L'eredità dei Murani

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Come previsto Sarinus era arrivato con un grande esercito e aveva distrutto la ribellione, rimettendo in sicurezza l'intera città. Fortunatamente non ci furono conseguenze per i civili e mentre l'esercito orissiano riprendeva il controllo del Surif io mandavo un messaggio a Sileus raccomandandogli di inun esercito su Zotalo e di metterlo sotto assedio. Merus sarebbe stato contrario, ma era meglio che anche l'Impero si preparasse e iniziasse a dare la caccia agli adoratori di Zedub. Se quel culto era risorto doveva essere distrutto il prima possibile.
Merus si era completamente ripreso e stava organizzando una vera e propria campagna militare con cui avrebbe riconquistato Ctefo. Con la morte di Anarius i ribelli dell'Alleanza Partiana persero uno dei loro sostenitori segreti più ricchi e importanti.
Le principesse tornarono presto con un Leriano che stava per ricevere un encomio dal Vasilus, come d'altronde Mirus. Io avevo già i miei cinque favori da reclamare per aver salvato Sibilla su Rovia, comunque, in quel momento il Vasilus era impegnato a pianificare la distruzione dell'Alleanza Partiana. Gior-Asia era ancora insediato su Ctefo e il suo esercito era organizzato per attaccare gli insediamenti nelle immediate vicinanze. Ma la situazione era cambiata ormai.
Fui sorpreso quando il Vasilus mi convocò nel suo studio circolare per espormi un piano di battaglia.
Lo vidi seduto sul grande divano rotondo al centro della stanza con le gambe incrociate, la sua mente placida e allo stesso tempo calcolatrice stava meditando e riflettendo sulla campagna da compiere. Fissava un grande schema olografico del sistema della stella Shapur, chiamata anche Sapore, in rosso era indicato Ctefo, il pianeta fortezza.
"Vieni a sederti Caros Vandor" disse.
Era vestito con un pigiama di seta bianca e indossava una vestaglia verde, senza dubbio era molto rilassato.
Al suo comando sorse un altro divano rotondo più piccolo su cui mi accomodai. Devo dire che era difficile stare comodi con i miei abiti piuttosto rigidi, il sovrano se ne accorse ma volle essere gentile.
"Ho letto delle gesta di tuo nonno sul pianeta Albione. Un'impresa storica e difficile" disse.
"Ricordo la prima volta che me ne parlò. Sì è una grande storia" gli risposi.
"Raccontamela come te la raccontò il grande Sileus" disse.
Feci un profondo sospiro e risposi: "La guerra contro i Kelsharr era quasi al termine: le legioni al comando di Sileus avevano ridotto all'osso le armate delle varie tribù. Gli ultimi Kelsharr liberi si erano radunati sotto la guida di una donna, la regina Volucca, una grande guerriera e un'abile stratega. Ma non aveva speranze contro Rovia e contro Sileus. Nel giro di due anni Sileus aveva spezzato le difese dei barbari e Volucca si rifugiò su Albione, la fortezza più inespugnabile di tutta Kelsharr..."
"Descrivimi quel pianeta" disse Merus.
"È un pianeta carbonio, un vero e proprio diamante. Le roccaforti erano costruite dentro alcune caverne presenti sotto la superficie... insfondabile, inattaccabile, inviolabile anche per le armi a fusione, a lec e balistiche. Splendido a vederlo, impressionante nella sua struttura. Sileus sapeva di non poterlo assaltare e così lo strinse d'assedio per diciotto mesi. Sparò dei nuclei rossi sulla superficie rendendo impossibile per gli assediati uscire per diverso tempo. Albione fu ridotto presto alla fame, perché i Kelsharr non possedevano la tecnologia dello scalpello atomico. Vennero però altre tribù, altre flotte, che cercarono di spezzare l'assedio. Non ci riuscirono...."
"E i Kelsharr si arresero definitivamente senza ulteriori resistenze giusto?" disse Merus.
"E ci sono ottimi senatori provenienti da quelle tribù.... tuttavia il pianeta Albione non sarà visitabile per migliaia di anni ancora.... i segni di quella guerra sono ancora indelebili su quel mondo di diamante."
Merus fece un sospiro e mi fece vedere l'ologramma del pianeta Ctefo.
"Anche questo è un mondo fortificato: le città sotterranee sono protette da cupole di diamantifero e sidermo, che rafforzano una già preesistente schermatura naturale di carbonio e laurenzio. I porti e gli arsenali sono corazzati e protetti da una grande quantità di batterie lec ed elettromagnetiche. Le strade tra una città e l'altra sono troppo in profondità per essere sfondate e per inserirsi all'interno della loro rete. Ricorda molto Albione in effetti" disse Merus mostrando la mappa dettagliata del pianeta.
"Qual'è la zona più fortificata?" chiesi.
"Ovviamente Osroa, la capitale del pianeta" disse il sovrano indicando la mappa. La città appariva con una perfetta forma esagonale, costruita su sette livelli con il palazzo dello shazo al centro, nella parte più profonda.
"Eccellentissimo... come si può conquistare una fortezza simile?" chiesi.
"Lo vedrai presto" disse Merus.
La sua mente mi stava dicendo qualcosa di interessante su Ctefo, qualcosa da approfondire.
"Eccellentissimo Vasilus... mi trovo a doverti chiedere qualcosa che altrimenti non credo sarebbe possibile" dissi.
Merus mi fece un cenno da dietro l'ologramma del pianeta.
"Vorrei chiederti il primo dei cinque favori che mi promettesti per aver salvato la vita della principessa della seta Sibilla."
Merus osservava l'ologramma e osservava le città del pianeta più fortificato del Gran Reame.
"Mia madre, Efulsa Murania, non ha mai voluto narrarmi dei miei antenati dalla sua linea. Desidero il tuo aiuto per apprendere tutto di loro."
Merus spense l'ologramma. La sua mente ebbe un piccolo lampo; si aspettava la mia domanda e faceva parte di un piano.... molto orissiano direi.
"Prima di partire con me ti farò parlare con qualcuno che saprà dirti cosa desideri. Meglio però che rifletti su ciò che desideri Caros Vandor...."
Non potevo credere a ciò che stavo percependo; Merus aveva ordinato di farmi incontrare una persona che non avrei mai creduto di incontrare.
"La partenza per Ctefo è prevista tra quattro giorni, in questo momento l'Armata di Fuoco sta già sfondando le linee dei Partiani. Dovrai essere pronto per quel giorno"  disse Merus congedandomi.
Quel giorno non accadde nient'altro di interessante; Ergesius mi aiutò a scrivere un rapporto per Sileus in cui gli raccomandavo di mandare immediatamente delle truppe in massa nel sistema di Malavia e di mettere in quarantena Zotalo. Se gli Zotaliti erano davvero tornati allora era di estrema importanza stanarli.
Quando mi ritirai nella mia stanza pensavo a Sibilla, purtroppo Merus le aveva dato diversi impegni  e non le sarebbe stato possibile incontrarmi almeno fino alla partenza per Ctefo.
Mi misi a guardare il panorama fuori dalla finestra: la città di Chetrala era davvero splendida e la sua gente si muoveva tra le sue luci e le sue strade senza nemmeno chiedersi cos'era appena successo, era davvero interessante la devozione assoluta che quel popolo aveva per il suo monarca. Merus aveva detto agli Orissiani che le esplosioni, la nave precipitata e gli spari dal Surif facevano parte delle attività che il Vasilus aveva messo in atto per il bene del Gran Reame e loro gli avevano creduto senza fare domande anzi, alcuni di loro si erano radunati in una grande folla e avevano intonato un canto e una processione per Merus.
Devozione assoluta, senza il Re dei Re quella nazione era perduta, senza scopo, identità o speranza. La realtà per loro era la parola di Merus, la speranza la sua fortuna.
Stavo per mettermi a dormire quando sentii qualcosa nel Canto della Creazione, qualcosa che conoscevo bene.
"Sono felice di rivederti" dissi.
"Io non ti lascio mai" rispose il Fondatore apparso alle mie spalle.
"Cosa sta succedendo?" chiesi.
Lui osservò il cielo fuori dalla terrazza. Sembrava rapito come me da quella visione.
"Miracoli del Paradiso.... ricevono risposte da prodigi del Inferno...."
"Gli Zotaliti sono davvero tornati?" gli chiesi.
"Il male non se ne andrà mai da questo universo... ne fa parte e gli uomini lo chiamano in tanti modi. Ma non parliamo di questo... non c'è tanto tempo.... devo dirti che su Ctefo troverai qualcosa di prezioso e molto pericoloso e solo tu potrai contenere la potenza che ne deriverà."
"Si può evitare?"
"Solo se non vuoi la rifondazione dell'Impero Universale."
Quella notte dormii pesantemente dopo che il Fondatore se ne fu andato. Non mi aveva spiegato cosa dovevo aspettarmi esattamente, ma non potevo immaginare cosa mi aspettava il giorno dopo.
Quando mi svegliai trovai la solita colazione teletrasportata nella stanza con un messaggio scritto: abiti eleganti richiesti.
Niente domande alla corte dei Lyriani, solo eseguire. Mi vestii con la toga bianca e la fascia rossa della mia podestà, elegante sia per Roviani che per Orissiani. Non sono mai stato un narcisista, ma a furia di dovermi rendere presentabile e impeccabile ero diventato molto attento ai dettagli e al apparire.
Sentii suonare alla porta, Merus non poteva farmi regalo migliore a farmi venire a prendere da Sibilla per condurmi da una persona che era stata convocata per raccontarmi una storia.
"Coimperatore, buongiorno!" mi disse con un sorriso radioso come sempre. Le guardie che l'accompagnavano scattarono sul attenti battendo le alabarde in segno di saluto. Percepivo ammirazione da parte di quegli uomini nei miei riguardi e la gratitudine che riceve ogni uomo che salvi la vita di almeno due membri della loro famiglia reale.
"Principessa della seta, spero stiate bene!" le dissi mostrando con il volto quanto ero felice di vederla.
"Ancora una volta.... grazie per aver salvato la mia famiglia.... per volere del Vasilus, l'Unico gli dia lunga vita e potenza, ti condurrò ad un incontro speciale" disse Sibilla facendomi segno di seguirla.
Mentre camminavamo le chiesi chi avrei dovuto conoscere.
"In verità non lo so. Mio zio mi ha comunicato i suoi ordini per terzi e non mi ha illustrato niente. Però mi ha richiesto di assistere all'incontro... sempre che tu sia d'accordo Coimperatore."
Non avrei mai potuto dirle di no.
Mi condusse in uno dei giardini posti sulle terrazze del Surif che davano direttamente sulla città. Era già in corso il cantiere per la ricostruzione della strada tra il Palazzo Arancione e Chetrala, uno spettacolo affascinante da vedere.
"Tutto organizzato alla perfezione... il Vasilus ha un modo interessante di combattere le sue guerre" dissi.
"Come Sileus quando conquistò Rovia?" chiese Sibilla. Non apprezzava le critiche al suo sovrano e in effetti Merus non aveva fatto niente di diverso da un capo di Stato efficiente.
Non ci fu tempo di discutere ulteriormente perché vedemmo la persona che dovevo incontrare. Era seduta di spalle, con un velo di seta rosa che le copriva il capo e una coroncina d'argento, tutti abiti tipicamente femminili dell'alta società orissiana, capii subito che doveva essere la moglie di uno shazo. Quando fui abbastanza vicino da percepire i suoi ricordi rimasi paralizzato, specie quando quella donna si voltò e mi vide. Era molto anziana eppure si mostrava forte, lo dimostrò alzandosi velocemente in piedi e prostrandosi al cospetto di Sibilla.
Non potevo credere a quello che stavo vedendo, quando Sibilla fece cenno a quella donna di alzarsi vidi con ancora più chiarezza la somiglianza.
"Mi spiace- disse quella donna- ma non ho mai imparato la lingua vilina."
"Non c'è problema" dissi io.
"Sapete perché siete qui signora?" chiese Sibilla.
"So solo che sono stata convocata per ordine del Vasilus, l'Unico lo conservi. Pensavo che volesse parlarmi."
"In verità è con me che dovete parlare" dissi.
Mi guardò con un leggero sorriso... erano tanti anni che aspettava quel momento.
"Le somigli" disse.
Sibilla mi guardò sorpresa, anche lei aveva appena percepito chi era quella donna e non ci poteva credere.
"Ma com'è possibile? Mia madre ti crede morta da anni!" le dissi.
"Non mi è stata data altra scelta se non esiliarmi per dare felicità a mia figlia.... e vedere il virgulto che ne è venuto..... tutte le storie che ho sentito su di te mi hanno fatto capire che ne è valsa la pena."
Mi abbracciò commossa, era più bassa di me e non toccava il mio volto, non le avrei permesso di farlo, non potevo permettere che le venisse fatto del male, perché quella era Iodia Murana, la madre di mia madre.
La strinsi e rimasi senza parole. Aveva molto da raccontare e molto da sentire.
Sibilla decise di lasciarci soli e fece allontanare le guardie e i servi. Io e Iodia ci sedemmo su una panchina del giardino e subito le spiegai che non doveva toccare la mia pelle per il suo stesso bene.
"Curioso... ma non privo di spiegazioni" disse lei. Mi chiese di raccontarle di mia madre, di darle sue notizie.
"Ma perché sei scomparsa? Cos'è successo?"
"È una storia molto lunga e vecchia... ma io ho fatto solo il mio dovere di madre: dare a mia figlia il futuro che meritava. Sono certa che quel Licario l'ha resa felice, lo vedevo che era un uomo buono- mi guardò e sospirò- mi ha addolorato molto sapere della sua morte. I responsabili dovranno pagare caro questo crimine."
"Ma perché il Vasilus Merus ti ha fatto esiliare?"
La sua mente mi diede una storia semplice ma anche brutale sotto certi aspetti.
"Tuo nonno, mio marito Lugius Ben Murano, era uno degli shazi più potenti e onorati del Gran Reame. Fu un maestro del Vasilus Merus, l'Unico lo protegga, e servì come rispettato membro della corte durante il regno di suo padre, il precedente Vasilus. In quanto sovrano di Ctefo e dei duemila mondi della sua satrapia, il mio Lugius era un sovrano tra i più nobili e potenti tra i discendenti dei Valeriani. Quando un giovane funzionario roviano venne in visita presso i nostri confini fu mandato ad accoglierlo e ad intavolare trattative. Anche la nostra unica figlia andò con lui, per fare esperienza del cosmo. Alcuni mesi dopo tua madre mi confidò di essersi innamorata del figlio dell'Imperatore dei Roviani."
"Sileus non ne fu molto entusiasta..."
"Nemmeno Lugius.... perché Efulsa era promessa ad un altro uomo: colui allora destinato a diventare il Re dei Re di Orissia."
Ero sbalordito: "Merus? Mia madre avrebbe dovuto sposare Merus Lyriano?"
"Doveva diventare una sua concubina.... un tributo della nostra famiglia. Mio marito fu messo in grandissima difficoltà e perse il suo posto a corte quando tua madre partì con tuo padre. L'amore della gente di Ctefo per Lugius era tale che nessuno osò pensare di fargli togliere il suo posto.... ma a causa di quella mancanza nessuno shazo intervenne quando Gior- Asia decise di soppiantarlo."
"Vuoi dire che Gior- Asia....?"
"Non ha ucciso Lugius.... lo avrebbe voluto di certo ma non ne ebbe il tempo: quando la congiura fu al suo apice ci ritirammo da Ctefo. Gior- Asia si nominò suo principe divenendo shazo, io e Lugius ottenemmo di poterci ritirare, vecchi, stanchi e senza eredi. Tuo nonno è morto cinque anni fa, ma far credere a tua madre che eravamo entrambi morti era il solo modo per assicurarci che rimanesse lontana, al sicuro.... fino ad oggi."
Aveva le lacrime agli occhi e anch'io.
"E per tutto questo tempo.... sei stata prigioniera?"
"Un esilio necessario. Ma ora forse si può fare giustizia, anche se il Re dei Re di Orissia userà il tuo diritto a suo vantaggio."
Sospirai e riflettei.
"In effetti.... essendo io l'unico erede legittimo rimasto ai Murani...."
"Sei il solo che può scalzare Gior- Asia e rivendicare il trono di Ctefo."
"Diventando un vassallo del Vasilus...."
"E liberatore della nostra gente!"
Mi fissava con uno sguardo serio e pensieri di orgoglio e paura.
"Mi stai chiedendo di..... andare ad uccidere Gior- Asia?"
"È un adoratore di Zedub.... sta bruciando vivi dei bambini mentre parliamo... e il popolo di Ctefo ascolterà solo te, solo tu lo puoi sfidare... il Vasilus, l'Unico lo conservi, ha fatto sì che tu venissi qui...."
"Perché sono l'unico che, in base alla legge orissiana, ha il diritto di reclamare Ctefo e liberare Merus di un pericoloso rivale.
La rabbia mi colse inevitabilmente, ma dovevo mantenere la calma; il Fondatore mi aveva avvertito che dovevo andare su Ctefo, tuttavia pensavo.
"Io non posso rimanere su Ctefo.... sono il Coimperatore di Rovia, ho dei doveri da portare a termine nella mia patria."
"Anche qui sei in patria, potrai nominare un tuo vicario su Ctefo, ma adesso io ti supplico di assumerti le tue responsabilità verso coloro che fanno parte della tua stirpe. Se non salvi tu quella gente sarà sterminata dall'ira del Vasilus, l'Unico lo renda saggio. Gior- Asia non si arrenderà prima di morire e quello sarà il suo destino, che tu lo affronti o no."
Tre giorni dopo io, Mirus e un giovane di Orissia, il nostro pilota, eravamo sulla navetta che ci stava portando a bordo del vascello di Merus, un grande galeone simile alle navi dei Diecimila, ma molto più grande e ornato.
"Fammi riassumere.... tua nonna è viva, era in esilio e adesso il Vasilus l'ha fatta tornare apposta per farle chiedere a te di uccidere questo Gior- Asia, il suo nemico più vicino attualmente, e farti diventare uno shazo?" chiese Mirus sbalordito.
"Sembra che uno degli scopi di Merus fosse proprio questo!" dissi io guardando il vuoto davanti a me.
"Sibilla lo sapeva?"
Domanda maledetta che mi ero fatto anch'io sin da quel incontro, non l'avevo posta a lei, ma essendo immune al mio potere avendo Merus una mente così disciplinata da far emergere un solo pensiero per volta occultando i grandi piani nel profondo del suo pensiero.... non volevo pensarci.... non potevo.
La plancia della nave di Merus era molto simile alla Sala delle Fiamme, con il trono del Vasilus posto in fondo ad essa. Non c'erano rosoni ma una grande sfera olografica che mostrava lo spazio circostante in tutta la sua interezza. Si vedeva tutto ciò che era intorno alla nave e sapevamo di essere ormai in vista del sistema Sapore.
"Eccellentissimo Vasilus Merus, posso chiederti come intendiamo procedere?" chiesi.
"Lanceremo una sfida in base alle leggi di Oromio, Gior- Asia dovrà decidere se affrontarti al ultimo sangue o vedere molti dei suoi seguaci insorgergli contro, la sua influenza si basa sul suo coraggio e il suo onore.... non potrà tirarsi indietro. È un selvaggio e come tale morirà!"
"E se io dovessi fallire?" chiesi.
"Morirai ucciso da Gior- Asia e il popolo di Ctefo subirà la mia vendetta ma non più del necessario, poiché hanno rispettato la legge di ubbidire sempre al loro shazo...."
"Eccellentissimo.... se io muoio, Rovia scenderà in guerra per distruggerti" dissi senza nascondere una velata minaccia. Il sovrano mi guardò con sguardo di sfida.
"Non sei obbligato a combattere Caros Vandor...."
"Sì invece eccellentissimo Vasilus.... devo farlo per quei bambini dentro quel pianeta che attendono una potenza pronta ad abbattersi su di loro!"
"Non sarebbe di certo colpa tua" disse Merus.
"E allora di chi Re di tanti Re?"
Mi allontanai con il Vasilus che tratteneva l'ira sotto lo sguardo fiero e impeccabile ma anche un certo senso di ammirazione.
Mi preparai con la mia armatura da vulnia, l'Arconte si sarebbe battuto ancora con forza, ma questa volta avrei dovuto usare solo l'arma che mi era stata donata da Merus e non le seste dee.
Ero ancora nel mio alloggio quando ricevetti una visita.
"Non devono sapere che sono qui" mi disse Sibilla di soppiatto.
"Non ancora" dissi.
"Non sei obbligato a farlo, mio zio sconfiggerà facilmente Gior- Asia, ormai è abbandonato e  circondato" c'era sincera ansia nelle sue parole, ne ero sicuro.
"Sai cosa accadrà se non lo faccio: gli abitanti di quel pianeta, un pianeta dei miei avi, saranno massacrati per essere stati presi in ostaggio da un terrorista.... no, non lo posso permettere e se uccidere Gior- Asia è il modo per evitarlo allora così sia!"
Mi stavo incamminando verso la porta quando mi fermai esitante.
"Ti prego.... ti prego di non guardare oggi.... non guardarmi mentre divento un assassino...." dissi.
Sentii la sua mano sulla mia spalla, non mi voltai ma ascoltai.
"Non ti lascerei mai da solo" disse Sibilla abbracciandomi.
Respirai qualche istante insieme a lei per poi aprire la porta.
"Parleremo di una cosa molto importante dopo oggi" la salutai così mentre mi avviavo verso la mia meta.
Una navicella mi portò a bordo della stazione spaziale su cui era stato fissato l'incontro, sapevo cosa fare, sapevo cosa dire, sapevo tutto. Il Canto della Creazione era chiaro e forte e i miei amici erano con me. In base al codice che regolava quel evento io e Gior- Asia saremmo stati gli unici due esseri viventi a bordo di quella stazione che orbitava intorno al gigante gassoso Osroe, la pallida stella Sapore brillava lontana, a quanto pareva era della stessa tipologia delle stelle Sole e Cocitus, tra le più rare e benevole.
Entrai nel corridoio che conduceva all'arena posta al centro della stazione. Gli uomini di Merus l'avevano costruita apposta: impossibile barare, impossibile fuggire, impossibile ricevere aiuti, una volta superata la porta che, più presto del previsto, mi ritrovai davanti, sarei potuto uscire solo dopo aver spento una vita.
La porta si aprì ed entrai. Davanti a me c'era un uomo alto, con una corporatura possente e vestito con un'armatura a scaglie e una tunica nera con bardature d'oro, aveva una lunga coda di capelli neri che partivano dal lato destro della sua testa completamente rasata per il resto e un lungo pizzetto nero che scendeva dal mento. Percepivo ferocia ma anche grande arroganza da lui, eppure un velo di paura emergeva dalla sua mente, lo sentivo con chiarezza. Migliaia di mondi stavano assistendo a quella scena, anche nell'Impero. Era stato reso noto che Gior- Asia si era convertito al culto degli Zotaliti e che aveva sacrificato dei bambini al demone Zedub, la sua morte non mi sarebbe stata rimproverata da nessuno.
Gior- Asia si tolse una grossa chiave a forma di ancora che portava al collo e la gettò al centro della grande sala circolare in cui eravamo appena entrati.
"Quello è il premio ragazzino- disse in un vilino che mostrava molto l'accento di uno straniero- lo raccoglierò dopo averti sgozzato e darò la tua carne in pasto alle bestie del mio pianeta, mentre la tua anima apparterrà al dio Zedub!"
"Tu.... che chiami dio un idolo per cui bruci vivi degli innocenti.... tu che tradisci il tuo popolo e il tuo Vasilus.... tu che tieni in ostaggio popoli interi..... tu credi di poter sconfiggere la giustizia venuta a farti rendere conto dei tuoi crimini? Gior- Asia, io sono Octopon Vandor Caros Aedifus, figlio di Efulsa Murania, figlia di Lugius Ben Murano principe di Ctefo e shazo del Gran Reame di Orissia. Oggi io combatterò per lui e per la gente di Ctefo che tu hai messo in catene.... e ti farò pagare ogni colpa con il tuo sangue.... perché così è stato stabilito dove veramente si può tutto!"
La stazione  tremò, il mio potere era attivo e pronto.
"Vada..... come deve andare!" disse Gior- Asia estraendo una lunga spada la cui lama iniziò a brillare.
Estrassi anch'io l'arma, mi voltai a sinistra, mi inginocchiai e pregai. Ed ecco il Canto, ecco la voce.

Io sono con te.

Mi rialzai e osservai il mio avversario. Ci corremmo incontro.   

 

Le memorie dell'Imperatore CarosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora