Cap.8 Ascensore x2

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JANETTE

Il Peak è uno dei ristoranti con vista più belli di tutta Manhattan. È un posto elegante, curato nei dettagli, l'ideale per cene di lavoro o brunch in compagnia di amici. Non è un locale che ha aperto da molto; tuttavia, è diventato famoso ancor prima di essere costruito. Se solo non fosse per l'altezza, sarebbe perfetto. Si trova al 101 piano del grattacielo 30 Hudson Yards. L'ideale per le mie vertigini. Come diavolo mi è venuto in mente di accettare?

«Mi basterà fissare un punto e tutto andrà liscio», continuo a ripetermi, mentre tiro su la zip degli stivali.

Ho optato per look elegante ma non troppo; un mini abito leggermente svasato, stivali neri in pelle che arrivano appena sotto al ginocchio e chiodo in pelle dello stesso colore. Outfit più che perfetto per una semplice cena tra colleghi. Lascio scendere i capelli morbidi lungo la schiena e spruzzo una quantità indefinita di profumo; sicuramente non passerò inosservata.

Arrivo puntuale per le ventuno ma non trovo né Maddy, né gli altri. Aspetto qualche minuto fuori dall'immenso grattacielo, stringendomi di tanto in tanto in un abbraccio per ingannare il freddo. O almeno... provarci.

«Dove diavolo sono finiti», bisbiglio, muovendo i piedi sul posto.

Il vento tagliente di Manhattan non è qualcosa per cui esco pazza. Adoro questa città, giuro; il mio unico problema è questa stagione. E quelle che seguiranno fino all'estate. Detesto dover rimanere imprigionata in abiti che, la maggior parte del tempo, mi rendono buffa agli occhi di tutti; strati e strati di vestiti indossati come se fossi uno spaventa passeri per impedire al mio corpo di congelare. In più, non ricordavo un autunno così freddo da anni. Possibile mai che io debba essere sempre così sfigata?

«Smettila di tremare così o farai pensare a quei turisti lì sotto che sono capitati a Manhattan nella stagione sbagliata».

Una voce calda proveniente da dietro le mie spalle attira la mia attenzione, facendomi voltare.

Rimango pietrificata alla vista di Michael. Maddy aveva detto che lui non ci sarebbe stato. Perché allora si trova qui, in carne e ossa, davanti a me?

«Mi è sembrato di capire che tu fossi off limits, perché mi rivolgi la parola?», lo rimbecco.

«Il mio ufficio è off limits, non io», mi incalza allo stesso modo, guardandomi con occhi da furbetto.

Lo detesto. Lo giuro. La sua lingua tagliente mi manda in bestia. Come fa ad avere sempre la battuta pronta? Le studia di notte? Vorrei tanto potergli tappare la bocca. Cerco di concentrarmi su altro per non dargli il lusso di vedermi nervosa a causa sua; noto che il suo stile è completamente diverso rispetto a stamattina. Indossa dei semplici jeans neri, una maglia a maniche lunghe bianca e un giubbotto di pelle dello stesso colore dei jeans. Le mani nelle tasche e i capelli leggermente scompigliati gli fanno guadagnare il titolo immaginario di "bello e dannato", lo stesso che farebbe cadere ai suoi piedi molte donne di questa città. Ma non me, sua sfortuna. E le sue battute non fanno altro che alimentare il fuoco della discordia che divampa in modo inesorabile tra di noi.

«Sei off limits tanto quanto il tuo ufficio, evita di parlarmi, grazie», gli volto le spalle, tornando con lo sguardo sulla strada.

Finalmente scorgo Maddy dall'altra parte del marciapiede. Alza un braccio in segno di saluto, sorridendomi. Faccio lo stesso, sciogliendo i miei nervi. Mi sono bastati meno di cinque minuti in compagnia di Michael per perdere le staffe. O quasi.

«Ci vediamo, J», lo sento salutarmi da dietro.

Non rispondo e soprattutto non mi volto. Mi sta provocando e sa benissimo che cederò prima o poi, cadendo nella sua trappola nuovamente.

«Ci vediamo, J», canzono, in attesa che Maddy mi raggiunga.

«Scusa per il ritardo, traffico insopportabile», mi dice, baciandomi su due guance.

«Andiamo?», la invito a seguirmi, sorridendole.

Annuisce spostandosi al mio fianco.

Arrivate all'ascensore troviamo Michael e un altro ragazzo fermi lì davanti, in attesa che lo stesso scenda nuovamente e apra le sue porte. Sbuffo sonoramente, attirando la loro attenzione. Il ragazzo al suo fianco poggia gli occhi su di me in un modo inequivocabile, guadagnandosi un'occhiataccia che poi si trasforma in uno sguardo gentile.

Non sta facendo niente di male, Janette. Non è Michael, non fulminarlo.

Allo stesso tempo, Michael guarda prima me e poi l'amico, sbuffando.

«Quasi quasi prendo le scale», sussurro a Maddy, infastidita dal gesto del mio amatissimo collega.

«Sei pazza?! Sono centouno piani». Il tono di voce troppo alto di Maddy attira l'attenzione dei due che, senza pensarci troppo, s'intromettono nel discorso.

«Centouno piani a piedi, una passeggiata di salute», ironizza Michael con quel suo piglio sempre fresco e divertente. Estenuante, a dire il vero. Estenuante è il termine giusto per descriverlo.

«Concordo, sarebbe meglio se tu prendessi l'ascensore Sarah», aggiunge l'altro, sorridendomi.

«Janette», lo correggo un po' aspra, portando le braccia al petto.

Perché l'ascensore ci mette così tanto?

«Perdonami, Janette. Io sono Chase, piacere», allunga una mano nella mia direzione, mantenendo il sorriso stampato in volto.

Il marrone del suo maglioncino contrasta con il verde dei suoi occhi, attirando maggiormente la mia attenzione; ha la barba corta e curata, i capelli ricci, neri e le ciglia lunghe. Lunghissime, anzi. Sembra che abbia applicato del mascara. Un po' lo invidio, quell'effetto io non riesco ad averlo neanche applicandone un tubo intero.

Stringo la presa, sorridendo a mia volta. Michael ci guarda sottecchi, sbuffando di tanto in tanto. Che problemi ha quest'uomo? Sembra costantemente annoiato dalla vita e dalle persone che lo circondano. Per me, può benissimo andare a farsi fottere. Soprattutto dopo stamattina. L'ho legata al dito la questione della sala riunioni e tutto il resto. Fai del bene e dimenticalo, fai del male e pensa. E lui avrà molto su cui pensare.

Il dong dell'ascensore riscuote tutti, facendoci tornare con lo sguardo rivolto verso di lui.

«Prima le signore», dice Chase, spostandosi dal lato per farci passare.

«Al diavolo», Michael gli dà una leggera spinta, entrando prima di tutti.

«Maleducato», borbotto a bassa voce, seguendolo.

Ci ritroviamo entrambi con le spalle alla parete mentre Chase e Maddy si trovano proprio davanti a noi, di spalle. I due chiacchierano come due vecchi amici, segno che anche Maddy conosce l'amico di Michael. Io e il mio nemico, invece, facciamo di tutto per evitare anche il più piccolo e futile dei contatti; braccia conserte, giusta distanza, sguardo rivolto verso il soffitto o verso le teste dei nostri amici.

Ha detto off limits? E off limits sia.


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