La poesia del Re dell'Abisso

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Il palazzo era nel caos, ordinai che le principesse venissero imbarcate e mandate in un altro rifugio da loro conosciuto in un'altra regione del pianeta.
"Octopon dobbiamo andare anche noi!" disse Mirus.
"Sai bene che io non me ne vado di qui senza....."
Fui interrotto da Mirus che estraeva due magnifiche pistole lec donategli da suo padre e le attivava.
"Ergesius vai con loro- dissi- tu e Leriano dovete portare le principesse al sicuro e alla prima occasione salirete sulla Saulus!"
"Ma intanto dove le dovrei portare?"
"Conosciamo il rifugio- disse uno dei servi delle principesse- darò le coordinate al pilota."
La sua mente mi diceva che non era tra i traditori. Feci un cenno e l'uomo salì a bordo. La navicella decollò e si diresse verso l'orizzonte.
Io e Mirus ci avviammo verso l'ingresso.
"La Sala delle Fiamme non è lontana, in caso di attentato quello è il posto più sicuro del intero Surif. Dobbiamo raggiungerla!"
"Ammesso che siano già là dentro" disse Mirus mentre ci avviavamo attraverso il corridoio con il ritratto del progenitore dei Lyriani.
"Dove sono le guardie?" chiese Mirus.
"Probabilmente stanno convergendo sul Vasilus come noi" dissi io.
"A dire il vero sono già con lui ma sono solo un terzo del totale" disse la voce di Leriano dai comunicatori sui nostri bracciali.
"Ma cosa?" chiese Mirus.
"Speravate di esservi liberati di me vero? Delinquenti! Come vi siete permessi di liquidarmi così?"
"Ma stai parlando dalla navicella?" chiesi io sorpreso benché stessi parlando con un genio.
"Mi sono collegato al sistema informatico interno del palazzo. Non sono bravo a sparare ma vedo sia voi che gli altri. Per ora avete via libera" lo avrei benedetto quel geniaccio.
"Dimmi esattamente dove andare per evitare gli attentatori!" dissi.
"C'è un problema: posso identificare voi due e vedere se qualcuno si avvicina ma non so se sono amici o nemici" disse Leriano prima di indicarci una grata che ci avrebbe fatto passare nei condotti con cui avremmo acceduto al perimetro della Sala delle Fiamme.
"Un giorno dovrai spiegarmi come fai" disse Mirus mentre iniziava a strisciare. Il condotto era stretto e fatto interamente del sidermo arancione di cui era composto l'intero palazzo, era fatto apposta per consentire il passaggio dei tecnici ma questo non lo rendeva più comodo.
"Ognuno usa i doni che ha" dissi io.
"E il fatto di aver fatto amicizia con il Maestro Ingegnere del Gran Reame è molto utile" disse Leriano iniziando a indicarci destra, sinistra, destra, sinistra... finché non arrivammo ad un'altra stanza senza guardie, una specie di salotto, una sala d'attesa accanto alla sala del trono.
"Allora geniaccio dicci come siamo messi" dissi mentre Mirus si stiracchiava.
"Ci sono circa duecento persone dentro la Sala delle Fiamme, e mille uomini lungo il perimetro, ma la Sala è sigillata. Nessuno entra e nessuno esce" mi rispose la voce dal comunicatore.
"Sei sicuro che non abbiamo aggressori alle calcagna?" chiese Mirus.
"Non nelle immediate vicinanze, ma ci sono degli spari. Stanno combattendo un po' per tutto il palazzo."
"Leriano dobbiamo entrare in quella sala immediatamente!"
"Credo di poter fare qualcosa con...."
Un lampo di luce, una sensazione di vertigine e la nausea. Detesto il teletrasporto, ma quel giorno fu appropriato.
Ci voltammo lentamente vedendo i Diecimila e Merus seduto sul suo trono più sorpreso di noi.
"Geniaccio.... ottimo lavoro!"
"Cosa ci fate qui?" chiese il sovrano.
"Io vorrei sapere come ci siete arrivati!" disse il generale Artabarus apparso alle nostre spalle.
"Un aiuto da un genio" disse Mirus.
"Sibilla mi aveva detto che sei un Roviano spericolato" disse Merus.
"Da ricordare che sono per metà Orissiano."
"Non sembra proprio- disse Artabarus- visto che vi siete introdotti qui in trappola."
"Se mi succede qualcosa tutto l'Impero entrerà in guerra contro questi attentatori.... io prego perché non siano così stupidi" risposi.
Non so se fu una buona idea quell'affermazione, ma scatenò dei picchi emotivi che mi furono utili per capire che non c'erano minacce imminenti nella sala. Fui però paralizzato dal fatto che Merus voleva uscire: alcuni membri della sua famiglia erano ancora all'esterno.
"Leriano mi sai dire se c'è qualcosa di particolare nel palazzo.... per esempio un incendio?"
Leriano ci mise qualche secondo prima di dirmi che c'era un piccolo incendio vicino ai giardini che separavano gli appartamenti dei Lyriani dalla Sala delle Fiamme. Cosa strana era che non c'era incendio sulle piante e sui prati, era come un muro che separava due gruppi di persone.
"Sono lassù nel giardino vero?" chiesi.
"La mia regina e Sibilla non sono riuscite a raggiungerci in tempo, anche alcuni dei miei figli sono con loro. Poche guardie sono riuscite a porsi a loro scorta" disse Merus.
"I traditori ci hanno circondato ma non faranno in tempo a prendere il Vasilus. Questo luogo è inespugnabile e i soccorsi stanno arrivando!" disse Artabarus.
"Non pensate che, così come siamo entrati noi...."
"Avete acceduto al sistema interno solo perché avevate i codici di accesso, che provvederemo a cambiare presto. Dobbiamo avere pazienza per..." così come lui aveva interrotto Mirus, Artabarus fu interrotto da Merus.
"C'È  LA MIA FAMIGLIA LA FUORI!- gridò il sovrano- E io ordino che vengano condotti al sicuro.... lontano dalle grinfie di quegli scellerati...."
"Temo che questo non sia possibile, non abbiamo modo di...."
"Sarinus arriverà a momenti fratello...."
"Mio signore Merus- dissi io- posso parlarti in confidenza per un momento?"
Il Vasilus rifletté qualche secondo prima di farmi cenno di seguirlo, ci avvicinammo al trono e iniziammo a parlare.
"Eccellentissimo... tutto questo è un altro piano vero? Una trappola!"
Merus non pensava davvero di doversi giustificare con me, ma era in ansia per la sua famiglia e avrebbe accettato ogni aiuto possibile.
"Sarinus ha perso quella battaglia perché doveva perderla. Sapevo che la congiura era molto più estesa di quanto si pensava e quando ne ho ucciso i sostenitori i sottoposti sono diventati più trepidanti, così ho simulato una sconfitta e un allontanamento dei Diecimila per far iniziare l'attacco e prendere in trappola i congiurati..."
"Quella nave precipitata in mare?"
"Era il mezzo di fuga dei traditori e uno dei miei satelliti balista ha distrutto la strada principale e con i sigilli alle piattaforme non hanno via di fuga. Mio figlio sta convergendo con le sue forze e quando arriverà il nemico sarà condannato...."
"Ma, Eccellentissimo, non consideravi che la tua famiglia fosse in pericolo!"
"C'è anche mio genero lo shazo Anarius con loro e hanno guardiani di cui mi fido, per non parlare di Sibilla... poiché io credo che tu abbia parlato del suo potere vero?"
Merus non sapeva di me, ma Sibilla gli aveva confidato che l'avevo scoperta. Forse era proprio la mia discrezione a fargli avere fiducia.
"Eccellentissimo, io intendo raggiungere la tua famiglia e difenderla, ma è necessario che tu, illustre Merus, rimanga qui al sicuro."
"Come pensi di poterli raggiungere?"
"Sono arrivato al cospetto dell'Eccellentissimo. Arriverò anche dove....."
Una luce intensa, una vertigine, senso di nausea e dopo mi ritrovai in un altro posto.... Lettor, ti ho già detto che odio il teletrasporto? Nel caso sappi che è così!
"Leriano...." dissi.
"Giusto per non perdere tempo, il fuoco si spegne e il gruppo aggressore avanza!"
Mi voltai e vidi Mirus appena teletrasportato che attivava la sua pistola.
"Andiamo!" disse lui.
Leriano ci aveva portati vicino al giardino, ma non oltre gli aggressori.
"Quanti sono?" chiesi.
"Diciotto- disse Leriano- sono sulla soglia davanti all'ingresso del giardino, c'è uno scontro a fuoco in atto."
"Non abbiamo un modo per aggirarli?" chiese Mirus.
"No. Potete solo prendere un corridoio con cui arrivare alla loro destra."
Poco dopo arrivammo in vista del grande corridoio che conduceva al giardino. Il fumo era intenso ma potevamo vedere abbastanza chiaramente.
"Octopon- disse Mirus- io li tengo a bada in modo che tu possa prenderli al fianco."
"Mirus.... io non ho mai ucciso nessuno!" dissi dopo averci pensato per la prima volta da quando era iniziato il conflitto.
"Vorrei dirti che è facile, ma non è così. Pensa a sparare e colpire, e ricorda perché lo fai!"
Feci un sospiro, strinsi la mano al mio amico e guardai dietro l'angolo. Non si vedeva nessuno con tutto quel fumo, ma si vedevano le folgori lec e gli spari si udivano molto chiaramente.
"Ricorda che abbiamo un Impero da costruire amico mio!" dissi.
"Non ho intenzione di andarmene oggi! Non farlo nemmeno tu!" mi rispose prima di piegarmi in avanti e correre verso il secondo corridoio. Con il mio potere percepivo che ora erano diciassette uomini anche se c'era qualcosa che non capivo... sembrava che non volessero la regina ma qualcun altro.
Con il mio potere spostai il fumo e arrivai al corridoio. Con le indicazioni di Leriano arrivai all'angolo del corridoio e vidi l'incendio. Gli aggressori indossavano abiti di servitori di palazzo, fui sorpreso nel vedere tre Borei, abitanti di un mondo estremamente rigido che, ormai per tradizione, si impiantavano dei dispositivi cibernetici per la sopravvivenza in ambienti estremi, quello che sembrava il loro capo aveva una grande maschera con filtro per la respirazione impiantata sulla bocca, il fumo non era un problema per lui ma non poteva avanzare senza i suoi uomini.
Mi concentrai sul fumo e feci in modo che si concentrasse sui volti di quegli uomini. Mirus iniziò a sparare e colpì alla schiena uno dei Borei, ma servì solo a farlo voltare. Era corazzato.
Alcune folgori lec vennero da dentro il giardino e uno dei traditori cadde a terra. Il capo dei Borei gridò qualcosa nella sua lingua e sparò all'impazzata verso l'interno, avevo in mano una pistola lec e mirai. Sparai colpendo il suo mitragliatore lec. Fu sorpreso per alcuni secondi, poi li colpì tutti scaraventandoli sulla parete opposta.
Avevo pochi secondi e ne approfittai per saltare oltre le fiamme, ma una folgore lec colpì il pavimento accanto a me.
"FERMI.... FERMI.... MI MANDA IL VASILUS!" gridai.
Per fortuna qualcuno mi capì perché i Diecimila asserragliati nel giardino abbassarono le armi. Vidi Sibilla che mi faceva segno di avvicinarmi. Iniziai a correre verso di lei quando percepii qualcosa....  ma non feci in tempo a capire l'emozione che avevo appena sentito perché sentii un dolore enorme alla spina dorsale. Ero stato colpito da una folgore lec, per fortuna indossavo la mia toga che assorbì l'energia del colpo, facendomi rimanere stordito. L'ultima cosa che vidi fu il volto di Sibilla lontano, mentre sentivo qualcuno che mi sollevava.
Quando mi risvegliai ero ammanettato accanto a Mirus alle panche di pietra del giardino, la regina e Sibilla erano inginocchiate e con le mani legate dietro la schiena. Tutti i servitori e le guardie che avevano cercato di difenderle erano a terra morti.
Riconobbi il principe Turasus, era stato portato al centro del giardino e incatenato. Al bambino era stata tolta la camicia e ora era inginocchiato a torso nudo e una donna dai lunghi capelli neri gli stava tracciando dei tatuaggi misteriosi sul corpo.
Un giovane uomo, alto, biondo e vestito come uno shazo con un lungo abito blu camminava intorno a lui, recitando dei versi blasfemi che ebbi l'orrore di riconoscere.
Sapevo che quello era lo shazo Anarius, il genero di Merus. Era il responsabile della congiura ma la sua mente mi faceva capire che era completamente pazzo.
"Ci riuniamo oggi- disse Anarius- per vendicare i torti subiti, per restituire giustizia e dignità al nostro signore! Con il sangue di un figlio del valore mostreremo la devozione della nostra gente e di coloro che sono morti per rendere possibile questo giorno glorioso."
Gli uomini acclamarono ad Anarius e la donna fece un cenno a quest'ultimo per dirgli che Turasus era pronto.
Anarius estrasse un minuscolo coltello realizzato con un materiale scuro che sembrava ossidiana e gridò qualcosa che mi lasciò sconvolto: "ONNIPOTENTE ZEDUB, PRINCIPE DI ZOTALO E DIO DEI NOSTRI PADRI, OGGI CI RICONGIUNGIAMO A TE!"
"Zedub signore di Zotalo ascoltaci" dicevano gli uomini chinando il capo.
"L'IRA TUA ZEDUB PUÒ RIDURRE IN CENERE INTERI MONDI, LA TUA SAPIENZA PUÒ COSTRUIRLI. ACCETTA LA NOSTRA SUPPLICA SOVRANO DEL MONDO NERO! ONORE A TE ZEDUB CHE CI DARAI LA GALASSIA IN CAMBIO DELLA CARNE DELL'UMANITÀ CHE NOI TI DAREMO OGNI GIORNO...."
"Zedub, signore di Zotalo, ascoltaci."
"E cominceremo da questo discendente del popolo che ti imprigionò" disse infine Anarius avvicinandosi al piccolo principe che era paralizzato dal terrore.
"Zedub.... GUIDA LA MIA MANO!"
Ma furono le mani mie e di Sibilla a muoversi dopo che il nostro potere ci ebbe fatto spezzare le manette. Il mio potere scaraventò lontano Anarius, mentre quello di Sibilla ridusse il suo corpo in cenere prima di toccare terra.
Proprio in quel momento un gruppo di Diecimila entrò sparando all'impazzata uccidendo i Borei e altri aggressori. Anche la donna dai capelli neri fu colpita e cadde a terra. Io e Sibilla ci facemmo avanti per liberare Turasus e ci accorgemmo che stava parlando, stava facendo un piccolo discorso a bassa voce. La sua mente era molto confusa, forse lo avevano drogato.
La donna zotalita sdraiata a terra stava soffrendo, ma i soldati non le avrebbero permesso di morire, due di loro la sollevarono e iniziarono a trascinarla portandola a far curare le sue ferite prima di interrogarla. Mentre la portavano via guardò verso di me e disse: "Fondatore.... Lui sta arrivando.... arriva per te!"
Il piccolo Turasus delirava ancora, diceva parole terribili che non si udivano da cinquanta millenni.

L'Orbe Natio, della vita splendore,
per la crudeltà degli uomini, in tempi arcaici
fu bersaglio e conquista di un gran terrore.

Nel mondo entrò la morte e il peccato
che lentamente il suo dominio rese un fatto,
Nemico è il suo nome, sul trono suo fisso
è il Re dell'Abisso.

Il suo potere è l'inganno e la lusinga,
nessun'arma eguaglia la sua lingua.

La sua città ha fiamme per mura,
i suoi servi vi entrano e vi escono,
è fonte di rabbia e paura,
e solo i gran peccati in essa accedono.

Ma la fede il Nemico ha sconfitto,
l'Alleanza ristabilita ha portato alla morte sconfitta,
nella sua fossa il Nemico ha seppellito.

Il tempo lo ha riabilitato,
la debolezza dell'Uomo l'ha liberato.

Oggi, come allora, quando ogni speranza sbiadiva
il Re dell'Abisso arriva.

Il Re dell'Abisso arriva.

Le memorie dell'Imperatore CarosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora