Lunga vita

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Passarono così tre anni, durante i quali lottai con le unghie e con i denti per rimediare ai danni della guerra civile, mentre Robbius e Gulnius combattevano gli assassini di Sileus. Il mio esercito personale vinse molte battaglie condotte dalla Iupotor. Mirus fu preziosissimo durante quel periodo:    era il comandante militare perfetto, la maggior parte delle vittorie delle mie armate fu merito suo, mentre Leriano e Imorus trovarono un modo per arginare le infezioni dell'aria di Ghul. Purtroppo ci furono altri due attacchi su due mondi, uno nella mia parte dell'Impero e uno nella zona di Robbius, per fortuna riuscimmo a bloccarle in tempo, anche se fu necessario l'aiuto di un gruppo speciale, la Piuma Purpurea, un'associazione di medici orissiani che avevano fatto dello studio dell'aria di Ghul la loro ragione di vita. Mentre la situazione interna dell'Impero si stabilizzava i legionari pattugliavano i confini e scortavano le navi missionarie con cui il Sommo Pontefice e tutti gli ordini religiosi portavano aiuti e rifornimenti a tutte le colonie devastate dalla guerra, una tribù di nomadi piuttosto numerosa mise a disposizione dell'Ecclesia la sua flotta come centro di raccolta e stoccaggio degli aiuti.
Alcuni senatori vennero selezionati per comporre un consiglio capace di amministrare lo Stato attraverso il potere esecutivo, avrebbero formato il mio Imperium. Nel frattempo io comandavo quel  consiglio come Coimperatore.
L'Imperatrice era un simbolo che manteneva l'unità dello Stato in attesa della fine della crisi. Anche se i Sileiani erano ormai vicinissimi alla vittoria alcuni dei nemici riuscirono a nascondersi. Noi triumviri e i nostri generali conquistammo i complessi industriali dei sostenitori della ribellione, impoverendoli e togliendo loro risorse. Molti capi dei Sileicidi si uccisero, altri furono da me scoperti attraverso il potere mio e di Sibilla. Merus non era molto contento, ma la principessa della seta continuava ad agire in incognito per contribuire a salvare l'Impero.
Tre anni dopo il mio ritorno su Rovia il triumvirato si riunì sul mondo capitale. Io, Robbius e Gulnius ci incontrammo sulla porta della Cappella della Memoria in un giorno speciale: era il terzo memoriale di Sileus e il Senato voleva rientrare nella sua sede dei periodi di pace per dimostrare che la guerra era ormai finita e si poteva ricomporre la struttura dello Stato.
Io, Robbius e Gulnius indossavamo tutti e tre una toga rossa con fascia nera e Stella a Nove Raggi  argentea come quelle dei Triumviri del periodo repubblicano. Era davvero un giorno gioioso e pericoloso allo stesso tempo perché avevamo sconfitto il nemico comune.
Il senatore Garrinus si mise al centro del palco al di sotto del Soglio Imperiale, noi tre due scalini sopra di esso, mia nonna, l'Imperatrice Relian, accanto a Garrinus. Quando tutti i senatori ebbero preso possesso dei loro posti il Sommo Pontefice, un gruppo di cardinali e diversi giornalisti presero posto nella tribuna posta ai lati del pulpito. L'evento era trasmesso in diretta su tutti i mondi dell'Impero.
Dopo una breve introduzione da parte del senatore Garrinus, l'Imperatrice si pose al centro del pulpito e fece il suo discorso.
"Vostra Santità, vostre eminenze e voi tutti cittadini roviani e membri della Comunitas...vi ringrazio per la vostra presenza e il vostro sostegno. Invito tutti voi a dare il bentornato nella Cappella della Memoria ai senatori del nostro grande Impero, perché significa dare il bentornato alla pace.
Tre anni or sono...il nostro Signore e Redentore ha chiamato a sé un grande uomo: Genor Vandor Sileus, il nostro Imperatore, il padre della nostra patria...il padre di mio figlio...il mio amato sposo. Coloro che lo hanno assassinato erano nostri alleati, nostri amici, compatrioti che avevano ricevuto tutto da Sileus e dalla sua grandezza. Il loro scopo era distruggere tutto ciò che abbiamo costruito con tanta fatica e sacrifici per spartirsi i resti. Ma hanno fallito! Siamo rimasti uniti, abbiamo mantenuto la nostra integrità e unità e così, insieme, abbiamo vinto. Benché i nemici della nostra unità siano ancora vivi hanno perso i sostenitori, le risorse e i numeri. I soldati traditori sono stati dispersi e incarcerati. Quei pochi di loro che non sono stati catturati o uccisi in battaglia sono nascosti o si sono suicidati. Ben diversi da quei vigliacchi sono questi eroi che servirono Sileus e hanno salvato la sua eredità. Acclamateli dunque. Che ogni abitante dei cento milioni di mondi dell'Impero Roviano sia grato...al Triumvirato!"
Un grande applauso, un'acclamazione da tutti i nostri compatrioti e da oltre. Ero in mezzo a Robbius e Gulnius, da entrambi sentivo ribollire la mente e lo spirito. Ambizione, soddisfazione. Ognuno di loro...no, devo essere onesto con te Lettor...ognuno di noi in quel momento si sentiva il nuovo Sileus.
Garrinus prese la parola e la sua voce risuonò in tutto l'Impero.
"Dunque è con grande onore che oggi, con il Senato riunito nella sala della pace, conferiamo mirto e trionfo al dux Robbius, al Magister Classes Gulnius e al Coimperatore Caros!"
Mia nonna pose delle corone d'oro modellate come rami di mirto incrociati, mi sorrise e guardò Gulnius con timore. Robbius sembrava molto a disagio, non era abituato ai palazzi del potere, ma come dux aveva guadagnato grandissimo rispetto da parte dei suoi soldati e dei cittadini che aveva difeso.
Ad un certo punto Gulnius si fece avanti e prese la parola collegandosi agli altoparlanti.
"Grazie- disse- grazie a tutti voi. È un grande orgoglio vedere il Senato riprendere posto nella Cappella della Memoria, dove si svolgono le opere per la pace. Tuttavia ancora non possiamo ancora dirci al sicuro. L'opera di Sileus deve essere protetta e per questo è stato deciso che il Triumvirato esisterà ancora finché non avremo riparato tutti i danni causati dalla guerra civile. Il dux Robbius continuerà a combattere le ultime sacche di resistenza dei traditori, fino alla loro totale sconfitta preso il Firmamento dell'Esilio. Rovia, la provincia imperia e le regioni centrali dell'Impero rimarranno nelle mani capaci del Coimperatore Caros. Quanto a me, in qualità di capo delle flotte roviane, amministrerò i nostri confini, vi assicuro che gli Orissiani in questo momento non vogliono e non sono in grado di invaderci. Prenderò posizione sul pianeta Visenia da cui intendo compiere l'ultima grande impresa che Sileus intendeva portare a termine: la conquista della Lega dei Dodici Tiranni!"
Un'acclamazione, un grande applauso. Per guarire i danni della guerra civile i Roviani avevano davvero bisogno di conquistare nuovi mondi.
Non potevo di certo oppormi ad un'impresa fatta in onore di Sileus e in effetti i Dodici Tiranni avevano approfittato della guerra per invadere nuovamente il Firmamento Iris, dovevano essere fermati. Ma Gulnius lo stava facendo soprattutto per pareggiare il prestigio che avevo ottenuto proteggendo i civili e facendo ricostruire e proteggere i mondi colpiti. Non ero un grande combattente ma sapevo fare la vera politica e a parlare con la popolazione.
Quella almeno fu una giornata tranquilla, malgrado la pomposa cerimonia successiva alla riapertura della Cappella della Memoria. Quanto odio i ricevimenti di Stato...e quel maledetto Padiglione dei Meli.
Ancora non occupavo l'ufficio di Sileus, così come evitavo di sedermi sul trono ed ero sempre il Coimperatore. Molti mi criticavano per questo, ma erano di più coloro che mi stimavano, inoltre il patto con gli altri Triumviri mi impediva di andare oltre quel grado.
Circa due settimane dopo la cerimonia mi recai su una delle stazioni spaziali intorno a Remora, un'altra luna di Scauron. Su di essa, in totale isolamento e sicurezza, Leriano, Imorus e i loro collaboratori si incontravano regolarmente per studiare l'aria di Ghul.
"Bentrovato serenissimo!" disse Leriano con la sua solita aria da genio allegro.
"Salve ragazzi! Dunque? State mantenendo la promessa?"
Quando gli assegnai la stazione avevo promesso che sarei venuto di persona il giorno in cui avessero trovato una cura.
Imorus mi introdusse nel laboratorio centrale, una stanza ottagonale bianca il cui centro era separato da un cristallo blu trasparente perfettamente isolato. Era ambra lec, realizzato con una sabbia sintetica azzurra cristallizzata tramite una forte scarica di energia. Le finestre delle navi roviane erano fatte con quel materiale, perfetto anche per isolare i patogeni. Si poteva entrare al centro del sistema per mezzo del teletrasporto ma erano gli automi a lavorare direttamente sui campioni.
Leriano e Imorus mi introdussero un anziano orissiano di nome Lapius, il quale, con sua moglie Escu, era il capo della Piuma Purpurea, il gruppo che studiava il batterio ghulina da molto tempo. Indossavano entrambi degli abiti azzurri, come tradizione del loro mondo, con una piuma rossa ricamata sopra il cuore.
"Vostra serenità- disse il medico Lapius- siamo orgogliosi di informarvi che ci siamo riusciti!"
"Ottocento anni di lavoro ed esperimenti. Ora finalmente siamo vicini a sconfiggere la più terribile malattia mai conosciuta dal genere umano" disse la signora la cui mente sprizzava di entusiasmo.
"Quindi ci siete riusciti finalmente?" chiesi.
"Finalmente sì-disse Leriano- unendo le conoscenze sulla biologia del batterio della Piuma Purpurea e la nanotecnologia roviana abbiamo realizzato un esercito!"
Osservai l'interno del laboratorio, un automa antropomorfo stava posizionando un cilindro metallico su un tavolo per poi collegarlo tramite un tubo ad una piccola biosfera.
"Cosa sto vedendo quindi?" chiesi.
"A lei l'onore archiatro" disse il dottor Lapius rivolto ad Imorus il quale attivò un proiettore olografico e il batterio ghulina terribilis terribilis apparve nella stanza.
"Questo batterio neurale è l'agente patogeno più complesso che si conosca. Impossibile da intercettare né da arginare. Il vaccino permette di adattare il sistema immunitario ma, una volta che l'organismo viene attaccato, nessuna soluzione biologica o chimica è efficace."
"Abbiamo tentato di tutto in questo senso per generazioni. Nessun risultato, in compenso noi della Piuma Purpurea abbiamo guadagnato in questo modo una conoscenza praticamente totale del batterio e delle sue caratteristiche" disse la dottoressa Escu eccitatissima per quel momento.
"In questo modo abbiamo potuto sviluppare un particolare tipo di plasma- riprese Imorus- che si lega ai viticci che permettono al batterio di muoversi e di unirsi nelle loro colonie. Il plasma in questione è una traccia biochimica molto chiara."
"Che richiama lui- disse Leriano attivando un nuovo ologramma che mostrava una curiosa macchina a forma di stella marina- il nostro cacciatore di Ghul, un globulo bianco meccanico capace di replicarsi e diffondersi nell'organismo penetrando le membrane cellulari senza danneggiarle. Il cacciatore viaggia nell'intero organismo e individua il nostro plasma arrivando a catturare e distruggere il batterio."
"Non c'è pericolo che il plasma si aggreghi ad altre cellule?" chiesi.
"No! Abbiamo studiato apposta questa sostanza perché possa aggregarsi solo ai batteri del genere ghulina" disse il dottor Lapius.
"In questo momento- disse Imorus- abbiamo realizzato un piccolo sistema nervoso respiratorio, umano e circolatorio e lo abbiamo esposto all'aria di Ghul. È il nostro esprimendo finale."
Osservammo l'esperimento e potemmo constatare che il batterio era entrato in circolo. Dopo cinque minuti venne iniettato il plasma, e dopo altri dieci dei nanodroidi. Iniziò così la battaglia al livello cellulare.
"Immagino che il sistema sia difficilmente applicabile dopo le dieci ore dall'infezione" dissi.
"In effetti i veri danni al cervello avvengono solo dopo le quindici/venti ore- disse Imorus- ma anche dopo questo lasso di tempo le colonie batteriche sono condannate e la nostra chirurgia è abbastanza progredita da riparare i danni e garantire un recupero totale."
Continuarono a darmi i dettagli necessari per i minuti successivi, ma la strategia era semplice: marchiare il batterio e mandare una macchina più piccola di una cellula a fulminarla.
"Notevole!- dissi- Davvero eccellente, mi congratulo con tutti voi!"
"Noi siamo molto grati maestà imperiale- disse il dottor Lapius- in tre anni abbiamo raggiunto il risultato che cercavamo da secoli. Finalmente questo abominio sparirà per sempre dalla vita e dagl'incubi di tutto il genere umano."
"Inoltre questa tecnica si potrà applicare a molti altri morbi e pestilenze. Potremmo anche far tramontare l'era dei farmaci e della medicina biochimica!" disse Leriano con un tono sovreccitato.
"Adesso non correre!" lo zittì Imorus.
"In ogni caso complimenti. Avete reso un grande servizio non solo a Rovia...ma a tutto il genere umano" dissi concludendo il discorso.
L'esperimento si concluse bene: l'organismo infettato fu dichiarato completamente guarito dopo una sola ora dall'infezione. Tutte le persone presenti in quella sala erano appena passate alla storia.
Quando la notizia si diffuse la gente trasse un sospiro di sollievo: la paura dell'aria di Ghul era stata il maggior problema per l'ordine pubblico in quei tre anni. Le specifiche del plasma e del nanodroide furono trasmesse anche agli Orissiani. Un mese dopo ognuno dei mondi dell'Impero Roviano e del Gran Reame di Orissia era in grado di fabbricare e applicare l'antidoto. Non restava altro da fare che capire cosa si doveva fare di quella sedia.
Passeggiavo spesso per il Palazzo Centrale e, in quanto Coimperatore, avevo accesso ad ogni porta, ogni anfratto e stanza di quel grande palazzo. C'erano dodici soldati vagnar che mi seguivano ovunque, in quanto re del loro popolo era tradizione. Una sera ordinai loro di rimanere fuori dalla Cappella della Memoria, la sera, con la luce del pianeta Scauron che filtrava dalle finestre c'era un'atmosfera davvero magica. Camminai sul pulpito e mi fermai alla base della Scala dei Giganti. Osservai quella grande sedia di pietra, ornata con lamine e ornamenti d'oro i cuscini rossi, i grifoni scolpiti sui bracci. Aveva un aspetto molto affascinante.
"Ricordo che una volta ti ci sei quasi seduto" disse Sibilla alle mie spalle.
"Non ho mai osato- dissi- non sono ancora pronto."
Ci abbracciammo, finalmente.
"Sono contenta di rivederti."
"Bentornata a casa" risposi.
La luce notturna esaltava i suoi lineamenti tanto da farmela sembrare un sogno.
"Dunque...hai ancora dubbi? Non credi che sia il momento di diventare Imperatore finalmente?"
"Non ancora. Ho le mani legate per adesso...ma le cose cambieranno presto!"
Osservammo il trono.
"È molto più bello di quello del Vasilus" disse.
"Niente benedizione?"
"Non dopo ciò che è successo. Le mie preghiere le riservo per te."
La guardai negli occhi.
"Presto la gente dovrà sapere tutto quello che hai fatto...è grazie a te se l'Impero è ancora vivo."
"Ormai è questa la mia patria, non cerco la gloria, solo la pace."
Ci incamminammo verso una delle uscite.
"Sileus diceva che non è molto comodo e che non deve esserlo perché chi si siede lì deve essere sempre sveglio!"
"Tuo nonno era molto saggio, ma credo che tu sarai più grande."
"Lo saremo entrambi."
Sibilla guardò in alto, sopra il trono.
"Durante l'anno che ho passato qui...non ti ho mai chiesto cosa c'è scritto, su quell'incisione sopra il trono?"
"È un avvertimento per l'Imperatore, una frase del Fondatore: Ricorda che sei servo di tutti, anche se sei più in alto. Diventa di meno per poter essere di più."
"Nella lingua progenitrice del vilino?"
"No, ancora prima. La lingua del Primo Impero, Sileus l'ha studiata quando era bambino, gliel'aveva insegnata suo nonno e mio padre l'ha insegnata a me."
"Me la insegnerai?"
"Avremo molto tempo, appena avremo mantenuto la nostra promessa. Devo solo fare attenzione al prossimo passo da fare."
"Sai che non puoi fidarti di Gulnius."
"Ma Robbius è leale a Rovia e si fida di me."
"Su Orissia c'è un detto: i giganti nuotano nel potere, gli uomini ci affogano."
"E come fai a sapere che io sono un gigante?"
"Dopo tutto quello che hai fatto...hai ancora dei dubbi su di te?"
Guardai il trono.
"Non vedo l'ora di sentire quanto è scomodo" dissi.
Uscimmo dalla porta opposta trovandoci su uno dei giardini prensili della Piramide. La città era maestosa e pacifica finalmente.
"Mi mancava moltissimo la bella Vandorra" disse Sibilla.
"Diventa molto opprimente quando inizia a dipendere da te" dissi.
"Ma resta bellissima. Ora però vorrei chiederti un favore."
"Qualsiasi cosa" dissi.
"Dov'è sepolto Sileus? Vorrei tanto rendergli il cordoglio che merita."
Sorrisi e indicai l'orizzonte.
"Ufficialmente è nel Mausoleo del Palazzo Centrale, ma in realtà è tornato a casa. Si è fatto seppellire a Retterife, l'isola in cui è nato. Lo diceva sempre che voleva riposare laggiù."
"Poetico...un carattere di famiglia" disse sorridendo.
Per evitare di offendere Merus era necessario che non si sapesse che Sibilla aveva partecipato alla guerra civile anche se in incognito, almeno per il momento. Ma avevo intenzione di rimediare presto.
Sibilla mi restituì lo strumento che le avevo prestato per compiere le sue missioni: l'Occhio dell'Eternità. Uno strumento fin troppo utile grazie al quale potei sorvegliare i miei alleati e i miei nemici.
Nei mesi successivi Robbius intercettò e distrusse una flotta dei Sileicidi poco lontano dal sistema Sol difendendo il pianeta Terra da una possibile invasione, un ottimo stratega, faceva bene il suo compito.
I legionari continuavano a difendere i confini ma non volevano seguire Gulnius contro la Lega dei Dodici, ma aveva una flotta molto potente e arruolava mercenari costruendo un'armata abbastanza potente per compiere l'impresa.
Ormai erano due anni che non si sapeva nemmeno che fine avesse fatto il Magister Legionibus, il cuore e l'anima del grande esercito. Questo non mi rendeva tranquillo e nemmeno i cittadini che iniziavano ad aver paura di quelle navi da guerra parcheggiate lungo i confini. 
Passò un altro mese prima che iniziasse qualcosa di pericoloso.
L'ologramma di Mirus Algina apparve nel mio ufficio con un'aria molto nervosa.
"Buongiorno conestabile" gli dissi.
"Octopon, cattive notizie dal Firmamento dell'Esilio: Robbius è caduto in una trappola e chiede soccorso."
"Cos'è successo?" chiesi.
"Non è sicuro ma...sembra che una parte dei suoi uomini si sia rivoltata."
"Questa non ci voleva: la sua parte dell'Impero era già abbastanza instabile, rischiamo di perdere il controllo di quei mondi."
"Ci vorrebbe l'aiuto dei legionari!"
"Si rifiutano di rispondere a chiunque. Gulnius non può intervenire adesso, è in piena campagna di conquista che non gli sta andando bene..."
"C'è un'altra questione in verità: Arastasus Junior. Sembra che sia stato avvistato su Viduus."
La Iupotor lasciò Rovia tre giorni dopo mentre Garrinus prendeva il comando del mondo capitale. Ero al comando di una flotta di diecimila navi, un'armata che poteva sembrare caotica, ma ben organizzata. Non avrei mai pensato di tornare su Viduus, ma a quanto pareva il destino pretendeva che andassi laggiù per fare giustizia.

"Questo decreto impedirà nuovi accumuli di ricchezze tra i privati" mi disse Ergesius passandomi il documento che avevamo appena compilato.
"Ottimo lavoro oratore d'ufficio. Se non altro la guerra civile ci ha liberato di una classe di ipocriti, non immagini nemmeno quanto mio nonno li disprezzasse" dissi.
"Le corporazioni ci terranno al sicuro solo se controllate direttamente. Nel frattempo serenissimo bisogna tenere conto dell'isolamento nelle provincie vicino a Terra. Le comunicazioni si sono interrotte ma sembra che Robbius sia riuscito a tenere a bada le truppe ribelli che però..."
"Di cui però non conosciamo i numeri" risposi.
Osservai il mio cronista; toga azzurra con maniche marroni, non gli stava male quella divisa per la carica che avevo inventato apposta per lui.
"Come procede il fronte interno" dissi.
"Siamo messi piuttosto bene- disse- la popolarità del Coimperatore è molto alta ormai e i recenti insuccessi di Gulnius stanno favorendo il testamento dell'Imperatore. Presto, ottimo Caros, potrà rivendicare il Soglio Imperiale."
"E allora sarà davvero dura...ma a questo punto non vedo altra scelta per la patria" dissi.
Nello studio di Sileus sulla Iupotor risuonò il richiamo dalla caput. Risuonò la voce di Mirus.
"Octopon, tutta la flotta ha eseguito il salto e siamo vicini al pianeta Duma. Il podestà è in contatto e chiede di parlare con il capo di questa flotta. Onestamente mi è sembrato un po' fuori fase."
"Fuori fase? Cosa vuoi dire?"
"Onestamente mi sembra un imbecille" rispose.
"Curioso...passamelo pure" dissi.
Uno dei proiettori olografici proiettò il busto di un uomo calvo, con la toga bianca del podestà, un grosso naso e un'espressione assente, era davvero molto anziano.
"Pace a voi" disse.
"Salute onorevole podestà" dissi.
"Da dove venite?"
"Dalla Provincia Imperia, direttamente da Rovia."
"È molto tempo che non riceviamo visite da Rovia. Ammetto che siamo rimasti perplessi quando abbiamo visto la vostra flotta."
"Le assicuro podestà che non siamo qui per farvi del male, siamo i rinforzi richiesti."
"Rinforzi chiamati dall'Imperatore? In effetti ci sono stati diversi scontri. Qualcuno ancora osa tradire l'Imperatore ma, forse, con il vostro aiuto, metterà fine a questa guerra una volta per tutte."
Sentii un crampo allo stomaco.
"Podestà...Octopon Vandor Caros non è ancora stato incoronato Imperatore...non ufficialmente almeno" dissi.
"Scusi...chi ha detto?"
"Octopon Vandor Caros. Non parlava di Caros, erede di Sileus, quando menzionava l'Imperatore?"
"No signore, ho sentito dire che l'erede di Sileus è morto durante la guerra. Io parlavo dell'Imperatore Ironor Robbius. Che io sappia non c'è nessun altro."

Le memorie dell'Imperatore CarosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora