rovia dopo l'Imperatore.
"Grande Sileus- dissero- si è sparsa la notizia, la gente è sconvolta e ci si chiede spiegazioni...."
"Mio figlio..... mio figlio..... mio figlio....." riusciva a ripetere solo questo, solo queste esatte parole. La sua mente era perduta, non riusciva a pensare ad altro, aveva bisogno di riposo e di calmarsi. Ovviamente ero disperato anch'io ma..... dannazione perché quei due grassoni burocrati non lo lasciavano in pace?
"Consoli!- dissi io- qual'è la situazione?"
Mi guardarono, erano un po' sorpresi di vedermi vestito in borghese e che mi rivolgessi a loro con quella forza.
"Onorevole...."
"Signoria prego!- dissi io- Vi ricordo che sono Octopon Vandor Caros Aedifus Coimperator, e l'Imperatore mi ha dato mandato di parlare in sua vece."
I consoli si rivolsero a Sileus, il quale taceva, immerso in ciò che era appena successo. I consoli capivano che Sileus in quel momento non era in grado di tenere il suo ruolo in quel momento è quei due erano solo capaci di obbedire, per questo l'Imperatore li aveva scelti.
Mi guardarono e in quel momento alcuni senatori, i più illustri se ben ricordo, vennero nel padiglione e si riversarono verso di noi, finalmente arrivarono anche dei pretoriani, un centinaio, stavano accompagnando il Magister Legionibus avvolto nel suo mantello pesante e ornatissimo.
"Magister- dissi io a bassa voce al capo dei legionari- richiedo una scorta per accompagnare la principessa della seta alla sua villa, in tutta sicurezza. Bisogna convocare degli staffieri per accompagnare l'Imperatore al Lazzaretto. Io intanto devo prendere in mano la situazione con i politici che si stanno già radunando e...."
Mi accorsi che il Magister mi fissava e rifletteva: mi ammirava, la sua mente era il solito caos alveare, ma abbastanza comprensibile.
"Collaboreremo certamente..... Coimperatore" disse facendo un cenno a cinque pretoriani che si mossero verso Sibilla facendole un leggero inchino in segno di saluto.
Lei venne verso di me, era veramente sconvolta ed evidentemente preoccupata.
"Octopon- disse- io.... io non so cosa dire....."
"Tu ora devi andare a casa e stare tranquilla. Non uscire per nessuna ragione, non parlare con nessuno, ti contatterò io!"
"Octopon.... tuo padre...."
"Sì, in questo momento l'Impero ha subito un attacco gravissimo e Sileus per ora non è in grado di reagire. Io sono il Coimperatore, la mia carica esiste per questo motivo: devo prendere in mano la situazione prima che precipiti."
Ero davvero sorpreso dal autocontrollo che stavo dimostrando: il mio pensiero era di riprendere il controllo degli eventi perché era mio dovere.
"Octopon.... mi dispiace...."
La guardai alcuni secondi, mi sembrava più bella che mai.
"Vai a casa ora.... vai...."
Dopo che ebbi detto questo Sibilla si allontanò con i pretoriani che la seguivano, avevano di certo i loro mezzi per portarla alla villa.
"Octopon- disse Sileus che due staffieri stavano portando via- perdonami Octopon..... perdonami....."
Si tolse la toga di porpora e me la gettò sulle spalle davanti agli occhi di tutti. Sapeva che era la cosa migliore da fare in quel momento e tutti furono molto sorpresi di vedere che si stava andando oltre la semplice simbologia.
Sileus venne portato via per essere aiutato insieme al resto della mia famiglia, rimasi lì, mentre i senatori iniziavano a discutere tra loro, lentamente infilai le maniche della toga dell'Imperatore, chiusi i bottoni, agganciai i guanti ed estrassi la corona argentea che portavo sempre con me, la diedi al Magister Legionibus che me la pose sul capo e poi guardai i senatori. Erano nel panico ma mi fissavano con una certa soggezione.
"Signori" dissi, ma non mi ascoltavano, confabulavano tra loro e molti non mi prendevano sul serio.
"SIGNORI" finalmente ebbi la loro attenzione.
"Onorevolissimi senatori e rappresentanti del Imperium.... mi rendo conto della vostra comprensibile ansia che coinvolge anche me, ma non dimenticate che questa è Rovia, questo è l'Impero e questo è il Palazzo Centrale. Pertanto io mi aspetto che ognuno dei presenti, compreso il sottoscritto, si comporterà con la massima compostezza. Rovia ha appena subito un grave attacco e il nostro dovere è di fare luce sugli eventi e su come risolverli. Posso contare su di voi onorevolissimi?"
Si fissarono tra loro, erano davvero pecoroni ben felici di avere ordini da eseguire. Mi diedero delle risposte affermative e io decisi di fare la mossa successiva.
"Prima di ogni cosa è necessario determinare la dinamica degli eventi. Primo staffiere, voglio che sia contattato immediatamente Oculus, che mandino i loro investigatori ad ispezionare scena e ad interrogare tutti i presenti. Mi aspetto che ogni ospite è testimone collabori con gli inquirenti. Subito dopo queste testimonianze dovrà essere convocata una riunione di emergenza del Senato, è necessario che l'assemblea sia informata sui fatti...."
Passai altri tre minuti a dare istruzioni simili finché non fu tutto chiarito, subito dopo, mentre i pretoriani circondavano la scena e puntellavano tutta la zona arrivarono degli individui con toga blu, uno dei quali aveva però una fascia grigia: era il commissario a capo dell'indagine. Mi salutò con il braccio alto, mi porse le condoglianze e si mise al lavoro. Era molto eccitato dal fatto di avere un caso che gli avrebbe fatto fare carriera, l'ho detestato dal suo primo pensiero ma in quel momento lo lasciai a fare il suo lavoro.
Mi rivolsi ai consoli: "Onorevolissimi vorrei sapere perché il sindaco ha fatto quel annuncio" dissi loro.
"Era presente- mi dissero- ha assistito al fatto e si è inserito nel segnale dello spettacolo. Era un'operazione prevista per il discorso dell'Imperatore che si sarebbe dovuto tenere poco dopo."
"E perché ha fatto quel annuncio?"
Si guardarono, erano imbarazzati ma si fecero coraggio e risposero: "È stata una sua iniziativa" ammisero.
"Immagino che nella foga.... nessuno abbia pensato di fermarlo e non se ne sia nemmeno accorto, lo capisco. Ma perché ha parlato subito di attentato?"
"Signoria.... questo solo il sindaco lo può spiegare."
"Sì ed è quello che farà. Nel frattempo onorevolissimi vi devo chiedere di preparare una conferenza pubblica: devo parlare ai cittadini e dare loro una spiegazione altrimenti la morte di uno dei massimi funzionari del Imperium potrebbe causare un panico molto grave."
"Vostra Signoria.... siete certo di non voler redimere a noi la questione? Vorrete di certo stare vicino alla vostra famiglia visto...."
"Mio padre è morto sì- dissi io interrompendo il console Ulcarus- ma se ora tutti i Vandor si ritirano la situazione potrebbe degenerare troppo. Devo parlare ai cittadini immediatamente."
Erano perplessi ma capirono che non volevo dimostrarmi debole, ma per me era molto di più.
Dopo alcuni secondi c'erano già degli staffieri che armeggiavano con i ricettori olografici e preparavano la diretta mentre i media avevano già ricevuto l'ordine di annunciare un mio imminente comunicato.
Avevo la toga purpurea con i simboli dell'Imperatore ed ero seduto su un soglio imperiale nel padiglione ad improvvisare un discorso a mezza galassia per calmare la gente spaventata perché mio padre era stato ucciso un'ora prima. Eppure non avevo ansia, non provavo angoscia o agitazione, non provavo proprio nulla: sapevo solo che dovevo agire come prevedeva il mio ruolo. Credo che la mia mente avesse alzato una specie di barriera difensiva per non farmi collassare.
"Coimperatore- mi disse uno degli staffieri che preparavano il collegamento- siamo pronti, quando voi darete il segnale conteremo da cinque a zero e sarete in contatto."
"Come si chiama staffiere?" chiesi.
"Io? Pillica, vostra signoria, Eusel Pillica."
"Sappia che sono molto grato a lei e a tutti i suoi colleghi signor Pillica" dissi io suscitando sorpresa in quel uomo che avrebbe avuto una storia speciale da raccontare ai suoi nipotini un giorno lontano.
Tutto era pronto: i media avevano già annunciato il mio discorso e subito gli ascolti erano saliti alle stelle per avere una spiegazione al terribile annuncio.
Prima del collegamento lo staffiere Pillica si avvicinò a me e mi sussurrò qualcosa al orecchio anche se la mente me lo aveva già detto: "Coimperatore, il commissario vi vuole informare che è arrivato il resoconto dell'autopsia: vostro p...... il Maggiordomo palatino..... è stato avvelenato: via orale, una tossina che ha causato un trauma neurale con conseguente soffocamento. Resta da capire come abbia ingerito il veleno."
Avevo un tremore, ma mantenevo la calma: la barriera psicologica resisteva.
"Per il momento è necessario che siano solo gli inquirenti a conoscere questi dettagli. Staffiere Pillica le ordino di comunicare al commissario e ai consoli che non intendo tollerare ulteriori fughe di notizie. Ciò che dirò ora dovrà bastare alla gente fino alla fine delle indagini. Dica ai consoli e al commissario che questo è un ordine!"
Il mio primo ordine ufficiale, quanto avrei voluto darlo in circostanze diverse.
Lo staffiere mi fece un cenno e si allontanò facendo un giro dietro il soglio imperiale: era attentissimo a non voltarmi le spalle. Solo allora mi accorsi della bella vista che si vedeva dal trono.
Il contatto fu presto pronto, feci un cenno agli staffieri e uno di loro iniziò a contare con le dita: 5,4,3,2,1. I raggi di cattura si accesero: ora apparivo in ogni casa, in ogni strumento, in ogni dispositivo. Tutto l'Impero mi stava fissando.
Il mio discorso rimase nella storia:
"Cittadini di Rovia,
Figli e detentori della Repubblica,
Vi porgo i miei saluti.
Voi sapete chi sono:
Sono Caros Aedifus, della gens Vandor,
duca di Crator, re dei Vagnar e Coimperatore.
Come già vi è stato detto.... l'Impero ha subito una gravissima perdita: il Maggiordomo Palatino Renor Vandor Licario
Quinto nel comando dell'Impero è morto.
Sono state avviate immediatamente delle indagini sul accaduto per accertare la dinamica degli eventi,
Confido nel fatto che gli inquirenti faranno tutto il necessario per far luce sulla questione.
L'importante però è ricordare....
che noi siamo l'Impero, e che nessuno può attaccarci profanando una delle nostre festività più sacre e assassinare uno dei nostri funzionari più illustri, il figlio del nostro Imperatore Sileus
e rimanere impuniti.
Io vi prego di mantenere la calma e di continuare a celebrare i Valicalia con le vostre famiglie come farò io. L'Imperatore Sileus in questo momento è accanto alla sua famiglia per sostenerla in questa tragedia che però non scuoterà Rovia.
L'Imperatore tornerà presto al suo dovere e come vedete io sono al mio e Rovia non si fermerà davanti ad un singolo attacco.
Non vi negherò che si è trattato sì di un attacco.... un vero attentato contro l'Imperium.... ma verrà ripagato con la cattura dei responsabili e la loro punizione in base alla legge.
Voi, miei concittadini, non abbiate timore: questo non è niente in confronto a ciò che siamo ben preparati ad affrontare.
Non datela vinta a questo nemico codardo che verrà presto trovato e sconfitto, passate dei buoni Valicalia con le vostre famiglie, siete al sicuro, perché io, Caros, sono al mio posto e presto anche Sileus vi tornerà.
Festeggiate i Valicalia e il valore di chi è morto per voi e per la vostra armonia che non sarà turbata.
Buona notte miei concittadini."

Le memorie dell'Imperatore CarosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora