JANETTE
Sono una stupida. Avrei dovuto rinunciare a questa serata. Sapevo che avrebbe portato solo guai. Michael si sta comportando come un'idiota. Non dimenticherò mai lo sguardo infuocato di tutti i presenti nella sala; compromettere il mio lavoro per cosa? Per un uomo che fatica a mantenere il naso fuori dalla competizione? Siamo arrivati davvero a questo punto? Io non sono una bambola, non sono il primo premio da vincere a tutti i costi. E sono arrabbiata. Con me stessa prima ancora di esserlo con lui.
Curtis è sul palco, sorridente. I suoi occhi mi fulminano per una frazione di secondo; sento il groppo risalirmi in gola. Non piangere, J. Non ora. Michael dista qualche metro da me. La sua accompagnatrice sembra proprio non volerlo mollare; una cozza al suo scoglio. È questa l'immagine che ho di loro in questo momento. Incrocio le braccia al petto, stringendomi in un abbraccio. Sento una mano poggiarsi sulla mia spalla destra; mi volto nella direzione dell'uomo che mi sorride come se nulla fosse accaduto poco prima.
«Eccoti», sorride, «pensavo fossi scappata via», continua, mantenendo un tono dolce e pacato.
«Avrei voluto ma non ho potuto», ironizzo.
«Il tuo ragazzo te lo ha impedito?», mi incalza, soffermandosi con lo sguardo sul mio volto.
Il contatto fisico, al momento, è l'ultimo dei miei problemi. Mi sento come se delle frecce avessero appena conficcato il mio petto, soffermandosi all'altezza della gola. Non riesco a proferire parola. Quando provo a farlo, la voce di Curtis attira nuovamente la mia attenzione.
«Voglio chiamare qui sul palco Michael Moore», i presenti battono le mani, incitandolo. «Senza di lui, probabilmente, non avrei una buona comunicazione con i clienti e Dio me ne scansi dal volerli privare di tanta intelligenza e bravura», ironizza, invitandolo al suo fianco.
Applaudono tutti divertiti, inevitabilmente.
Mi volto nella sua direzione; è lì, sorridente, l'ansia sembra non sfiorarlo minimamente. Bacia sulle guance la donna al suo fianco e dopo aver abbottonato la giacca, raggiunge Curtis sul palco. Ha tutta la mia attenzione. Tutta. Ho dimenticato persino di avere ancora la mano di Adam incollata sulla mia spalla. Ci scambiamo uno sguardo. Non so se sia d'intesa, di odio o di chissà quale sentimento. So solo che alla vista di quell'azzurro intenso, le mie gambe tremano. Le sopracciglia leggermente inarcate e quel mezzo sorriso accennato non fanno che complicare il tutto.
«Grazie a tutti», sorride, «sembra di essere alla notte degli Oscar», ironizza, con quel suo piglio fresco che lo rende carismatico e mai scontato agli occhi di tutti.
«Grazie a Curtis in primis per l'opportunità e per la fiducia, è bello vedere che tu abbia imparato ad apprezzarmi per le mie doti e non per l'amicizia decennale che ti lega a mio padre», i due si scambiano uno sguardo d'intesa, sorridendo. «Non sono bravo con le parole quindi scusatemi se non mi dilungherò molto», continua, spostando nuovamente lo sguardo sulla folla.
«Il mio lavoro non sarebbe perfetto se non avessi i miei compagni di squadra: Jordan, sempre pronto agli straordinari e allo scoop», ci voltiamo tutti nella sua direzione e lo vediamo sorridere come un bambino. «Maddy, sempre adorabile e impeccabile nei suoi modi, dobbiamo solo fare un corso accelerato per quanto riguarda la pazienza», anche lei sorride ma posso percepire un pelo di disagio nella sua espressione. «Georgette, tu hai bisogno di un miracolo, decisamente», prende una pausa, «ma ti adoro lo stesso. Grazie a tutti voi».
I presenti si lasciano andare in un lungo applauso e devo essere sincera, pensavo che spendesse due parole anche su di me. Ci sono rimasta... male. Penso. Sento una strana nausea animare il mio stomaco.
«Non hai forse dimenticato qualcuno?», Curtis prende possesso nuovamente del microfono.
«Il pezzo forte lo lascio a te», Michael indietreggia appena, trovandosi due passi dietro di lui.
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(UN)fortunately we are in love
Genç Kız EdebiyatıJanette Jensen ha trent'anni e per la prima volta in vita sua da quando si è laureata in economia e marketing, è stata contattata per lavorare in una delle più prestigiose aziende di Manhattan: la Royals & Fashion. Michael Moore ha trentatré anni, u...