Il diritto dello Jarl

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Mi svegliai agitato nella mia cabina, ero abituato a queste visite soprannaturali ormai, però quel particolare incontro mi aveva lasciato piuttosto agitato.
Quando uscii nei corridoi della nave Ergesius era già in piedi ad aspettarmi, non osava nemmeno andare a fare colazione senza di me.
"Signore- disse- buongiorno. Dormito bene?"
"Abbastanza" risposi dirigendomi verso il vano ristorante.
"È curioso ma la nave sembra aver modificato il piano di viaggio saltando sette fermate prima di Studion."
"Ho ordinato che tutte le navi in questa zona facessero così e anche in altre provincie per arrivare prima alle loro destinazioni."
"Ma come scusate?"
"Per coprire le nostre tracce."
"Ma l'ordine..."
"Il legato che abbiamo incontrato ad Abacuc mi ha dato molte cose, tra cui i codici per accedere ai miei nuovi conti e ai capitali sulle rendite dei mondi della Bolla Colchide..."
"Avete corrotto alcuni dirigenti della compagnia a cui appartengono queste navi?"
"No, ho comprato direttamente la compagnia... mi sembrava più pratico."
Dopo aver mangiato ci preparammo allo sbarco su Studion.
Era un bel pianeta con un grande oceano che circondava cinque continenti di cui uno molto grande e verde, un immenso territorio pianeggiante al centro del quale era stata costruita Nuova Skalingraad, la capitale dove stavano per radunarsi i sette Jarl e dove stavo per presentarmi io in quanto re.
Quando scendemmo sul pianeta vidi chiaramente che la città era stata costruita in maniera molto primitiva: edifici in metallo, rivestiti di vetro alti anche centinaia di piani con le strade che si muovevano in mezzo ad esse in un caotico conglomerato di metallo e cemento. Davvero da barbari.
Ma quei barbari mi servivano.
Durante il viaggio avevamo ricevuto notizie secondo cui Mirus era riuscito a convincere il legato Robbius a schierarsi sul campo con i Sileiani, ma i traditori stavano raccogliendo nuove forze. Leriano era arrivato su Rovia, mia nonna lo aveva accolto come mio messaggero e stavano continuando ad affrontare i Sileicidi sul piano politico e accademico per evitare che la loro propaganda contaminasse gli studenti e gli altri giovani. Per fortuna le loro menzogne non sembravano aver attecchito molto.
Sibilla non era più su Ctefo: stava viaggiando per il Gran Reame a raccogliere alleati per qualcosa di nuovo.
La navicella con cui stavamo scendendo atterrò sullo spazioporto della capitale senza problemi e senza che qualcuno si aspettasse di vedermi scendere. Avevo tolto la maschera, il mio volto era riconoscibile e fu così che iniziai la mia partecipazione alla guerra civile: scendendo da un aereo senza maschera.

Il Palazzo del Popolo dei Vagnar era una struttura molto appariscente: un edificio alto settantasette piani, con finestre in vetro riflettente che rendevano difficile guardarlo durante il giorno a causa della luce riflessa. I Vagnar avevano apposto la Stella a Nove Raggi sopra l'ingresso per testimoniare la loro appartenenza all'Impero. Si era radunata una grande folla davanti al palazzo, non solo per l'arrivo degli Jarl, ma anche perché si era diffusa la notizia che, per la prima volta, il re dei Vagnar era arrivato su Studion.
Ovviamente nemici e alleati ormai avevano saputo dov'ero ed era parte del mio piano. Se avessero cercato di attaccarmi lì i Vagnar sarebbero scesi selvaggiamente in guerra... magari i Sileicidi ci avessero provato.
Fu facile trovare un autista che ci portasse al Palazzo del Popolo, difficile fu riuscire ad entrare superando la folla prima che si avvicinasse all'ingresso. Le guardie all'ingresso mi fecero entrare prontamente, molto sorpresi e onorati, alcuni euforici.
Quel grande oceano di emozioni era assordante, ringrazia i priori che mi avevano insegnato la disciplina e la concentrazione anche se per poco non rimasi assordato.
Una volta entrati venne verso di noi un uomo anziano, vestito di nero con una barba lunga e all'apparenza incolta. Era un simbolo della sua autorità in verità poiché quello era il vescovo di Studion, l'autorità che presidiava le istituzioni pubbliche assenza del re.
"Cosa sta succedendo?- chiese il vescovo- Chi siete?"
Era agitato per i disordini che stavano accadendo in vista dell'assemblea degli Jarl e di certo non credeva che il pretendente al Soglio Imperiale fosse arrivato a chiedere un aiuto.
Ergesius si fece avanti, fece un inchino e mi indicò dicendo: "Vostra eminenza, si presenta al cospetto della vostra persona e dell'onorevole assemblea degli Jarl dei Vagnar Octopon Vandor Caros Aedifus Orissio Sileus, serenissimo e onorevolissimo signore, duca di Crator, Principe di Ctefo, re dei Vagnar, Coimperatore, Cavaliere dalla dignità imperiale, vostro sovrano."
Mi feci avanti e mi presentai: "Io sono il prediletto di Sileus, il suo erede. Sono venuto in quanto re dei Vagnar per guidarvi in ciò che ha da venire."
Inutile dire che il vescovo Brunig VII era a dir poco sorpreso, volle che la mia identità venisse confermata: scansione della retina, del genoma e delle impronte digitali. Solo dopo mi fece dei saluti ufficiali.
"Vostra maestà imperiale- disse con un inchino- benvenuto su Studion, patria dei Vagnar nell'Impero Roviano."
"Grazie eminenza. Avrei voluto annunciare il mio arrivo in vista dell'assemblea ma non mi è stato possibile."
"Lo comprendo pienamente maestà. Immagino vorrete parlare all'assemblea per chiedere supporto per la guerra."
Non era sorpreso e nemmeno deluso.
"Ne siete contrariato eminenza?"
"Certo che no... anzi! Credo che se non spronate i Vagnar a dare il loro contributo subito avranno meritato di perdere tutto quello che possiedono grazie all'Impero."
"Vi prometto eminenza...che non lo permetterò" dissi.
Io ed Ergesius portammo i bagagli nel mio attico. I Vagnar ci tenevano che il loro re stesse comodo e lì avevo un posto sicuro dove misi l'Occhio dell'Eternità. Feci un ultimo controllo prima di presentarmi alla riunione. Il giorno su Studion durava solo 10 ore, di cui sette al buio in inverno e sette di luce in estate. Esistevano solo l'estate e l'inverno su quel mondo ed era in pieno periodo invernale. Fu un vero peccato perché in quel momento era notte e speravo di vedere un panorama illuminato dal giorno dopo tanto tempo passato nello spazio.
Ergesius si sistemò in una stanza adiacente al mio attico in attesa della riunione. Non avevamo tempo di riposare: la riunione annuale degli Jarl era una ricorrenza importantissima che non ammetteva rinvii.
Quando scesi nella sala del consiglio non rimasi particolarmente stupito: si trattava di una grande camera semicircolare, come un teatro con pareti color oro. Gli Jarl e i loro seguiti composti da segretari, capi militari e consiglieri prendevano i loro posti intorno al palco su cui si trovava il pulpito per l'oratore e il tavolo del vescovo e dei ministri di Studion che amministravano quel popolo in nome del loro re e dell'Imperatore. Uno dei servi del vescovo Bruning venne verso me ed Ergesius chiedendoci di seguirlo fino ai nostri posti da dove avremmo seguito la riunione.
"Signore...esattamente cosa dobbiamo fare?" chiese Ergesius.
"Quando scriverai questa parte della storia amico mio, riporta che ho domato gli Jarl con lo sguardo."
Dovevo dire questo perché i capi dei Vagnar rispettavano soltanto chi li guardava e sosteneva il loro sguardo.
Avanzai sentendo le voci e le emozioni, i pensieri di chi mi guardava e mi riconosceva. Tutti loro sapevano chi ero e perché ero venuto.
Da sempre il re dei Vagnar trovava la sua forza nel sostegno degli Jarl poiché essi, malgrado la lealtà dovuta, avevano il diritto di disporre come volevano delle loro forze. Benché avessero giurato a Sileus di seguire sempre il legittimo Imperatore questo elemento della loro cultura non doveva essere sottovalutato.
Gli Jarl presenti, i sette di quel tempo erano tutti uomini, ma era solo una coincidenza. Non è raro che una donna ascenda a quel ruolo.
Il vescovo Bruning si alzò a salutarmi e mi invitò a sedere accanto a lui sul palco. Prima di accomodarmi strinsi la mano a tutti i ministri del popolo Vagnar. Erano vestiti come i Roviani e in effetti avevano studiato presso l'Accademia Palatina apposta per amministrare efficacemente la provincia abitata dal loro popolo.
Quando arrivò l'ora prevista il vescovo si alzò e si diresse al pulpito al centro del grande palco e richiamò il silenzio della folla. Gli Jarl si alzarono silenziosi e tutti insieme iniziammo l'assemblea con una preghiera.
Dopo aver invocato la benedizione del Padre Divino su di noi il vescovo diede inizio all'assemblea con questo discorso: "Fratelli carissimi, Jarl delle sette tribù del popolo Vagnar, siamo qui riuniti come ogni anno per ricordare e decidere le sorti della nostra gente. Quest'anno indossiamo il nero per commemorare la morte del nostro Imperatore Sileus, ucciso da coloro che non hanno voluto ripagare la sua generosità per invidia della sua forza- tutti gli Jarl presenti provarono una profonda rabbia: l'aver ricevuto la cittadinanza roviana e altri eventi passati li avevano resi molto leali a Sileus- per questo motivo è qui presente il nostro re acclamato Caros di Rovia, erede di Sileus da lui designato per essere il suo successore. Colui che ha riscoperto Terra oggi parlerà a tutti noi, in questo momento molto difficile per il nostro e per tutti gli altri popoli."
Mi alzai e mi diressi al pulpito, dopo un piccolo inchino al vescovo mi misi sul pulpito e fissai uno ad uno tutti i presenti. Uomini e donne forti, barbuti, con occhi di ghiaccio e alcuni addirittura divertiti.
"Onorevolissimi membri di questa augusta assemblea- dissi- sono qui a chiedere la vostra lealtà, poiché Rovia vi è stata sempre leale e oggi chiede il vostro supporto. Io chiedo il vostro supporto. Io sono Caros Sileus, io sono il re dei Vagnar perché voi mi avete accettato come tale il giorno della mia nascita per volontà dell'Imperatore, senza il quale il vostro popolo sarebbe scomparso da tempo.
Noi tutti facciamo parte dell'Impero fratelli e sorelle, miei concittadini e l'Impero oggi è in guerra. Noi siamo in guerra e oggi io vengo a voi, mi rendo conto per la prima volta, a chiedere il supporto dei valorosi guerrieri e delle potenti armate di cui il vostro popolo dispone per costringere alla resa i traditori...gli assassini di Sileus, i cosiddetti Sileicidi. Mentre noi parliamo essi radunato le loro forze e so che alcuni stranieri sono decisi a fornirgli presto rinforzi e sostentamento. Se ciò accadrà essi potrebbero sconfiggere i Sileiani, coloro che sono fedeli a Sileus e far cadere l'Impero spezzando e bruciando tutti i successi e le opere che sono state ottenute con l'opera dell'Imperatore. Tutto ciò vuol dire che anche voi sarete in pericolo e potreste finire circondati, oppressi e schiacciati da quei criminali che vogliono solo ridurre in schiavitù per mezzo del loro denaro e della loro ipocrisia tutti i popoli. Essi vogliono costringervi a negare ai vostri bambini il diritto di nascere, ad impedire che la moralità sia superiore agli interessi, inculcare ai vostri figli la perversa idea che avere è più importante di essere e che o sei un dio o non sei niente.
Se voi non venite con me... se voi non intervenite con me a difesa della vostra vita...presto tutti voi e i vostri figli la perderete.
Voi sapete che sono venuto qui a chiedere la vostra lealtà e il vostro sostegno... a molti di voi chiedo anche il sacrificio... che sono pronto a compiere.
A voi la decisione come è giusto illustri Jarl."
Detto questo rimasi in silenzio e aspettai.
Gli Jarl, seduti in prima fila, parlavano tra loro e si scambiavano opinioni e commenti. Dicevano e pensavano che dovevano andare in guerra. Alcuni dissero che me lo dovevano in quanto re e nuovo Fondatore, uno di loro diceva che avrebbe combattuto volentieri per fermare la pericolosa minaccia che erano i Sileicidi. Uno di loro si alzò e chiese la parola. Il vescovo mi fece un cenno e io mi feci da parte. Quel uomo molto alto, robusto con lunghi capelli bianchi e il naso rotto, si fece avanti, salì sul pulpito e trasse un profondo respiro.
Si trattava di Jarl Vlad, il capo della potente tribù degli Algarmini, un comandante molto rispettato nel suo popolo e anche temuto. Era sempre stato critico nei confronti dell'Impero pur non dimostrandosi mai ingrato per le concessioni e i servigi resi al popolo dall'amministrazione imperiale.
"Fratelli e sorelle, lupi delle stelle...il nostro nome significa questo in effetti: noi siamo i lupi degli astri e onestamente trovo molto difficile accettare che il popolo Vagnar sia chiamato a seguire...uno straniero che un altro straniero ci ha spinti a chiamare nostro re in cambio di un pianeta. Chi è costui? Chi è Caros e chi era Sileus? Noi non siamo Roviani, non siamo nemmeno Valeriani. Noi siamo i Vagnar, il popolo che doma le Spirali Esterne e che osserva l'Abisso senza farsi sopraffare dalla paura.
Certo, io non sono uno sciocco: so bene che Sileus era un uomo potente e degno e che fu leale verso il nostro popolo. Ho avuto il privilegio di conoscerlo una volta e ammetto di essergli grato per molto. Ma ormai Sileus è morto e ora questo ragazzo, venuto dal caldo Nucleo, che non ha mai visto l'Abisso dove non esistono costellazioni, viene qui, proclamato nuovo Fondatore da noi atteso e ci chiede di portare le nostre navi e il nostro popolo in guerra contro un nemico potente. In tutta coscienza io non lo posso appoggiare e devo invitare voi a fare altrettanto.
Certo, non siamo mica degli stupidi: sappiamo fin troppo bene che gli assassini dell'Imperatore sono nostri nemici e che se vincessero e si impadronissero di Rovia potrebbero anche voler reclamare questo spazio, ma siamo nella condizione di difenderlo, di fortificare i nostri mondi e schiacciare tutti i nostri nemici e le flotte dei nostri aggressori fino a costringerli a lasciarci in pace. Io invito tutti voi Jarl e Vagnar... a fare la scelta giusta e a difendere il nostro popolo invece di mandarlo al massacro."
Si allontanò dal pulpito e io ci tornai.
"Con il dovuto rispetto- dissi- Jarl Vlad non sa di cosa sta parlando! Il nemico per ora dispone di forze regolari, ma se dovessero vincere i legionari si schiereranno con loro e il numero di navi da guerra che assalterà i vostri mondi sarà tale da oscurare le vostre stelle e i loro colpi saranno stelle per voi. Io sono qui a chiedervi assistenza perché i Sileicidi possono vincere la guerra e presto lo faranno perché stanno per ricevere rinforzi da altre forze esterne e se l'Impero si dovesse sgretolare molto presto anche gli Orissiani potrebbero invadere questo lato della Via Lattea...e cosa farete quando le truppe del Gran Reame arriveranno per farvi inginocchiare al cospetto del Vasilus o morire? Legioni o Reggimenti, Mattone o Vasilus, Redentore o Zedub. Questa è una scelta che dovete fare adesso."
Gli Jarl sembravano disposti a schierarsi con me, ma Vlad era il più ricco tra loro e disponeva di una notevole milizia personale.
"Non schiereremo il nostro popolo, non permetterò che la mia gente sia mandata a morire" mi disse con forza.
"Io sono il re dei Vagnar e ti chiamo a combattere per vivere grande Jarl!"
"Tu non hai meritato di essere il mio re ragazzo e lo dimostrerò! RECLAMO IL DIRITTO DI SFIDA!"
Il diritto di sfida...sapevo che poteva succedere. Si trattava di una rivendicazione che poteva fare solo uno Jarl: una sfida che, se vinta, avrebbe costretto il re a rispettare la volontà del vincitore e a sovvertire un suo ordine. Benché molti criticassero Vlad e si opponessero alla sua richiesta non era possibile negargli il suo diritto.
Il vescovo fu costretto ad esporre un grande cratere da cui un uomo scelto tra il pubblico estrasse una sfera su cui era incisa la sfida richiesta: il volo di Studion.
I Vagnar sono sempre stati amanti degli sport e intorno al pianeta si trovavano diverse strutture e installazioni per questo scopo, un esempio era una serie di grandi satelliti a forma di cerchi, sette file di dodici cerchi ciascuno che servivano da pista: segnavano un percorso per permettere delle gare di velocità di piccoli veicoli spaziali intorno a Studion. Era un evento sportivo molto seguito e molto pericoloso.
"Questa è una vera pazzia" mi disse Ergesius la mattina dopo la riunione mentre salivamo sulla nave che ci potava nella struttura di partenza.
"Si tratta di un'altra cultura amico mio che va rispettata" risposi. Indossavo la mia toga rossa e blu con le seste dee che mi aveva regalato Leriano. Mi dicevo continuamente che Mirus se la sarebbe cavata meglio di me, ma quella era la mia sfida e io dovevo fidarmi del mio destino.
Dopo essere arrivato sulla stazione iniziale fui ricevuto dal vescovo che era davvero rammaricato per ciò che stava per accadere.
"Se è necessario per la patria e il bene dei miei popoli eminenza io sono pronto. Sia fatta la volontà del Padre Divino in ogni caso" risposi mentre arrivava lo Jarl con il suo seguito; indossava una tuta di un verde opaco, quasi grigio, con lo stemma del suo casato impresso sul petto: un grande fenrir, lupo discendente di alcuni canini terriani importati su Studion. Era una sorta di lupo dal tipico pelo marrone o scuro, lungo cinque metri, alto due e dotato di quattro occhi, due convenzionali e due capaci di vedere l'infrarosso. Un predatore terribile.
Io e lo Jarl eravamo stati dotati di due navicelle da corsa disarmate e molto veloci; avevano una forma ad U con la cabina di pilotaggio circolare collocata in mezzo ai due bracci che contenevano i propulsori di manovra. Avevo già usato mezzi simili in passato, ma mai per una gara.
Chissà perché ovunque andassi mi ritrovavo sempre con una sfida da portare a termine.
Non c'era tempo da perdere, tutti volevano la corsa e basta. Porsi la mano allo Jarl che la strinse cercando di stritolarmela, non si aspettava la mia stretta. Fummo ammoniti sulla necessità di seguire il codice della gara che prevedeva la sospensione in caso di minacce estrarne quali attacchi da parte di navi o caccia, di non mettere in pericolo la vita del proprio avversario e di muoversi secondo la posizione degli anelli. Sarebbe stata una cosa che avrei ricordato.
Le navicelle erano agganciate a delle morse magnetiche che ci avrebbero sganciati al momento della partenza...in quel momento, quando afferrai le leve che, mosse in tutte le direzioni, mi avrebbero fatto compiere i movimenti tridimensionali e osservai l'abisso in quella gabbia di metallo e cardonite che mi separava dal vuoto assoluto...mi accorsi di essere terrorizzato.
"Io so chi sono, tu sai perché lo faccio...sii con me" dissi.
Il Canto della Creazione mi ridiede pace e io fui di nuovo pronto.
Guardai a destra osservando la navicella dello Jarl Vlad, vidi che anche su di essa erano riprodotti i simboli della sua famiglia. D'improvviso un ologramma, dei numeri da dieci a...
Zero.
Partiti.

Le memorie dell'Imperatore CarosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora