Capitolo 54 (V). Prove a carico

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Il fiuto di Famagosta era buono: Giorgio non aveva chiesto un rinvio per motivi contingenti; ma non poteva fare altro che aspettare perché non aveva le sue stesse informazioni.

Giorgio, però, non perdeva tempo: 

«Andrea, ci prenderemo Emanuele senza neppure sparare un colpo! Sarà una vittoria che passerà alla storia dell'avvocatura»; aveva telefonato al figlio ancora in Puglia; era nel suo studio, aveva appena dato il secondo fax per Famagosta alla segretaria; si era fregato le mani e stava caricando ben bene la pipa.

«In che senso papà?» 

«I topolini sono in trappola...», Giorgio aveva messo il viva voce e aveva acceso la pipa, con evidente soddisfazione.

«Parla più chiaro, papà, Emanuele non mi ha fatto dormire stanotte...», si sentì un grido, «Silvia portalo via, per favore...», rumori di passi e sedie spostate, porta sbattuta «dimmi...»

«Ilaria e Marco convivono a Genova a casa di lei.» 

«Cosa? Ma papà...io ho sentito Marco solo due giorni fa ed era ancora a Genova con Anna. Che è successo?»

«Oh, Andrea, semplicemente due giorni fa il topolino è andato fino a Colliano. . .», Giorgio con la pipa aveva mimato un topolino che saltella fino alla busta del tabacco, «lì ha mangiato il formaggio con la topolina...», Giorgio sorridendo come un Babbo Natale aveva preso pipa e tabacco e li aveva fatti camminare mano per mano, «ieri sono tornati a Genova; il topolino ha lasciato il tetto coniugale e questa notte ha dormito con la topolina!», prese la pipa e aspirò una gran boccata, «aaah, non pensavo funzionasse così bene il formaggio. Si vede che era molto maturo...»

«Come fai a saperlo? Non dirmi che te l'ha detto Luigi.» 

«Oh, Luigi...», Giorgio aveva alzato le spalle, «è stato lui a dirmi qualcosa ma poi...ho altri mezzi Andrea, non ti preoccupare.»

«E cosa devo fare adesso?» 

«Nulla che ti riguardi; ovviamente l'accordo del tre settembre l'ho fatto saltare; ne ho proposto uno pro forma per il diciassette, ma non avverrà mai.»

«Perché papà?» 

«Perché accontentarsi se possiamo avere tutto? Quando torni dalla Puglia?» 

«Il sei settembre.» 

«Quando dovresti dare il bambino a Ilaria?» 

«Il sette, tra due domeniche.» 

«Bene. Daglielo come sempre.» 

«Sei sicuro, papà? Dare Emanuele a Ilaria che vive con Marco mi fa un po' impressione.»

«Fallo, e non discutere. Saranno le ultime volte, promesso.» 

«Ma Emanuele vedrà...» 

«Non vedrà nulla, se non la mamma e lo zio vicini...», il Babbo Natale era diventato serio, «non saranno così sciagurati da fare qualcosa di fronte a lui, spero.»

«Lo spero anch'io...», Andrea aveva sospirato. 

«Tu comunque non far battute né sarcasmi, Andrea; se al telefono di Ilaria risponde Marco comportati bene, come se non sapessi nulla, ci siamo capiti?»

«Sì, papà, non ho ben capito, ma farò così.» 

«Perfetto, ciao...», il Babbo Natale si era di nuovo rilassato in poltrona, «salutami Silvia ed Emanuele.»

***

Andrea fece come gli aveva detto il padre. Ilaria, dopo essere stata al supermercato con Marco, lo chiamò per sentire il figlio; egli glielo passò e, quando gli chiese il motivo del rinvio degli accordi, così le rispose:

Dolore e perdono (Parte VIII: I fratelli amanti)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora