Cap.13 Strano scherzo del destino

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JANETTE

La mano di Chase sale adagio lungo la mia coscia, indugiando un po' troppo all'altezza dell'inguine. Glielo leggo negli occhi che non aspetta altro se non andare oltre. Il calore delle sue dita penetra sotto le calze, causandomi un brivido leggero lungo tutto il corpo. Il suo profumo invade l'intero abitacolo, stuzzicando le mie narici. È intenso, mascolino, forte. Mi si è impiantato nel cervello. Deglutisco a fatica, ignorando il desiderio improvviso di baciarlo qui, ora. È come se la mia libido fosse improvvisamente arrivata alle stelle.

«Andiamo in hotel o preferisci il mio appartamento?», chiede con tono udibile appena.

Rinsavisco, voltandomi nella sua direzione. I suoi occhi maliziosi mi scrutano come se non potessero fare altro se non questo: desiderarmi in tutti i modi possibili e inimmaginabili. Tentenno per qualche secondo, indecisa sulla risposta da dare. Me ne pentirò sicuramente domani ma credo che una nottata passata in compagnia non equivalga a un reato.

Devo solo convincermene.

«Hotel», dico cauta, «lasciamo che il tutto rimanga un divertimento senza farci venire strane idee in testa», gli sorrido.

Chase fa lo stesso, avvicinandosi al mio viso lentamente.

«Non ci saranno strane idee, non ci legheremo e resterà solo una fantastica nottata da replicare in futuro», si avvicina alle mie labbra pericolosamente, «se lo vorrai», mi lecca il labbro inferiore, mordicchiandolo un po'.

Il calore divampa nel mio stomaco portandomi a socchiudere gli occhi e respirare a fondo. Ce la metto tutta per non cedere; voglio mostrare una parvenza di autocontrollo che non sono certa di possedere ora. Maledetto vino, non dovevo mandare giù tutti quei calici in quel modo. L'incontro ravvicinato con Michael in bagno, poi, ha fatto scattare qualcos'altro in me; il suo modo di parlarmi, il suo stuzzicarmi come se non fossi in grado di poter reagire, il suo calore improvviso e non calcolato... tutto e dico tutto, ha fatto sì che io volessi farlo ricredere. Chase me l'ha servita su un piatto d'argento, a pensarci bene. Fargli guadagnare punti nella loro stupida scommessa potrebbe tornarmi utile; Michael Moore mi rispetterà in ufficio, non si avvicinerà a me e io avrò solo da guadagnarci da questa storia. Chase è anche un bel ragazzo, non sarà difficile lasciarsi andare. Lo spero, almeno.

L'autista si blocca davanti a un maestoso hotel di lusso. Le cinque stelle sembrano aleggiare su di noi come a voler fare da monito per ciò che sarà. Chase scende dall'auto per aprirmi la portiera, anticipando l'uomo che era alla guida. Afferro la sua mano e lo seguo senza dire una sola parola.

Mi ritrovo nella hall che urla sfarzo e lusso da ogni singolo lato. Guardo esterrefatta l'ambiente che mi circonda, mantenendo il naso all'insù e gli occhi rivolti al cielo.

«Sembri una bimba», Chase mi parla dal lato, divertito.

Sorrido. Lo sono, effettivamente. Non mi capita tutti i giorni di frequentare questo tipo di hotel.

«Andiamo?», continua, sventolando la chiave della porta davanti al mio naso.

Lo seguo lungo le scale, mantenendo la mia mano salda nella sua. Pigia il numero cinque sull'ascensore e mentre attendiamo che arrivi, sento le gambe tremare dall'eccitazione. Chase sbottona appena la camicia, lasciando intravedere un pezzetto di pelle.

Da quando fa così caldo, qui?

«Prego», si sposta di lato, facendomi entrare per prima.

Entro a passo lento, poggiandomi con le spalle allo specchio. Chase fa lo stesso, avvicinandosi a me. La sua mano sfiora la mia e sono certa che entrambi stiamo aspettando che le porte si chiudano solo per poter lasciare andare il freno. Ho il battito accelerato e le labbra eccessivamente secche. Credo di non essere mai stata così prima. Lì sotto è un inferno e mi auguro che Chase riesca a spegnere questo fuoco in qualche modo. Appena accade, appena le porte si chiudono, la sua bocca s'impossessa della mia; le nostre lingue s'intrecciano in una danza mossa da passione e desiderio. Non è dolce, non ci sono sentimenti di mezzo, c'è solo tanta voglia di lasciarsi andare. Le sue mani salgono lungo il vestito, agguantando il filo dei collant per poi insinuarsi di sotto. Cazzo. Cazzo. Cazzo. Non posso credere che stia succedendo qui, ora.

Dov'è finita la tua parte razionale, Janette?

In pochi minuti, mi ritrovo la sua bocca sul mio collo e le sue mani intorno al mio sedere. Lo accarezza avidamente, stringendolo, mentre con foga continua a baciarmi. Gli passo una mano tra i capelli, afferrando i suoi ricci e avvolgendoli tra le dita, mentre sento di essere a un passo dal Paradiso. Non mi sta sfiorando. Non lo sta facendo. Ma sento che se lo facesse ora, finirei per implorarlo di non smettere. Ci sa fare. Che io sia dannata se stanotte non arriverò a toccare quelle corde con lui.

«Chase», mormoro in modo affannoso, «dovremmo...», non riesco a finire la frase che ritrovo le sue labbra sulle mie. La sua mano si insinua tra le mie cosce, divaricandole appena. Prima che possa affondare le dita dentro di me, l'ascensore si blocca e le porte si aprono.

Siamo arrivati? Di già?

«Cazzo», sento qualcuno borbottare.

Riapro gli occhi e... no. Non posso e non voglio crederci.

«Un po' di contegno, Chase», rimprovera l'amico in tono sarcastico mentre a passo svelto entra nell'ascensore seguito da una donna diversa da quella che gli faceva compagnia nel ristorante.

Vorrei sprofondare aldilà del pavimento e non tornare sulla Terra per un po'. Credo che anche Michael abbia percepito il mio disagio, continua a fissarmi con quell'aria che sembra dirmi "ti ho beccata". Bastardo. Tornano alla mia mente le sue parole, pronunciate nel bagno poco prima e un moto di rabbia attraversa il mio stomaco ora. Non voglio che pensi che lui abbia ragione. Non è lui che mi ha ridotta così.

«Che diavolo ci fai qui?», Chase si ricompone, raddrizzando il membro da sopra i pantaloni. Per fortuna che non ho pensato di dargli piacere qui altrimenti sarebbe stato davvero troppo.

«Potrei chiederti la stessa cosa», lo incalza lui, mantenendo però il contatto visivo su di me.

Deglutisco a vuoto. Sento le guance implorare pietà a causa del troppo calore sprigionato.

Non cedere, J. Non cedere.

«Lascia perdere», Chase sembra non essere molto contento di avere l'amico tra i piedi, «che piano?», chiede, mentre i due si sistemano proprio tra di noi.

«Quinto», risponde cauto Michael, mentre porta una mano sulla spalla della donna.

Sgrano gli occhi, sorpresa. Quinto piano? Davvero? Dio, hai proprio deciso che io non devo entrare nella tua lista di privilegiati, vero?

«Che strana coincidenza», ironizzo a bassa voce.

Non così bassa, evidentemente. Michael si volta a guardarmi, scoccandomi un sorriso dei suoi. Uno di quelli da sfacciato tentatore qual è. Lo odio.

Il tempo trascorso qui dentro sembra non passare mai. Ho i nervi tesi e la vicinanza di Michael e Chase non aiuta. Mi trovo tra due fuochi; uno potrebbe incenerirmi in quest'esatto momento, l'altro potrebbe farlo allo stesso modo per poi farmi tornare alla vita. L'osservo mentre lascia scivolare la sua mano lungo la schiena della bionda che indossa un mini abito talmente mini da non accettare equivoci. Il suo pollice crea dei piccoli cerchi nel punto più basso della schiena mentre l'indice solletica la stoffa che copre il suo sedere. Serro le cosce di riflesso, il pizzo del perizoma solletica il clitoride, facendomi sussultare appena. Soffoco un gemito e impazzisco all'idea che io stia quasi godendo per un qualcosa che non riguarda me direttamente. Ha delle dita che attirano un po' troppo la mia attenzione. Quel dannato movimento mi sta mandando in estasi. Cazzo. Devo darmi una regolata. Alzo lo sguardo nella sua direzione e scopro che mi stava già fissando; il suo ghigno soddisfatto lo conferma. Conferma il bastardo che è. Un fuoco colmo di passione e desiderio attraversa il suo sguardo. Deglutisco ancora. A che gioco stai giocando, Michael?

Il dong dell'ascensore, finalmente, mi fa tornare con la mente libera. Mi fiondo fuori da esso, afferrando Chase per una mano. Michael e la sua amichetta ci seguono a passo spedito.

«Adesso ci segui anche?», chiedo infastidita, non tanto da lui quanto dal fatto che saperlo vicino porta la mia mente a viaggiare posti inesplorati.

«La mia camera è la 303», risponde a tono, «la vostra?»

«302», io e Chase rispondiamo all'unisono, con tono sconfitto.

Sarà una notte lunghissima.

(UN)fortunately we are in loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora