La muraglia abbattuta

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I giorni successivi furono molto pacifici: mio nonno riprese in mano la situazione e seguì lo svolgersi della guerra di Vespia. Io gli rimasi accanto perché sentivo che non si era davvero ripreso dalla morte di mio padre, aveva ricacciato in basso il dolore come me, solo che lui lo aveva sfogato.
Perché non lo facevo anch'io? Perché non me ne liberavo? Non lo capivo.
Seguivo le indagini sulla morte di mio padre ma il commissario continuava ad avere sospetti per Sibilla in quanto il sodome da lei posseduto era davvero l'unico nel Palazzo Centrale e gli altri due su Rovia: uno si trovava in un laboratorio botanico dal altra parte del globo, senza frutti perché costantemente potati e distrutti, usato per delle ricerche mediche, l'altro era esposto in un museo di botanica ad Ottalia, la città-cantiere, e i suoi frutti venivano tagliati e distrutti tutti tranne uno da mettere sotto vuoto ed esposto. Le verifiche puntigliose ordinate dal commissario avevano dimostrato che non era avvenuto nessun furto da essi, stava controllando il contrabbando ma anche per quella via non c'erano molti risultati.
Devo dire che il commissario si stava comportando bene, ma non abbandonava l'idea che Sibilla potesse essere coinvolta.
Non lo sopportavo, ma decisi che era il momento di parlare a Sileus delle indagini.
Fui introdotto nel suo studio e fu lui a venirmi incontro. Sentivo preoccupazione in lui, tanta nei miei riguardi.
"Ave Sileus" dissi.
"Una settimana Octopon- disse lui- una settimana che sei sveglio, che non ti riposi. Persino il Magister Legionibus ha espresso perplessità."
"Devo fare il mio dovere Imperator" dissi con debolezza.
"Pensi di farlo così? Moribondo?"
"Ho un rapporto per voi, grande Imperatore, sulle indagini per l'assassinio del Maggiordomo palatino....."
"Perché non lo chiami padre?"
"Vi prego Imperatore..... non......."
Sileus mi guardò con volto grave e preoccupato, la sua mente stava ragionando sul mio dolore e ricordava il suo.
"Coimperatore Caros- disse- è chiaro che non siete in grado di compiere il vostro dovere, pertanto vi concedo quindici giorni di ferie affinché possiate vivere il vostro lutto e riacquistare le forze e la lucidità necessarie per reggere l'Imperium."
"Imperatore...... se mi permettete....."
"È un ordine!"
Non avevo forza, non mi potevo opporre e comunque non avrei mai potuto disubbidire al mio Imperatore.
"Valde...... Imperator" dissi debolmente consegnandogli il cristallo dati con i risultati dell'indagine e andandomene.
Fui accompagnato a casa mia, ero a pezzi ma non potevo dormire, non ancora. Non so perché ma era come se ne avessi paura. Decisi di tenermi occupato e raccolsi qualcosa che avevo portato via dalla Bellona: un messaggio di Mirus, un suo personale rapporto sulla battaglia con cui Ironor Robbius aveva iniziato l'invasione del territorio dei Vespiani.
Lo riporto tra le mie memorie perché quell'impresa del mio migliore amico rimanga impressa anche nella tua memoria Lettor.

"Al mio amico e Coimperatore, principe Octopon Vandor Caros salve! Come già avrai saputo l'avanzata contro i Vespiani è iniziata ora che li abbiamo cacciati dai territori che avevano invaso e li stiamo respingendo sempre di più. Ti sto scrivendo ora che abbiamo vinto un'importante battaglia nel sistema di Orep. I Vespiani lo chiamano HX-51, chiamano tutto con i numeri, sono davvero dei Mattoni senza spirito, gli farà bene la dominazione roviana.
Comunque Orep è un sistema piuttosto grande, con tre stelle, una supergigante rossa e due nane rosse che le orbitano attorno, una di esse possiede un sistema di pianeti e una cintura asteroidale. Il pianeta interno di quel sistema era la loro base principale per questa zona, oltre ad esso i Vespiani avevano diverse fortezze e campi minati nella cintura.
Il legato Robbius ha ordinato di aprire un varco nel campo minato prima di avanzare oltre la cintura. Quegli squilibrati dei Vespiani avevano posizionato delle bombe ad antimateria, pericolosissime ed estremamente potenti. Abbiamo usato l'espediente dei Valeriani contro Zotalo: alcune navi legionarie hanno raccolto dei detriti di roccia e ghiaccio dagli anelli del gigante gassoso esterno, li hanno trascinati tramite cavi per tutto il sistema poi, che spettacolo, hanno ruotato su se stesse e hanno sganciato i detriti dopo aver invertito la rotta. Quelle pietre hanno sbattuto direttamente contro le mine. Uno spettacolo incredibile, fuochi blu che ci hanno quasi accecati. Quando i residui delle esplosioni si sono diradate abbiamo avuto la conferma di una breccia. Subito dopo la mia centuria ha avuto l'onore di avanzare.
Ho fatto suddividere le navi legionarie per farle passare sopra e sotto la cintura. Sono iniziati subito i bombardamenti dei Vespiani dalle loro stazioni, colpi al lec che non hanno fermato i venatores, le nostre navicelle cacciatrici che hanno colpito da distanza le stazioni nemiche con i cannoni elettromagnetici. È stato un massacro per il nemico che si è ritrovato con un'ulteriore breccia nella seconda linea difensiva.
La mia centuria è avanzata e ha superato la catena di asteroidi, prima di far avanzare il resto della legione il legato Robbius ha ordinato di conquistare il quartier generale nemico situato su un grande asteroide di centotrenta sette chilometri. Distruggerlo sarebbe stato più facile, ma il legato aveva ragione: da quella base avremmo ricavato moltissime informazioni utili.
Ho fatto dividere la centuria in quattro formazioni da venti navi legionarie ciascuna e ho fatto fare un giro piuttosto ampio alle mie navi: considerando che un lato era coperto dagli asteroidi la stazione era davvero circondata.
C'erano alcune fregate intorno alla stazione, sette navi di circa sette chilometri ciascuna, cilindriche e con una grande pinna ventrale. Ci hanno sparato contro dei nuclei rossi, si sono infranti sugli scudi come niente, i nostri nuclei invece li hanno spazzati via come niente. Prima di esplodere le navi avevano sganciato altre mine intorno alla base nel disperato tentativo di difenderla. Erano mine con agganci magnetici per legarsi alle navi ed esplodere a distanza ravvicinata. Per mia fortuna Octopon, io sono furbo: ho fatto decollare dei droni e li ho mandati verso quelle mine: che spettacolo, migliaia di piccole lucette che inseguivano quei droni per poi compattarsi e realizzare dei fuochi d'artificio strepitosi.
Dopo aver aperto il passaggio ho mandato un messaggio alla base e ho chiesto loro di arrendersi. Mi hanno risposto che il loro messaggio sarebbe arrivato presto. Un piccolo baleno, una bomba atomica contro una delle navi legionarie. Questi Vespiani credono di essere eroi che combattono per la libertà, ma che senso ha morire per nulla? Non sono eroi, sono fanatici esaltati con la sindrome del eroe.
Ad ogni modo la fanteria era pronta e scalpitava. Ovviamente scalpitavo anch'io. Ero a bordo del primo incursore quando ricevetti la notizia che eravamo a portata di sbarco.
"Forza è il momento!" gridai mentre tutti i legionari sulle navi attivavano le armi e battevano i pugni gridando "Al arta". Quando tornerò dovrai spiegarmi che significa, non l'ho mai scoperto.
Gli gridai ancora: "Ricordate perché siete venuti qui e tornerete indietro, oppure andremo oltre, sempre più avanti per Rovia e per Sileus."
"Per Rovia e per Sileus" mi rispondevano i soldati.
La tensione era abbastanza alta, ma sapevo che sarebbe stato un lavoro più facile del solito. I nostri incursori furono scortati da battaglioni di caccia pesanti che spararono contro le batterie nemiche. Molti dei nostri sono caduti durante il bombardamento ma hanno fatto bene il loro lavoro: gli incursori sono riusciti a sganciare i container con il nostri mezzi. Abbiamo iniziato a correre sul asteroide nei calabroni corazzati. In ognuno il pilota, due fucilieri e un uomo su torretta con  mitragliatore lec. Dietro di noi la seconda ondata di incursori fece sbarcare cinque grandi mezzi per il trasporto truppe. In totale avevo tremila uomini al mio comando che mi stavano seguendo per conquistare quella posizione.
Ero sulla torretta di uno dei calabroni e mi guardavo intorno: era incredibile vedere quella schiera di mezzi in marcia, poco dopo un grande squadrone di caccia leggeri e mediani si misero a sorvolare l'asteroide sopra lo schieramento a terra e ne fui davvero inebriato. Uno spettacolo magnifico.
Ad un certo punto la mia nave di comando mi inviò le immagini di una linea di difesa: era una trincea di armi automatizzate che divideva a metà la vallata davanti a noi, ma per entrarci era necessario passare per uno stretto valico tra due piccole montagne, un luogo perfetto per un'imboscata.
Feci fermare l'avanzata e mi misi in contatto con il decurione a capo dei caccia.
"In ascolto centurione" mi disse.
"Prenda due stormi, passate oltre il passo, distruggete la linea difensiva nella valle ma non ingaggiate battaglia con eventuali unità sul campo: voglio prigionieri" gli dissi.
"Comandi centurione" mi disse il decurione prima di partire e superare la montagna.
Feci proiettare sul visore del mio elmo una mappa tridimensionale dell'area, subito dopo ordinai uno scandaglio al infrarosso. Furono rilevati diversi ordigni sulle pareti del passo, pronti ad esplodere al nostro passaggio. Credo di aver preso la decisione più folle della mia vita: ho contattato la nave legionaria più vicina e ho ordinato un intervento chirurgico.
Una colonna di fuoco blu è scesa dal alto, un raggio lec da cannone oculare alla potenza minima: ha tagliato la montagna a sinistra, causando la deflagrazione degli ordigni, per poi sollevarsi, sparata via a fluttuare nel cosmo, lontana dalla pietra madre e intanto un nuovo valico era stato aperto. La colonna di folgori si spense e potemmo partire aggirando gli ultimi ostacoli, alcuni detriti ricaddero intorno a noi ma erano troppo piccoli per causare problemi ai nostri scudi. Ci schierammo sulla valle vedendo che i nostri caccia avevano distrutto l'intero perimetro nemico, ma c'erano ancora delle stazioni di sorveglianza e batterie pesanti tra noi e la base, inoltre le navi mi mandavano rilevamenti di un intero battaglione nemico, almeno mille e trecento uomini, schierati con attrezzature e batterie da battaglia per lo spazio.
Ordinai lo schieramento a cuneo sul fianco sinistro a cui mi misi a capo io stesso. Avevo ordinato una serie di attacca e fuggi, così da logorare le difese nemiche e aprire una breccia. Prima di tutto i caccia mediani, armati con quattro cannoni lec da penetrazione, spararono sulle stazioni collocate sulle alture, così il nemico non ebbe più supporto.
Prima della carica fui contattato dal mio primo decurione, il secondo in comando.
"Centurione rileviamo duecento sedici navi vespiane in arrivo dal pianeta, sembra che vogliano riconquistare la posizione" mi disse.
"Formate lo schieramento compatto, mantenete la linea difensiva e non cedete la posizione. Intanto contattate il legato e chiedete rinforzi" risposi. Malgrado la tecnologia meno avanzata erano comunque troppi per le nostre ottanta navi.
Il decurione eseguì i miei ordini e schierò la flotta, si poteva vedere dal asteroide. Intanto i difensori davanti a noi stavano sparando verso i caccia, noi eravamo ancora troppo lontani. Diedi le mie istruzioni, feci il Segno e poi.....
Poi Octopon ho pensato a Rovia, ho pensato a te e a tutti i motivi che mi avevano fatto arrivare a quel punto.
Alzai il braccio e, benché il comunicatore lo rendesse inutile, gridai: "Per Rovia!"
Il primo gruppo partì a forma di cuneo, con me in testa. I cecchini nemici spararono ma i nostri scudi resistettero al colpo, prima di tutto sparammo con l'artiglieria pesante, oltre al mitragliatore avevamo due cannoni lec da penetrazione sulle torrette: sparai due colpi mirando a dei grossi cannoni che stavano muovendo verso di noi abbattendoli, ma i Vespiani non stettero a guardare: anche loro spararono. Colpirono gli scudi dei nostri mezzi che resistettero, ma non potevano reggere al infinito. Alcuni calabroni esplosero e altri furono gettati nello spazio. Iniziai a tempestare il nemico con una raffica di folgori lec del mitragliatore. Secondo i sensori della mia lorica uccisi almeno quindici uomini e ne ferii il doppio, ma sarebbero morti presto con danni alla tuta nello spazio. Anche i fucilieri sparavano dai loro posti, sporgendosi fuori dal veicolo e puntando i fucili lec. Ad un certo punto facemmo una curva e tornammo indietro mentre il secondo gruppo era pronto a partire. Con le torrette girate continuammo a sparare contro i difensori e loro a rispondere, mentre i caccia leggeri si posizionavano sopra il nemico sparando dal alto. Una pioggia di fulmini si abbatté sui Vespiani che retrocedettero ma continuarono a sparare. Erano tenaci lo devo ammettere. Fu impressionante vedere tutti quei cadaveri che fluttuavano nello spazio, come diretti verso l'Iperuranio insieme alle loro anime. Ti auguro di non vedere mai niente di simile Octopon.
Intanto il secondo gruppo stava per colpire il nemico e logorarlo ulteriormente insieme ai caccia, il piano era di sfondarli subito dopo.
Ma proprio in quel momento sui nostri piovvero due grandi proiettili: erano i colpi di due cannoni elettromagnetici di grosso calibro. Una fregata vespiana era sopra di noi, doveva aver superato il perimetro delle legionarie. Era una nave simile ad una grande freccia, con i cannoni elettromagnetici montati sotto la punta e con i fianchi costellati di cannoni lec che non smettevano di bombardarci.
Ordinai di ritirarci dietro la montagna da cui eravamo venuti e i nostri caccia spararono sulla fregata scoraggiando l'inseguimento, ma essa si posizionò sopra ai soldati pronta ad annientare ogni nostro assalto.
Avevamo subito pesanti perdite e non potevamo ricevere rinforzi in breve tempo. La situazione sembrava drammatica ma notai una cosa interessante: la montagna staccata dalla legionaria per farci passare fluttuava ancora sopra le nostre teste.
Chiamai i dodici legionari della mia scorta, i migliori della centuria, sapevo che erano equipaggiati per il folle piano che avevo in mente. Gli diedi i miei ordini e poi feci avvicinare un caccia leggero. Saltarono e arrivarono abbastanza vicini da aggrapparsi alle ali. Non ero in grado di fare ciò che gli avevo ordinato ma, come dico sempre, i legionari sono una vera forza della natura. Sincronizzai il mio visore per vedere ciò che vedeva il legionario di comando di quel tema. Fu emozionante vedere come il caccia partiva e si dirigeva verso il nuovo asteroide, provai una certa apprensione, come la nausea sulle montagne russe, hai presente?
Comunque il caccia si fermò di colpo dando ai legionari l'inerzia necessaria per essere sparati in avanti senza dover usare i propulsori delle armature. C'erano dei grossi detriti intorno alla montagna staccata e i legionari si misero a nuotare tra essi. Usavano i propulsori laterali per schivare i detriti, e i loro fucili agganciati sulle spalle oppure passati sulle braccia attraverso i ganci magnetici, sparavano e disperdevano gli ostacoli più piccoli; è davvero da ammirare la loro straordinaria prontezza di riflessi.
Il legionario di comando afferrò una pietra e si diede una rapida spinta schivandone un detrito più grande, poi irrigidì le braccia lungo i fianchi e puntò il suo fucile lec montato sulla spalla destra che, sotto il controllo del suo ponte neurale con la lorica, sparò una serie di colpi deviando un masso più grande davanti a lui. Poi fece una piroetta per deviare una nube di micrometeoriti e si passò il fucile sul braccio destro sparando in modo da aprire in due un detrito. A quel punto la strada era libera e i legionari spararono gli arpioni dei loro bracciali agganciandosi alla montagna. Una volta agganciati i legionari hanno iniziato a muoversi e arrampicarsi stando attenti a non perdere la presa e a non finire a fluttuare nello spazio.
Hanno posizionato i loro propulsori e dato delle piccole spinte per dirigere la pietra, appena pronti hanno spinto i loro propulsori principali collocati sopra le scapole al massimo e la montagna ha iniziato a muoversi diretta verso il suo asteroide madre. I legionari hanno poi mollato la presa lasciandosi fluttuare nel cosmo in attesa di essere recuperati, mentre il grosso asteroide cadeva verso la fregata nemica. I nostri caccia avevano lanciato delle cariche a ioni contro la nave nemica, così i loro sensori furono accecati il tempo necessario perché non vedessero la montagna che cadeva sulla nave. Gli scudi della fregata non erano abbastanza forti per reggere un colpo come quello e la nave fu investita sfracellandosi sopra il battaglione nemico.
"Come il grande re anche noi abbiamo abbattuto un gigante con un sasso oggi" dissi prima di ordinare di attraversare i detriti. Con i propulsori dei calabroni fu facile saltare quei detriti e anche se la nostra avanzata era stata rallentata eravamo ormai davanti alla base. Avanzammo a tutta velocità mentre i caccia distruggevano le ultime difese al ingresso della base. Purtroppo ci accorgemmo tardi di essere davanti ad un campo minato: tre calabroni furono sparati nello spazio, per fortuna i loro legionari riuscirono a sganciarsi e a mettersi in salvo con i loro propulsori. Ordinai ai caccia leggeri di sparare sul terreno in modo da far detonare le mine e aprirci un varco.
Siamo arrivati così alla base, prima del ingresso però ho avviato una comunicazione vox con l'interno e ho convinto il comandante ad arrendersi. Siamo entrati nella base e nel frattempo il mio decurione di comando mi ha comunicato che la centuria era riuscita a respingere la flotta nemica che era tornata sul pianeta di Orep.
Ordinai di mandare un messaggio a Robbius con la conferma della missione e venni informato del fatto che stava già passando la breccia nella catena degli asteroidi con seimila navi legionarie. I Vespiani nella base avevano già cancellato le banche dati, ma la nostra tecnologia ci permetterà di recuperare informazioni preziose sul nemico.
Tuttavia è necessario spostare tutte le nostre forze e non possiamo rischiare che i Vespiani riprendano questo sistema e il suo pianeta. Ho parlato con Robbius, si è comportato lealmente, come avrebbe fatto Sileus e ha rispettato la legge: sta scritto "Se il tuo nemico si ritira non lo incalzare, non lo tormentare, non ostacolare la sua ritirata, ma rendila più sicura."
La nostra legione ha aspettato che i Vespiani del pianeta evacuassero insieme alle navi da guerra superstiti. Abbiamo i dati della base e centinaia di prigionieri, ora conosciamo l'ubicazione delle principali installazioni militari di questa costellazione e possiamo dividere le nostre forze per logorare l'esercito vespiano, anche se credo che sarà molto difficile piegarli, sono tenaci e ferocissimi, fanno onore alla loro patria che difenderanno fino alla morte. Comunque per non lasciargli ricostruire basi su Oreb Robbius ha usato le parole peggiori: "Ordine Egeon! Distruggete il pianeta!"
Alcune navi legionarie hanno sparato i loro nuclei di fusione blu contro quel mondo di roccia nera, sono penetrati nella crosta come se niente fosse, bruciando tutto al loro passaggio e hanno raggiunto il nucleo del pianeta dove, quelle stelle artificiali, sono collassate e hanno fatto scoppiare il nucleo stesso. L'esplosione derivata ha spaccato la struttura geologica stessa del pianeta. È stato uno spettacolo incredibile vedere quel fuoco invadere la superficie del pianeta e spaccarlo mentre i suoi detriti si spargevano per tutto il sistema. Probabilmente formeranno un nuovo anello di asteroidi. Ora i Vespiani non potranno più colonizzare Orep.
Ti invierò presto altri rapporti, ma per ora posso dirti, semplicemente, che stiamo vincendo. Sono sempre più quelli tra noi che ti prendono in simpatia Octopon e quando verrà il momento avrai molti sostenitori.
Viva Rovia, viva l'Impero, viva l'Imperatore.
Mirus Algina"

Mirus sapeva già cosa dire, cosa fare e come. Aveva la sua prospettiva e la seguiva.
Comunque era una buona notizia il fatto che le mura dei Vespiani fossero state abbattute, ma Sileus aveva altro a cui pensare e anche io.
Passai tutta quella notte a rivedere rapporti, documenti che ora non ricordo neanche più, burocrazia varia. Non potevo dormire, non ci riuscivo e intanto i Valicalia continuavano anche se la gente non festeggiava volentieri, così come io non potevo dormire.
Venne l'alba e con essa una chiamata di mia madre che mi chiedeva come stavo e se potevo stare con lei per un po'. Non ne ebbi la forza, le dissi che avevo da fare e che non potevo fermarmi. Mi salutò con calma e le promisi che ci saremmo visti presto.
Lo so Lettor: fui crudele con lei e con me stesso. Ma non ero io, no quello non ero io.
Ricevetti un'altra chiamata poco dopo, da Sileus.
"Hai dormito ragazzo?" mi chiese il suo ologramma.
"Sono stato tranquillo" non dissi la verità ma nemmeno mentii.
"Non mi piace questa risposta..... comunque ho un ordine da dare ed è necessario che sia tu ad eseguirlo."
Ne avevo bisogno.
"Cosa mi ordina il mio Imperatore?"
"Di mettere agli arresti domiciliari la principessa Sibilla Lyriana."
Questo mi fece male.
"Cosa....?"
"Sono solo sospetti ma...."
"Era con me! Era in mia compagnia, ben lontana dal Palazzo Centrale quando...."
"Lo so! Ma è solo una misura temporanea finché non saranno chiariti....."
"Non c'è niente da chiarire! Non è possibile che...."
"È un ordine Coimperatore!"
Non avevo la forza di oppormi oltre. Mi avviai alla villa di Sibilla, seguito da alcune centinaia di pretoriani che mi avrebbero raggiunto poco dopo e vidi, con dispiacere, Sibilla e il suo personale che caricavano dei bagagli su una navetta pronta a partire. I loro pensieri dicevano chiaramente "fuga.... equivoco.... complotto....."
Sibilla mi guardò con volto spaventato. Mi avvicinai lentamente, avevo le pistole regalatemi da Sileus nascoste sotto la toga.
"Salve Sibilla" dissi con lentezza e un tono pacato.
"Salve Octopon" disse lei con voce lenta ma spaventata. Da Uliria sentii che Sibilla era davvero in angoscia per me e che qualcuno aveva fatto sapere agli Orissiani che erano sospettati del attentato a mio padre.
"Sibilla...." iniziai.
"Octopon... lasciami andare ti prego..."
"Non posso. Sileus mi ha ordinato di metterti agli arresti domiciliari fino alla fine delle indagini. Non voglio farlo ma lo farò: ti chiedo di rientrare in casa e di lasciare che tutto si concluda secondo la legge" dissi io mentre Sibilla indietreggiava e due Zalamite estraevano dei fucili lec puntandomeli contro.
"Stanno arrivando dei pretoriani- dissi- e come pensate che reagiranno quando vi vedranno minacciare il Coimperatore? Sibilla ti prego.... rientrate alla villa."
"Non ci faremo imprigionare come criminali" disse lei.
Feci un cenno e con il mio potere gettai le Zalamite a terra levando loro i fucili. Sibilla aprì una mano e una delle armi volò verso di lei. Estrassi con rapidità due pistole dalla cintura e le puntai verso di lei.
"Octopon- disse Sibilla- lasciaci andare."
"Non posso! Io devo eseguire gli ordini del mio Imperatore!"
"Non ho niente a che fare con la morte di tuo padre!" le scesero delle lacrime mentre lo diceva.
"Ti credo Sibilla e anche Sileus lo pensa.... ma ci sono elementi che non possiamo ignorare.... fidati! Ti prometto che andrà tutto bene!"
"Octopon.... io lotterò per liberare me stessa e la mia gente se mi costringerai a farlo!"
Dopo un attimo tutto mi fu chiaro, sentii il mio sudore che mi solcava la fronte, percepii il mio respiro lento e pesante e il mio cuore che batteva lento ma regolare. Aprii le mani e lasciai cadere le pistole. Non ho mai vinto contro Sibilla, nemmeno quel giorno.
"Non posso lasciarvi andare.... ma piuttosto che farti del male preferisco morire!" dissi.
Dopo circa un minuto che sembrò un secolo anche Sibilla abbassò l'arma.... e anche lei piangeva.
Quando i pretoriani arrivarono mi trovarono davanti ai cancelli chiusi della villa di Sibilla, i due guardiani dei Diecimila erano al loro posto, così come i droidi da guardia. Sibilla era dentro e aspettava.

Le memorie dell'Imperatore CarosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora