L'Ombra del Gran Reame

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Sarinus Lyriano era alto e forte, aveva i capelli dorati come suo padre, una fronte stretta, occhi di ghiaccio e un mento prominente. Senza dubbio era molto forte, anche se non sembrava allenato. La sua mente mi diceva che era un uomo furbo, ma non tanto intelligente. Era orgoglioso e fiero, e mi sembrava pericoloso, mi vedeva con ostilità.
Gli porsi la mano, lui la strinse.
"È un grande onore incontrarti Sarinus, figlio di Merus, erede dei Lyriani" dissi sentendo la stretta del principe del fuoco.
"Benvenuto su Orissia Caros Vandor- disse Sarinus- sono onorato di incontrare il principe del Impero."
Decisi che non era il caso di spiegargli che non ero un principe nel senso che intendeva lui, ma in quel momento mi resi conto che, tecnicamente, io e Sarinus eravamo completamente alla pari rispetto al grado sociale. Lui non mi considerava tale ma la sua mente mi suggeriva immagini e ammonimenti da parte di suo padre.
"Principe Sarinus Lyriano- dissi- sono onorato di ricevere il tuo benvenuto su questo magnifico mondo."
"Un onore è per noi ricevere la visita di colui che ha riscoperto il Mondo Madre. Casa mia sarà la tua casa per il tempo che passerai qui". Non mi considerava davvero il benvenuto ma cercava di essere cortese a modo suo.
Stavamo vivendo un vero e proprio rituale: il sovrano presentava e io conoscevo. Andò avanti così per tutto il giorno e quasi quasi, non posso credere che sto per dirlo Lettor, ma preferivo il Padiglione dei Meli.
Mi stava facendo una strana impressione il fatto che Merus non si fosse ancora rivolto a Sibilla, nemmeno con il pensiero. In effetti non lo fece per il resto del giorno, eppure sembrava normalissimo per tutti i presenti, compresa Sibilla stessa.
Credo che la mente di Merus funzionasse in un modo particolare: era come divisa in stanze e ognuna doveva essere nettamente separata dalle altre, questo lo rendeva strano e molto difficile da percepire interamente per me: in quel momento era concentrato solo sul accoglimento e la sistemazione della mia compagnia. In effetti fu così; il tramonto era vicino e sentivo il Vasilus molto stanco. Ad un certo punto Merus indicò un gruppo dei servitori in tunica nera.
"Per me è arrivato il momento di ritirarmi- disse il Vasilus- ho organizzato un vero e proprio ricevimento in tuo onore Caros Vandor, ma ho preferito farlo per domani, quando saranno giunti a Chetrala altri membri illustri dello Skarlaktos, altri che meritano di conoscerti e a cui non potevo negare questo onore, spero tu possa capire."
"Mi rendo conto buon Vasilus Merus- dissi io- ti prego di accettare i miei ringraziamenti e i miei saluti a tutta la tua famiglia."
Merus fece un cenno dando ordine che le cucine fossero tutte a nostra disposizione. Mentre si ritirava la sua famiglia si accingeva a seguirlo e gli altri membri della corte continuavano a trattenersi nella sala, era una cosa strana ma, a quanto pareva, la nobiltà orissiana era abituata a trattenersi nel Palazzo Arancione per trattare affari privati, incontri e discussioni di vario tipo anche se il Vasilus non era presente. Pena di morte per chiunque fosse entrato nel Surif senza appartenere a quella casta sociale o senza essere ufficialmente convocato.
Sibilla si avvicinò ad una delle colonne e mi fece cenno di raggiungerla.
"Credo ci sia qualcosa che non va- mi disse- l'ho visto molto stanco ed è strano che Sarinus sia qui, sapevo che era impegnato in un periodo di leva militare. Non so perché mio zio lo abbia richiamato."
"Può essere qualcosa di grave, in effetti sapevo che Merus era molto ligio alle tradizioni."
"Il tuo benvenuto ufficiale ci sarà domani di sicuro, però lo Skarlaktos non era completo e anche questo mi insospettisce. Io ora devo andare con la mia famiglia e raccontare a mio zio del mio viaggio. Ci vediamo domani" disse Sibilla.
"Mi mancherai amor mio" dissi.
"Anche tu! Comunque, il mio alloggio è tre piani sopra il tuo."
Si ritirò veloce verso il corridoio da cui la sua famiglia si era incamminata, così i Lyriani si stavano riunendo per discutere di questioni di estrema importanza, più di quanto immaginassi.
Io, Mirus, Leriano ed Ergesius fummo condotti fino ad una sala da cui partivano tre corridoi verso altre sezioni del palazzo, tra cui una grande camera sulla cui porta era stato messo il mio nome.
"Questa sala- disse uno dei servitori- è stata preparata oltre un anno fa per te, Coimperatore Caros Vandor, tutto è stato fatto appositamente per la tua comodità buon signore. È presente un campanello viola vicino al tuo letto, dovrai solo suonarlo e immediatamente saremo tutti al tuo servizio buon signore."
La sua mente mi diceva che sarei stato sorvegliato e con me i miei amici.
Eravamo molto stanchi ma decidemmo di cenare insieme in un salotto posto in mezzo al corridoio, mangiammo una cena semplice ma buona mentre la Saulus andava ad orbitare intorno ad Acheme, il satellite naturale di Orissia, sarebbe rimasta lì in attesa di nuove istruzioni.
"Sinceramente questo Vasilus mi è sembrato stanco" disse Leriano.
"È il capo di un dominio che copre mezza galassia- disse Ergesius- credo sia normale vederlo affaticato."
"No, Leriano ha ragione- disse Mirus- Merus non sembrava stanco, piuttosto era affaticato. Come se non ne potesse più."
"Ad un certo punto nemmeno io ne potevo più, però lui non sembrava proprio a suo agio" disse di nuovo Leriano.
"Qui sta succedendo qualcosa di strano- dissi io- e credo che il Vasilus sia molto più occupato di quanto immaginiamo."
"Se il Gran Reame è in crisi per l'Impero potrebbe essere l'occasione giusta" disse Mirus.
"Per fare cosa?- chiesi- non siamo qui per conquistare gli Orissiani, al momento non ne abbiamo la forza e siamo venuti per trattare con Orissia, non per invaderla."
"Ma non puoi negare che è nei programmi" disse Leriano.
Lo guardai per alcuni secondi.
"Non in quelli di Sileus.... e francamente nemmeno nei miei. Questa sarà una questione da risolvere quando verrà il momento."
"Prima o poi bisognerà parlarne" disse Leriano prima di andarsene a dormire.
La mia stanza era molto ampia, ornata con splendidi arabeschi e una fiamma orissiana d'oro in mezzo al ingresso. Il letto era rotondo, con lenzuola viola e un cuscino molto duro.
La vista dal terrazzo era spettacolare: la città di Chetrala si estendeva verso il mare e le pianure ai suoi lati. Alcune navi e aerei volavano sopra la città dimostrando che le sue attività erano sempre in corso.
Mi misi a dormire, sapendo che mi stavano spiando e che avevo molto da fare. Devo dire che quel letto era davvero comodo.
Il giorno dopo mi svegliai presto come al solito, trovai un vassoio pieno di dolci di vario tipo, una grossa teiera e una tazza in emirite pura. Solo quella costava almeno quanto un palazzo. Il fumo bianco mi fece intuire che era stato tutto appena teletrasportato. Molto buono, davvero.
Appena ebbi finito andai alla porta per incontrare i miei amici e vedere cosa la giornata aveva in serbo per me. Percepii qualcosa però: era una mente appena conosciuta ma molto forte.
Non era possibile per me rimanere sorpreso nel vedere Sarinus Lyriano davanti alla mia porta con due soldati dei Diecimila ai suoi fianchi.
"Buongiorno Caros Vandor" mi disse.
"Buongiorno a te Sarinus Lyriano" risposi porgendo la mano da lui prontamente stretta.
"Prima di dire il motivo della mia visita vorrei porgerti le mie scuse per il mio comportamento di ieri, mi rendo conto di meritare il rancore tuo e dei tuoi compagni."
Pazzesco: era sincero, gli dispiaceva per una questione di onore. Si sentiva in colpa per aver causato angoscia a suo padre.
"Io mi rendo conto che il nostro comportamento poteva sembrare arrogante, principe del fuoco. Anche io so di averti offeso."
Direi che eravamo riconciliati, ma sapevo di non dovermi fidare di lui, così come lui, ovviamente, non doveva fidarsi di me.
"Io e mio padre desideriamo invitarti ad un evento speciale. Ovviamente i tuoi compagni saranno i benvenuti" disse Sarinus mentre una delle guardie mi porgeva una grossa borsa.
"Questi sono i tuoi vestiti, quelli che ti saranno utili per ciò a cui andremo incontro" disse Sarinus che, senza volerlo, mi rivelò cosa stavamo per fare.
"Chiedo scusa- dissi- ma non dovremmo presenziare ad una riunione con lo Skarlaktos completo?"
"Mio padre ha cambiato i programmi. Oggi conoscerai le persone che contano davvero e con un'impresa degna della tua fama."
Mi interessava l'idea, ma ovviamente dovevo fingermi sorpreso.
"Se mi permetti principe avviso i miei compagni per poi raggiungere te e il buon Vasilus. Posso tuttavia chiederti in cosa consiste questa prova?"
"È una sorpresa- disse iniziando ad allontanarsi- Sibilla ha detto che ti piacciono molto le sorprese."
Sarinus..... Sarinus..... Quanto mi ricordo di te Sarinus.....
Mirus, Leriano ed Ergesius comparvero dai corridoi con le loro tute già indossate; Sarinus ci aveva fatto avere delle tute protettive di un verde scuro dotate di ammortizzatori e piccoli scudi protettivi: erano delle divise per uno sport estremo e decisi di non dire ai miei amici cosa stavamo per vedere. Per sicurezza mi ero portato le mie seste dee e la daga che Merus mi aveva donato il giorno prima.
"Octopon- mi disse Mirus- dove stiamo andando?"
"Ad un incontro ufficiale organizzato in maniera eccezionale" risposi.
Dopo cinque minuti eravamo in cima ad una torre del Surif dove ci aspettava una navicella dotata di due grandi ali, una testa triangolare e dei propulsori a forma di bocche di..... non so cosa fossero, credo animali mitologici.
Merus era sulla piattaforma che indossava una tuta simile alle nostre ma con il sigillo del suo nome. Era molto più atletico di quanto avessi immaginato.
"Spero tu abbia riposato bene Caros Vandor- disse il sovrano- e con te i tuoi compagni."
"Orissia ci ha donato una notte dolce grande Vasilus" risposi. Il mio orissiano era sempre impeccabile. Ne fui lieto e anche Merus in realtà.
"Posso chiederti, mio signore Merus, dove stiamo andando?" chiesi.
"A compiere un'impresa che dimostrerà il valore di chi vi parteciperà" rispose il Vasilus.
Fui un po' sorpreso di quello che stava pensando.
C'erano altri uomini, molti erano tecnici, piloti e delle guardie, ma c'erano tre persone molto speciali: Artabarus, capo delle forze militari, Berikos Armail, re del popolo Asturas e capo della Banca Aplan, in pratica l'amministratore dei capitali del Gran Reame, e Orkilos Braku Vragar, da chiamare anche solo Vragar, un nomade di nascita, salito al potere fino a diventare il capo dei gruppi commerciali del Gran Reame. Berikos era un cugino di Merus, figlio di un fratello di suo padre, Vragar invece aveva sposato una sorella di Merus dopo essere diventato abbastanza ricco e potente da essere inserito nella famiglia reale. Erano i capi del Gran Reame, i detentori del vero potere tenuti sotto il diretto controllo del Vasilus.
Salimmo a bordo e ci sistemammo su quel aereo diretto verso il deserto oltre il mare. Eravamo in un vano molto lussuoso, con sedili rossi ricamati in oro e degli oblò che permettevano di vedere qualcosa di spettacolare.
"Buon sovrano- dissi io- posso umilmente chiederti dove stiamo andando?"
"È un'antica tradizione dei Lyriani: andiamo a caccia" disse Merus.
"A caccia?" chiese Leriano mentre un inserviente saliva da un vano inferiore della nave portandosi dietro una barella che galleggiava sulle piastre magnetiche del pavimento.
"Ognuno di voi ne prenda uno prego- disse Merus- e fate attenzione ai meccanismi."
Sarinus fu il primo a prendere in mano uno di quei cilindri lunghi circa dieci centimetri. Ne presi una anch'io e iniziai a rigirarla tra le mani.
"Fai molta attenzione Caros Vandor, è pericoloso senza......"
Sarinus fu interrotto dalla sorpresa di vedermi aprire, far roteare e chiudere quel lungo e sottile arpione. La mente del principe del fuoco mi aveva già detto come usare quello strumento capace di trasformarsi in una lancia lunga almeno due metri, prodigi della nanotecnologia.
"Come fai a conoscere quel meccanismo?" chiese Sarinus.
"La principessa della seta è stata un'ottima maestra" risposi agganciando l'arma alla mia cintura.
"A quanto pare è vero ciò che dicono dei Roviani: esperti di tutto" disse Vragar bevendo una sorta di limonata.
"Sibilla mi ha detto di averti insegnato molto.... solo non pensavo anche questo, la mia figlioccia non ha mai apprezzato questa tradizione" disse Merus prendendo la sua lancia.
"Sibilla Lyriana ha ritenuto opportuno istruirmi bene sulle tradizioni principali del Gran Reame" risposi.
"Quindi lo sai cosa stiamo andando a cacciare?" chiese il generale Artabarus.
"Paraetorium" dissi percependo il terrore in Leriano.
"L'Ombra del Gran Reame" disse Merus mentre un ologramma compariva rappresentando una bestia al limite della leggenda.
"Questa creatura è uno dei più potenti predatori conosciuti dal Uomo- disse Merus- fortissimo eppure veloce e agile, capace di nuotare, scavare e correre ad una velocità straordinaria. Un diavolo fatto carne."
"Centoventi metri di lunghezza, dodici arti di varie dimensioni, il suo corpo è diviso in quindici sezioni senza contare la testa. È carnivoro ma ha anche la capacità di nutrirsi di se stesso. La mitosi cellulare con cui questo essere può rigenerare le ferite ha una velocità istantanea e può persino farsi ricrescere la testa se la perde, così, quando non ha prede, si strappa gli arti e li mangia mentre gliene crescono altri.. È una creatura semplicemente perfetta" disse Leriano ammirando quel ologramma e tremando all'idea che stava per vederlo.
"Giusto- disse il re Berikos- è un essere perfetto in ogni singolo dettaglio, ma non è immortale anche se può sembrarlo. La creatura ha un punto debole, il suo cuore."
"Veramente è un piccolo nodo neurale che, se sollecitato, per esempio con un lungo arpione, causa un trauma neuroelettrico che blocca la mitosi e l'animale ha una morte rapida e indolore."
"Sei davvero colto riguardo a questo mostro" commentò Berikos.
"Questo non è un mostro, è soltanto un animale" disse Leriano con decisione. Chiunque altro nel intero Gran Reame non avrebbe mai osato parlare così a quel uomo per paura delle conseguenze. In effetti il re banchiere stava già pensando a come farla pagare a quel ragazzino. Anche Mirus aveva capito che era il caso di tenere d'occhio quel geniaccio.
"Quello che faremo sarà abbattere un esemplare che si aggira nella pianura tra le montagne nere e le secche di Burea. La tecnica migliore è sfiancarlo: lo attaccheremo contemporaneamente su più fronti per dare ad uno di noi la possibilità di trafiggerlo nel punto debole" disse Sarinus indicando quel punto debole sul lato sinistro della testa. Solo in quel momento mi resi conto che gli oblò si erano chiusi e che la navicella stava superando l'atmosfera per poi scendere in un'altra area del pianeta.
"Posso chiedere come si abbatterà il Paraetorium con il solo utilizzo di questi arpioni?" chiese Mirus mentre appendeva la sua arma alla cintura.
Merus lo guardò accigliato.
"Caros Vandor- disse il Re dei Re di Orissia- i tuoi servi hanno l'abitudine di intromettersi nei discorsi dei loro superiori?"
"Grande Merus..... Mirus Algina e Leriano da Nichia sono miei amici e camerati di formazione e azione. Sono certo che Mirus Algina non voleva mancare di rispetto al Vasilus, ma solo chiedere un consiglio a vostra eccellenza" dissi io.
"Un'altra cultura- commentò Merus- comunque..... Mirus Algina, sappi che sarà sufficiente colpirlo in quel punto debole per ucciderlo. Il modo migliore è distrarlo e attaccarlo da più lati."
"L'uccisione della creatura spetta al Vasilus, l'Unico lo conservi" disse Sarinus.
Il Vasilus rifletté qualche secondo. Gli era venuta una bella idea.
"Non ci sarebbe questa stessa emozione.... voglio fare uno strappo alla regola: io decreto che chiunque potrà tentare di uccidere il Paraetorium, chi ci riuscirà sederà alla mia destra nel banchetto in cui verrà mangiata la carne della bestia."
Questa particolare affermazione del Re dei Re di Orissia lasciò tutti particolarmente sorpresi, soprattuto Sarinus. Era la prima volta che Merus apriva una tale possibilità.
La sua mente mi disse qualcosa di particolare che dovevo cogliere.
Fummo accompagnati nella stiva del vascello dove uno dei tecnici ci mostrò le macchine con cui avremmo inseguito la bestia; si trattava di piccoli veicoli alati monoposto da pilotare come un moto e capaci di arrivare ad un'altitudine massima di quindici metri.
Io, Mirus e Leriano fummo lasciati soli sulla stiva e discutemmo.
"Octopon.... ma che razza di gioco è mai questo?" chiese Mirus.
"Una tradizione, una mentalità con cui ci dobbiamo confrontare" dissi io.
"Esiste una bella differenza tra i safari con gli Ambulorapti e questo...... stiamo parlando di uccidere un animale! Potente e pericolosissimo, forse il più pericoloso che l'Uomo conosca" disse Leriano particolarmente sconvolto.
"Quel esemplare è stato allevato appositamente per questo giorno- dissi lasciando il mio amico sconcertato- lo hanno liberato apposta per scatenarsi nel deserto ed essere ucciso dal Vasilus."
Leriano mi fissò con una mente sconvolta. Era qualcosa opposto a tutti i suoi valori più fondamentali.
"Mi dispiace amico mio, ma non possiamo tirarci indietro" fu tutto quello che potevo dirgli, ma non era abbastanza.
Mirus e io ci guardammo capendo che dovevamo proteggere il nostro amico.
"Io non parteciperò mai a questa barbarie" disse Leriano.
"Mi dispiace ma non puoi tirarti indietro" gli dissi.
"Che vuoi dire?" chiese.
"Non so cosa faranno se ti rifiuti. Questo è un ordine del Vasilus e la parola di Merus è legge qui."
"Cosa vuol dire allora?" chiese Mirus.
"Mi dispiace amico mio..... non possiamo farci niente."
"No Octopon, io glielo dico: non parteciperò a questa roba da barbari" disse Leriano con decisione.
Mirus era preoccupato per la nostra sicurezza poiché sapeva bene com'era un Paraetorium e di cosa fosse capace; i legionari custodivano delle riserve naturali dove questi esseri venivano lasciati in libertà in diversi tipi di habitat. Oltre che per preservare questa incredibile razza, lo scopo di queste riserve era di studiare il Paraetorium per riprodurne l'armatura per i soldati, la struttura fisica come modello per la progettazione di veicoli versatili, la fisiologia e il DNA del Paraetorium avevano permesso delle scoperte straordinarie per il progresso della medicina e della biologia meccanica di Rovia e Orissia. Mirus non ne aveva mai visto uno dal vero, ma sapeva che era un essere potente e quasi immortale.
"Octopon, sul serio questa è una follia. La gente muore in cose simili" disse Mirus.
"L'idea è questa. Ma non rischierebbero la vita di Merus, quindi sono certo che le misure di sicurezza saranno draconiane."
"Non mi importa! Io non partecipo" disse di nuovo Leriano mentre Merus e gli altri nobili di Orissia scendevano nella stiva.
"Siamo arrivati- disse il Vasilus- tra poco scenderemo. Non penso che lo abbiate sentito, ma siamo rientrati nell'atmosfera. Tra pochi minuti usciremo."
"Chiedo perdono grande Vasilus, ma il mio amico Leriano da Nichia chiede di poter declinare l'invito- guardai Ergesius e percepii che non aveva il coraggio di chiederlo- e anche il mio segretario."
Merus fu davvero contrariato per questo, anche se il suo volto non lo dava a vedere.
"Posso chiederne la ragione?" domandò il sovrano.
"Eccellente sovrano.... loro non sono preparati per affrontate una simile impresa. Ritengono, e in effetti io con loro, che questa battuta di caccia vada oltre le loro competenze e i loro limiti."
"Non sono dei guerrieri quindi?"
"No, grande Vasilus- disse Leriano prima che potessi fermarlo- noi siamo studiosi, pensatori, cronisti, inventori.... non abbiamo una specializzazione nel uccidere."
Due secondi di silenzio e Merus disse: "Molto bene, dunque sarete ospiti su questo vascello e seguirete l'evento da qui. Gli inservienti saranno a vostra disposizione."
Merus si sentiva offeso, ma era un diplomatico furbo e apprezzava il carattere forte dimostrato da Leriano.
"Dovrei ringraziarti?" mi chiese Leriano a bassa voce.
"No, ma tu sai che io non sono così" dissi io sapendo che Leriano non era davvero ingrato per quel favore.
Ergesius si avvicinò a me e mi disse: "Grazie vostra signoria. Non credo che sarei sopravvissuto."
"Non temere amico mio, tu pensa ad osservare. Dovrai scrivere molto oggi" dissi.
"Preparatevi!" disse Sarinus salendo sul suo veicolo.
"Mirus- dissi- sei sicuro di voler venire? Io devo, ma credo di poterti tirare fuori."
"Stai scherzando? Vedere un Paraetorium dal vero, su Orissia...... e ammazzarlo al posto del Vasilus. È un'occasione che capita una sola volta e non star sicuro che lo lascerò a te" disse Mirus puntando il pugno sinistro verso di me. Colpì il suo pugno con un ghigno.
"Cosa significa quel gesto?" chiese Sarinus.
"Io e il mio amico ci siamo appena impegnati a gareggiare in questa sfida con onore e con grande impegno" dissi salendo sul mio veicolo.
"Mi piacciono questi Roviani! Sono combattivi e schietti!" disse Artabarus pronto a partire.
"Vi avverto che l'evento verrà trasmesso su tutto questo firmamento. I media sono già pronti e il pubblico aspetta con entusiasmo lo svolgersi della nostra sfida" disse Merus mentre il ventre della nave si apriva sopra la sabbia d'oro di quel mondo ricco e misterioso.
Saltammo giù dalla nave e iniziammo a volare sulle dune, mentre la nave che ci aveva trasportato si allontanava, ma vedemmo anche altri veicoli in cielo, probabilmente i media di cui parlava Merus.
Eravamo dotati di caschi, ma ci riconoscevamo dai nomi scritti sulle tute.
Passammo mezz'ora a vagare per quella landa desolata, non eravamo lontani da alcune montagne e formazioni rocciose, dovevamo essere ben lontani dalla capitale, per me era ancora prima mattina ma in quella regione la stella Demevas era in mezzo al cielo. Doveva essere pomeriggio inoltrato da quelle parti.
Vidi che Mirus era accanto a me, sulla destra, a circa cinquanta metri di distanza, quando percepii qualcosa. Un pensiero ancestrale..... primitivo. Mi ricordava il Dionicodonte, ma questo era molto più feroce, molto più arrabbiato e determinato.
Era dietro di noi. Puntava. Era pronto.
Saltò fuori dalla sabbia, per un po' ci accecò. Superata la sabbia vidi il più grande mostro che avessi mai visto inseguire Merus.

Le memorie dell'Imperatore CarosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora