Il patto dei Tre

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"Ma chi è quel pazzo che ha portato quell'abominio da Ghul?" chiese Mirus.
"Non è un pazzo...è un perverso!" disse Leriano che intanto si era avvicinato alla postazione dei cartografi che osservavano la situazione sul pianeta.
"Voglio che le truppe di terra siano fatte evacuare immediatamente- dissi- bombardate le strade, sia quelle di superficie che quelle sotterranee. Bisogna isolare la capitale e impedire agli infetti di raggiungere altre città."
"E i soldati separati dal resto dell'esercito?" chiese Mirus.
Rimasi interdetto qualche secondo.
"Devono salire sulle loro navicelle da sbarco e salire in orbita. Rimarranno chiusi sulle navette, lontani dagli Eborili e dal resto della flotta."
"Siamo sicuri che sia necessario?" chiese Mirus.
"Per quel che ne sappiamo l'aria di Ghul è estremamente contagiosa anche con tutte le precauzioni possibili."
"Sì, ma se i sintomi non si presentano entro dieci ore allora non c'è infezione" disse Leriano.
"Quindi dobbiamo solo aspettare" dissi mentre le navi degli Eborili si alzavano e tornavano in orbita  insieme ai piccoli veicoli che iniziarono ad orbitare intorno alla Iupotor in attesa. A bordo dei vascelli i soldati si  sottoposero a diversi esami medici mentre io li contattavo chiedendogli di mantenere la calma. Nel frattempo gli ufficiali prendevano contatti con le altre città, anche se avevamo isolato la capitale alcuni complici di quell'eretico avevano dato il via ad altre epidemie. Volevano lasciare solo macerie alla nostra conquista. Maledetti vigliacchi.
"Suggerimenti?" chiesi.
Molte città erano rimaste intatte, feci sparare sulle strade e comunicai ai vari sindaci che eravamo pronti a dare loro qualsiasi assistenza necessaria, purtroppo quando compariva un solo infetto dentro una biosfera per tutta la città era finita.
"Dobbiamo isolare le biosfere infette e distruggerle. L'alternativa è una pandemia planetaria" disse Leriano.
Osservai il pianeta e alcune navi che passavano davanti al caput. Ero stato superbo: la spettacolare conquista di Regula aveva causato una reazione spaventosa. In futuro avrei ricordato questa lezione.
"Convochiamo il consiglio di guerra" dissi.
Dieci minuti dopo lo strategikon pullulava degli ologrammi dei miei comandanti con me seduto al centro della sala. Fu un momento difficile.
"Signore e signori- dissi- temo che il nemico si sia dimostrato più spietato e determinato del previsto. Ha dato il via ad un'epidemia devastante spargendo nella capitale e in un'altre città la più pericolosa pestilenza mai incontrata nella storia dell'Umanità: l'aria di Ghul."
Molti degli ufficiali divennero particolarmente nervosi alla notizia.
"Sta succedendo questo? Hanno usato quella piaga?"
"Ma come...?"
"È una pazzia!"
"Come si può...?"
"Di cosa si sta parlando esattamente?" chiese lo Jarl Zagrog.
Dopo un sospiro risposi: "Per chi non lo sapesse, poco dopo l'esilio da Terra, il popolo Valeriano attraversò migliaia di sistemi stellari diretto verso il suo nuovo mondo. Il Libro del Valore riporta che, durante il viaggio, si fermarono su un bel mondo che non era la nuova nutrice prevista. Su quel pianeta a dir poco splendido si nascondeva infatti un pericolo: un batterio che aggrediva il sistema nervoso umano. Gli infetti, dopo dieci ore dall'esposizione al patogeno, diventavano bestie estremamente feroci, perdevano la loro umanità e venivano guidati dall'istinto di uccidere qualunque essere vivente alla loro portata. L'infetto subiva anche delle mutazioni che lo rendevano più veloce e più forte, ma anche impossibilitato al raziocinio. Il pianeta venne chiamato Ghul, come un antico demone delle leggende terriane che seduceva gli uomini per poi divorarli. Evidentemente il nemico ha raggiunto Ghul e ha prelevato campioni della sua aria fetida per realizzarne un'arma biologica."
"Non esiste una cura?" chiese uno dei comandanti esteri dagli occhi oscuri.
"L'uccisione degli infetti è la sola cosa che blocca l'epidemia- disse uno dei tribuni roviani- dovremmo distruggere le città infestate di Regula prima che anche gli altri ambienti abitati siano compromessi."
"È possibile vaccinarsi, ma il batterio si diffonde per via aerea e l'organismo di un infetto diventa una vera e propria fabbrica del patogeno che si diffonde...spinto dalle grida di dolore e furia del malato. Basta che uno di loro vi aliti in faccia per essere infettati" dissi rimembrando quel capitolo del Libro del Valore.
"Questo di fatto non cambia nulla- disse Mirus- abbiamo conquistato il pianeta, possiamo stabilire una base in orbita o in un'altra aerea del pianeta. Sappiamo che nelle altre città non ci sono state epidemie e possiamo vaccinare la popolazione e l'esercito. La situazione è sotto controllo!"
"Ma non sappiamo se possediamo il vaccino giusto...le malattie si evolvono e mutano. Dovremmo esaminare un campione per determinare se siamo davvero in grado di prevenire la malattia anche su altri mondi" disse Leriano che si preoccupava sempre per la vita.
Sospirai e chiesi notizie sulla situazione nello spazio.
"Tutte le navi sono posizionate intorno al pianeta- disse uno dei tribuni- e non ci sono navi nemiche nel sistema."
"Allora procediamo a consolidare la nostra posizione e comunichiamo a tutto l'Impero che la gente di Regula ha bisogno di aiuto. Il Sommo Pontefice avrà certamente qualcuno da inviare" dissi alzandomi in piedi.
"Inoltre- dissi- intendo chiedere un aiuto per far fronte a questa situazione. Nel frattempo bisogna prendere contatto con tutte le autorità presenti sul pianeta e organizzare una catena di comando temporanea ma stabile. Procederemo con il piano originale, ma la costruzione della base su Regula sarà rimandata a quando il personale addetto non sarà stato vaccinato. Bisogna mantenere la posizione e soprattutto l'ordine."
I comandanti sembrarono rinfrancati e si congedarono sparendo nel nulla.
"Chiamatemi Jarl Wotan" dissi ed Ergesius provvide ad orientare una delle antenne dell'olifante e chiamare il capo vagnar.
L'ologramma di Wotan apparve di nuovo.
"Salute Sire" disse.
"Salute illustre Jarl. Ho bisogno di conoscere le condizioni dei prigionieri e sapere se è possibile parlare con loro."
"Subito mio re" disse lui facendo un cenno a qualcuno.
Dopo qualche minuto lo Jarl sembrò avere uno sguardo preoccupato.
"Sire...non riusciamo a contattarli. Non ci rispondono" disse.
"Non dovete aprire la nave, non violate la quarantena! Avvicinatevi alla Iupotor e portate il veicolo. Non violate la navicella. Se non rispondono probabilmente sono già morti."
Pochi minuti dopo il galeone a forma di freccia si affiancò alla grande ammiraglia. Sembrava un nano accanto ad un gigante. I Vagnar sganciarono il piccolo aereo che fu afferrato da un campo di gravitoni e portato vicino ad una delle stive. Mentre Mirus comandava il caput io e Leriano osservavamo quel veicolo triangolare fluttuare davanti agli ingressi.
"Continuate a contattarli, devo sapere se c'è ancora qualcuno di vivo" dissi.
Diversi individui in abiti blu inviavano messaggi e leggevano gli schermi, altri con toghe grigie preparavano i dispositivi per l'aggancio, i soldati vagnar e i militi in rosso erano in tensione mentre preparavano le loro armi per ogni evenienza.
"Nessuna risposta" disse uno dei cartografi.
Osservai un uomo basso, calvo e molto arzillo con gli abiti grigi del geniere.
"Siamo pronti ad agganciare la nave e a salire a bordo Vostra Serenità" disse.
"Molto bene, aspettate il mio ordine- dissi- Leriano...tu puoi accedere ai sistemi interni del vascello per farci vedere l'interno?"
"Certe volte mi fai delle domande ridicole Octopon" disse dirigendosi verso uno degli schermi e digitando qualcosa. Certo che poteva! Il come nemmeno la telepatia me lo ha mai svelato.
Il resto del personale era molto sorpreso nel vedere la sfrontatezza con cui il giovane cratoriano mi parlava, loro non avrebbero mai osato.
Ci vollero pochi secondi prima che sugli schermi di controllo apparissero le immagini delle telecamere di sicurezza all'interno della navicella. Vorrei che non ci fosse mai riuscito.
"Spegni tutto" gli dissi.
Avevamo ancora un campione da raccogliere.
"Il sopravvissuto può essere prelevato...e dopo mandate un vascello a gettare quella navicella nella stella del sistema."
"Non possiamo permettere a quella piaga di salire a bordo- disse Leriano- consiglio di conservare la navicella per osservare il soggetto."
"Ma dobbiamo studiare questa versione del patogeno, non possiamo farlo solo osservando un infetto da uno schermo. Anche perché non vivrà ancora per molto" commentai.
"Svilupperò un protocollo di sicurezza. Spero che l'aiuto arrivi presto comunque" disse il mio amico che si era già documentato sull'aria di Ghul e le sue caratteristiche.
La navicella venne agganciata alla stiva ma tenuta rigorosamente separata dal habitat della Iupotor.
Ancora oggi non mi tolgo dalla mente l'orrore che ho visto in quegli schermi. L'ex senatore Ulcanius...era un idealista, un uomo di un'altra epoca. Anche se aveva tradito Sileus non aveva voluto tradire Rovia. Non meritava di trasformarsi in un vero mostro e nemmeno gli altri traditori a bordo con lui. Dannazione una fine come quella non la merita nessuno.
"Devono essere stati contagiati in città- disse Leriano- e hanno fatto appena in tempo a raggiungere i Vagnar prima che i sintomi si manifestassero."
"Come possono usare qualcosa di così spaventoso? Di così incontrollabile?"
"Non lo so, ma senza dubbio si sono esposti ad un rischio estremo con questo mostro. Credo che dovresti mandare una flotta a distruggere il pianeta Ghul per sicurezza."
"Non posso- dissi- questioni ben più grandi della guerra me lo impediscono."
"Certe volte la religione è molto scomoda."
"Meno di quelle in cui è utilissima. Comunque delle navi armate nomadi sono già in viaggio e tra alcuni giorni lo assedieranno."
"Siamo sicuri che siano abbastanza potenti nel caso dovessero combattere?"
"Sono accompagnati da alcune fregate degli Eborili. Sapranno tenere testa a qualsiasi forza nemica."
"In fondo i terroristi sono vigliacchi e deboli per natura. Non reggerebbero una battaglia campale."
"Già...torniamo alle cose serie... come pensi di prelevare il campione?"
Leriano mi porse un piccolo contenitore circolare. La sua mente mi disse qualcosa di spaventoso eppure lui era così tranquillo.
"Ma sei pazzo?" chiesi.
"Il contenitore è fatto di vetro lec sigillato. Nemmeno un atomo può uscire una volta teletrasportato qui dentro e adesso possiamo osservare questa colonia batterica in totale sicurezza."
"Apprezzerei che mi spiegassi prima di portare una delle più terribili pestilenze conosciute dall'Uomo a bordo della mia nave."
Leriano pensò al fatto che ci sarebbe voluto un cannone a fusione per rompere quel contenitore e che i batteri raccolti lì dentro erano bloccati e fuori portata. Mi fidavo di Leriano ma per me e per il resto dell'equipaggio le successive dieci ore sarebbero state angoscianti.
"Non possiamo fare niente per Ulcanius? Era un cliente della mia famiglia..."
"Spiacente...ormai quei piccoli diavoli monocellulari hanno colonizzato il suo tronco encefalico...sta soffrendo  pene dell'Inferno e non riuscirà a reggersi in piedi ancora per molto. In media un uomo infetto dall'aria di Ghul rimane in vita un giorno prima di morire. Credo che sarebbe meglio ucciderlo adesso."
"Leriano sai cosa penso sull'eutanasia e che la legge la proibisce."
"In questo caso non sono affatto d'accordo: quello è un morto che cammina e quei batteri gli stanno mangiando il cervello e il sistema nervoso rendendolo una bestia famelica. Morirà presto in ogni caso e prolungare la sua agonia non..."
"Serenità, Jarl Wotan comunica che il Magister Classes Gulnius si è messo in contatto" disse prontamente il cartografo in sala.
"Molto bene. Comunicate al conestabile Algina che sto arrivando al caput per organizzare la partenza della flotta."
"Io invece vado all'ospedale di bordo per iniziare a studiare questa versione del batterio e capire se siamo vaccinati. Ma ci stiamo spostando?"
"Sì! Jarl Wotan resterà qui a sorvegliare la regione comandando le forze in questa regione con un flotta capace di tenere i Sileicidi rinchiusi in un paio di pianeti poco lontani e isolati."
"E noi? Dove andiamo?"
"All'esterno, nella Corona! Ci incontreremo con Gulnius su Sileia dove, con Robbius, pianificheremo come concludere questa guerra civile il prima possibile."
"Sileia? È a due o tre salti da Rovia."
"Già...farò un salto su Crator e poi andiamo a casa!"
Leriano non lo avrebbe mai ammesso, ma pensava che era davvero ora. Non era il solo.
Dodici giorni dopo la Iupotor e la mia variegata flotta erano in vista di Sileia. Che bel pianeta, che luogo efficiente. Mi ricordavo ancora di quando io e Sibilla avevamo rubato un dromone per raggiungere Terra dai suoi cantieri. Mi sentii fortunato.
Le navi legionarie presenti intorno alle stazioni e ai cantieri astronavali in tutto il sistema, ma si tennero lontani dal pianeta mentre Gulnius e Robbius facevano circondare il pianeta senza ostacolare le rotte delle navi in entrata e in uscita. Li invitai sulla Iupotor, prima dell'incontro vollero aspettare l'arrivo di alcuni senatori e altre autorità imperiali che volevano partecipare al coordinamento per fermare la guerra civile, nel frattempo il Magister Classes mi inviò a bordo l'aiuto che aspettavo.
Era molto dimagrito dall'ultima volta che lo avevamo incontrato, adesso era un archiatro palatino pluridecorato anche da Sileus in persona, con la toga bianca con le maniche nere, un borsone pieno di strumenti e apparecchiature e la gabbia del suo collittero agganciata alla schiena.
"Benvenuto a bordo della Iupotor archiatro capo Imorus!" dissi al mio vecchio amico stringendogli la mano dopo che fu atterrato.
"Mi sono preoccupato quando i vostri messaggi non sono più arrivati. Sono molto felice di rivedervi amici miei!"
Leriano e Mirus abbracciarono con forza il vecchio compagno d'accademia e delle avventure adolescenziali. La mente di Imorus mi disse che non era cambiato molto, anche se c'erano molte novità.
"Dunque...marchese...com'è il matrimonio?" chiesi.
"Pesante...terribile...non commettete questo errore...credetemi! Non fatelo!" disse lui senza credere per niente alle sue parole.
Fu bello quell'incontro e la riunificazione della nostra vecchia compagnia. Fu come tornare a tempi più semplici e sereni.
"Com'è stato il viaggio?" chiesi.
"Lungo ma non faticoso. Voglio vedere subito la bestia!"
"Davvero? Non sei cambiato per niente pezzo di diamantifero!" disse Mirus dando una pacca sulla spalla e guardando la gabbia del collittero.
"Non ci credo! Ti porti ancora dietro quella bestiaccia?"
"Non offendere il mio amico! È molto più furbo di quanto non si creda!"
Appena arrivammo al laboratorio di Leriano questi volle fare uno scherzo al giovane medico.
"Dunque...qual'è la bestia?" chiese il geniaccio cratoriano mostrando le immagini di sedici diversi patogeni da uno schermo olografico al centro della stanza. Imorus impiegò meno di un secondo ad indicare quello giusto.
"Aria di Ghul; dominio: prokaryota; regno: bacteria; phylum: protobacteria; famiglia: neurobacteria; genere: ghulina. Purtroppo questo è il ceppo più violento di quelli conosciuti: il Ghulina Terribilis Terribilis."
Era preparatissimo come sempre, dovevamo solo sperare che fosse in grado di fare qualcosa.
Fui lieto di rivederlo e di sapere che a casa le cose andavano bene.
Mentre Imorus e Leriano lavoravano sull'aria di Ghul per cercare di proteggere la popolazione da questa piaga, io, Gulnius e Robbius ci incontrammo con un assistente a testa nello strategikon della Iupotor per discutere del prossimo passo, come tradizione roviana avevo servito a ciascuno una tazza di cioccolata calda e fumante. Accanto a me c'era Mirus i cui consigli riguardo strategia e tattica militare furono a dir poco preziosi.
"E mentre siamo al fronte?" chiesi.
"Cosa vuoi dire?" chiese Gulnius.
"Voglio dire che abbiamo allontanato gli assassini di Sileus da tutti gli obbiettivi sensibili nel centro dell'Impero e si stanno riorganizzando in aree scarsamente popolate. Ma intanto ad essere in pericolo è la credibilità di Rovia come capitale di un'Impero che domina ben cento milioni di mondi. Noi siamo i tre uomini più potenti della nostra patria al momento e uno di noi deve tornare in patria per ristabilire l'ordine e riorganizzare il nostro governo per il dopoguerra."
Gulnius stava pensando che fosse un inganno. Risposi prontamente.
"È la soluzione più logica! A differenza di voi, signori, non sono un comandante militare esperto, ma sono un simbolo in quanto erede designato di Sileus."
"Ancora però non hai convinto tutti a sostenere la tua ascesa, giovane!" disse Gulnius.
"È per questo che ho intenzione di proporvi un'amministrazione ad interim dell'Impero finché non emergerà una figura abbastanza forte e rispettabile da poter sostenere il peso dell'Imperium autonomamente" dissi incuriosendo i presenti.
"Cosa intendete dire esattamente Vostra Signoria?" chiese Robbius.
"Noi tre siamo al comando delle armate che stanno difendendo l'Impero in questo momento, senza i legionari abbiamo i numeri a darci un certo vantaggio. Ma non è solo la guerra, è la propaganda nemica che dobbiamo combattere, quindi dobbiamo mostrarci uniti e formare un vertice di comando chiaro a cui il popolo possa fare riferimento. Qualcosa di cui tutti noi abbiamo bisogno e che in passato aiutò Sileus a riorganizzare la Repubblica per renderla più salda e più sicura."
"Stiamo parlando di formare un Triunvirato?" chiese Gulnius.
"Esattamente! In questo modo potremo liberarci dei Sileicidi in maniera più efficiente, unendo tutte le nostre forze e dividendo il territorio in diverse sezioni dove ciascuno di noi sarà di fatto Imperatore e alla fine della guerra civile ci ricompatteremo come Sileus avrebbe voluto."
"E che garanzia abbiamo che tutti e tre rinunceremo a questo potere una volta vinta la guerra civile?" disse Robbius pensando chiaramente a Gulnius.
"In questa circostanza ci sono i legionari a garantire il fatto che il potere che possederemo sarà temporaneo: loro non vogliono partecipare alla guerra civile ma se qualcuno di noi cercasse di spezzare l'Impero si ritroverebbe circondato da una flotta talmente numerosa da oscurare il firmamento. Ne convenite dux Robbius?"
Il veterano mi guardò con occhi sorpresi.
"Dux?"
"In quanto comandante di più legioni avrete accesso a questo titolo" disse Gulnius che, in quel momento, era d'accordo con me.
Così stringemmo il nostro patto, proprio come decenni prima avevano fatto Fornos il saggio, Burga la ricca e Sileus il grande. Un patto di tre aveva fondato l'Impero e ora un patto di tre lo avrebbe salvato.
Fu stabilito che Robbius avrebbe pattugliato le regioni tra il Firmamento dell'Esilio e il Regno dei Soli Allineati, Gulnius i mondi tra il confine orissiano e la Lega dei Dodici e io sarei tornato su Rovia per controllare da lì tutto il centro dell'Impero. In totale ognuno di noi ebbe sotto il suo diretto controllo militare e amministrativo circa quindicimila anni luce, con i legionari a sorvegliarci e il clero ad ammonirci di non abusare del potere necessario a risolvere la crisi. Avevo posto una sola condizione al mio sostegno: Arastasus Junior, l'assassino di Sileus. Lo volevo per me, ovunque fosse.
Appena ebbi organizzato le forze per difendere il territorio centrale iniziai un viaggio verso Rovia, finalmente tornavo a casa come il Sommo Pontefice mi aveva detto.
Il difficile sarebbe stato tenere il Senato a bada e riuscire a prendere posto senza impormi come Imperatore per non violare il patto che avevo stretto con gli altri due...triunviri. Alcuni dicono che non fu una buona idea, ma in quel momento era la sola applicabile.
Imorus e Leriano lavorarono molto su quel batterio e ricevettero consulenze da molti eminenti scienziati anche dal Gran Reame, ma non sarebbe stato semplice. Per fortuna era stato usato un ceppo conosciuto e quindi ci fu possibile vaccinare i superstiti di Regula e i nostri soldati, i soldati messi in isolamento non avevano mostrato segni della malattia. Sperai che l'aria di Ghul su Regula fosse stato un episodio isolato.
Durante il viaggio visitavo spesso il blocco detentivo della Iupotor dov'era custodito un solo prigioniero.
"Abbiamo trovato il tuo Anziano- dissi- e la tua setta ha smesso di esistere...definitivamente questa volta."
Non ero ancora riuscito a rintracciare la famiglia del sicario che aveva attentato alla mia vita, ma ero riuscito a stabilire un dialogo, specie dopo averlo fatto disintossicare.
"Non voglio crederti...almeno finché non lo vedrò con i miei occhi."
"Il tuo Anziano? È morto e la dea Coca non è più venerata. Ha avuto una fine ingloriosa."
"Non interessava la gloria a chi la venerava, l'Anziano parlava con lei... decidevano chi stava in Paradiso e chi doveva lasciarlo per compiere una missione."
Il giovane Baleo, che qualche mese prima aveva tentato di uccidermi, era molto cambiato ormai: superata la dipendenza dalla droga era diventato molto collaborativo, specie per me che, leggendo i suoi pensieri, potevo capirlo meglio di chiunque altro.
"In cosa consisteva il Paradiso?" gli chiesi.
"Un giardino bellissimo, in cui la polvere della dea veniva donata due volte al giorno e ogni fantasia diventava realtà. L'Anziano mi fece uscire dal Paradiso mentre dormivo e mi disse che per rientrarci avrei dovuto accettare l'addestramento e..."mi guardò intimorito.
"Uccidermi...non è vero?"
Baleo annuì.
"Sai chi è stato a pagare per questo? Lo ha scoperto chi ha distrutto la setta dei Cocaini per me."
"Solo l'Anziano sapeva queste cose. Io non sono stato capace di dirtelo e quindi non avresti potuto vendicarti su chi voleva la tua morte."
"Non potevi sapere che c'era una potenza ben più grande di Coca a guidarmi. Tu sei stato mandato qui per volontà del sultano di Gavrax, Ben Kafar, che ti ha mandato ad uccidermi o morire perché gli ho tolto un gioiello che non gli apparteneva."
Era molto depresso, ma si sentiva anche libero. Non so perché volli aiutare Baleo a riprendersi la sua vita, ma non me ne sono mai pentito.
"Come va la tua mano?"
Gliene avevo fatta clonare e impiantare una nuova, ma era difficile abituarsi ad una cosa simile.
"Mi ricordo di mia madre- disse Baleo- grazie a te...ho iniziato a ricordarla."
"Come ti ho promesso ti farò tornare da lei appena avrò scoperto dov'è...e manca poco ormai."
"Quando tornerai a trovarmi?"
"Domani sera Baleo...adesso devo andare. C'è una cosa molto importante che devo fare."
Anche se era in cella ormai non avevo più nulla da temere da lui. Presto gli avrei augurato ogni bene.

Bellona, camera del Senato in tempo di guerra, Palazzo Centrale di Vandorra

"Tutto ciò è inaccettabile- disse il senatore Albinius- come possiamo pensare che l'Impero rimanga saldo senza nessuno al comando?"
"La nostra gerarchia è chiara, solo alcuni qui dentro non riescono a capire che i comandanti sono dove devono essere" gridò il senatore Garrinus.
"E qui? Nella capitale non ci sarebbe bisogno di difesa?I cittadini sono divisi e molti iniziano ad essere sensibili alla propaganda degli assassini dell'Imperatore. Chi dovrebbe essere il nostro capo di Stato? Un ragazzino senza esperienza a cui si dovrebbe dare il comando della galassia per..."
"Senza esperienza?- disse con tono grave l'Imperatrice Relian alzandosi dal suo posto accanto al Soglio Imperiale, gli abiti bianchi e il diadema di foglie d'oro segno del suo rango- quel ragazzino come lo chiama lei senatore, ha fornito le truppe ausiliarie delle flotte dei Vagnar e di molti altri rinforzi, ha liberato sette mondi chiave permettendo alle forze lealiste di allontanare le armate traditrici dai territori più popolati dell'Impero, per non parlare del suo impegno nell'arginare la propaganda nemica che ha ridotto enormemente i loro sostenitori. Davvero credete che Octopon Vandor Caros, il nostro Coimperatore, non abbia le capacità e l'esperienza necessarie per essere al comando? Grazie a lui il Gran Reame di Orissia non è più un pericolo per adesso e anche il Sommo Pontefice lo ha riconosciuto!"
"Eppure questo nostro...nuovo e magnifico condottiero...non è qui adesso. Perciò io credo che dovremmo eleggere una commissione in grado di..."
"A che serve? Io sono già qui!"
Il senatore guardò in basso, sorpreso nel vedermi entrare nella sala da guerra del Senato, con tutta l'assemblea improvvisamente eccitata nel mio ingresso al cospetto dell'Imperatrice che si dovette trattenere molto dall'abbracciarmi.
"Ave Sileus" disse il senatore Albinus, seguito da Garrinus e da tutta l'assemblea.
"AVE SILEUS!" gridarono.
Mi sedetti sugli scalini alla base del trono dell'Imperatore che ancora non avevo il diritto di occupare. Attivai un altoparlante che mi rese udibile a tutta l'assemblea.
"Signore e signori, onorevolissimi membri del Senato Roviano, ho una storia da raccontarvi. Sarà molto interessante credetemi" dissi.
I senatori si guardarono l'un l'altro piuttosto sorpresi.
"Abbiamo parecchio da fare onorevoli senatori."

Le memorie dell'Imperatore CarosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora