Il Firmamento del Esilio

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"Sei arrivato qui vicino" mi disse la voce che riconobbi subito alle mie spalle.
"Ho dovuto fare molta attenzione e mi è servito del tempo, mi spiace" dissi mentre il fantasma del Fondatore iniziava a camminarmi accanto.
"Il tempo non esiste e tu lo sai..... vai alle tue mappe...... ti indicherò la strada..... attento però..... l'Imperatore ha già ordinato di darti la caccia, sanno che avete preso il mio corpo...... non possono capire perché finché non vedranno Terra."
In quel momento provai vera angoscia. Ci avevano scoperti, avrei anche potuto cavarmela per il furto di un dromone ma..... la salma del Fondatore......probabilmente il Pontefice mi aveva già scomunicato e in quel caso chiunque era autorizzato ad uccidermi.
Salii sullo strategikon e lì poggiai delicatamente la cassa.
"E pensare che la mia faccia non mi è mai piaciuta molto....." disse il Fondatore.
Guardai nella sua direzione, immaginandolo senza gli occhiali.....
"Hai ragione hai davvero una brutta faccia" gli dissi.
"Ma sarà bella la faccia tua!" rispose con un tono offeso.
"Abbiamo la stessa faccia da quel che vedo" commentai.
"Davvero?" mi chiese.
Quella domanda mi lasciò perplesso.
"In effetti non mi ricordo la mia faccia" disse.
"Com'è possibile?" gli chiesi.
"Sono più di cinquantamila anni che sono solo un'ombra: ogni cosa senza importanza non l'ho conservata e le fattezze della massa di carne in cui ho vissuto sono una di queste. Comunque non deve sorprenderti la nostra somiglianza" mi disse.
"Perché?"
"Lo saprai a tempo debito! Intanto osserva....."
Avevo attivato la mappa di mastro Vespu che indicava chiaramente molti sistemi e baricentri al di là di Zotalo.
"Questo è il Firmamento del Esilio, una regione di spazio larga più o meno duemila anni luce, una zona poco abitata e piena di sistemi inabitati, alcuni pirati e molte zone inesplorate. Sembra che sia stata l'antica estensione del Settimo Impero, secondo alcuni non del tutto ma è sicuro che almeno una parte fu governata dagli Imperatori Terriani, e fu anche la via in cui i Valeriani viaggiarono fino a Rovia" dissi.
"Ecco - disse il Fondatore indicando un corpo stellare identificato come un quasar - naviga verso questo corpo celeste e da lì prosegui verso una costellazione che ha la forma di un aquila..... è senza un occhio..... ma tu andrai a restituirglielo...... vola e portami a casa......"
Sparì di nuovo, dopo avermi mostrato chiaramente ciò di cui avevo bisogno.
Dopo pochi minuti, mentre studiavo la mappa, arrivarono Sibilla e Uliria, questa era molto agitata ma profondamente emozionata di essere alla presenza di un miracolo.
"Se vuoi - le dissi- possiamo lasciarti in una navicella quaggiù, le truppe roviane arriveranno presto e ti troveranno, dirai che non......"
"Con il dovuto rispetto io ho giurato eterna fedeltà alla mia signora Sibilla Lyriana, principessa della seta, e il destino mi ha messo sulla sua strada per dare anche la vita per lei. La mia volontà è seguire la mia signora verso ogni sorte, ed è un fato preferibile all'attesa vicino ad un mondo maledetto" rispose con un coraggio che non avevo ancora visto in lei. Era davvero ammirevole.
"Ora cosa dobbiamo fare?" chiese Sibilla.
"Mi ha parlato di nuovo- dissi io indicando la mappa- ha detto di puntare verso quel quasar e da lì partire verso una costellazione a forma di aquila."
"Posso chiedere cos'è un'aquila?" chiese Uliria.
"L'aquila è un animale terriano, un grande uccello predatore importato su diversi mondi, ed è un antico simbolo dei Sette Imperi originali che governarono Terra. Ancora oggi su Rovia è un simbolo di grande importanza" dissi io.
Ad un certo punto iniziai a sentire qualcosa, era una sorta di interferenza nel Canto della Creazione, come un elemento di disturbo o ribellione, mi dava una sensazione molto strana e poco rassicurante. Guardai Sibilla e fu chiaro che la stava sentendo anche lei.
"Cos'è?" chiese.
"Non lo so ma...."
Ci accorgemmo solo allora che era proprio lì davanti a noi: il pianeta Zotalo. Era proprio come lo descrivevano: un pianeta grande come un qualsiasi mondo abitato dagli uomini, ma nero e grigio, illuminato da una stella di un bianco pallido, solo con la sua roccia e delle nubi grigie come occhi ciechi che vagavano su di esso. Intorno a Zotalo due grosse pietre fungevano da satelliti naturali ma in migliaia di anni nessuno aveva ripulito i detriti lasciati dalla grande guerra con cui il coraggio dei Valeriani aveva annientato la crudeltà del mondo nero e del suo principe Zedub.
"Ne hanno parlato, ne hanno scritto, non lo avevo mai visto" disse Sibilla con un tono di timore.
Io e lei sentivamo che c'era qualcosa dentro quella pietra gigante, qualcosa di antico che scrutava nel Canto e aspettava.
"Dobbiamo fuggire- disse Uliria terrorizzata anche se non sentiva quello che sentivamo noi- il demone è lì e ci divorerà se si sveglia."
"I nostri avi lo hanno imprigionato tanto tempo fa. Può solo guardare" dissi io riferendomi alla leggenda secondo cui il demone e falso dio Zedub era rimasto imprigionato dentro il pianeta Zotalo con i resti dei suoi seguaci e lì sarebbe rimasto per sempre. Era una leggenda, ma non mi piaceva comunque essere lì. Appena l'apparato di iperguida fu di nuovo carico indossai il diadema, questa volta fu più facile unirmi alla nave e prenderne il controllo. Appena ebbi accesso ai sensori mi resi conto che il sonar x (basato sui raggi x) aveva individuato tre piccole navi che venivano verso di noi, erano oggetti lunghi circa un chilometro con forma a T e dotati di quattro grossi cannoni lec sui bracci del capo, non appartenevano alle legioni. Pirati.
Spararono, per fortuna gli scudi erano attivi e sentii i lec nemici che si infrangevano su di essi. Dovevo allontanarmi dal pianeta, così avrei potuto fare il salto. Mi spinsi in avanti e allo stesso tempo svegliai una parte della nave, una piccola intelligenza che aveva il compito di rispondere al fuoco. Un cannone oculare sul mio dorso si svegliò e guardò il vascello nemico più vicino, sentii quella forte energia che usciva da me e colpiva quel nemico, non lo distrusse ma vedevo che i suoi scudi di energia erano crollati e gli altri non mi volevano più seguire, avevano capito che ero troppo forte.
Quando fui abbastanza lontano dal pianeta sentii che lo spazio non era più troppo piegato e potei piegarlo io per spezzarlo e saltare. Prima che accadesse però sentivo dei segnali che i miei inseguitori inviavano verso il pianeta. Se qualcuno li ascoltava voleva dire che.....
Saltai.
Quando mi tolsi il diadema scoprimmo che eravamo in un sistema a circa venti anni luce da Zotalo, non eravamo dispiaciuti di essercene allontanati.
"Chi erano?" chiese Sibilla.
"Probabilmente pirati, anche se non ho riconosciuto le navi" dissi io.
"Ma cosa ci facevano vicino a Zotalo?"
"Un pianeta maledetto, un sistema che evitano tutti, direi che è un ottimo posto dove nascondersi per dei fuorilegge. Se Sileus non mi farà sparare prima gli suggerirò di mandare delle navi a fare piazza pulita. Comunque non hanno danneggiato il vascello..."
Avevo bisogno di riposare un po', ci spostammo sullo strategikon e fu una lunga marcia, per rivedere la mappa di mastro Vespu.
Eravamo in un sistema privo di mondi abitabili ma dotato di cinque giganti gassosi, un sistema di due stelle.
"Ecco - dissi - il quasar non è distante, un paio di giorni e saremo nella sua orbita. Una volta lassù dovremo cercare la costellazione. Sarà difficile ma dovremmo riuscirci. Se tutto va bene in pochi giorni dovremmo esserci."
"Quanto?" chiese Sibilla.
"Dipende dalla posizione del sistema in cui ci dovremo recare...." risposi.
"Ammesso che la costellazione sia davvero la nostra destinazione" aggiunse Sibilla.
"Per ora possiamo solo arrivare al quasar e avere fede. Ho impostato l'elaboratore perché ponga la nave vicino alla catena di asteroidi che circonda le stelle, così dovremmo essere abbastanza nascosti in caso di nuovi visitatori...... adesso......."
"Adesso tu devi dormire- disse Sibilla prendendomi per un braccio- altrimenti non arriveremo mai a destinazione!"
Uliria pensava che Sibilla non si stesse preoccupando del viaggio.
Non aveva torto comunque: era stato uno sforzo fisico e mentale non indifferente ed era necessario che fossi fresco e riposato prima di ricominciare il viaggio. Le salutai e mi avviai verso la cabina del capitano collocata proprio sotto lo strategikon e raggiungibile attraverso un piccolo ascensore. Quella stanza era arredata con un gusto davvero discutibile: il capitano aveva collocato ovunque quadri di vario tipo, arte moderna e astratta e qua e là c'erano anche delle piccole sculture eborili..... piuttosto sconce anche se solo per questioni culturali.
Mi gettai sul letto a baldacchino (che megalomane quel capitano) e mi addormentai subito, ricordo che ero davvero stremato. Però ero davvero un ottimo navigatore, direi almeno come mio nonno.
In seguito mi sarebbe stato raccontato che Sileus aveva già sguinzagliato un grosso dispiegamento di forze per cercarmi, tenendo Sibilla fuori dalle accuse di eresia, tradimento, aggressione, furto, abuso di potere..... era meglio che Merus la vedesse solo come una caccia a me e non alla sua pupilla. Dal sistema di Sileia era facile immaginare dove potevamo essere diretti: c'erano solo tre possibili baricentri gravitazionali in cui dirigerci e in cui tracciare altre rotte, considerando anche il sistema Malavia. Dopo iniziavano i problemi: milioni di stelle tra cui decidere e senza conoscere la nostra rotta...... i nostri inseguitori avevano l'imbarazzo della scelta.
L'Impero Roviano era davvero troppo vasto.
Sileus aveva ricevuto delle pressioni anche dal Pontefice per la ricerca della salma del Fondatore, per non parlare dei disordini causati tra i politici e i vertici del clero. Meno male che si era deciso di tenere nascosta la cosa: persino le legioni non avrebbero potuto tenere a bada i disordini causati da una simile notizia.
Dopo essermi addormentato iniziai a sognare: ero su un mondo rovinato, bruciato, eppure respiravo. Ero vestito di rosso e blu, la mia toga da magistrato.
Ero sulla vetta di una montagna e il paesaggio davanti a me era incredibile: un deserto di pietra, fuoco e fumo.
Vidi una figura vicino a me, in uno spiazzo poco sotto a dove mi trovavo. La riconobbi: era Sibilla.
La chiamai, ma non usciva niente dalla mia gola, ero muto. Vidi che c'era qualcuno accanto a lei, era il Fondatore.
"Sì- diceva il Fondatore- è quel pianeta."
"Perché me lo fai vedere?" chiese Sibilla.
Credo che stesse piangendo, io ero come un fantasma in quel sogno, uno spettatore e niente di più.
"Perché devi capire....." rispose il Fondatore.
"Cosa c'è da capire?" chiese Sibilla.
Il pianeta mutò: dove prima c'era una valle lavica e nera adesso si vedevano distese di piante rosse e una strana nebbia rosa che avvolgeva i limiti di una strada che conduceva ad una grande cupola in lontananza.
"Città..... progresso...... tanti sogni....." disse il Fondatore.
Improvvisamente ci fu un lampo, una luce accecante e un mare di fuoco che avvolgeva e copriva tutto fino a far scomparire ogni cosa, bruciata e annientata .
"Perché mi fai questo?- diceva Sibilla in ginocchio davanti al disastro appena avvenuto- ti prego..... ti prego ..... non mi tormentare."
"Devi capire..... non è stata colpa tua....."
"Io sto pagando questo dolore. Ma perché? Perché tutte queste vite? Perché è stato distrutto tutto questo? Perché gli abbiamo negato tutti i loro sogni?" chiedeva Sibilla evidentemente disperata.
"Perché dovresti pagare tu? Nessuno paga per i peccati di un altro...."
"Mi è stato negato ogni affetto, ogni contatto, anche quello di mia madre..... perché a tutto questo mondo è stato negato ogni futuro, ogni sogno" rispose Sibilla.
"Non per questo sei nata con un tale ruolo, non sei dannata, sei nata per una ragione e la troverai su Terra" disse il Fondatore indicando verso di me.
Sibilla si voltò a guardarmi. Mi risvegliai, era buio e mi guardai intorno, quiete: erano passate due ore da quando mi ero addormentato, chinai la testa e mi rimisi a dormire.
Mi risvegliai dopo altre dieci ore di sonno, ero veramente stanco. Salii nello strategikon e mi diressi nella sala da pranzo degli ufficiali. Sibilla e Uliria si erano sedute a tavola e avevano usato lo scalpello atomico per realizzare un buon pasto. Fui piuttosto sorpreso di quello che vidi: pizza, si stavano mangiando della pizza.
"Dopo averla assaggiata su Rovia ho capito di non poterne più fare a meno" disse Sibilla forse un po' imbarazzata.
"C'è n'è anche per me?" chiesi prima che Uliria mi porgesse un piatto.
Non era un sapore genuino come quelli dei cibi naturali ma aveva il suo perché.
Sibilla stava mangiando piano ma con gusto, si godeva il cibo, Uliria era un po' a disagio, non era sicura di meritare un posto al nostro tavolo, ci stava vedendo come dei profeti. Sentivo in lei qualcosa in più però: Uliria pensava che la sua signora non si sentisse bene.
"Tutto bene?" chiesi.
"Certamente" rispose Sibilla.
"Per caso è accaduto qualcosa di spiacevole mentre dormivo?" chiesi ancora preoccupato di quello che anche i sogni non fossero più gli stessi ormai.
Sibilla assunse un'espressione molto seria, guardò Uliria e per questa fu un chiaro ordine a sparire. La serva si alzò, fece un inchino e uscì camminando all'indietro, andando quasi a sbattere sulla parete accanto alla porta meccanica.
"Non approvo il modo in cui leggi nella mente della mia serva per spiarmi" disse Sibilla apparendo evidentemente arrabbiata.
"Sai bene che non è una cosa volontaria e comunque è preoccupata per te. Vista la cacciara in cui ci siamo cacciati credo che dovrei saperlo se d' qualcosa che non ti rende completamente sicura di te stessa" forse ero stato troppo duro ma non avevo tutti i torti e credo che lo sapesse anche lei.
"Ho fatto solo un brutto sogno, nient'altro."
In quel momento scattò il mio allarme: quello spettro stava cominciando ad esagerare.
"C'ero anch'io?" chiesi.
Sibilla si limitò a guardarmi, era sorpresa.
"E il Fondatore?" chiesi ancora.
"Ma cosa sta succedendo?" chiese.
"Non lo so ma non esiste una tecnologia in grado di creare un simile collegamento"
"Deve essere legato alle nostre capacità" commentò lei.
"Posso chiederti di cosa parlava?" chiesi.
"No!" detto questo si alzò e si allontanò. Dovevo capire di cosa si trattava.
Salii sul caput e mi guardai intorno, l'apparato di iperspazio era pronto e gli asteroidi non avevano un campo gravitazionale abbastanza forte da disturbare il nostro salto.
Mi ricollegai alla nave e osservai il Nucleo, con quella prospettiva sapevo quali stelle raggiungere per arrivare al quasar e inevitabilmente saremmo dovuti passare per un sistema abitato, un mondo composto da un gruppo di stazioni stellari, il sistema di Gura.
Saltammo, eravamo a distanza dalla stazione più vicina ma ci avevano visti, così come noi vedevamo loro.
"Sei certo che i legionari non ci prenderanno qui?" chiese Sibilla.
"Questo sistema fa parte dell'Impero ma ufficiosamente è autosufficiente. Se ci fossero legionari in ogni singolo sistema dell'Impero le loro navi sarebbero più numerosi dei loro abitanti" risposi.
Appena arrivati ricevemmo un segnale, era una chiamata dal borgo mastro di quella stazione.
"Vi salutiamo con gioia emissari di Rovia, siamo lieti del vostro arrivo", una chiamata cortese, quella voce che evidentemente non sapeva che Sileus ci stava già cercando.
"Ave borgo mastro, siamo lieti del vostro benvenuto. Siamo solo di passaggio e....." dissi io prima che il borgo mastro mi interrompesse.
"Di passaggio? Ma dopo aver sistemato la questione vero?" chiese.
"La questione?" era troppo lontano per leggergli la mente, ma a quanto pareva aspettava una spedizione militare nella sua giurisdizione.
"Sì, i pirati.... non siete qui per questo?" chiese il borgo mastro.
Guardai Sibilla; cosa diamine dovevamo fare a quel punto?

Le memorie dell'Imperatore CarosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora