Capitolo 54 (IV). Prove a carico

29 2 0
                                    

Camminarono per qualche passo in silenzio, a braccetto, in piazza Soziglia i tavolini all'aperto erano affollati per l'ora dell'aperitivo; Marco risentì la voce di Anna sentita poco prima al telefono, gentile: «certo gattino, è ovvio, ci avevo già pensato. Ti ho già piegato alcune cose da prendere. Ilaria sicuramente saprà cosa fare», ripensò al suo messaggio: "Grazie di essere andato da Elena, ti amo, micia", e visualizzò ancora il biglietto che sua moglie aveva lasciato a sua madre "amo ancora il mio gattino". Sentì nostalgia del passato, ma poi vide Ilaria a fianco, fragile e sola, comprese il perché fosse con lei; la ragione di tutte le decisioni prese gli tornò in mente; il peso del Sacrificio di Ilaria che ne chiedeva un altro da parte sua.

«No, Ili. Non voglio tornare da Anna, adesso...», concluse, mentre giravano in via Luccoli, «però ti mentirei se dicessi che la sua voce al telefono mi sia indifferente.»

«Lo so Marco mio che la ami; vuoi rimanere qui stasera? Tornerebbe dall'ospedale e ti vedrebbe a casa, sarebbe felice.»

«No, Ili, ora, più che mai», arrivarono al portone, «non so per quanto, ma voglio viverla questa possibilità che ci siamo tolti un tempo; non voglio rimpianti», dalla tasca prese le chiavi, «lo vuoi tu?», aprì il portone, entrarono.

«Lo voglio, Marco mio», il portone si chiuse dietro di loro, si abbandonarono a un lungo abbraccio, «mi sono sacrificata per tanto! Madonna mia, perdonatemi, ma ora ti voglio Marco mio. Finché puoi, anche se sei marito di Anna...», cominciò a piangere, lo baciò, «stai con me!»

«Tranquilla, Ili...», Marco l'abbracciò di fronte alle cassette della posta, sospirò, «lo voglio», si tennero stretti a lungo, «andiamo adesso, però, che viene tardi.»

Salirono in silenzio le scale; andarono subito in camera; sul letto matrimoniale Anna aveva già selezionato alcuni cambi per Marco, piegati e impilati in ordine, con sopra un biglietto:

"Ciao gattino, 

ho pensato alle cose che ti potrebbero servire in questa stagione; ma Ilaria sicuramente sa cosa sia meglio prendere, lascia fare a lei, ci sa fare.

Baci, ci vediamo domenica, tutti e due, micia" 

Marco lo prese e lo osservò a lungo, specialmente quel "tutti e due" sottolineato; la scrittura di Anna era sempre inconfondibile, chiara e che ispirava un carattere dolce con quelle lettere tonde e ordinate da medico; ma poco prima, abbracciando e baciando la sorella nel portone, aveva fatto un gesto che ancora lo inchiodava alla sua scelta.

«Ti ama tanto, Marco mio. Questo è sicuro», commentò Ilaria. 

«Ma il problema non è mai stato quello...», Marco scosse il capo, lo posò sulle sue camicie, «che mi amasse era chiaro fin dalla sua festa; un po' perché le ricordavo Luca, un po' perché...»

«Perché sei tanto bravo, Marco mio», Ilaria gli prese la mano, la strinse, «ora faccio io, qui, spostati», cominciò a prendere le cose di suo fratello e a metterle in una borsa che la stessa Anna aveva lasciato aperta su una sedia, «lei lo aveva capito fin dall'ospedale.»

«Ma mi fa male, perché so di farla soffrire...», aprì l'armadio, tutto era come prima, ordinato e piegato, Anna non era brava a cucinare, ma gli armadi li sapeva tenere, «se mi avesse bruciato le mutande, strappato le camicie, ritirato le chiavi e minacciato di non farmi vedere più Elena», chiuse le ante, «non dico che sarei stato più contento, ma avrei meno senso di colpa per star con te. E invece. ..», si girò, sospirò, «mi prepara le camicie e la borsa per portarle via.»

«Secondo me ti ha preparato qualcosa anche in bagno, prova a vedere...», Ilaria nel frattempo aveva aperto il cassetto del comò per prendere alcune mutande.

Dolore e perdono (Parte VIII: I fratelli amanti)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora