Temporale notturno

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Si chiamava Baltazar, uno dei più rispettati capi della comunità degli Eracli, un uomo alto e fiero, quando mi vide era quasi commosso, ma ancora non si era fatto illusioni. Si fece avanti, le mani dietro la schiena, gli feci il Segno e scaturì un sorriso tra coloro che lo seguivano.
Io guardavo fisso davanti a me, ero come ipnotizzato da quella specie di sala, molto diversa dalla solennità roviana; non era riservata ad un monarca, era il tempio di un dio. Dovevo fare appello a tutto il mio autocontrollo per non comportarmi da... chissà come si comporta uno che si crede un dio?
Fu Sibilla a dirigere quello che sarebbe accaduto in seguito. Era abituata alla regalità della corte orissiana perciò riuscì ad essere meno affascinata da quella sala e da quegli adoratori.
Con i suoi cenni mia moglie richiamò le Guardie Vagnar che batterono le alabarde spingendo gli Adokesi a rimanere in piedi mentre uno dei nostri oratori saliva le scale mettendosi in piedi accanto a noi.
L'uomo, dopo un inchino, aprì un rotolo di cartonite e iniziò a parlare in lingua adokese, riportando un discorso che avevamo scritto insieme: "Noi, Caros e Sibilla, Imperatori di Rovia, siamo consapevoli che, chi scrive questa storia, ci ha dato il dominio su milioni di mondi e ha concesso la conquista roviana di Adok. La nostra prima azione, oltre a reclamare giustizia per i crimini della corte adokese, è decretare l'immediata liberazione del popolo Eracliano dalla condizione di schiavitù a cui è sottoposto e che nessuno di essi sia più costretto a risiedere nel territorio adokese. Essi sono liberi di tornare sul loro mondo natale Eraclia. L'Impero Roviano fornirà loro tutte le risorse necessarie per ricostruire le città e le basiliche del pianeta, dove il loro popolo tornerà a vivere e a prosperare come parte dell'Impero e della Comunità dei fedeli.
Tutti i tesori sottratti dal pianeta devono essere restituiti al popolo eracliano e la flotta imperiale li condurrà al loro mondo. Il Padre Divino li guidi e li protegga, possa avere pietà anche per il popolo adokese che da oggi, e fino alla fine dei tempi, farà parte dell'Impero e risponderà all'Imperatore, pur mantenendo le sue tradizioni e le sue identità che saranno preservate.
Noi siamo Caros e Sibilla, Imperatori di Rovia, abbiamo parlato e Adok ci ascolterà per sempre!"
Baltazar iniziò a piangere commosso, così come tutta la sua gente.
Gli Eracli sarebbero partiti dopo due settimane di preparativi, dovemmo chiedere ad una tribù di nomadi appena ammessa nell'Impero per portarli tutti, insieme ai loro tesori, nel loro mondo abbandonato e tanto pianto ai confini dei Soli Allineati. Io e Sibilla fummo acclamati dal popolo adokese come i nuovi sovrani della loro nazione e così sarà d'ora in poi per tutti i nostri successori; tra i vari titoli, l'Imperatore di Rovia avrà anche quello di monarca di Adok, il solo modo per far sì che i Rossetti rimangano buoni al loro posto e non facciano più danni. Per la cronaca, nessuno ha il permesso di chiamare così gli Adokesi, e di certo non in mia presenza.
Nominai un prefetto imperiale per la nuova provincia dei Soli Allineati, invece di metterci due proconsoli di rango senatorio come da prassi. Quella provincia è da considerarsi infatti patrimonio personale dell'Imperatore e tale la feci riconoscere per garantire a me e ai miei successori la ricchezza necessaria allo svolgimento di questo compito.
Io e Sibilla eravamo molto lieti di essere di nuovo in viaggio verso casa, dove Mirus si preparava a celebrare il suo trionfo personale e io stavo per aggiungere la corona cerchiata dei Jaffà alla Tesoreria Imperiale.
"Non è stato così difficile... mettere fine ad una civiltà" disse Sibilla durante il viaggio verso Rovia.
Eravamo nei nostri alloggi sulla Cor Fidelis e ammiravamo il cosmo che scorreva intorno a noi seduti su un divano in pace.
"Malgrado ciò che hanno fatto non avrei mai potuto distruggere l'identità degli Adokesi. Hanno solo cambiato sovrani e continueranno a vivere in base a questo fondamento come hanno sempre fatto, i popoli che amano i loro monarchi non possono perire. Con il tempo forse Adok ritroverà l'antica nobiltà e fierezza che il Maestro Basuross rimpiangeva tanto."
Sibilla appoggiò la testa sulla mia spalla.
"Di sicuro non dimenticheranno mai un sovrano come te... Fondatore!"
Mi venne da ridere.
"Il Fondatore- dissi- se bastava avere un esercito numeroso come le stelle non servivano cinquecento secoli per averne uno nuovo!"
"Infatti non serviva un esercito, serviva un cuore, forte per vincere, buono per governare. Perché non serve il cervello, ma il cuore per governare uno stato, grande o piccolo che sia. Il cervello ai consiglieri che ti assistano, ma se hai una nazione da guidare allora che sia la tua famiglia e non la tua azienda."
Lo espresse con un discorso più complesso e solenne lo ammetto, ma il senso era questo ed era uno dei motivi per cui l'amavo tanto.
"Pensi che gli Eracli riusciranno a ricostruire il loro mondo?"
"Li aiuteremo e faremo in modo che ci riescano, così tutte le morti di questa guerra saranno onorate e una cultura allungo riemergerà per essere un nuovo ornamento della razza umana e delle sue diversità che la rendono così ricca. E poi hanno passato millenni a costruire la gloria di Adok, penso che saranno capaci di rimettere in piedi la loro casa."
Sibilla sospirò.
"Forse così pagherò il mio debito."
La guardai.
"Di cosa parli?" chiesi.
"È una vecchia storia, accaduta circa duemila anni fa. Il Gran Reame di Orissia era in espansione e costruì una colonia in una regione chiamata Cintura di Durran, una catena di sistemi stellari che partiva dal sistema di Durran e arrivava a circa cento anni luce da Orissia..."
"Non l'avevo mai sentita."
"Oggi è integrata nella Via del Re. Moltissimi sistemi stellari lungo la Cintura erano abitati da un popolo chiamato Durraniti, erano originari di Durran e si erano espansi terraformando molti pianeti e dimostrandosi abilissimi nella costruzione di città e astronavi. Erano una civiltà avanzata, quando incontrarono i primi coloni orissiani furono molto amichevoli; veneravano una dea detta La Madre ed erano convinti che i pianeti fossero suoi doni di cui tutti dovevano godere. Purtroppo però gli Orissiani si espandevano sempre di più e alcuni Durraniti furono innervositi dalle attività del Gran Reame, inoltre temevano il Vasilus e furono presi dal terrore di perdere la libertà..."
"Immagino ci sia stata una guerra."
"Nessuno sa chi abbia cominciato, ma ad un certo punto ci furono degli scontri. I Durraniti erano in grado di mettere in campo potenti flotte ma avevano un difetto: ogni loro mondo era indipendente dagli altri e fieri di questo affrontarono gli Orissiani divisi. Il Vasilus dell'epoca affidò il comando delle sue flotte ad uno shazo e il Gran Reame combatteva come un corpo unico, organizzando le sue forze in maniera più uniforme e disciplinata."
"Un'altra prova della superiorità della fratellanza sull'indipendenza..."
Sibilla mi squadrò facendomi capire che non dovevo più interromperla.
"Comunque... i Durraniti si resero conto che dovevano unirsi dopo una dozzina di sconfitte e acclamarono un unico re della nazione durranita, Zalo il Grande. Egli radunò una flotta di ben centomila navi e inflisse una pesante sconfitta allo shazo inviato contro di lui, ma Orissia era comunque ben più numerosa e meno di un anno dopo lo shazo tornò con una flotta tre volte più numerosa e distrusse le forze durranite e i loro mondi fino ad assediarli tutti su Durran stesso. Re Zalo era bloccato sulla sua nave alla deriva quando lo shazo fece bombardare e distruggere il suo pianeta sotto i suoi occhi. I Durraniti furono sterminati fino all'ultimo e Orissia avrebbe presto preso possesso dei loro mondi rimasti disabitati. Secondo la leggenda re Zalo, prima di morire di crepacuore, pregò La Madre di maledire gli Orissiani e infliggere loro una vendetta terribile quanto il dolore causato. Da allora nella famiglia di quello shazo, per un motivo o per un altro, nessuno ha mai conosciuto almeno un genitore... padri e madri morti appena prima la nascita dei figli ed è così ancora oggi."
"Beh... se gli uomini potessero invocare pandemie per rancore il genere umano si sarebbe estinto molto tempo prima di scoprire il bronzo."
"Sì... ma un fatto storico è che lo shazo che commise quel genocidio era Orus Lotorione, un antenato di mio padre."
La guardai preoccupato, temevo che avesse ancora sulle spalle pesi che non meritava.
"Grazie per avermi fatto partecipare alla salvezza di due civiltà" mi disse sorridendo.
"Adesso... occupiamoci di altro" dissi mentre proseguivamo il viaggio. Tuttavia vedevo qualcosa in Sibilla, qualcosa che non la rendeva serena come mi sarei aspettato.

Le memorie dell'Imperatore CarosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora