Una lettera per Sibilla

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Il viaggio da Ctefo ad Orissia mi diede il tempo di riposare e riflettere su ciò che dovevo fare. Lessi avidamente due sezioni molto importanti del diario e degli atti di governo del mio nonno materno.... non ero sicuro di ciò che avrei dovuto fare ma volli fidarmi del Fondatore e di ciò che mi aveva già detto.
Prima di procedere scrissi un messaggio da inviare a Sileus su Rovia, avrei preferito inviargli perlomeno un video messaggio, ma la distanza rendeva impossibile un tale trasferimento di dati anche con il faro a tachioni. Il messaggio scritto era la sola possibilità di informare Rovia.

"Al carissimo e illustrissimo padre della Patria e della mia famiglia, Genor Vandor Sileus, potente e pacifico Imperatore di Rovia i miei saluti. Mio carissimo nonno, come ben vedi ho rivendicato una parte della mia eredità facendo giustizia per il padre di mia madre e assumendo il titolo di Principe del suo mondo, Ctefo, luogo ricco e saldo in cui abita un popolo forte e fedele. Ti assicuro mio Imperatore che, malgrado questo legame, la mia fedeltà resta per la madre Rovia e per l'Impero.
Devo avvertirti che, a causa di questa mia fedeltà, forse il Gran Reame sta per subire dei disordini, ma non è il momento di essere nemici con i nostri fratelli del altro lato del Nucleo. Potrei tuttavia essere costretto a rientrare nei territori dell'Impero prima del previsto, ma per ragioni che vanno oltre la mia volontà.
Ho avuto il privilegio di scoprire che la madre di mia madre è viva e posso renderle la libertà che le è stata per molto tempo negata, ti chiedo tuttavia la grazia di concederle asilo nei nostri mondi perché possa vivere gli ultimi anni suoi in pace con il resto della nostra famiglia a cui anche lei appartiene.
Ti manderò nuove notizie appena sarà possibile, nel frattempo ti auguro ogni salute e gioia, sperando che tu sia consapevole del fatto che sarò sempre pronto a sostenerti nel caso lo richiedessi.
Il tuo discendente e devoto consanguineo Octopon Vandor Caros Aedifus, Duca di Crator, Re dei Vagnar, Principe di Ctefo e Coimperatore di Rovia."
Di più non potevo scrivere. Usai un linguaggio diplomatico ma appropriato. Mi resi conto che Sileus mi mancava molto, così come Rovia.
Tornai a leggere il diario personale del mio nonno materno, lo volevo conoscere al meglio.
Un uomo severo ma anche ironico, testardo sembrerebbe, anche mia madre lo aveva definito un brontolone insopportabile certe volte, ma impossibile non volergli bene.
A quanto pareva, sotto il Vasilus Orus, padre di Merus, lo shazo Lugius Ben Murano era stato anche un membro della sua corte e aveva usato le grandi industrie dei suoi mondi per guadagnare sempre più prestigio anche tra gli altri shazi. Prima di lui gli abitanti di Ctefo erano stati principalmente guerrieri e mercanti, ma le riforme di mio nonno avevano portato una ricchezza ancora maggiore di quella passata. Purtroppo alcuni Ctesifoni non approvavano questi cambiamenti, ma era una minoranza insufficiente per mettere in discussione il suo potere.
A quanto pareva era un amico carissimo del Vasilus Orus. Molte pagine del suo diario parlavano di Merus e del onore che avrebbe rappresentato per i Murani se mia madre Efulsa fosse andata in sposa al futuro Re dei Re di Orissia.
Mio nonno ammirava molto Merus e lo riteneva più che degno del suo destino. Tutto cambiò dopo la descrizione della guerra in cui Merus e suo cognato Farus Lotorione sconfissero uno shazo ribelle e assediarono il pianeta Lur Monga.
In quella guerra morirono i due fratelli di mia madre e mio nonno decise di appoggiare la decisione di mia madre di andarsene. Tempo dopo, per non assistere all'estensione della dinastia mio nonno decise di farsi realizzare un clone che chiamò Gior- Asia. Si accorse troppo tardi del tradimento di quest'ultimo.
Le pagine finali erano messaggi per mia madre, per mia nonna e due lettere, una per me e una per   Sibilla.
La mia lettera, te la dono Lettor, perché era qualcosa di speciale:

"Al mio virgulto, il figlio di mia figlia che so avere nome Octopon, rigenerato, rinnovato. So già che non ti conoscerò mai purtroppo, eppure sono certo che tua madre ti parlerà del nostro retaggio. Vorrei raccontarti molto di più, dirti di più ma non ho tempo ormai e so di essere stato tradito. Eppure non mi pento di niente, perché amo Orissia, amo il mio popolo e tutto ciò che ho fatto è stato per il Gran Reame. So che molto di ciò che ho fatto non è andato come doveva, forse se mi fossi impegnato di più sarei riuscito a fare di più e ad ottenere risultati migliori. I miei figli hanno dato la loro vita per il Re dei Re di Orissia e per l'unità di una patria che ormai vedo in decadenza, eppure mi rifiuto di credere che sia stato tutto inutile e sono sicuro che la mia vita abbia avuto senso, anche solo perché la mia Efulsa vive con un uomo forte e potente, lontana dal tradimento e libera.
La corruzione ha devastato il mio mondo e il mio popolo, mia moglie mi è stata portata lontano e queste sono le ultime parole che riporterò prima della mia morte. Non posso rimanere nel Maschio ancora per molto, ormai Gior- Asia è fuori controllo e Ctefo è suo; il mio aiuto a Merus ha comportato anche il suo rifiuto di aiutarmi, non ci sono dubbi sul fatto che questa sia la fine, ma come per tutti i Murani, io vivrò per sempre grazie a ciò che si trova nel Maschio: il sapere e le memorie di tutti i nostri antenati. Noi siamo da sempre scrittori e per tradizione ognuno di noi deposita qui tutto il sapere che ha accumulato in tutta la sua vita perché possa ispirare le prossime generazioni e insegnare a vivere ciò che esse incontreranno senza le nostre incertezze. Non permetterò mai a Gior- Asia di accedere a questo tesoro, ma lo lascerò a te, caro Octopon. So di non avere il diritto di chiedertelo, ma voglio che sia tu a portare avanti la nostra storia e ad arricchirla. Ctefo è tuo, perché l'erede dei Murani sei tu e anche se non ti potrò mai abbracciare sento che i Murani avranno degna continuazione con te e i tuoi discendenti.
Io ora vado a morire, mi rifiuto di rimanere oltre chiuso qui come un animale in gabbia. Prego che mia moglie e mia figlia possano un giorno ricongiungersi, e che tu possa leggere ciò che qui ti scrivo e tutto ciò che desideri si realizzi. Devo avvertirti di usare con prudenza il sapere che troverai in questo luogo.
Io ora vado dal mio Signore e al Suo cospetto potrò dire di non aver mai tradito i miei principi e la mia patria.
Addio Octopon, spero tu possa conoscermi e capirmi quando mi incontrerai tra queste pagine. Io credo nell'Eternità e nel fatto che sarò sempre con te, fino alla fine dei tempi.
Che il Redentore salvi l'Umanità."
Quando arrivammo su Orissia ero fresco e riposato quanto bastava per fare il necessario. Io, Mirus, Leriano ed Ergesius scendemmo a bordo di una navetta atterrando nella piattaforma del Palazzo Arancione. Chetrala sembrava non aver mai vissuto la guerra appena vinta; la vita procedeva in armonia e pace, perché gli abitanti di quel mondo sapevano che Orissia rimaneva Orissia chiunque fosse il suo sovrano.
Fummo accolti da un gruppo di eunuchi in nero che ci accolsero con gentilezza e in maniera molto frettolosa, chiesi di poter vedere Merus, mi risposero che la famiglia reale era impegnata in un ricevimento per la recente sconfitta dell'Alleanza Partiana, si celebrava il valore dimostrato dal principe del fuoco Sarinus che aveva sbaragliato le armate nemiche.
"Dovresti dire qualcosa di offensivo.... non credi sarebbe il caso?" disse Mirus.
"Lasciamo a Sarinus un po' di gloria.... abbiamo altro a cui pensare" dissi.
Ci dirigemmo ai nostri alloggi sapendo che avremmo dovuto aspettare allungo. Fu una piacevole sorpresa vedere la nostra amica Uliria aspettarci, e lei era felice di vedere uno di noi in particolare.
"Bentrovata dolce Uliria" dissi.
"Mio signore Caros- disse lei- sono lieta di trovarvi tutti amici miei. Devo congratularmi.... la mia patria è salva grazie alle imprese di qualcuno che conosciamo bene."
Mi vedeva davvero come un eroe e sapeva di dovermi essere grata. La sua mente però mi disse qualcosa.... qualcosa che apprezzai.
"Credo sia il caso di ritirarmi" dissi io.
"Sì mio signore Caros" disse Uliria.
"Ma siamo...."
"Deve ritirarsi!" insistette Uliria interrompendo Mirus e andando a salutare Leriano. Ergesius non aveva ancora imparato a comprenderci, però sapeva quando rassegnarsi a non capire.
Entrai nella mia stanza e chiusi a chiave.
"I miei omaggi al Principe di Ctefo" disse Sibilla appena mi vide entrare.
"Non noteranno la tua assenza?" chiesi io.
"Sono ore che la regina si è ritirata e forse anche mio zio è già andato a dormire e Sarinus è completamente ubriaco.... non credo che noteranno la mia ritirata."
La guardai: abito rosa ornato con motivi floreali, un piccolo diadema con un fiore a trattenere i capelli. Il suo sorriso splendido come sempre.
"Sono davvero felice di rivederti amor mio" le dissi mentre ci abbracciavamo. Mi scese una lacrima.
"Cosa c'è?" mi chiese.
Le mostrai il bagaglio in cui portavo i libri presi nel Maschio.
"Devo farti vedere una cosa.... una cosa che ho trovato su Ctefo."
Sibilla mi guardò con aria perplessa. Era uno di quei momenti in cui il non poter essere percepito da lei era utile e doloroso allo stesso tempo.
Ci sedemmo su uno dei divani e le mostrai i libri raccontandole ciò che avevo visto nel Maschio dei Murani.
"Un'eredità incredibile" disse Sibilla con sincera ammirazione.
"L'ho esaminata a fondo e ho trovato degli elementi.... dei fatti che devo mostrarti" dissi.
Mostrai a Sibilla il libro degli atti del governo di Lugus Murano.
"Tu sapevi che mio nonno aveva partecipato alla guerra in cui...."
"In cui avvenne la tragedia di Lur Monga? Sì... come molti altri shazi."
"Mio nonno inoltre... conosceva Merus...."
"Certo, era un membro della sua corte. Ma non so molto di più... non si è più parlato dei Murani dopo...."
"La fuga di mia madre e la loro deplorazione..... a quanto pare mia madre doveva sposare Merus.... e mio nonno ha accettato di cadere in disgrazia pur di lasciarla andare, per dei motivi che accettò di tenere per sé.... ma credo abbia sperato che io liberassi il suo mondo.... o forse qualcuno glielo disse...."
"Il Fondatore?" chiese Sibilla.
"L'ho visto di nuovo prima di andare su Ctefo e mi ha detto che avrei trovato qualcosa.... qualcosa che hai il diritto di vedere."
"Qualcosa che io ho il diritto di vedere?" chiese Sibilla con uno sguardo perplesso.
Aprii il libro degli atti di mio nonno, mostrai una nota in cui si parlava di un'operazione di intermediazione.
"Chi è Ascor Padaror?" chiese Sibilla.
"Un cerusico specializzato in ingegneria cerebrale- dissi io- stando alle notizie raccolte da mio nonno e da me verificate, era un luminare nella chirurgia applicata ai neuroni e nelle tecniche di manipolazione della chimica del cervello. Era originario di Crator e i suoi servizi erano particolarmente costosi."
"E lo shazo Lugus Ben Murano lo convocò su Orissia?"
"No, a quanto pare fu su Ctefo che avvenne l'operazione."
"Ma perché shazo Lugus si fece fare un'operazione al cervello?" chiese Sibilla.
"Non era mio nonno il paziente, era Merus" disse.
"Cosa?"
Mostrai la nota riportata da mio nonno: ricevute, messaggi e documentazioni che dimostravano il fatto che lui era stato solo un intermediario.
"Ma perché mio zio avrebbe avuto bisogno di un'operazione cerebrale?"
"Richiese uno specifico intervento che aveva lo scopo di modificare una parte della sua memoria... voleva modificare dei ricordi recenti."
Sibilla sbarrò gli occhi e cominciavano a tremarle le mani.
"Accadde poco dopo la fine della guerra.... circa un anno dopo la tragedia di Lur Monga" dissi mostrando le date riportate e l'attestato di buon esito dell'operazione.
"Proprio un mese dopo la morte di mia madre. Octopon.... cosa mi stai dicendo?"
Stava cominciando ad agitarsi.
"Sibilla.... mio nonno conosceva tuo padre e...."
"È ovvio! Farus Lotorione era l'erede di una grandiosa casata nonché marito della figlia del Vasilus, l'Unico ne benedica la memoria. Per non parlare del fatto che lo shazo Lugus era un amico e consigliere dei Lyriani. È ovvio che si conoscessero!"
Sospirai. Appoggiai su un tavolino lì accanto il libro e presi la lettera sigillata che mio nonno aveva scritto per la figlia di Farus Lotorione. Non ne ero così sicuro e temetti le conseguenze.... ma poi la guardai negli occhi.
Doveva leggerla, doveva sapere cosa le era stato lasciato.
"Questa è per te... Sembra che mio nonno non abbia voluto lasciare niente in sospeso. Aveva commesso degli errori e volle cercare di porvi rimedio prima di morire."
Guardò la lettera con un'espressione curiosa ma anche timorosa.
"Nelle sue ultime volontà mio nonno ha richiesto che tu potessi leggere questo che aveva preparato per te. Ma ti devo avvertire che, se lo farai.... tutto cambierà e non potrai più tornare indietro."
Mi ascoltò intimorita... ma era come se aspettasse quel momento da sempre.
Prese la lettera e ruppe il sigillo. Mi afferrò la mano, gliela strinsi.
Sibilla iniziò a leggere.

Le memorie dell'Imperatore CarosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora