Capitolo 56 (V). Il raccolto

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Marco sfogliò il libro per la seconda stampa, lo pose sul vetro e premette il pulsante, la luce verde della macchina illuminò parte dei suoi capelli proiettando un'ombra mobile sul soffitto, «è in villa con Elena», disse, affiancato dal brusio della macchina mentre teneva fermo il libro, «andrò da loro dopo pranzo.»

«Certo, in villa...», il don tamburellò sul tavolo. 

Uscì il foglio e Marco glielo portò a far vedere. 

Il don non la prese in mano: «perfetta come prima, bravo», continuò a tamburellare sulla scrivania.

«Grazie, don», Marco si girò per fare la terza, ma il don gli prese il braccio. 

«Un attimo; perché tu ora non sei in villa con loro?» 

«Io...», Marco non si girò, «vado tra poco, mi lasci finire così poi sono libero.»

«No, il libro può aspettare, siediti, non mi piaci affatto, neppure tu.» 

Marco posò il libro sulla fotocopiatrice, si sedette, mise le mani in tasca. 

«Ragazzi, che succede?», il don incrociò le mani. 

I fratelli non risposero: Ilaria strinse di più la borsetta con le mani, Marco guardava i suoi piedi.

«Marco, tu, almeno, per favore, parla: perché tua sorella è così dimagrita? Perché non sei a casa con tua moglie?»

«Don, è perché...», Marco rimase a capo chino. 

«Marco mio, vuoi che io?», Ilaria gli tese la mano. 

«No, non importa, è stata tua l'idea, ma lo dico io», sbuffò, alzò il viso, disse a bassa voce, ma comprensibile, «non sono con Anna perché stanotte ho dormito con mia sorella e non per la prima volta.»

«O mio Dio», il don coprì il viso con le mani, stette in silenzio qualche secondo, «è successo, dunque.»

«Sì, don; è successo perché...» . 

«Ah, Marco...», il don lo interruppe con la mano, «il "come" ci siate arrivati mi pare sia ovvio...»

«Sì, don, io ho tentato di...» 

Il don interruppe anche Ilaria con un altro gesto; si tolse gli occhiali e si pinzò il naso; rimase a occhi chiusi per un altro po' e poi chiese: «Marco, da quando hai lasciato Anna?»

«Dal 27 agosto, don.» 

«Porti ancora la fede, però», gli indicò il dito. 

«Sì», Marco la toccò istintivamente, «Anna non vuole separarsi; mi considera ancora suo marito e neppure io lo voglio anche se...»

«Neanch'io lo voglio don!», Ilaria lo interruppe a voce alta, «vive come mio marito, ma è ancora di Anna! Tornerà...»

«Ilaria, un attimo!»; il don si toccò la fronte, «lo spero bene che tu sappia che sia una cosa temporanea!», chinò il capo, sembrò mormorare una preghiera per qualche secondo; poi alzò il viso e disse: «ragazzi, perché siete venuti? Cosa pensate possa fare per voi, adesso?»

«Lo perdoni, don!», Ilaria disse subito, «perché Anna l'ha perdonato!» 

«Ili, ti prego», a Marco caddero letteralmente le braccia ai fianchi, il don si era già rimesso la mano sulla fronte, pensieroso, «ancora con questa storia? Io salvo e tu no?»

«Lasciami parlare Marco mio!», Ilaria batté il palmo sulla scrivania, «è importante! Don, mi ascolti, la prego, sono io che senza figlio sono andata a Colliano e lì sarei rimasta.»

Dolore e perdono (Parte VIII: I fratelli amanti)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora