La potenza della storia

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"Tra quanto arriva?" chiese Sibilla al pubblicano che teneva i registri.
"Dicono che è sbarcato due minuti fa" disse lui.
"Speriamo che arrivi presto! Non abbiamo tutto il giorno!"
Un richiamo dal suo comunicatore personale, Sibilla attivò il sistema nel bracciale sinistro e apparve un ologramma con il mio volto.
"Ancora in piedi?" le chiesi.
"Per adesso. Mi chiedo come facessero mio zio e tuo nonno..."
"Nemmeno loro erano da soli e noi lo sappiamo. Io sono a quota centododici e adesso incontrerò il Tetrarca degli Actarici. Tu?"
"Ho appena fatto concessioni al pretore della Subarchia e ora incontrerò la matriarca di Pele. Centodiciotto!"
Rimasi in silenzio per qualche secondo, poi dissi con decisione: "Non ti permetterò di battermi di nuovo biondina!"
Sibilla rise, quel gioco ci permetteva di sopportare almeno in parte le giornate delle udienze che sembravano essere il momento più pesante delle nostre settimane. Dopo tre mesi non eravamo ancora abituati alla pace, ma stavamo imparando bene ad usare la burocrazia. Mentre Sibilla riceveva una parte degli emissari e delle udienze in una sala del trono poco distate dai giardini della Piramide io sedevo nell'Ufficio di Sileus e tremavo davanti alla fila di gente che aspettava di parlarmi... non ti dico Lettor quanti anni copriva la lista d'attesa.
Quello che Sibilla stava aspettando era l'ambasciatore del Regno dei Soli Allineati, onestamente non credevo di poterlo sopportare.
Un'ora dopo, quando il Tetrarca fu uscito venni chiamato. Era il nuovo Maggiordomo Palatino, Garrinus.
"Che succede...?" rimasi zittito quando la mente di Garrinus mi disse cosa stava accadendo, insieme al suo sguardo.
"COSA?" gridai furibondo correndo verso la sala del trono dei giardini seguito dalla Guardia Vagnar e da una folla immensa.
Entrai in un grande ascensore con Garrinus, le mie sei guardie del corpo e i pubblicani che mi seguivano.
Appena scesi al piano arrivai alla sala in cui Sibilla teneva le udienze e c'era un vero putiferio, il primo di molti incidenti diplomatici, ma non ci sarei andato leggero quel giorno.
Incontrai l'ambasciatore del Jaffà che stava uscendo tenendo alto lo sguardo. Osava anche sentirsi offeso. Quando mi vide sembrò soddisfatto.
"Oh vostra maestà imperiale- disse- finalmente vi incontro, ho incontrato vostra moglie ed è stato interessante ma..."
In quel momento venne fuori Uliria per avvertire che gli altri ambasciatori potevano entrare e continuare le udienze. Fece un inchino quando mi vide e pensò a quello che era accaduto.
"Ambasciatore- dissi a quel maledetto rossetto insolente tutto impellicciato- che cosa è successo esattamente?"
"Vostra moglie, l'Imperatrice, mi ha accolto ed è stata molto cortese, però, non ho capito, ma ad un certo punto mi ha chiesto i quali affari il Jaffà Mursilli mi ha mandato a discutere con Rovia e io ho ovviamente chiesto di discuterne con voi Sire."
"E perché non volevate discuterne con l'Imperatrice?"
Sembrava perplesso.
"Voglio che sia chiaro una volta per sempre- dissi ad alta voce in modo che tutti i presenti mi sentissero chiaramente- che io e l'Imperatrice Sibilla abbiamo pari autorità, pari dignità e... che chi offende uno di noi due... offende tutta Rovia, tutto l'Impero e merita solo l'espulsione da questo luogo!"
Detto questo due Guardie Vagnar dalle armature argentee e i mantelli neri afferrarono l'ambasciatore adokese e lo condussero al suo velivolo con metodi tutt'altro che cortesi.
La maggior parte dei presenti venivano da mondi e nazioni infinitamente meno ricche, potenti e prestigiose del Regno dei Soli Allineati e avevano bisogno di ottimi rapporti con l'Impero di cui facevano parte e da cui dipendevano. Nessuno di loro avrebbe mai osato scambiare di nuovo Sibilla per una delle tante concubine, regine oggetto o mogli trofeo dei mondi da cui venivano.
Detto questo salutai i presenti che fecero un profondo inchino e molti fecero dei saluti e degli ossequi.
Mentre tornavo all'Ufficio Garrinus espresse le sue preoccupazioni: "I tributi e i commerci del Regno dei Soli Allineati sono uno dei sostegni economici più sostanziosi della nostra economia. In questo momento offendere gli Adokesi non è una buona idea."
"Anche gli stranieri hanno bisogno di noi e il rispetto che noi proviamo per altre culture deve essere ripagato con lo stesso rispetto. E quei dannati rossetti devono capire che la loro arroganza non sarà più tollerata!"
"Abbi pazienza ragazzo... l'Imperatore non ha il diritto di essere collerico neanche davanti a dei barbari insolenti."
Mi fermai.
"Maggiordomo Palatino... sono l'Imperatore e quindi abbiate la compiacenza di non chiamarmi ragazzo!"
"Quando ti comporti da Imperatore io ti tratto da Imperatore, quando ti comporti da ragazzo io ti chiamo ragazzo. Altrimenti cosa ci sto a fare qui?"
Quanta fortuna nell'avere un primo ministro onesto con me. Andammo oltre e ricominciammo con le udienze.
Durante un momento di pausa pensai di nuovo all'ambasciatore adokese che avevo fatto cacciare fuori. Ci sarebbero state delle conseguenze, lo sapevo.
Osservai una foto della mia famiglia che tenevo accanto a me, mio padre e mio nonno sembravano fissarmi con una certa perplessità.
"Non guardatemi così- dissi- ci vuole rigore! Vi devo ricordare come reagivate voi quando qualcuno insultava i vostri amori?"
Stettero zitti, non potevano darmi torto.
Notai un pubblicano che mi fissava, pensava parlassi al comunicatore e aspettava. Pensava che fossi strano ma non avrebbe mai osato farmelo notare. Una bella sensazione.
"Prego?"
C'erano re, sacerdoti, presidenti, ambasciatori e potenti alle sue spalle in fila, non doveva perdere tempo.
Si avvicinò velocemente con una cartella tra le mani e me la porse velocemente.
"Il rapporto inviato dal Magister Artificiorum Leriano da Nichia riguardo al progetto Arca" disse.
"Benissimo- dissi- lo aspettavo. Se le presa comoda come sempre."
Presi il documento e iniziai a sfogliarlo.
"Vostra Serenità- disse un altro pubblicano- bisognerebbe procedere con..."
Un gesto della mano e fu sufficiente per sentire l'oratore che gridava: "IL PODESTÀ DI SETORA!"
Si fece avanti un uomo magro e alto, con una lunga tunica e uno strano cappello rettangolare. Indossava una fascia rossa che simboleggiava il suo rango di autorità dell'Impero. Aveva una pelle tra il giallo e il grigio e due baffi molto corti, etnia batilar. Alzò la mano destra eseguendo un saluto perfetto. Arrivò sulla linea rossa davanti alla scrivania, fece un ulteriore inchino.
"Ave Imperator Augustus Serenissimus" disse.
"Pace a lei podestà- dissi alzando lo sguardo verso quell'uomo che aveva attraversato mezza galassia per parlare con me quel giorno- e benvenuto su Rovia."
"Un mondo splendido, meraviglioso e solenne, Serenissimo!"
"Grazie onorevole, ma sono sicuro che anche Setora è un mondo meraviglioso."
"La gentilezza di Vostra Maestà è pari alla sua potenza..."
"Cosa l'ha portata fin qui?"
L'uomo prese un documento e lo porse ad uno dei pubblicani che me lo passò.
"Questa lettera riguarda una richiesta da parte della nostra gente per una disputa: per molto tempo il nostro pianeta ha ospitato un mercato, presso la nostra orbita. La nostra stazione centrale è stata arricchita da un monumento in vostro onore Imperatore Caros... a questo proposito, la persona di Vostra Maestà Imperiale è molto bella... purtroppo il pretore della nostra diocesi ha ordinato la soppressione del nostro mercato per favorire quello del suo mondo natio, Xilis. Però la legge dice che tra due mercati orbitali ci devono essere almeno ottanta anni luce, tra Setora e Xilis c'è ne sono novantacinque. Purtroppo il nostro mondo rischia di cadere in una profonda crisi economica se non ristabiliamo il nostro mercato. La mia gente, che è leale e molto devota a Vostra Serenità, chiede che l'aiutate a liberarsi da questa grave ingiustizia!"
Avrei dovuto chiedergli perché non si era rivolto all'altro pretore della sua diocesi e perché non ai proconsoli loro superiori, ma arrivò subito la risposta dai suoi pensieri: burocrazia lentissima, ostruzionismo, urgenza per la brutta situazione del suo popolo.
"Podestà- dissi- comprendo la vostra situazione e mi rendo conto che i suoi superiori hanno portato avanti attività sospette. Pertanto manderò immediatamente un Inquisitore, che l'accompagnerà nel suo viaggio di ritorno presso la sua provincia e, se come credo troverà che i vostri pretori non hanno agito per giustizia, allora li deporrà e ristabilirà il vostro mercato immediatamente. Nominerò l'Inquisitore oggi stesso e potrete partire domani!"
"Oh... Serenissimo e splendido Imperatore... la vostra giustizia vi renderà..."
Alzai la mano per zittirlo. Le sue lusinghe erano segno di disperazione... ma onestamente non le sopportavo.
Non fidarti mai degli adulatori Lettor!
"Chiedi scusa onorevole ma abbiamo molto lavoro da fare adesso. Che la pace sia con lei!"
Uno degli staffieri in giacca blu si avvicinò al podestà facendogli segno che doveva andare. L'ospite fece il saluto, poi tre inchini e camminò all'indietro fino a superare la linea rossa sul pavimento, poi un altro inchino e allora poté voltarmi le spalle per andarsene senza recarmi offesa.
Quel giorno vinsi io la sfida con quattro delegati in più rispetto a Sibilla.
Due giorni dopo il Jaffà mandò un messaggio dicendo che tutti i tributi nei riguardi di Rovia erano sospesi finché non fossero state fatte delle scuse ufficiali per quello che era appena accaduto.
"Sarebbe il caso" disse Sibilla quando ci ritrovammo la sera nella nostra villa.
"Un bullone! Le scuse saremo noi a pretenderle! Ti ha mancato di rispetto no? Va bene società strettamente patriarcale... va bene un'altra cultura... però non è nella sua patria e un ambasciatore dovrebbe sapere come portare rispetto!"
"Sei l'Imperatore e questo significa che devi sopportare tutti gli affronti possibili immaginabili... il mio comportamento è stato deplorevole e potrei aver compromesso un commercio molto prezioso."
"Vorrà dire che ti regalerò delle tele per dipingere fatte con altri materiali! Moltissimi mondi e nazioni possono fornire all'Impero ciò che prendiamo da Adok... non ci servono i Soli Allineati!"
Sibilla si avvicinò a me e iniziò ad accarezzarmi i capelli, cercava di tranquillizzarmi.
"Devi essere più distaccato amor mio- disse- sappiamo cos'hanno fatto a tuo padre... ma i Soli Allineati ci servono davvero e non solo per il commercio."
Aveva ragione... aveva sempre ragione.
"Secondo te cosa dovremmo fare?"
"Conosciamo la gente delle Spirali Interne: amano contrattare, quando però qualcuno gli fa un'offerta poco vantaggiosa si fingono offesi, voltano le spalle e facendo credere che perderai tutto se non lo accontenti..."
"E se coloro che pagano si arrabbiassero? Quanto dobbiamo ancora agli Adokesi?"
"Abbastanza da rivoltargli il loro atteggiamento contro."
"Però non possiamo andare noi a dirlo in faccia a quel sovrano fantoccio, abbiamo troppo da fare qui..."
"...e dobbiamo mandare un ambasciatore abbastanza forte da dire in faccia al Jaffà che Rovia non è più disposta ad essere intimidita e che Adok deve stare al suo posto."
"Ma chi mandare?"
"Credo che Mirus abbia meritato un ruolo da protagonista in questa storia."
Tempo dopo molti avrebbero detto che era stata una pessima idea mandare Mirus Algina su Adok, ma non era il momento di essere gentili e Sibilla aveva ragione sul fatto che il nostro amico meritava un ruolo di protagonista finalmente.
Gli eventi dei due mesi successivi mi furono raccontati da Mirus stesso attraverso i suoi rapporti sia formali che informali, ma ricevevo notizie da tanti testimoni.

Le memorie dell'Imperatore CarosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora