La Stella Guida

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"Attenda prego borgo mastro" dissi io frettolosamente interrompendo la comunicazione.
"E adesso cosa facciamo?" chiese Sibilla.
"Stanno evidentemente aspettando un soccorso militare che potrebbe arrivare da un momento all'altro" dissi io.
"E allora dobbiamo fuggire subito prima che arrivino i legionari" rispose lei.
In quel momento ricevemmo un altro segnale: era una richiesta di soccorso, una nave mercantile poco distante, il prisma gamma (il sensore di osservazione più potente e avanzato della nave) ci mostrò nel dettaglio sette navi che circondavano un grosso trasporto.
"Caros...." iniziò Sibilla mentre io indossavo il diadema e partivo a tutta velocità verso quella nave.
Feci un piccolo salto, ma ero stato molto veloce ed ero apparso su di una delle navi pirata; lo squarcio nello spazio da me aperto staccò uno dei suoi bracci facendole perdere i cannoni sinistri. Erano della stessa forma di quelli che avevamo incontrato nel sistema Malavia,doveva essere un'organizzazione molto ampia per avere una base e una spedizione in due sistemi stellari diversi.
Per fortuna non avevo causato la distruzione della nave e quelle non erano sezioni frequentabili. Dovevano essere davvero sorpresi del nostro assalto e forse si stavano chiedendo cosa ci facesse una nave da guerra roviana in azione da sola.
In quel momento decisi di gridare e lo feci con tutta la mia forza: avevo lanciato un potente barritus, il segnale doveva essere giunto almeno ai limiti del sistema, però sentii anche qualcos'altro, una sorta di prurito dietro la nuca (che equivaleva al collegamento tra la testa della nave e il ponte che la collegava con il resto dello scafo). Non ci feci caso; i pirati mi spararono contro e io mi misi tra la nave cargo che stava fuggendo e il fuoco nemico, i miei scudi erano forti ma dovevo rispondere al fuoco altrimenti sarebbero diventati più audaci.
"Redentore ti prego, fai che non uccida nessuno" pensai e usai due cannoni oculari danneggiando gli scudi di due di esse, così una era mezza distrutta e arrancava nella fuga, due erano ormai indifese e gli uomini della quarta nave pensarono che non valeva la pena di morire quel giorno. Invertirono la rotta e fuggirono verso un gigante gassoso poco distante, aguzzai lo sguardo e vidi che c'era un grande oggetto, una nave madre con capacità di iperspazio, attendeva gli incursori per portarli via.
Mi voltai verso il vascello mercantile che ora si dirigeva a tutta velocità verso la stazione, arrivavano continuamente messaggi di ringraziamento, era da tanto che i Guresi aspettavano qualcuno che desse una lezione a quei predoni.
Il capitano della nave mercantile mandò un messaggio audio verso di la nostra nave, lo conservo ancora, diceva: "A chiunque comandi quella nave, a chiunque sia a bordo.... oggi avete salvato tante vite. Grazie!"
Cos'altro doveva dire? Per me fu sufficiente e anche per le mie compagne di viaggio.
Stavo per scollegarmi quando sentii un grande suono, erano delle vibrazioni nello spazio e delle emissioni di impulsi elettromagnetici. Onde conseguenti all'apertura di un ponte d'iperspazio, e dovevano essersene aperti almeno una dozzina da cui erano passate, lo vidi chiaramente, centinaia di navi legionarie, sapevo che erano esattamente quattrocento novanta, due intere coorti, più sei navi dei pretoriani, poi un altro salto, questa volta era la Iupotor seguita da un gruppo di sei navi alfiere, due con le insegne blu dei pretoriani e le altre della legione CII.
Venne lanciato un barritus poderoso che quasi mi assordò e subito dopo la voce dell'Imperatore risuonava in tutto il sistema sotto forma delle onde che venivano tradotte dagli elaboratori delle navi e delle stazioni:
"Io sono Sileus, Imperatore di Rovia
Invio questa chiamata a Octopon Vandor Caros, magistrato di secondo ordine dello Stato:
Hai compiuto bene il tuo compito,
Adesso io ti ordino di seguirmi su Rovia per farmi rapporto.
Dovrà essere molto dettagliato."

Mi tolsi il diadema, così potei parlare direttamente con Sibilla e Uliria.
"Conosco bene mio nonno, voleva dire che se non andiamo con lui spontaneamente ci farà catturare e mettere in gabbia come bestie."
"Ma come ha fatto a trovarci?" chiese Sibilla.
Ricordai il prurito che avevo sentito, feci due più due.
"Un segnale di emergenza automatico, dev'essere partito quando ho usato il barritus. Se era basato sui tachioni allora è ovvio che lo abbiano ricevuto istantaneamente ed evidentemente erano abbastanza vicini. Credo sia la prima volta che mio nonno si addentra nel Firmamento del Esilio"
"Cosa facciamo ora?" chiese Uliria.
"Siamo ancora abbastanza lontani da scappare" dissi io.
"E se gli dicessi la verità?" suggerì lei.
"Che un fantasma di cinquantamila anni ci ha chiesto di riportare il suo corpo sul suo pianeta e di seppellirlo? E che il pianeta in questione è Terra, il più sperduto e ricercato pianeta sacro della Galassia? Questo perché il fantasma è quello del essere umano più potente e famoso mai vissuto dopo il Redentore? Ma neanche in uno scadente romanzo di fantascienza sarebbe credibile come trama" risposi in preda all'angoscia.
"Ma non possiamo fuggire in eterno. Ci prenderanno prima o poi e il quasar è lontano, se Sileus non ci concede del tempo falliremo" disse Sibilla che a quanto sembrava stava analizzando la situazione con più sicurezza di me.
"Digli qualcosa che gli faccia capire che deve avere fiducia in te" mi disse Sibilla.
"Cosa gli dovrei dire secondo te?"
"Dannazione Caros, quello è tuo nonno prima di essere il tuo Imperatore; sarai in grado di farglielo ricordare, o no?"
In quel momento il borgo mastro della stazione stava inviando a Sileus una comunicazione in cui ringraziava per l'intervento e per il grande interesse manifestato. Doveva per forza valere qualcosa il fatto che avevo messo in fuga dei maledetti pirati. Ma anche in questo caso: abuso del potere di Inquisitore, furto di una nave da guerra, attacco ad un altro mezzo militare dell'Impero in missione diplomatica, rapimento di un'emissaria e parente stretta del Re dei Re di Orissia, profanazione di un luogo di sepoltura consacrato, rapimento della salma del Fondatore..... dannazione solo in quel momento mi venne in mente che, nel migliore dei casi, mi aspettavano i lavori forzati nei pianeti cantieri del Nucleo a vita.
Ed ecco il Canto della Creazione che mi investiva di nuovo, e nel mentre Sileus stava sentendo (ma lo avrebbe detto lui tempo dopo) un formicolio nella sua testa che gli aveva sempre indicato le decisioni giuste da prendere in ogni circostanza.
La voce nel Canto mi disse in quel momento:
"Dì ciò che è necessario
È il padre di tuo padre."
Aprii un collegamento con la Iupotor, in quel momento tutto il personale di plancia mi stava sentendo.
"Ave Imperator" dissi con una nota di timore.
"Ave magistrato Caros Vandor" Sileus stava scandendo bene le parole, manteneva la calma ma capivo che era davvero furioso e confuso.
"Sono lieto di vedere l'ottimo lavoro svolto quaggiù e credo che la gente di questo sistema abbia ragione di essere particolarmente grata al mio Inquisitore del eccellente sevizio svolto in loro difesa. Ora i legionari della Legio CII saliranno a bordo del dromone da voi utilizzato e voi potrete salire sulla Iupotor per farmi rapporto. Sono curioso di sapere come si è trovata la principessa Sibilla Lyriana" disse Sileus con il suo tono feroce ma calcolato.
Guardai Sibilla, dopo il suo cenno mi feci coraggio e parlai: "Sileus, potente e pacifico Imperatore dei Roviani e della mia persona, sono addolorato per la mia mancanza di rispetto.... non era mia intenzione......"
"Magistrato dovrà fare rapporto solo a me e discutere del suo senso di rispetto e del onore in una sede più appropriata" disse Sileus probabilmente intenzionato a coprirmi, a cercare di far sembrare le mie azioni come qualcosa di calcolato e spiegabile. Quanto male mi ha fatto quel momento.
"Sileus, mio Imperatore.... la principessa della seta Sibilla Lyriana è incolume e non ha responsabilità della mia missione....."
"No Imperatore- disse Sibilla intromettendosi- possiate voi vivere mille anni, questo compito è tanto mio quanto del sangue del vostro sangue e ho la medesima responsabilità di tutto ciò che è accaduto durante...."
"Responsabilità? - disse l'Imperatore- Responsabilità? RESPONSABILITÀ? VOI DUE NON AVETE IDEA DI COSA VOGLIA DIRE QUESTA PAROLA! ADESSO VERRETE CON ME SU ROVIA E PREGATE CHE NON SI SCATENI UNA GUERRA A CAUSA DELLA VOSTRA RESPONSABILITÀ!"
Aveva davvero perso il controllo, era in preda alla collera, forse perché si sentiva preso in giro e non riusciva a capire per quale motivo avevamo compiuto un vero e proprio tradimento.
"Sileus..... mio Imperatore..... mio patriarca.... tu sai che non farei mai nulla per offenderti.... sai che non farei mai nulla per recare danno alla patria e sofferenza alle nostre genti. Tu sai che ti voglio bene. Ma non eseguirò il tuo ordine di tornare su Rovia con te."
Silenzio, nessuno osava dire una parola in tutto il sistema. Nessuno riusciva a credere che io, Caros Vandor, il pupillo di Sileus, mi fossi appena rifiutato di eseguire un ordine diretto dell'Imperatore.
"Octopon - disse Sileus lentamente, il mio nomen voleva dire che era davvero schiacciato e incredulo- tu..... tu rifiuti di ubbidirmi? Tu rifiuti obbedienza non solo al tuo Imperatore..... ma al patriarca della tua famiglia?"
In effetti questo per un Roviano è un vero sacrilegio: disubbidire e mancare di rispetto al pater familias, il membro più anziano e altolocato della famiglia, è qualcosa che mina i valori su cui si basa la nostra civiltà. Quello fu il momento peggiore che avevo vissuto fino a quel istante, quando sembrò che stessi rifiutando la volontà di Sileus.
Sibilla mi si avvicinò e mi strinse una mano, capiva che non era davvero facile per me. Ma io sentivo che dovevo proseguire, dovevo fare qualcosa di più importante.
"Sileus, mio Imperatore, padre di mio padre.... io ti disubbidisco solo perché non ho altra scelta. Devo eseguire un ordine superiore al tuo."
"Cosa stai dicendo- risuonò la voce dell'Imperatore nel caput del dromone- cosa dici? COSA STAI DICENDO?"
Si fermò un attimo per respirare e poi riprese.
"Superiore al ordine del tuo pater familias c'è l'ordine del tuo Imperatore. Io per te sono entrambi. Io sono Sileus. IO SONO SILEUS! SONO SILEUS IMPERATORE DI ROVIA E PADRE DI TUO PADRE! ESISTE UN SOLO ORDINE SUPERIORE AL MIO!"
"LO SO BENISSIMO ED È QUELLO CHE HO RICEVUTO!"
Avevo gridato per togliermi un peso e credo che mio nonno ne fosse rimasto sconvolto.
"Ma ...... ti rendi conto di ciò che dici?" disse l'Imperatore con un filo di voce.
"Sì..... lo dico ed è la verità...."
"Io ne sono testimone- disse Sibilla- è un ordine che ho ricevuto al pari di Caros."
Aveva usato il mio praenomen senza "magistrato" o altro di formale, mi indicava come suo amico.
"Avete sentito?" disse qualcuno accanto a Sileus, era la voce di Gulnius.
"Avete sentito tutti? Ha bestemmiato! Ha tradito l'Imperatore, messo in pericolo la pace della patria e ora dice che...."
"Silenzio...." ripeteva l'Imperatore a bassa voce mentre il Magister Classes continuava con il suo intervento.
"Abbiamo sentito tutti la superbia di quel ragazzo che ora dichiara di essere un ...."
"Limor fai silenzio...... SILENZIO!" gridò Sileus. Aveva usato il nomen di Gulnius, il generale lo aveva sempre visto come un padre e non poteva non assoggettarsi davanti a tale forza.
"Ragazzo- disse Sileus rivolto a me- mi stai dicendo la verità?"
"Nonno.... io non ti mentirei mai!"
"Ti rendi conto di quello che stai dicendo? Ti rendi conto che ci saranno delle conseguenze in ogni caso?"
"Meglio di quelle che ci sarebbero se mi fermassi ora."
Era mio nonno, lo conoscevo e si fidava di me e io di lui. Speravo che capisse.
Ci fu un segnale audio: era stato attivato qualcosa sul nostro dromone.
"Ho appena attivato la Stella Guida, il dispositivo della vostra nave che mi permetterà di sapere costantemente dove si trova il vascello in tutta la Galassia. Avete tre giorni per eseguire quest'ordine, non un'istante di più" disse Sileus.
Aveva avuto fiducia, mi sentii meglio. Sapevo che doveva essere stata durissima anche per lui.
"Sileus...." non potei dire altro perché chiuse la comunicazione.
Due navi alfiere fecero un piccolo salto nel iperspazio e catturarono una nave dei pirati, credo che fosse quella danneggiata dal mio salto che non era riuscita a raggiungere la nave madre. I loro compagni li avevano abbandonati e resi prigionieri preziosi.
Non aveva importanza.... ora dovevo fare il mio dovere.
"Caros- disse Sibilla- stai bene?"
Non risposi, ero seduto sullo scranno del navigatore e riflettevo su quello che era appena accaduto. Mi chiedevo come stesse Sileus, cosa stesse pensando. Sperai di non averlo fatto soffrire, ma avrebbe presto visto che non gli avevo mentito.
Aprii un altro collegamento e inviai dei dati riguardanti il quasar in cui eravamo diretti, così Sileus sarebbe stato sicuro della nostra meta. Sibilla lo capì e fece un cenno di assenso.
I legionari schierarono le loro navi attorno alla Iupotor e lanciarono un grande barritus mentre io indossavo il diadema riconnettendomi alla nave, ormai ero diventato un ottimo navigatore.
Così feci un respiro e un salto.
Il quasar era distante, ero apparso in un sistema fuori dalla portata della sua energia ma era comunque una potenza spaventosa. Era uno dei più piccoli mai visti, una concentrazione di energia cosmica incredibile, simile ad una stella rossa e dotata di un segnale radio spaventoso. Ne esistevano solo sei in tutta la Via Lattea e nessuno osava avvicinarsi perché il suo campo gravitazionale impediva qualunque salto nel iperspazio o in curvatura.
Non era come i grandi quasar esterni alla Galassia ma era davvero qualcosa che non si doveva sottovalutare.
"Mi devo riposare" dissi prima di perdere letteralmente i sensi. Ero davvero esausto.
Mi risvegliai che ero su un divano dello strategikon.
"Ben sveglio" mi disse Sibilla seduta vicino a me.
"Quanto ho dormito?" chiesi.
"Più o meno otto ore" disse.
"Dobbiamo ripartire subito- dissi- siamo sul lato del Nucleo, dobbiamo raggiungere l'altro lato...."
"Tu non ti muovi di qui finché non ti sarai riposato" disse lei spingendomi verso quel soffice divano che trovavo fin troppo comodo.
"Abbiamo tre giorni di tempo e del primo sono già passate otto ore..... non possiamo...."
"Potresti sentirti di nuovo male e proprio al momento sbagliato. Dammi retta devi stare giù e...."
"Non abbiamo tempo e se non arriviamo in tempo...."
"Mantieni la calma e vedrai che riusciremo e nessuno ti potrà definire un traditore."
"Io sono già un traditore: ho tradito la fiducia di mio nonno, del mio Imperatore...."
"Non gli hai mai mentito. Non l'hai tradito e presto lo dimostrerai, ma non ci riuscirai se non sarai lucido" Sibilla aveva un tono molto serio e dovevo ammettere che aveva ragione. Almeno Sileus non ci avrebbe dato la caccia per i successivi tre giorni e sapeva dove ci trovavamo..... ma il pensiero di averlo ingannato.... mi era insopportabile e volevo rimediare, in quel momento non c'era niente di più importante: dovevo mostrare all'Imperatore che non lo avevo tradito.
In quel momento Sibilla estrasse qualcosa dalla tasca del suo abito: era qualcosa di mio, me lo mise in mano.
"Ti è caduto mentre io e Uliria ti trascinavamo qui. È sorprendente vedere un kombloi in mano ad un Roviano" mi disse con un tono più calmo.
"Sai bene che sono per metà Orissiano, e come tutte le Orissiane che si rispettino anche mia madre ha fabbricato un nodo della parola per suo figlio" dissi io mentre rigiravo tra le mani quella specie di rosario composto da ventuno grani verdi e terminante con un pesciolino metallico, su tutti i grani c'erano i nomi delle persone più importanti per me e delle preghiere speciali per proteggermi, erano rimasti liberi solo i grani su cui avrei dovuto incidere i nomi di mia moglie e dei miei figli. Era stato il primo regalo di mia madre per me quando ero nato.
"È fatto davvero bene, un regalo amorevole" disse Sibilla.
"Tu hai visto il mio. Potrei vedere il tuo?" chiesi.
"Io non ne ho... mia madre è morta prima di farmene uno" ne rimasi stordito e maledì la mia lingua.
"Mi dispiace" dissi.
"Non serve, è accaduto molto tempo fa e forse è stato meglio per lei" rispose.
"Cosa vuoi dire?" chiesi.
Sibilla mi guardò senza rispondere, era lo stesso sguardo che aveva assunto la sera in cui ci eravamo rivelati i poteri a vicenda alla Lancia d'Argento sulla Iupotor.
"Centra qualcosa il mondo che hai sognato? Quello che il Fondatore ci ha mostrato?" non potevo più fare a meno di chiederglielo e penso che lei avesse bisogno di raccontare qualcosa.
"Ti ricordi quando ti ho detto che i miei genitori sono morti?" mi chiese.
"Sì, certamente" risposi.
"È accaduto molto tempo fa, quando mio nonno Orus, l'Unico lo abbia in gloria, era ancora in vita e Re dei Re sopra Orissia. Poco prima della mia nascita uno dei satrapi che governavano le differenti parti del Gran Reame si ribellò e tentò di farsi un proprio regno. Mio zio Merus, l'Unico gli dia lunga vita e prosperità, comandò una spedizione che mise presto in fuga le armate ribelli con lui c'era anche un suo amico, un vero e proprio fratello per lui: il generale Farus Lotorione, mio padre. Ad un certo punto il satrapo traditore si rifugiò su un mondo chiamato Lur Monga.... dodici miliardi di abitanti, cento sette grandi città. Un mondo florido e prosperoso. I suoi abitanti erano praticamente in ostaggio dei ribelli e il Vasilus Orus ordinò a mio padre e a suo figlio di assediare Lur Monga e attendere il suo arrivo per risolvere la questione senza nuocere agli abitanti del pianeta. L'Unico conservi in gloria la sua anima...." Sibilla faceva delle preghiere per suo nonno e suo zio delle interruzioni necessarie perché cominciava a lacrimare, però aveva bisogno di continuare.
"Cosa accadde dopo?" chiesi io.
"Mio padre perse il controllo..... aveva avuto molti amici morti durante la guerra, suo fratello era morto ucciso dai ribelli e anche...... anche...... anche se lo aveva già vendicato..... sparò un nucleo rosso sul pianeta....." ora Sibilla era in piedi e piangeva, piangeva lacrime amare.
Io mi alzai, ero un po' barcollante ma mi reggevo in piedi.
"Morirono tutti- continuò Sibilla dopo essersi un po' calmata- dodici miliardi, e i veri nemici non erano neanche un centesimo di quelli presenti sul pianeta. Mio padre fu messo a morte da mio nonno per il suo crimine e il suo nome dannato. Mia madre cadde in depressione e dopo la mia nascita, quando fu chiaro che non poteva nemmeno toccarmi.... la prese per una condanna, un segno che io e lei dovevamo pagare il terribile peccato di mio padre..... non resse e si tolse la vita."
Era voltata rispetto a me, però stava piangendo. Le misi lentamente le mani sulle spalle, volevo confortarla e credo che qualche effetto ci fu perché mi prese una mano singhiozzando lentamente più lentamente.
"Mi dicevano che..... che il fuoco con cui mio padre aveva bruciato le anime di Lur Monga scorreva nelle mie vene, come punizione per il suo delitto....."
"Questo non è vero! Nessuno ottiene qualcosa per i peccati di qualcun altro. Tu non sei dannata!"
"Ah no? E allora cos'è questo? Il vivere costantemente senza nemmeno poter toccare i propri cari, essere sempre chiusi in una corazza perché qualunque cosa tocchiamo brucia.... non è un Inferno secondo te?"
"Quindi anche io sono dannato secondo te?" chiesi. Eravamo faccia a faccia.
"Io.... credevo davvero di esserlo..... mi sentivo molto in colpa per questo perché ho sempre vissuto nel lusso, non mi è mai mancato niente nella vita e ci sono persone che hanno subito molto di peggio" disse cominciando ad evitare il mio sguardo.
"Gli altri e le loro disgrazie non hanno alcuna importanza: è di te che si sta parlando.... è di noi che si sta parlando...."
Tornammo a fissarci negli occhi e Sibilla mi rispose: "Io credevo davvero di essere dannata.... poi ho scoperto che forse c'era un altro motivo per cui avevo ottenuto tutto questo."
Aprì la mano e si accese una palla di fuoco grande quanto un palmo. Io iniziai a far volare il mio kombloi e a farlo roteare. Credo che quel giorno si sia accesa una nuova stella.

Le memorie dell'Imperatore CarosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora