Cap.62 Sto forse sognando?

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MICHAEL

«Cosa ci fai qui?», dico, entrando a gamba tesa nella stanza e chiudendo la porta dietro di me con un tonfo.

«Anche per me è bello rivederti, fratello».

«Sei seduto sulla mia cazzo di sedia», borbotto, avvicinandomi a lui, «dovresti alzare il culo e sederti al tuo posto».

Chase ridacchia compiaciuto.

«Nervosetto stamattina?», mi stuzzica, alzandosi e dirigendosi difronte alla scrivania.

«Mai stato così calmo in vita mia», mi accomodo, «cosa ci fai qui?»

Chase torna improvvisamente serio; il sorriso sfacciato e da ragazzino che sfoggiava fino a qualche secondo fa ha lasciato il posto a un'espressione più cupa e malvagia.

«Sono venuto perché dobbiamo parlare di quella cosa», porta i gomiti sulla scrivania, incrociando le mani.

So bene a cosa si sta riferendo. Anzi, a chi. Non abbiamo più affrontato il discorso dopo l'ultima volta che sono stato al Sin's. In realtà, pensavo l'avesse dimenticato. Tuttavia, a quanto pare, il mio compagno di "giochi" ha una memoria a lungo termine... quando vuole.

«Pensavo non ti interessasse tornare a lavorare qui», mantengo un tono piatto, tranquillo.

«Pensavi male», ribatte subito, «non è per il lavoro in sé ma ho come l'impressione che quella donna ti stia condizionando in negativo».

Una strana ansia monta nel mio petto, accelerando il mio battito in modo quasi sconnesso.

Janette non mi condiziona negativamente. Mai.

«Buffo da parte tua dire una cosa del genere quando hai passato le ultime ore», accarezzo lentamente il mio mento con due dita, «le ultime settimane, in un club a luci rosse super lussuoso», inchiodo il mio sguardo nel suo, «chi condiziona negativamente chi?»

Un ghigno perfido attraversa il suo viso, facendogli tirare in su le labbra in un modo quasi innaturale.

«Io scopo per piacere, Michael. Non per farmi fottere il cervello», sorride, «posso dire lo stesso di te?»

Sento il cuore tamburellarmi in petto velocemente. È come se fosse impazzito nel sentire quelle parole di Chase. Non devo mostrarmi fragile se voglio vincere questo gioco con lui. Lo conosco bene e so che può utilizzare ogni mia debolezza contro di me. E non posso permettermelo, non ora. Non con la situazione di Curtis, non con Jonathan che mi sta con il fiato sul collo. Non posso esporre Janette a ulteriori problemi.

«Ovviamente», ribatto con tutta la sicurezza che mi ritrovo in corpo, «è sempre stata una scopata, niente di più».

Sono sul punto di aggiungere altro quando la vedo arrivare nel suo ufficio.

È radiosa mentre sorseggia del caffè da una tazza fumante; indossa una mia camicia – l'ennesima – ha raccolto i capelli in uno chignon basso e si è truccata a stento.

Proprio come piace a me

Chase si rende conto del mio cambio d'espressione e volge lo sguardo nel mio stesso punto, sogghignando.

«Come non detto», bisbiglia soddisfatto, «ti ha completamente fottuto il cervello».

«Sei invidioso perché non ha fottuto il tuo?»

Le parole mi escono a raffica prima che io riesca effettivamente a pesarne il significato.

Torna con lo sguardo su di me, gli occhi ridotti quasi a due fessure. Inarca un sopracciglio, tamburellando con le dita sulla scrivania.

(UN)fortunately we are in loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora