JANETTE
Non riesco a quantificare il senso di appagamento e la tranquillità provata in questo momento. Il braccio di Michael cinge il mio fianco mentre la sua testa è poggiata nell'incavo tra la mia spalla e il mio collo. Il soffio caldo del suo respiro accarezza la mia pelle nuda, riscaldandola. Non riesco a chiudere occhio, non dopo tutto quello che è successo. Prima regola del mio contratto immaginario infranta: mai dormire insieme al proprio nemico/amante. È controproducente nonché sfiancante; il fatto che il suo tocco mi tranquillizzi così tanto è un ulteriore campanello d'allarme.
Cosa ti sta succedendo, JJ? Dove sei finita?
Il cuore prende a scalpitarmi più velocemente al solo pensiero che io mi stia lasciando andare troppo con Michael. È vero, lui è stato al mio fianco nel mio periodo peggiore. Ma. C'è un grande ma. È Michael. E non dovrei lasciare i miei pensieri a briglia sciolta quando si tratta di lui. Ok, è un ottimo passatempo a letto. Più che ottimo, ovviamente. L'ho davvero definito passatempo? Aiuto, questo sembra proprio il principio di un esaurimento. Ma aldilà di questo, io e lui non siamo nulla se non un'ottima compagnia reciproca tra le lenzuola. Il cuore mi si stringe un po' al solo pensiero che io possa essere solo quello per lui.
Faccio scivolare lentamente la sua mano sul materasso e mi precipito in bagno nel modo più silenzioso possibile.
«Dove vai?», la sua voce è roca e impastata.
Mi blocco sul posto, maledicendo la mia leggiadria elefantesca. Stringo i pugni delle mani e respiro a fondo prima di proferire parola.
«In bagno»
«Dopo torna qui», riesce a essere autoritario nonostante, beh, nonostante stia tecnicamente dormendo.
Uomo dal sonno leggero, eh? Non l'avrei mai detto.
Socchiudo la porta del bagno e dopo aver poggiato le mani sul lavandino, lascio che il pavimento freddo risvegli la mia parte razionale. Quella troppo dormiente, a quanto pare. Perché sono rimasta qui? Non è da me restare a dormire a casa degli uomini che mi porto a letto. Ok, con Michael non è stata la prima volta. Ma è pur sempre casa sua, questa. E la volta che abbiamo dormito insieme in ufficio non fa testo. Qui è tutto troppo; troppo intimo, troppo familiare, troppo amorevole per essere vero. Io e lui non siamo una coppia, io lui ci detestiamo, io e lui a stento ci piacciamo. Ok, forse l'ultima parte è una bugia. Ma ha solo confessato di essere attratto da me tanto quanto io lo sono da lui, nulla di non gestibile. E cosa sto facendo io? La sto gestendo come un'adolescente alle prese con la prima cotta.
Ti sei presa una cotta e non lo sapevamo, Janette?
I miei pensieri intrusivi mi spingono a stringere un po' troppo la presa sul lavandino; le nocche bianche testimoniano quanto io stia provando a eliminare gli stessi nel modo sbagliato. Alzo lo sguardo nello specchio e quello che vedo riflesso non mi dispiace ma non mi fa impazzire; io con indosso la sua maglia sbiadita, senza intimo, con i capelli sfatti e il viso rilassato. Allo stesso tempo, quasi come se potessi percepire la presenza di una me immaginaria alle mie spalle, rivedo la Janette di un tempo. Quella che non avrebbe mai permesso a un uomo di scavarle dentro così a fondo. Perché Michael sta facendo questo: sta scavando dentro di me. Sta portando a galla pezzi della mia persona che non sapevo esistessero. Lo sta facendo in un modo così naturale che quasi mi fa incazzare il fatto che ci stia riuscendo senza troppo disturbo.
Non provocarlo. Non guardarlo. Non assecondarlo. Ignoralo e andrà tutto bene. Michael può farti licenziare in men che non si dica e peggio ancora, può giocare con il tuo cuore come se giocasse a calcetto.
Le parole di Jordan riaffiorano alla mia mente prepotentemente, provocandomi una scarica di brividi incomprensibili. È come se il mio corpo fosse stato immerso in acqua gelida per ore. Delle sagome sfumate compaiono all'angolo dei miei occhi e sento che potrei svenire da un momento all'altro. Dannazione a me e alla mia testa troppo pensante. Dannazione a tutto.
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(UN)fortunately we are in love
ChickLitJanette Jensen ha trent'anni e per la prima volta in vita sua da quando si è laureata in economia e marketing, è stata contattata per lavorare in una delle più prestigiose aziende di Manhattan: la Royals & Fashion. Michael Moore ha trentatré anni, u...