e vittoria

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I cartografi scoprirono che era stata costruita una grossa rete di comunicazione che collegava i mondi presenti nella zona di Robbius e al suo interno circolavano notiziari e siti di comunicazione di massa. Lessi centinaia di articoli e vidi migliaia di video che dicevano che io e Gulnius eravamo morti in guerra e proclamavano Ironor Robbius Imperatore dei Roviani.
La nave iniziò a tremare perché il mio potere esprimeva la mia rabbia.
"Octopon..." disse Mirus per calmarmi.
Sospirai e riorganizzai le idee.
"Devo fare dei controlli...prima lo trovo e poi..." mi interruppi e mi chiusi nello strategikon. Era lì che custodivo l'Occhio e lo attivai. Vidi la Galassia e l'Umanità intera, poi pensai a Robbius e mi venne mostrato: era nel suo studio dell'ammiraglia Cor Fidelis. Seduto alla scrivania si teneva la testa tra le mani. Mi sembrava molto angosciato. Mi feci indietro e osservai il sistema in cui si trovava; la sua flotta, milleduecento navi, erano proprio intorno a Viduus, passai quasi un'ora ad osservare quel sistema e ad appuntarmi tutte le possibili difese. Non era molto fortificato, a dire il vero c'erano solo i dromoni e le navi di alcune navi di mercenari, doveva essere solo di passaggio. Dovevo approfittarne subito visto che Viduus era ad un solo salto, meno di un nano secondo per piombare addosso al traditore con il doppio delle navi.
Tornai nel caput e convocai il mio conestabile e lo Jarl Vlad che comandava la flotta insieme a noi.
"Tra quanto ogni singolo uomo, fucile, caccia, cannone e missile sarà pronto a combattere in una battaglia con una flotta grande quanto la metà della nostra?"
Alla mia domanda i due si accesero di entusiasmo.
"Due ore" disse Mirus e lo Jarl annuì.
"Date l'ordine!"
Venne emesso un potente barritus e tutti i militi iniziarono a prepararsi alla battaglia della loro vita.
Fu utile il fatto che i militi erano venuti preparati e, dopo essere stati informati del tradimento di un Triunviro, erano determinati a vendicarsi.
Al momento giusto Mirus si pose al mio fianco, in piedi accanto al trono sul fondo del caput mentre lo Jarl era sulla sua nave e avrebbe guidato l'avanguardia, fece il salto con mille navi prima del resto della flotta. Tutto era pronto.
Feci un respiro e poi il salto.
Quando arrivammo vidi il pianeta Viduus a distanza: i suoi anelli meccanici e il colore rosso della sua superficie erano uno spettacolo straordinario. Il ponte di fuoco tra le due stelle del sistema illuminava quello spazio anche più dell'ultima volta che c'ero stato. Che bel gioiello era quel pianeta per il mio Impero.
Jarl Vlad aveva circondato la flotta nemica ingaggiandola in modo che non vedesse il nostro arrivo. Attivai il barritus che annunciò il mio arrivo. La mia flotta si aprì nella forma di una mezza sfera, sul braccio destro del mio trono avevo i pulsanti per controllare i cannoni a fusione e diedi inizio ad un bombardamento a distanza che distrusse le navi più fragili con stelle rosse che sfrecciarono contro le navi nemiche. Quelli che non furono distrutti o danneggiati fuggirono. Non fu una battaglia difficile ma comunque gloriosa.
"Dove sono andati quei codardi?"
Mirus non fu in grado di rispondermi, è sempre stato lento a comprendere le domande retoriche. Lo Jarl mi contattò per fare rapporto.
"Re Caros- disse- stiamo mettendo in sicurezza la colonia. Abbiamo individuato l'ammiraglia del dux Robbius."
"Cosa? Avete visto la Cor Fidelis? E dov'è?"
"Agganciata sopra la capitale della colonia."
Guardai Mirus.
"Forse non ha fatto a tempo ad evacuare" disse lui perplesso.
"Capo Cartografo- dissi- contatti il podestà e gli comunichi che stiamo per sbarcare nella città orbitale per riprenderne possesso. Comunichi che Viduus sta per essere reintegrato nel nome di Rovia!"
Ci volle circa un'ora prima che le navi al mio comando mettesse in sicurezza quel mondo. A quanto pareva era nel caos più totale da giorni e il vescovo era riuscito a tenere al sicuro parte della popolazione facendola rifugiare nei luoghi di culto e in alcuni edifici pubblici mentre bande criminali prendevano il controllo delle strade da quando i soldati erano usciti dalla stazione. Era molto strano dato che Robbius era famoso per la sua organizzazione, poi, osservando il modo in cui era ridotta la città...non era mai stato tipo da saccheggio.
Quando sbarcammo nella città io e la mia guardia incontrammo lo Jarl che conduceva una fila di soldati roviani ammanettati sorvegliati a vista da Vagnar ed Ecteri con baionette.
"Prigionieri sire- disse lo Jarl- li abbiamo trovati sull'ammiraglia del dux. Quella nave è ora sotto il controllo dei vostri soldati."
"Sono molto ingrassati" disse Mirus.
Lessi le menti di alcuni di quegli uomini e donne ammanettati.
"Voglio che le toghe dell'Arma Siderale siano loro tolte. Questi traditori sono colpevoli di saccheggio, per cominciare e non meritano di portare i colori dell'Impero!"
La legge è questa Lettor: chi saccheggia non è un soldato, anche se in uniforme.
"Notizie di Robbius?" chiesi.
"Non ancora sire, ma lo stiamo cercando!"
"Lo troverò io" dissi facendomi passare la valigia che una delle mie guardie vagnar mi aveva portato.
"Nessuno osservi, nessuno ascolti e nessuno mi interrompa" dissi dirigendomi verso uno degli edifici attigui al porto da cui eravamo sbarcati.
"Sire che cosa...?"
"Fidatevi" dissi prima di entrare in un ufficio con un tavolo su cui preparai l'Occhio dell'Eternità. Sondai i dintorni: a parte le guardie e i miei ufficiali in attesa nessuno era nei dintorni, nessuno spiava.
Uscii dopo cinque minuti.
"Prendente un mezzo e portatemi alla basilica" dissi.
La gente stava tornando a casa dopo aver capito che il nuovo esercito non aveva intenzione di far loro del male, furono sorpresi nel vedermi; erano stati indotti a credere che fossi morto, ma non pensavano a Robbius come all'Imperatore. Forse avevo frainteso la situazione.
Arrivato sulla soglia della basilica il vescovo mi si avvicinò.
"La pace sia con voi" dissi.
"E con il vostro spirito" rispose lui.
"Sono lieto di vedervi vivo signoria- disse il porporato- e vi ringrazio di essere venuto in soccorso di questa gente."
"Era mio dovere eminenza...ma adesso devo sapere se è ancora lì" dissi.
Era sorpreso, come quasi tutti.
"Ha chiesto il diritto di asilo."
"Non posso lasciarlo lì" disse.
Il vescovo si frappose fra me e la porta d'ingresso, la gente ci stava guardando e iniziava ad essere pericolosa, temevano che volessimo violare un luogo sacro e in quel caso la sommossa sarebbe stata inevitabile.
"Riconosciamo la vostra forza e la vostra autorità vostra signoria imperiale...ma questo è un luogo sacro e quel uomo ha chiesto il diritto di asilo. Violare tale diritto è un affronto all'autorità divina, nonché una violazione della legge."
Sguainai la spada donatami dai Lyriani e la appoggiai ai piedi del religioso, stessa cosa feci con le pistole e poi sganciai le mie sestedee ponendole a terra.
"Conosco la legge, sia quella degli uomini che quella di Dio. Non le violerò. Devo solo entrare a parlare con lui."
Il vescovo si mise da parte.
"Voi aspettate qui" dissi alle mie guardie.
"Octopon..."
Uno sguardo fu sufficiente a farlo zittire.
Entrai nel luogo sacro e mi inginocchiai per poi dirigermi verso l'altare. Era lì che lo abbracciava, vestito di una camicia bianca, una barba incolta ed era davvero dimagrito.
"Non uccidermi- disse- non farmi del male ti prego...non è come credi..."
"E cos'è che credo?"
"Non ho violato il patto!"
"E perché sei stato dichiarato Imperatore qui, nella tua zona?"
Ero arrivato ai piedi dell'altare ma mi tenevo a distanza di sicurezza. Robbius si teneva aggrappato all'altare e mi osservava terrorizzato.
"Se mi uccidi qui sei condannato" disse.
Mi sedetti su una delle panche e lo guardai con calma.
"Possiamo parlarne?" chiesi.
"Che cosa?"
"Parliamone! Voglio chiarire che cosa è successo Ironor."
Era sbalordito.
"Io non mi voglio avvicinare...resto qui."
"In ogni caso siamo al cospetto del Padre Divino...e nessuno ha intenzione di farti del male Ironor."
Sospirava, era spaventato e cercava di riflettere.
"Mi hanno messo in mezzo...due miei ufficiali si sono messi in testa chissà cosa e..."
"Hanno iniziato a saccheggiare e a spadroneggiare su alcuni mondi della tua area" dissi.
"E mi hanno fatto prigioniero gridando ad alta voce che mi ero proclamato Imperatore per usarmi come capro espiatorio e dire che stavano eseguendo i miei ordini."
"Direi che ha funzionato visto che ero venuto con l'intenzione di farti a pezzi" commentai con fredda calma.
"Ho cercato di fermarli...di farli ragionare...li ho richiamati all'ordine e alla disciplina... fatto appello al loro onore...come faceva...come..."
"Come faceva lui" conclusi.
Sorrise e allentò la presa sull'altare.
"Ti ho mai raccontato di quando l'ho visto la prima volta...Sileus?"
"Sì- dissi ridendo a quel ricordo- raccontava spesso quella storia: il tribuno Habot ti presentò a lui dopo la seconda battaglia di Albione, ti diede un pugno per aver sparato alla sua ammiraglia e subito dopo ti diede la tua prima Stella del Valore per avergli salvato la vita. La Iupotor aveva i motori danneggiati e quel missile planetario stava per distruggerla, il piano più astuto che i Kelsharr avessero architettato dall'inizio della guerra. Se tu non avessi sparato quel nucleo rosso per spingere via la nave Sileus sarebbe morto quel giorno. Non lo ha mai dimenticato."
"Quella è stata la prima volta che lui ha visto me. Ma io lo avevo incontrato il giorno in cui i Makurani avevano assediato Rovia. Ero sull'ammiraglia del generale Oblus...quel grassone incapace...ero un milite semplice, gettato in prima linea davanti agli invasori determinati a distruggere la patria. Sileus invece era ancora un centurione, molto giovane, ma già famoso per aver respinto i Makurani su Crator. C'era come un'aurea su di lui...potenza pura. Fece un discorso straordinario trasformandoci in un gruppo di reclute terrorizzate in soldati determinati a vincere un'armata d'invasori cinque volte più numerosa. Che giorno memorabile, ci trasformò in eroi!"
Si sedette accanto a me dopo essersi avvicinato prudentemente.
"Che storia magnifica" dissi estasiato.
"Erano bei tempi...si sapeva per cosa si combatteva e i soldati non saccheggiavano le città..."
"Ed era difficile che qualcuno lo tradisse."
"Tre lo hanno fatto- disse- ed erano uomini più grandi di me, ma non come lui e per questo hanno perso tutto."
Osservai la parete a sinistra dell'altare.
"È affascinante...la storia di Zanoth..."dissi.
"Il Diavolo?"
Robbius osservò il dipinto sulla parete. Mostrava appunto il Diavolo e la sua caduta.
"Un concetto simile a ciò che hai appena raccontato non trovi? Era l'angelo più potente e splendido che sia mai stato creato. Divenne invidioso dell'amore divino per l'Umanità e così si ribellò contro il Creatore e venne abbattuto. Il suo nome fu cancellato dal Libro del Padre Divino, da allora lui cade e la sua caduta genera l'Abisso e si chiama Zanoth, che significa Nemico. Cade e piange perché il fondo dell'Abisso è il luogo più lontano dal calore e dall'Amore che muove l'Universo. Mentre cade i suoi servi, dotati di ali, salgono su e portano i suoi sussurri agli uomini affinché si ribellino e cadano giù con lui. Eppure il Padre Divino lo tirerebbe subito fuori se Zanoth gli chiedesse perdono. Tu hai qualcosa di cui farti perdonare?"
Guardò in basso.
"Non essere stato abbastanza forte ma aver preteso di esserlo."
"E perché hai accettato di far parte del Triumvirato?"
"Perché se ti guardo rivedo in te quell'aurea di potenza che vedevo in Sileus...e la vedo ancora. Forse diversa, ma c'è...non potevo dire di no...specie perché sembrava che fosse il modo migliore per salvare questo Impero che altrimenti lascerebbe l'Umanità in balia di tante nuove guerre e sofferenze. Credo di essermi comportato bene in fondo per questi tre anni...anche se non ero fatto per essere come un Imperatore. Ma ero troppo superbo."
"Siamo onesti Ironor: lo siamo stati tutti. Chissà com'è iniziata tutta questa storia?"
Sospirò e rispose: "Credo che abbia più importanza come finirà."
Lo guardai.
"Lo so che sei innocente... e lo sanno anche quelle persone che ti hanno tenuto qui al sicuro da me. E adesso dimmi: se ti restituisco il grado di dux, tu cosa pensi di fare?"
"Non ho più una flotta ormai. Ma forse posso ancora servire un Imperatore."
"Dovrai pagarmi un pegno. Qualcosa di prezioso che ti chiederò un giorno per aver permesso che si arrivasse a questo" dissi.
"Lo trovo ragionevole."
"E allora alzati e datti una lavata."
"Si torna a casa?"
"E si sistemano le cose...quello che è successo qui dimostra che questa storia deve finire: abbiamo bisogno dell'Imperatore e subito altrimenti non ci sarà bisogno di una guerra civile per veder crollare tutto ciò che Sileus ha costruito."
"Non deve essere Gulnius. Sileus lo sapeva ed è per questo che ha nominato te suo erede."
Ci alzammo in piedi.
"Ormai lo so anch'io."
"Farai un buon lavoro ragazzo. Io lo so, l'ho già visto accadere."
Osservai di nuovo il ritratto della caduta di Zanoth e di Zedub e gli altri demoni che volavano tra il suo Abisso e gli uomini.
"Considera questo però: tu e Zanoth avete sempre scelto. Io invece sono nato per sedere su quel trono...e non ho mai deciso niente."
Uscimmo dalla basilica insieme e condussi il dux Robbius sulla Iupotor dove lo feci lavare, rifocillare e rivestire con l'armatura e le insegne di un dux roviano, agli ordini diretti del Coimperatore.
Così finì il Triumvirato.
Ovviamente ci furono molti dubbi, molte opposizioni ma anche chi comprese. Mirus, soprattutto, che era stato per lungo tempo sotto il comando di Robbius fu lieto di constatare che il suo mentore militare non era un traditore. Robbius riuscì a contattare alcuni equipaggi che non erano coinvolti nei saccheggi e che gli rimanevano leali radunando le forze.
Ci volle un giorno per mettere in sicurezza Viduus, ritenni opportuno inviare una flotta ad inseguire le navi di quegli anarchici che, anni dopo, avrebbero causato non pochi problemi all'Impero Roviano, ma la loro è un'altra storia.
Robbius venne a farmi rapporto e a dichiararsi al mio servizio dopo aver compilato e spedito una lettera al Senato in cui spiegava i recenti avvenimenti e rinunciava formalmente al suo incarico e ai suoi poteri e privilegi di Triunviro.
Ero nello strategikon della Iupotor quando Robbius entrò nella stanza in armatura e toga rossa, era tornato al suo stato originale di magister militare di Rovia finalmente.
"Ave Serenissimo" mi disse.
"Bentornato onorevole dux Robbius. Ho solo una domanda da farvi e per la quale ho deciso di convocarvi di persona."
"Sto ascoltando Serenissimo" disse.
"Una delle voci che abbiamo udito durante il viaggio diceva che Arastasus Junior si trovava su Viduus, ma non lo abbiamo trovato. Ne sapete qualcosa?"
Robbius cadde dalle nuvole.
"Ovviamente Arastasus è in cima alla nostra lista dei ricercati, abbiamo messo una taglia molto alta sulla sua testa... ma è da un anno e mezzo che non si hanno più sue notizie. Secondo alcune voci è espatriato, secondo altri è addirittura morto."
"Ma non è qui su Viduus giusto?"
"Esattamente."
Congedai Robbius e mi ritirai nell'alloggio dell'Imperatore con la mente sgombra e un'idea in testa. L'Occhio dell'Eternità mi diede finalmente una risposta: prima controllai Gulnius che, a quanto pareva, malgrado le difficoltà era riuscito a sconfiggere i Dodici Tiranni e stava incontrando alcuni dei loro capi per trattare, gli Orissiani avevano risolto i loro problemi interni ma non davano l'impressione di voler conquistare Rovia, osservai anche gli Adokesi, il Regno dei Soli Allineati si stava fortificando.
"Presto mi occuperò anche di voi" mormorai.
Poi osservai lui, Arastasus Junior, era su un dromone nella Provincia Imperia e si stava avvicinando a Rovia.
Entrai nel caput chiedendomi come diavolo avesse fatto ad imbrogliarmi.
"Fate partire immediatamente la flotta! Dobbiamo tornare su Rovia immediatamente!"
"Che cosa...?"
"FATE COME HO DETTO!"
Mirus e tutti gli altri ufficiali erano indecisi, ma eseguirono prontamente.
Dopo il primo salto della flotta spiegai a Mirus che Arastasus si dirigeva verso il mondo capitale.
"Come fai a saperlo?"
"Te lo spiegherò più tardi- dissi- intanto dobbiamo intercettarlo. Gli Ecteri hanno una portata di salto molto più ampio delle altre navi, devi ordinare al loro comandante di cercare di intercettare la sua nave."
"Ma dove si trova in questo momento?"
"Il sistema di Sienae."
"Troppo lontano anche per gli Ecteri. Allerterò le forze presenti in quel sistema" disse Mirus.
"Ci sono solo legionari in quel sistema...non ci aiuteranno."
"Ordinaglielo" mi disse a bassa voce per farsi sentire solo da me.
"Non mi ascolteranno" dissi.
"Provaci!"
Dopo un attimo di incertezza mi alzai e mi diressi alle spalle del trono, verso lo strategikon.
"A te il comando, sarà meglio che chiami io. Dammi totale accesso all'olifante e...prega!"
Mirus mi fece un cenno e si diresse al suo posto dando ordini alla flotta per farle fare il salto verso il mondo capitale.
Incontrai Ergesius nello strategikon che scriveva il rapporto dell'operazione appena compiuta.
"Serenissimo" mi salutò alzandosi al mio ingresso.
"Devo chiederti di uscire per alcuni minuti" dissi.
Mi fece un inchino e prese la sua roba.
Appena fui solo mi sedetti al capo del tavolo, la Stella a Nove Raggi d'oro su campo rosso alle mie spalle. Ormai ero certo di essere pronto, dovevo dimostrarlo.
Attivai lo schermo davanti a me, non era olografico ma analogico perché non si poteva rischiare un malfunzionamento. Era collegato all'olifante, il dispositivo che permetteva la comunicazione al livello galattico. Estrassi dal cassetto sotto lo schermo un piccolo libro in cardonite su cui erano elencati i codici di chiamata di tutte le stazioni e le navi comando delle legioni.
Attivai lo schermo e il microfono.
"Accesso livello undici, Caros Coimperator della gens Vandor, centro palatino imperiale. Contatto ottantacinquesimo. Codice: cremisi, fotone impresso, terreno coltivabile nella campagna all'ombra della montagna grigia."
Un codice piuttosto strano, come tutti inoltre. Però aveva dei significati molto precisi e i Roviani, come i legionari, non si fidavano dei numeri, troppo prevedibili.
Apparve l'elmo di un legionario sullo schermo.
"Centro operativo dell'ottantacinquesima legione. Prego si identifichi e spieghi il motivo del suo accesso al livello undici" disse.
"Sono il Coimperatore Caros, chiedo di parlare con il Legato. È molto urgente...per favore."
"Il suo codice è confermato, il suo timbro acustico è confermato. Prego avvicini l'occhio sinistro alla telecamera del suo terminale."
Avvicinai l'occhio e ci fu un piccolo lampo.
"Iride confermata. Prego attenda."
Il legionario spense lo schermo e apparve l'emblema dell'ottantacinquesima legione. Attesi trenta secondi prima che apparisse l'elmo di un capo legione.
"Ave legato" dissi.
"Ave Coimperatore" rispose.
"La contatto perché ho bisogno di un servizio. Uno degli assassini di Sileus si trova in questo momento in un sistema dove sono presenti alcune delle vostre navi..."
"No!"
"Si tratta di un traditore che deve essere fermato ad ogni..."
"No!"
"Si trova su un dromone e per i vostri galeoni sarebbe semplice catturarlo..."
"No!"
"Sta andando su Rovia con una nave capace di distruggerla ed è pericolosissimo! Bisogna fermarlo!"
"No!"
"È stato lui ad uccidere Sileus!"
"Ancora non abbiamo a chi ubbidire."
"Io sono il Coimperatore e Sileus mi ha nominato suo successore. La legge vi obbliga a..."
"La legge non conta, il merito conta. Ancora non sappiamo se hai il carattere del vero Imperatore. Non possiamo interferire nel corso della storia finché non sappiamo che è ricominciata."
"Ma di cosa parlate? Si può sapere che cosa...?"
"Lo imparerai!"
"Pretendo di parlare con il Magister Legionibus!"
"Lo incontrerai su Rovia!"
Chiuse la comunicazione. Era assurdo, ma i legionari facevano sempre così: non si schieravano se non con un vincitore sicuro.
Fui sorpreso però da un messaggio inviato dalla legione: avevano individuato la nave di Arastasus e ci indicavano la sua posizione esatta. Era un dromone della vecchia flotta dei Sileicidi.
Tornai nel caput e feci trasmettere le coordinate e l'identificativo della nave trasmettendo l'ordine di fermarla a tutti i costi a tutte le navi armate nell'Impero, ma non nutrivo molte speranze a causa della vastità dello spazio in cui quella nave poteva viaggiare e nascondersi.
Nel dubbio divisi la flotta dirigendo una parte della flotta verso Rovia mentre Jarl Vlad continuava a dare la caccia alla nave nello spazio tra Sienae e il sistema Cocitus.
Robbius avrebbe messo in sicurezza Crator che era il mondo più popolato lungo il percorso, ma eravamo distantissimi e Arastasus aveva almeno una settimana di vantaggio.
Dopo una settimana di salti e frenesia scoprimmo che la nave era stata vista ma non intercettata e l'Occhio dell'Eternità mi diceva che aveva superato Crator e si dirigeva verso Rovia.
"Tra quanto possiamo essere su Rovia?" chiesi ad un certo punto.
Il Capo Cartografo mi rispose che, con salti di quaranta anni luce ogni quattro ore per sei giorni, considerando un giorno necessario per raffreddare e purificare l'apparato di iperguida, dodici giorni.
"Questo vale per tutta la flotta...ma la Iupotor è la nave con la portata di salto più larga di tutta la Via Lattea" dissi.
"Con i limiti massimi potremmo essere sul mondo capitale entro cinque giorni ma..."
"Facciamolo- dissi- la flotta dovrà raggiungerci in seguito!"
"Octopon, quel traditore ha solo una nave e abbiamo uno schieramento difensivo su Rovia. Non può..."
"Se sta andando sul mondo capitale vuol dire che ha un piano e dobbiamo fermarlo a qualunque costo!"
Lo osservai: molti stavano immaginando che fossi troppo coinvolto in quella questione e credo che avessero ragione. Tuttavia dovevo agire e lo avrei fatto.
Dopo aver avvertito la flotta la Iupotor si separò dallo schieramento e compì un salto molto più ampio dei limiti ordinari. Significava impegnare molta più energia e sottopose l'apparato di iperguida ad uno sforzo molto pericoloso.
L'ultimo salto, cinque giorni dopo, fu il più pericoloso: dopo il salto la Iupotor subì un danno molto grave alla sua struttura interna.
"Rapporto?" chiesi.
Il Capo Geniere, dalla sua postazione a sinistra del trono, disse semplicemente: "I motori ordinari ad iniezione atomica sono intatti, il supporto vitale, il campo gravitazionale e gli armamenti sono intatti. L'apparato d'iperguida è fuori uso: l'acceleratore di particelle è fuso, il conduttore di bosoni danneggiato irrimediabilmente...la nave non è più in grado di eseguire un salto iperspaziale."
"La ripareremo in seguito- dissi- grazie di tutto amica mia. Dove siamo?"
"In vista di Rovia. Tra novanta minuti circa saremo sul posto" mi risposero i cartografi.
"Contattate il comando strategico globale- dissi- dobbiamo chiedere un rapporto sulla situazione e..."
"Vostra Serenità c'è una trasmissione in chiaro trasmessa in tutto il sistema" disse uno dei cartografi.
"Me lo faccia sentire" dissi.
Le parole che risuonarono nella stanza due secondi dopo furono spaventose. Era la voce di Arastasus Junior.
"Il mio nome è Arastasus, della gens Arastar di Rovia. Sono tornato in patria dopo anni di esilio per liberare definitivamente il mio popolo dalla tirannia. Octopon Vandor Caros, discendente del criminale Sileus, deve presentarsi al mio cospetto nel Foro di Vandorra su Rovia per essere da me giudicato e giustiziato altrimenti tutta la popolazione di questo mondo morirà entro un giorno."

Le memorie dell'Imperatore CarosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora