T.W: LINGUAGGIO SESSUALE ESPLICITO, SCENE SESSUALI ESCPLICITE. 18+
PRIMA DI CONTINUARE: vi invito a lasciare una stellina (e un commento) al termine del capitolo se lo stesso è di vostro gradimento. So che per molti non è importante, alcuni neanche ci fanno caso, ma vi assicuro che per noi autrici lo è. Importante, intendo. Così facendo, aiuterete gli altri lettori a capire se effettivamente questa storia potrebbe essere di loro gradimento e supportereste anche me. GRAZIE.
MICHAEL
«Sul tavolo, adesso», ordino.
Janette mi guarda spaesata; i suoi occhi si dilatano velocemente mentre con sguardo fugace si guarda intorno. Penso stia constatando da sé che non ci sono più clienti e personale. Non c'è nessuno. N.e.s.s.u.n.o.
«Siamo solo noi», confermo i suoi pensieri, avvicinandomi a lei. «Non verranno per le prossime due ore», concludo, scostandole i capelli lungo la schiena.
Sussulta, rimanendo impalata sulla sedia.
«Com'è possibile?», chiede titubante.
«Ogni cena che si rispetti termina sempre con un ottimo dolce», ignoro la sua domanda, «sul tavolo», mi chino al suo orecchio, «adesso», concludo, scandendo bene le mie parole.
Tiro indietro la sua sedia con uno scatto e aspetto pazientemente che faccia quanto da me richiesto.
Janette temporeggia per qualche secondo; riprende a guardarsi intorno, un po' spaesata e sospettosa. Solo quando capisce che sono davvero andati tutti via, si alza, avvicinandosi lentamente al tavolo. Tiro via la tovaglia prima di permetterle di appoggiarsi su di esso con il sedere; l'osservo a fondo, gustandomi ogni sua reazione. Il corpo parla più di quanto lei possa fare a parole. Mi avvicino come un predatore fa con la sua preda; divarico le sue gambe con un gesto veloce, facendo risalire lungo le cosce il suo abito molto collaborativo. Con il dorso della mano destra percorro l'interno della sua coscia, facendola sussultare. Mi adagio alla perfezione tra le sue gambe, premendo con il petto contro il suo.
«Ricordi la notte del party? Quando siamo saliti sul tetto per guardare le stelle?», chiedo con voce arroccata.
Annuisce, mantenendo il contatto visivo.
«Quella notte sei scappata via con quella sottospecie di essere umano che non voglio nominare», continuo, accarezzando ancora l'interno della sua coscia. «Ti ho detestata, tanto. Ho pensato che odiarti avrebbe permesso al mio cervello di eliminarti automaticamente dai miei pensieri ma purtroppo ho solo peggiorato le cose».
Lascio salire la mano fino all'interno del suo inguine, temporeggiando sull'angolo già accaldato.
Quel profumo.
«Dopo il tuo rifiuto, mi sono rifugiato nel club per soli uomini più famoso della città e sai cosa è successo?», chiedo, afferrando il suo mento tra l'indice e il pollice.
«Ti sei portato a letto una donna?», bisbiglia, con il fiato corto per l'eccitazione.
«Tutt'altro», sposto il pollice sul suo labbro inferiore, accarezzandolo. «Non ho potuto perché tu hai fottuto completamente il mio cervello e ora, voglio ripagarti allo stesso modo».
Con uno scatto veloce la faccio girare, ritrovandomi a premere la mia erezione contro il suo sedere sodo. Solo il mio pantalone fa da schermo tra la sua pelle nuda e il mio membro già teso. Sposto lo sguardo sul suo sedere e noto che ha indossato il perizoma con le mie iniziali che le avevo regalato molto tempo prima. Sorrido vittorioso. Mossa che non mi aspettavo assolutamente.
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(UN)fortunately we are in love
Chick-LitJanette Jensen ha trent'anni e per la prima volta in vita sua da quando si è laureata in economia e marketing, è stata contattata per lavorare in una delle più prestigiose aziende di Manhattan: la Royals & Fashion. Michael Moore ha trentatré anni, u...