JANETTE
«Eccomi, cosa avete ordinato?», chiedo con nonchalance.
«Tu adesso mi dici cosa ti è saltato in mente!», sbraita Jordan in preda a una crisi isterica. «Come hai potuto provocarlo così? Hai capito di chi stiamo parlando?», continua, alzando di un tono la voce.
«Del Papa?», ironizzo, ridendo di gusto a causa della sua reazione esagerata.
«Senti», mi blocca una mano, avvicinando il viso a un palmo dal mio. «Non so cosa tu ti sia messa in mente ma tutto questo finirà per farti stare male. Michael può farti licenziare in men che non si dica e peggio ancora, può giocare con il tuo cuore come se giocasse a calcetto. Non provocarlo, non guardarlo, non assecondarlo. Ignoralo e andrà tutto bene», continua con tono duro.
«Altrimenti?», lo rimbecco.
«Altrimenti ti pentirai di non avermi ascoltato», torna al suo posto, mollando la presa. «Quell'uomo può scaldare il tuo letto per qualche notte, nulla di più. Non ha sentimenti, è più freddo di un robot. Sei una ragazza intelligente e bella, perché perderti dietro uno così?».
«Se può consolarti, non ho nessuna intenzione di portarmelo a letto o peggio ancora di legarmi a lui. È tutto tuo», lo tranquillizzo, sorridendogli. Jordan sembra aver seppellito finalmente l'ascia di guerra, mi sorride a sua volta. Maddy in tutto ciò è con la mente altrove.
«Mad?», le scuoto il braccio leggermente.
«Sì, scusatemi. Dicevate?»
«Ecco, questa è la fine che farai se tu non mi ascolterai. Le avevo detto di tenersi alla larga da Chase e questo è il risultato», Jordan la stuzzica in modo giocoso.
«Chase è solo un passatempo, voglio arrivare a una sola persona», lo incalza lei, acidula.
«Chi?», chiedo incuriosita.
«Non vuoi saperlo davvero», taglia corto lei, bevendo un sorso d'acqua.
Faccio lo stesso ma con il vino. Ne mando giù un sorso generoso e una volta poggiato il bicchiere nuovamente sul tavolo, colgo Michael in flagrante. Mi sta fissando, questa volta con un sorrisino compiaciuto sul viso. A cosa sta pensando?
MICHAEL
Quelle maledette labbra sembrano essere rimaste inchiodate sulla mia guancia. Brucia ancora, bramosa di averle nuovamente lì. Cosa diavolo ci ha messo sopra? Rossetto al peperoncino? Non riesco a eliminare questa strana sensazione che attraversa il mio corpo. Come se non bastasse, il profumo di quella stronzetta è rimasto sulla mia camicia; le sono bastati pochi minuti per fottermi il cervello con quella fragranza paradisiaca.
«Amico, non mi avevi detto che la nuova brand manager fosse così figa», Chase interrompe il flusso dei miei pensieri. «Parlavi di lei come se fosse un mostro uscito da un incubo», aggiunge, poggiando lo sguardo su Janette.
«Lo è», taglio corto, infastidito dall'insistenza di Chase.
Da quando siamo arrivati qui, non fa che parlare di lei. Dice di essere rimasto folgorato dalla sua bellezza e vuole a tutti i costi scommettere su chi dei due se la porterà prima a letto. Gli ho detto di no, non voglio sfiorarla nemmeno con un dito. Non in quel contesto. È già difficile andarci d'accordo ora, figuriamoci dopo un'eventuale nottata passata insieme. No, non esiste. Che ci provi pure lui, se proprio vuole. Anche se la cosa non mi fa impazzire, onestamente. Janette non mi sembra quel tipo di donna e ad essere onesti, non credo che apprezzerebbe uno come Chase. Non lo so, vederla in quello stato prima, ha smosso quel lato compassionevole che sotto sotto ancora abita nella mia anima. Il lato che non scomodo mai, quello che tengo ben nascosto. Ha paura dell'altezza. So per certo che userò questo a mio favore ma vederla spaesata e spaventata... mi ha leggermente sconvolto. Mi sono sentito impotente. Le mezzelune che sono sbucate sul mio avambraccio confermano quanto fosse spaventata; ho ancora l'immagine del suo seno che fa su e giù davanti ai miei occhi, così come il pallore del suo viso e le sue gambe tremanti. Non la sopporto, è vero. Preferirei vedere Chase nuovamente al suo posto dietro quella maledetta scrivania, anche questo è vero. Ma è pur sempre un essere umano. E io non sono una merda. Come dicevano? Aiuta il tuo prossimo e cazzate simile. Non sono certo di aver guadagnato un posto in Paradiso ma spero almeno che lei non lo dimentichi. Non fino alla prossima riunione, almeno. Curtis c'è andato giù pesante con me stamattina. Mi ha detto che se non mi metto in riga, finirò per fare la fine di Chase. E io non lo voglio.
«Dai, amico, perché no? Cos'ha di diverso rispetto alle altre?», Chase continua a stuzzicarmi dal lato mentre mastica un boccone.
«Chase», sposto lo sguardo su di lui, alzando un sopracciglio, «hai rotto il cazzo», lo rimprovero. «Ho detto di no ed è no, prova a fartela tu», concludo stizzito.
«Sembra che qualcuno qui non abbia voglia di condividere i giocattoli», mi schernisce.
«Non è il mio fottuto giocattolo», ringhio spazientito. «Vuoi che vada via?», rincaro la dose.
«Scherzavo, calmati», si affretta a rispondere lui.
Butto giù un calice di vino a fondino e mi soffermo con lo sguardo su Janette. Sorride spensierata alle battute di Jordan – che posso immaginare senza doverle necessariamente ascoltare – e noto che fuori dalle pareti dall'ufficio è molto più rilassata e... solare. Sembra assurdo ma è così. Non ha quell'aria annoiata e da maestrina, ora.
Le sue guance hanno preso colore, i suoi occhi sono leggermente lucidi e continua a fissarmi con quel mezzo sorriso che la rende affascinante e... sexy. Tremendamente sexy.
Dove stai andando a parare Michael? È Janette. Off limits, ricordi?
La voce della coscienza mi scuote il giusto e necessario affinché io possa distogliere lo sguardo da lei e tornare sul mio amico. Non voglio che si faccia strane idee in testa.
Ma è bella. Cazzo se lo è.
Maledizione a te, Janette. Maledizione.
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(UN)fortunately we are in love
ChickLitJanette Jensen ha trent'anni e per la prima volta in vita sua da quando si è laureata in economia e marketing, è stata contattata per lavorare in una delle più prestigiose aziende di Manhattan: la Royals & Fashion. Michael Moore ha trentatré anni, u...