Il Principe di Ctefo

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Riconosco, buon Lettor, che stavo per svenire e fu un grande sforzo rimanere in piedi malgrado il dolore al polso e alla schiena.... in effetti mi faceva male un po' dappertutto, ma ci riuscì e guadagnai davvero il rispetto di molti su Ctefo quel giorno.
Ulurus Braco, un uomo sulla sessantina, con folta barba bianca e occhi di un verde smeraldo, era il capitano generale della guardia planetaria e fu il primo a darmi il benvenuto dopo il mio arrivo. Percepivo che notava la gravità delle mie ferite ma mi ammirava nel solo modo che comprendeva: da guerriero.
Il capitano Braco mi condusse ad un curioso veicolo simile ad un barcone che viaggiava su delle rotaie magnetiche. Seduto lì con i quattro soldati che costituivano la guardia del corpo del principe di Ctefo osservai la città di Osroa che scorreva intorno a me. Vidi che grandi folle stavano già demolendo alcuni monumenti al culto di Zedub che Gior- Asia aveva fatto costruire. Sentivo lo sfogo di quella gente che per lungo tempo aveva dovuto sopportare un tiranno e piangere molti lutti.
Quella città stava rinascendo finalmente, anche se la gente non era ancora sicura della validità del nuovo signore. Dovevano imparare a fidarsi.
Osroa, che splendore quella città fortezza scavata nel cuore del pianeta. In completa armonia con la geometria delle caverne, le strade e gli edifici ne facevano una vera opera d'arte illuminata da luci calde con cui veniva fatta crescere una grande foresta simile a quelle delle astronavi, fonte di aria e cibo per gli abitanti. Un grande fiume scorreva tra le terrazze della città e le caverne rendendo completo il microclima di quella e di tutte le altre città del pianeta. La realizzazione di quel mondo doveva aver richiesto secoli di lavoro e progettazione. Un tesoro Lettor, Osroa e Ctefo erano un vero tesoro.
Quando arrivammo a destinazione vidi che lo spazioporto di Osroa era molto più piccolo rispetto a quello di Vandorra e di Chetrala, ma era comunque qualcosa di spettacolare. Era collocato nella zona meno profonda della città, sotto una grande calotta che si aprì per permettere l'accesso della mastodontica nave del Vasilus.
Non atterrò ma rimase sospesa sopra la grande piattaforma, un segno evidente del fatto che il Gran Reame era tornato a rivendicare il dominio di quel pianeta.
Una navicella sferica color oro scese dal ventre del grande galeone e si adagiò sulla piattaforma vicino agli ingressi principali della città. C'erano delle guardie ctesifoni a presidiare lo spazioporto, tutti nelle loro divise di un rosso vermiglio, armati con fucili lec classe tiamat, più eleganti e ornati dei tinia e degli etna dei legionari, ma meno precisi e devastanti. Mi videro e scattarono sul attenti, erano nervosi, temevano l'arrivo dell'esercito orissiano ma allo stesso tempo erano lieti del fatto che qualcuno avesse ucciso l'oppressore Gior- Asia, ma erano incerti sul futuro. Si chiedevano cosa sarebbe accaduto a quel punto, io no.
Come sempre Merus scese scortato dalla sua guardia d'onore in pompa magna con un intero reggimento dei Diecimila che marciavano con un tuono ad ogni passo. Il Vasilus si muoveva su un trono che fluttuava a tre metri da terra, sospeso da un sostegno magnetico molto sofisticato. La solita teatralità con cui i Lyriani mantenevano il loro potere.
Avanzai, senza pensare al dolore, anche se non potevo fare a meno di zoppicare. Quando fui al cospetto del monarca, proprio davanti a lui.... che strano, stava pensando a mia madre e rifletteva sul fatto che io avrei potuto essere suo figlio..... allontanai quel pensiero e vidi Mirus, Leriano ed Ergesius. Erano felici di vedermi vivo e anche orgogliosi.... anche se Leriano era molto addolorato adesso che avevo ucciso.... era ancora mio amico ma mi avrebbe guardato con occhi diversi dopo quel giorno.
"Caros Vandor- disse Merus- riporta Ctefo alla sua patria!"
"Obbedisco" dissi.
Mi feci da parte e Merus ricominciò ad avanzare con i Ctesifoni che si inginocchiavano al suo cospetto, lieti per lo meno di essere ancora vivi, anche se non particolarmente di essere di nuovo sottoposti al Vasilus.
Quando fummo arrivati fuori dallo spazio porto il capitano Braco mi si accostò.
"Shazo- mi disse facendomi irrigidire- alcuni degli ultimi sacerdoti del falso dio Zedub si sono asserragliati alla Mole dei Murani, sono alle soglie del Maschio. La guardia cittadina e molti cittadini li stanno assaltando ma il capo di quella guarnigione ha frenato l'assalto. I sacerdoti sono armati ma non pesantemente.... aspettano che tu e il Vasilus, possa l'Unico renderlo vittorioso ovunque, li raggiungiate per giudicarli."
Osservai Merus, stava scendendo dal suo trono sospeso e aveva ascoltato.
"Fai ciò che ritieni giusto, Caros Vandor" mi disse.
"Capitano Braco.... ordinate alle guardie di catturare i sacerdoti nemici. Se possibile li voglio vivi.... in attesa del giudizio del Vasilus. Ma quando arriveremo.... voglio avere la via libera per aprire il Maschio."
Appena ebbi detto questo risalimmo sul mezzo elettromagnetico e partimmo, mi accorsi che due navicelle da combattimento orissiane, simili a grandi mante argentate, avevano iniziato a seguirci. Le truppe di Ctefo erano tornate leali al Vasilus, ma le truppe dell'Armata di Fuoco stavano comunque prendendo il controllo delle installazioni principali.
Rimasi in disparte, ma Mirus si avvicinò a me, voleva essere certo di proteggermi in caso di pericolo. Tuttavia non fu necessario, arrivammo alla Mole Murania con tranquillità e una grande folla si era radunata davanti al palazzo dei Murani gridando alla liberazione, a Merus Lyriano e a me. Gridavano alla liberazione e al nome dei Murani.
Quando scendemmo sentii con maggiore chiarezza il dolore al polso, alla schiena, ovunque.... ma non dovevo cedere ancora. Ero davvero troppo testardo.
Anche se barcollando arrivai alle porte della Mole: quel palazzo era costruito con sidermo puro, una cinta muraria e una cupola gigantesca con un raggio di circa quattrocento metri, un vertice di duecento e diverse muraglie interne. All'interno c'erano altri piccoli palazzi e sezioni di edifici poligonali tutti collegati e fortificati, disposti appositamente per rallentare il più possibile l'avanzata di qualsiasi nemico, proprio come tutta la città di Osroa, proprio come tutto Ctefo. Al centro di quei complessi la dimora vera e propria dello shazo: il Maschio, una grande torre rettangolare che poggiava su una base di tre gradoni e un cortile interno con quattro obelischi disposti tra l'arco e la porta della torre vera e propria. Tuttavia solo il possessore della chiave poteva sbloccare il meccanismo che avrebbe rivelato l'entrata facendo sollevare la torre di almeno dieci metri.
Quando passammo l'arco del Maschio vedemmo che i soldati ctesifoni avevano già costretto alla resa quegli uomini e quelle donne con le lunghe tuniche grigie di Zedub alla resa. Avevano tutti il simbolo di Zedub impresso sulle loro fronti; il triangolo dai cui angoli partivano tre serpenti neri.
Il capo di quei sacerdoti, un uomo anziano con un lungo naso adunco e delle grandi occhiaie, era in ginocchio davanti alla porta, per pura e semplice stanchezza. Alzò lo sguardo osservandomi.
Fece un piccolo ghigno.
"Caros Vandor.... fai ciò che devi" disse Merus.
Avanzai ancora, ero davvero debole.
"Sei in arresto.... come tutti i tuoi seguaci" dissi al eretico.
"Il re del Abisso arriva..... il re del Abisso arriva...." diceva lui ridendo.
Lo schiaffeggiai con la mano sinistra. Urlò per il dolore, come avrei voluto fare io, ma la bruciatura rimasta sulla sua guancia non sarebbe mai guarita a differenza del mio polso.
Lo afferrai con la mano destra e mi accostai al suo volto per infliggere la ferita che spettava al suo volto: "Lo so che il tuo re arriva.... lo sto aspettando....."
Cadde a terra ansimando, io avanzai verso l'ingresso del Maschio vero e proprio. Intanto uno degli ufficiali dei Diecimila si fece avanti e osservò gli Zotaliti.
"Seguaci del satanico culto del demone Zedub, eretici adoratori di un falso dio e assassini di bambini, per ordine del grande Vasilus Merus, Re dei Re di Orissia, possa l'Unico concedergli salute e fortuna, il cui potere torna su Ctefo, vi condanna a morte, oggi stesso!" detto questo l'ufficiale fece segno ai suoi uomini di prendere i cultori di Zedub e portarli via.
Io ero davanti all'entrata ormai, osservai il grande basamento circolare posto davanti ad essa e riconobbi l'ancora che simboleggiava il casato dei Murani. Sentii il Canto della Creazione nella stessa maniera con cui l'avevo percepito la prima volta che ero giunto su Rovia.... tantissimo tempo prima. Tolsi la chiave dal mio collo e la infilai nella fessura al centro del simbolo, la girai in senso orario facendole fare un giro intero, meno male che potevo usare il mio potere telecinetico altrimenti sarebbe stato impossibile muovere la chiave con una mano sola.
La torre iniziò a sollevarsi, mossa da un meccanismo di incredibile forza e molto antico, finché la porta con il nome dei Murani non fu rilevata emergendo dal sottosuolo. Due guardie rosse di Ctefo avanzarono velocemente aprendo le porte spingendole aiutati da un altro meccanismo interno. L'interno sembrava molto buio, io avanzavo barcollando e quando fui dentro il Maschio quasi non mi accorsi che Merus era accanto a me. Svenni quando fu certo che nessuno mi avrebbe visto, ma Mirus mi aveva afferrato adagiandomi da qualche parte.
Mi risvegliai sul letto più comodo che avessi mai provato, indossavo una sorta di vestaglia molto larga e leggera. Credo fosse una sorta di seta. I medici orissiani si erano di nuovo dimostrati eccellenti nel curare le mie ferite, spero davvero che nessuno si sia ferito nel toccarmi. Mi avvicinai alla parete e ascoltai con orecchie e mente; due soldati erano a guardia della mia porta con intenzioni tutt'altro che ostili nei miei riguardi, terribili per chiunque avesse cercato di entrare senza permesso. Aprii la finestra davanti al letto e vidi che ero dentro la Mole dei Murani ma non sul Maschio. Quelli erano gli appartamenti dello shazo in un'altra sezione della struttura, vidi il Maschio sulla sinistra alto e magnifico, notai che un grande arazzo con il sigillo di Merus era stato posto su ogni lato della torre ad indicare che quel mondo era definitivamente rientrato nel Gran Reame.... e io ne ero il signore legittimo.
In quei giorni quindi ero duca di Crator, re dei Vagnar, principe di Ctefo e Coimperatore. Emozionante, non trovi Lettor?
Mi guardai intorno e vidi i miei abiti ripiegati su un divano ai limiti della stanza, li avevano lavati in maniera davvero efficiente. Dovevo parlare con qualcuno e aprii la porta.
I due soldati scattarono sul attenti mostrando i fucili e piegando il capo.
"Saluto al Principe!" dissero contemporaneamente.
"Vi saluto signori. Posso chiedere i vostri nomi?"
"Orocus."
"Mologus. Figli di Ulurus di casa Braco, guardie del Principe!"
I figli del capitano Braco, in seguito mi spiegarono che i Brachi erano da secoli una casata cadetta della stirpe dei Murani, ovvero tradizionalmente portati per il servizio e la protezione verso gli avi di mia madre e quindi verso di me. Ordinai loro di condurmi al Maschio dopo aver contattato Mirus e avergli chiesto di raggiungermi lì con gli altri.
"Dov'è il Vasilus?" chiesi lungo la strada.
"È tornato su Orissia con la sua famiglia raccomandando di chiedervi di tornarci il prima possibile Principe" disse Mologus.
Arrivati al cancello del Maschio vidi Mirus, Leriano ed Ergesius che osservavano il luogo, un po' troppo spartano forse.
Quando mi videro i primi due mi abbracciarono dicendo che ero stato incredibile e pensandolo anche, mentre Ergesius continuava ad abbassare lo sguardo e a salutarmi con riverenza e rispetto.
"Mi raccontate cos'è successo dopo che ho perso i sensi per favore?" chiesi.
"Merus ha fatto riaprire la torre e mandato via tutti, non voleva che ti vedessero indebolito e poi si è messo a riorganizzare tutto il sistema, ha liberato i membri del clero che si erano opposti a Gior- Asia è assicurato tutti gli Ctesifoni che nessuno gli avrebbe più fatto del male...." disse Leriano.
"Ha anche ribadito che sei il Principe sovrano di Ctefo per diritto ereditario e che nessuno lo può mettere in discussione. È partito appena un'ora fa, hai dormito per un solo giorno" disse Mirus.
"E.... Sibilla?"
I due si guardarono e poi mi risposero: "Il Vasilus le ha ordinato di tornare su Orissia con lei- disse Leriano- lei insisteva per rimare con te ma Merus ha rischiato di arrabbiarsi sul serio. Non aveva scelta, ci ha chiesto di dirti che ti aspetta su Orissia con ansia."
Fui lieto di saperlo, ma in quel momento avevo altro a cui pensare.
"Non è entrato nessuno vero?" dissi io indicando il Maschio.
"Non da quando il Vasilus è partito" disse Mirus.
Osservai la grande torre massiccia in sidermo indistruttibile, benché più piccola era della stessa possanza del Palazzo Centrale. Mi dava un senso di conforto.
"Ha più di trentamila anni.... non ha mai ceduto ad un solo nemico, ha superato centinaia di guerre e assalti.... eppure non ha mai ceduto" dissi quasi sospirando.
"Eppure i Murani non abitavano lì... perché?" chiese Leriano.
Sorrisi.
"Mia nonna me lo ha confidato.... non te lo posso dire amico mio" risposi.
Leriano ebbe un momento di perplessità.
"È un segreto antico, prezioso che solo i discendenti dei Murani possono conservare. L'ho promesso e lo devo ai miei antenati."
"Come al solito. Dobbiamo aspettarci qualcosa?" chiese Leriano.
"Ho una cosa da recuperare, un'eredità da prendere. Vi prego di aspettarmi qui" detto questo infilai la chiave nel sigillo e aprii il Maschio, immediatamente le guardie della Mole si schierarono e si posero a guardia della porta perché la più importante tradizione di Ctefo diceva che solo il Principe poteva entrare nel Maschio e prendere qualcosa al suo interno. Era un diritto e un onore riservato solo al Principe e a nessun altro, nemmeno al Vasilus.
Ora posso dire cosa c'era nel Maschio: libri, supporti di memoria artificiale, addirittura pietre e metalli su cui erano state incise delle parole e dei disegni. C'erano milioni di parole, storie incredibili e comuni, alcune erano canzoni, altre ricette, ma oltre c'erano poemi, trattati, enciclopedie, romanzi da tutta la Galassia. Un sapere enorme e costantemente aggiornato da un Murano dopo l'altro..... e da quel giorno toccò ai Vandor, da me a tutti gli altri.
"Non adesso comunque... più avanti" dissi osservando le sezioni del archivio e dirigendomi al ascensore che mi condusse al quinto piano. Era la sala in cui erano riportati i diari personali dei Principi di Ctefo. Era un ambiente buio ma pacifico, si accesero dei globi luminosi bianchi che mostravano rotoli, libri con pagine di cardonite, niente schermi, solo mani e occhi da usare. C'era una sorta di leggio davanti alla porta del ascensore, mi ci sedetti e apparve uno schema olografico a forma di cerchio viola con i bordi verdi. Vi posi in mezzo la chiave del Maschio ed ebbi accesso al sistema di controllo del archivio.
"Eredità del Principe Lugius Ben Murano" dissi.
L'intero piano della torre cominciò a girare su se stesso e si fermò su uno degli scaffali, un braccio meccanico uscì dal pavimento e prese un libro per poi appoggiarlo sul leggio, dopodiché ne prese un altro e un altro ancora. Subito dopo il braccio estrasse qualcos'altro, un piccolo processore, conteneva un messaggio, ma non per me. Il riconoscimento biometrico di quel oggetto era impostato per un altro DNA. Lo misi da parte.
Aprii il primo libro che avevo ricevuto, erano gli atti del governo del mio nonno materno. Aveva governato Ctefo e le migliaia di mondi sotto il suo comando per circa quarant'anni. Il secondo libro conteneva il suo diario personale, c'erano delle pagine segnate, le aveva lasciate per me. Il terzo libro era ciò che cercavo maggiormente: un libro in cui mio nonno aveva riportato tre cose di massima importanza, tre informazioni che mi sarebbero servite. Ringraziai mio nonno per il suo grande dono, promisi di usarlo con cura. Una cosa che lessi nel diario di mio nonno mi fece capire cosa mi aspettava.
Ero furente di rabbia quando uscii dal Maschio.
"Octopon...."
"Dov'è la Saulus?" chiesi a Mirus.
"In orbita, in attesa di ordini" mi rispose.
Organizzai una sovrintendenza: un ordine di monaci redenziani molto rispettato su Ctefo assunse il ruolo di amministrazione della satrapia come era stato prima che Gior- Asia prendesse il comando di quel mondo.
"Amministreranno bene il pianeta- dissi- mentre Braco lo proteggerà com'è suo dovere. Tornerò per portare a termine altri doveri... dopo aver completato la nostra opera.... Ve lo ricordate vero?"
Mirus e Leriano annuirono... di loro mi fidavo anche se ormai capivo Sileus.
"Andiamo alla Saulus adesso. Dobbiamo tornare su Orissia!" dissi tornando a guardare verso il cielo.

Le memorie dell'Imperatore CarosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora