«Signor Giorgio, mi scusi», Silvia si prese un altro bacio di dama.
«Dimmi, cara.»
«Mi paiono eccessive queste conseguenze, ha ragione Andrea, il bimbo cercherà la madre.»
«Oh, meno male!», Andrea tirò un sospiro di sollievo, «almeno tu ragioni.»
«Ma è un problema meno grave di quello da cui lo togliamo», l'avvocato unì le mani di fronte a sé, «come volevo dire prima che mi interrompeste, è probabile che il decreto di adozione verrà non prima del 2005...»
«Sempre peggio, papà! Avrà otto anni!»
«Fammi finire. Certo, non la scorderà facilmente, ho seguito casi simili e vi posso dare consigli su come fare...»
«Papà, smettila, ne stai facendo una guerra di religione...»
«Caro, per favore...», Silvia gli prese la mano, «fallo parlare.»
«Silvia, ma sai cosa significa? Che non vedrà più Ilaria!»
«Ma Andrea, pensaci, avremmo il nostro bambino, tutto nostro!»
«Oh, finalmente!», Giorgio sorrise, prese una cartellina a fianco, la aprì, «sei il primo cliente che si lamenta perché l'avvocato lo fa vincere, meno male che c'è tua moglie», guardò l'orologio al polso, «sta diventando tardi, però, vi do due dettagli sull'adozione e poi vi lascio andare, d'accordo?»
«D'accordo...», Andrea disse con una voce plumbea, con le spalle curve.
«D'accordo!», disse Silvia con una voce più squillante, quasi eccitata.
«Allora», Giorgio aprì la cartellina, l'aprì, «ho qui resoconti di adozioni che ho seguito personalmente di ragazzi anche di dieci anni andate a buon fine», prese un fascicolo di fotocopie, li porse ai due, «leggetele: le generalità sono nascoste, ma le storie sono vere.»
Andrea non le prese; si limitò a bere un altro po' di whisky.
«Grazie, signor Giorgio», Silvia le poggiò in grembo.
«Prego, Silvia», Giorgio le sorrise, «leggile tu, almeno. Ogni adozione è a sé, certo, ma voi siete già figure di riferimento per Emanuele; Andrea è anche suo padre biologico, sarebbe un'adozione per metà, anche se la faremo passare per intera. . . »
«Come?», Andrea lo interruppe saltando quasi sulla sedia; poggiò rumorosamente il bicchiere sulla scrivania.
«Piantala di interrompermi, sto parlando a tua moglie», Giorgio sbuffò e gli fece un cenno con la mano: «sì, sarai un padre adottivo, non agitarti e finisci di bere quel bicchiere, ne hai bisogno», prese poi dalla cartellina un altro fascicolo e si rivolse a Silvia, «apri le fotocopie che ti ho dato.»
Silvia lo aprì, c'erano alcune righe in giallo.
«Ecco, dove ho evidenziato ci sono le conclusioni delle relazioni psicologiche su V. e M., adottati tra i dieci e undici anni; come leggerai c'è stato un intermezzo in cui hanno cercato le famiglie d'origine. Mi aspetto che anche per Emanuele sarà così, ma poi, con un adeguato supporto psicologico, "mamma Iaia" diventerà una cosa del passato che si ricorderà, certo, ma non vorrà più vedere.»
«E dimmi se questa non è una porcata al pari dell'incesto dal quale vogliamo toglierlo, papà», Andrea bevve l'ultimo sorso del suo whisky, «anzi, più grave; quei due sono malati di mente; noi la facciamo mascherandoci da buoni!», si massaggiò le tempie, «dio che mal di testa»; prese caffè dal thermos, bevve tutto d'un fiato, amaro e caldo.
«Andrea», Silvia gli tenne la mano sul braccio, teneramente.
«Che c'è, Silvia?»
«Non potevi sapere cosa nascondeva Ilaria quando ti ha indotto ad avere un rapporto con lei; ora però puoi fare del bene per tuo...nostro figlio», gli sorrise, e poi si voltò all'avvocato, seria: «signor Giorgio, ho bisogno di parlare con mio marito, in privato.»

STAI LEGGENDO
Dolore e perdono (Parte VIII: I fratelli amanti)
General FictionUna storia di sofferenza e redenzione, una passione ostinata e proibita, tre famiglie coinvolte, trent'anni di storia. Marco e Ilaria, due fratelli divisi da quasi mille chilometri si rincontrano per il funerale del loro padre. Così diversi e così s...