Capitolo 56 (VII). Il raccolto

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Per Emanuele fu una cena allegra, perché solo con lo zio poteva giocare e parlare di videogiochi; era una lingua per Ilaria oscura e la ignorarono, ma non se ne occupò; meditava intanto su ciò che aveva sentito. Sapere di perdere del tutto Emanuele paradossalmente l'aveva rasserenata, come quando la certezza di una cattiva notizia cancella almeno l'angoscia del dubbio.

Dopo cena Marco chiamò Anna, le fece salutare il nipote. 

«Ciao Emanuele, com'è andata in Puglia con papà?» 

«Ciao zia Anna! Ho raccolto tante cose, come sta Elena? Perché non è qui con lo zio?»

«Emanuele, Elena va a letto presto, siamo ancora in villa d'estate, ma domenica vieni con mamma e zio, vuoi?»

«Sì, zia, le faccio vedere tutte le cose che ho portato! Ti passo la mamma! Ciao!», Emanuele corse in cameretta per continuare a giocare alla console.

Ilaria prese il telefono, «ciao Anna.» 

«Ciao Ilaria, te l'ha detto Marco? Verrai domenica prossima con Emanuele?» 

«Sì Anna, non disturbiamo, vero?» 

«Te lo direi, Ilaria; mi ripassi mio marito, per favore?» 

«Certo; Marco mio, vieni.» 

«Micia, ciao.» 

«Gattino, senti, mi ha chiamato l'ospedale; martedì devo fare una sostituzione di notte; adesso mi sono già messa d'accordo con i miei, ma poi andrai a dormire con Elena?»

«Sì micia; ne abbiamo già parlato.» 

«Lo so, ma volevo la conferma. Buonanotte, gattino, ti amo.» 

«Ti amo anch'io micia, buonanotte.» 

***

Dopo poco anche per Emanuele venne l'ora di dormire; mamma e figlio avevano un rito che mantennero anche quella sera; erano le nove e un quarto, Marco stava guardando la televisione, Ilaria aveva finito di pulire in cucina; andò in cameretta e disse:

«Amore, domani ti chiamo presto per andare al centro estivo: metti il pigiama, per favore?»

«Sì, mamma Iaia», non era ancora buio, ma Emanuele era sia un bambino ubbidiente e sia ancora stanco del viaggio, mise in pausa, cominciò a spogliarsi, «posso finire la partita?»

«Sì, e poi a letto; ritorno a darti la buonanotte.» 

Emanuele percorse quindi la solita routine: pigiama, bagno, denti; finì la partita che aveva fermato, spense la console e si mise a letto; ma c'era qualcosa di diverso dalle altre volte.

Zio Marco era ancora lì; di solito lo salutava subito dopo cena; quella sera, invece, Emanuele continuava a sentire la mamma parlargli con la televisione accesa, anche se a basso volume.

Sentì una vaga inquietudine, ma non osò chiedere di andare nel letto matrimoniale; aspettò tranquillo qualche minuto e vide Ilaria venire; «buonanotte, mamma Iaia», alle sue spalle Marco era rimasto alla porta, ma non chiese nulla.

«Buonanotte amore», Ilaria gli diede un bacio e sistemò il copriletto, «non avrai caldo, ormai è settembre», abbassò la tapparella per fare buio, lasciò aperta la finestra, spense l'abat jour, gli diede un'altra carezza: «sei contento di andare al centro estivo?»

«Sì, perché vedrò i miei amici.» 

«Allora dormi, così domani sei ben riposato», Ilaria gli diede un ultimo bacio e andò verso Marco, «oggi lo zio...», si fermò.

Dolore e perdono (Parte VIII: I fratelli amanti)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora