Andrea e Silvia si guardarono perplessi; che Giorgio li avesse chiamati alla sera nel suo studio era già un evento raro; che non si fosse ricordato che c'era Emanuele da solo era impensabile; si accordarono nel lasciarlo solo a turno.
Giorgio ci aveva pensato, invece.
Infatti, dopo essere andati da Emanuele che si era già cambiato e messo a letto con un libro ed essere stati con lui una ventina di minuti a leggere e scherzare, proprio quando Andrea stava salutando Silvia per salire da suo padre da solo, si era udita la porta di casa aprirsi e Gianni aveva detto di salire, che l'avvocato attendeva entrambi nel suo studio e che egli si sarebbe fermato a controllare il piccolo.
Ma guardare Emanuele non era stata la sola cosa che Giorgio gli aveva chiesto; dopo esser stato accompagnato nel suo studio gli aveva prima di tutto ordinato due thermos di caffè, uno di decaffeinato per sé e uno normale per i due che sarebbero venuti di lì a poco: aveva detto che li voleva belli svegli.
Dopo pochi minuti Gianni era entrato con un vassoio, aveva posato tazzine, due thermos, un piattino con alcuni dolcetti, si stava per ritirare quando Giorgio l'aveva fermato.
«Grazie Gianni, le posso chiedere un favore?»
Dopodiché era seguito questo colloquio all'apparenza banale che riferiamo perché avrà un impatto nella nostra storia molto più avanti nel tempo.
«Dica signore», Gianni era rimasto in piedi, in ascolto.
«Devo fare un importante e urgente discorso ad Andrea e mia nuora», l'avvocato si era versato un po' di decaffeinato, vi aveva messo una bustina di dolcificante, «non voglio esser disturbato e non vorrei ripetermi; sarà questione solo di un'ora, può andare nell'appartamento di sotto a controllare il piccolo?»
«Certo signore, stare con suo nipote mi piace, in più sarei andato comunque per mettere in ordine in sala»; Gianni era rimasto in piedi, aspettando il congedo.
«Sì, certo, ma rimanga ancora un secondo, per favore», Giorgio aveva bevuto il suo caffè con calma e poi aveva detto: «mi scusi se l'ho trattenuta ma ho un dubbio, mi può aiutare per favore?»
«Se posso, signore, certamente.»
«Non ho qui in studio i suoi documenti», Giorgio aveva allontanato la tazzina, si era messo gli occhiali da lettura, aveva aperto la sua stilografica e avvicinato un blocco per appunti, «non mi ricordo la data di inizio rapporto, mi aiuta lei, per favore?»
«Dal 1987, signore, sono ormai sedici anni.»
«Però», l'avvocato aveva preso qualche appunto, «mi ricordavo tanto tempo, ma quando si diventa anziani gli anni volano: sedici!», si era tolto gli occhiali e aveva preso la foto sulla scrivania; «eh, Luisa, manchi quasi da un quarto di secolo, ma ti raggiungerò presto.»
Gianni era rimasto in silenzio.
«È un bel periodo per conoscere una persona», Giorgio aveva poi detto girandosi di nuovo verso il domestico, «e noi ci siamo sempre trovati bene, vero?»
«Benissimo direi, signore; lei è un bravo datore di lavoro, generoso, cortese e preciso.»
L'avvocato aveva indicato una delle due sedie di fronte, «si segga, prego»; aveva atteso che si sedesse: «grazie dei complimenti, le assicuro che sono reciproci», si era rimesso gli occhiali, aveva preso la penna, «mi ricorda anche la sua data di nascita, per favore? Non mi sembra molto più anziano di Andrea.»
«Sono del 1967, signore: ho solo un anno in più di suo figlio, toro come lui. . . », aveva aggiunto un poco titubante, «io però sono di aprile, il ventinove.»
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Dolore e perdono (Parte VIII: I fratelli amanti)
General FictionUna storia di sofferenza e redenzione, una passione ostinata e proibita, tre famiglie coinvolte, trent'anni di storia. Marco e Ilaria, due fratelli divisi da quasi mille chilometri si rincontrano per il funerale del loro padre. Così diversi e così s...