040 // "fanculo questo"

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ATHEN POV:

"Sei pronta, Athen?" Mi chiese papà mentre mi passava accanto e mi dava le spalle.

"Sono sempre pronta" risposi, e lui si schernì mentre si allontanava. Vidi alcune altre persone passarmi accanto senza nemmeno salutarmi. Il che era molto strano, considerando che a Barcellona ero praticamente la migliore amica di tutti.

Vidi che Fabrice era una di quelle persone e, dato che era praticamente il mio capo, decisi di dire qualcosa.

"Fabrice" lo fermai e lui si girò con un ampio sorriso sul volto. Gli altri continuarono ad allontanarsi, ma lui rimase immobile.

"Ciao Athen" Continuò a sorridere e mi strinse la mano.
"Allora, assistente, sei pronta per il tuo primo giorno di lavoro?" Rise un po'.

"Lo sono" Lo guardai e mi resi conto che era del tutto identico a Jack Dawson di Titanic. L'esatto contrario di Pedri, a dire il vero.

"Andiamo, dobbiamo fare le riprese di quando vanno all'allenamento. Dobbiamo sbrigarci" Mi afferrò il polso e mi tirò verso il punto in cui i giocatori sarebbero saliti dagli spogliatoi.

Vidi Fabrice tirare fuori il suo telefono e filmarli. Deve essere noioso guardarli e filmarli. Inoltre che Parigi è fottutamente fredda. Mi manca già la Spagna.

"Mi annoio, me ne vado" dissi e me ne andai.

"Non puoi mollare così" mi urlò dietro.

"Guardami" gli urlai di rimando e uscii dal centro di allenamento. Chiamai un taxi per me e tornai in albergo. Questo è un incubo.

Decisi di chiamare la mamma per chiederle una cosa che avevo in mente.

"Mamma, va bene se mi fermo a casa di un nuovo amico per la notte?" Chiesi alla mamma non appena accettò la chiamata. Stava facendo una passeggiata con i ragazzi.

"Certo, basta che..." La interruppi riagganciando il telefono e poi mi diressi subito verso la mia valigia e la chiusi.

Chiamai di nuovo un taxi, ma questa volta per l'aeroporto. Avevo comprato il biglietto ieri e sapevo che il mio piano sarebbe andato in porto.

È estremamente infantile ed egoista? Forse, ma sono felice in questo momento? No. Sarò felice a Barcellona? Sì, lo sarò a Barcellona. Cosa mi impedisce di farlo? Ho 19 anni.

———

"Oh Gesù" sussurrai non appena mi trovai davanti a casa Pedri. Mi afferrai sotto lo zerbino e aprii la porta. Entrai e mi sedetti sul divano.

Lui era ancora agli allenamenti e io dovevo aspettare un'ora prima che finisse. Sono impazzita. Che ci faccio qui, ho detto a mamma che avrei dormito a casa di amici e ora sono qui. In un altro paese, chi se ne frega, ho 19 anni, faccio quel cazzo che mi pare.

Ho passato un'ora al telefono e quando è finita mi sono alzata e sono andata a prendere un bicchiere d'acqua. Ho visto che Pedri aveva lasciato per sbaglio il suo telefono a casa e mi sono avvicinata.

Ho guardato lo sfondo e c'era ancora una foto di me e lui con il trofeo della Copa del Rey. Ho appena visto comparire un messaggio di Gavi.

'La'

Probabilmente Pedri gli ha detto di mandare un messaggio per trovare il suo telefono. Poi vidi una chiamata in arrivo e accettai il prima possibile.

"Pronto?" Gavi chiese confuso. È giusto se non ti aspetti che qualcuno risponda davvero alla chiamata.

"Non dirgli che sono qui" fu l'unica cosa che dissi.

"Ah, il signor Gonzalez, ok. Sì, glielo dirò. Ciao" Riattaccò e io sorrisi tra me e me. Spero solo che si sbrighi.

I 20 minuti successivi li passai guardando fuori dalla finestra e aspettando la mini verde.

Non appena lo vidi, mi abbassai e andai a posizionarmi dietro la porta. Appena ha aperto la porta ho sorriso come una matta. La sua faccia era esilarante e appena mi vide gli cadde la mascella.

Lasciò cadere le sue cose sul pavimento e poi la sua bocca aperta si trasformò lentamente in un enorme sorriso.

"Oh mio... cosa ci fai qui?" Chiese con eccitazione e felicità allo stesso tempo. Si avvicinò a me.

"Mi mancava questo" sorrisi anch'io e lui si avvicinò ancora di più a me. Mi afferrò la mascella e mi baciò. Mi baciò ancora e ancora. Poi mi abbracciò per il tempo più lungo di sempre.

"Sono così felice di averti riavuto" sussurrò e mi baciò la sommità del capo. Alzai di nuovo lo sguardo su di lui.

"Non posso stare qui per sempre, dovrò tornare tra due giorni" gli dissi e il suo sorriso svanì in uno più piccolo.

"Allora facciamo in modo che quei due giorni contino" sorrise di nuovo e schiacciò le sue labbra sulle mie. Mi spinse contro il muro e scese fino al collo.

Baciò il punto che conosceva già così bene. Sorrisi quando mi afferrò di nuovo la vita e mi spinse ancora più forte contro il muro. Si staccò da me per un attimo e poi lo baciai di nuovo.

"Devo dirti quanto mi sei mancata?" Sussurrò contro il mio collo. "O dovrei lasciartelo sentire?"

"La seconda" risposi e lui ridacchiò un po' prima di alzare lo sguardo su di me.

"In qualche modo sapevo che l'avresti detto" mi guardò negli occhi. Quegli occhi mi fecero sicuramente tremare le ginocchia.

"In qualche modo volevo che me lo chiedessi" sorrisi.

"Bene, allora" sorrise e salimmo le scale.

All'improvviso sentii uno strano suono di allarme e mi alzai a sedere nel mio letto. Guardai l'albergo di Parigi.

"AH" urlai lanciando il cuscino dall'altra parte della stanza.
"FANCULO QUESTO"

𝙏𝙍𝘼𝙏𝙊 / 𝙋𝙀𝘿𝙍𝙄 (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora