Cap.54 Un appuntamento, mr. Moore? Davvero?

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JANETTE

Fuoco che arde.

Questo è Michael.

Lavare via il tocco delle sue mani dalla mia pelle è impossibile; sono dieci minuti che sto provando a farlo e sono dieci minuti che fallisco. Ho immaginato almeno un paio di posizioni diverse in cui avremmo potuto testare questa doccia e al solo pensiero, rabbrividisco. Ha corrotto mia mente, spingendola verso un punto di non ritorno. Come ci si disintossica da Michael Moore?

Il trillo della sveglia mi ricorda che sono le quindici in punto. Non so quale santo me l'abbia fatta impostare ma lo ringrazio.

«Cazzo», impreco, precipitandomi fuori dalla doccia.

Mi asciugo velocemente, sistemandomi come meglio posso. Non ho nessuna intenzione di sembrare una scappata di casa. Tuttavia, è impossibile prepararsi in meno di un minuto. Ho davvero passato metà del mio tempo in doccia? Sono diventata irresponsabile.

«Cazzo», borbotto, infilando la camicia da sopra la testa.

Ringrazio il fatto che Michael sia tanto più alto e grosso di me; non ho bisogno di sbottonarla e posso indossarla semplicemente come se fosse un abito. Allaccio la cintura che mi ha regalato in vita e sono pronta. Almeno, risulterò alla "moda" con questo abbigliamento, evitando qualsiasi disguido. Jordan fiuterà l'odore di gossip e scoop da un miglio ma mentre lui posso gestirlo, non posso fare lo stesso con un intero team.

«Sei in ritardo, novellina», Michael sghignazza dal lato.

«Stai zitto o...»

«Buon pomeriggio», vengo interrotta da Curtis che, sicuro e raggiante come sempre, entra nella sala riunioni.

Ci alziamo tutti in segno di saluto, riaccomodandoci dopo qualche secondo. Il parlottare generale soffoca la voce di Michael che, bassa e roca come sempre, arriva dritta alla mia anima. E non solo.

«Dimmi un po', hai fantasticato su di me mentre eri in doccia, vero?», chiede, avvicinandosi maggiormente al mio orecchio.

Deglutisco, serrando le gambe e portando entrambe le mani sul tavolo in vetro.

Non farlo, Janette. Non cedere.

Il suo alito caldo sfiora il mio lobo un po' troppo sensibile, scatenando una reazione incontrollabile al mio interno; sento i palmi delle mani inumidirsi velocemente, le pareti del mio stomaco pulsano tanto quanto le pareti della mia vagina e l'aria è diventata di colpo pesante. Troppo.

«Ti sarebbe piaciuto ma no», sposto lo sguardo nella sua direzione, sfidandolo. «Nei miei pensieri tu non ci sei mai. Soprattutto in quei pensieri».

«Sicuramente», ribatte malizioso, inumidendosi il labbro inferiore con la lingua.

Si ritrae con uno scatto, tornando dritto sulla sedia. Accenna un sorriso, lanciandomi un'ultima occhiata prima di spostare lo sguardo sui presenti nella sala.

Respiro a fondo, tranquillizzandomi. Non sono un'adolescente. Non. Sono. Un'. Adolescente. Continuo a ripetermelo in mente come se fosse un mantra.

«Allora, signorina Jensen, spero abbia delle buone notizie per noi», Curtis sistema la cravatta, allentandola appena.

«Certo», affermo sicura, alzandomi. «Se ho la vostra completa attenzione, procederei con il mostrarvi il rendiconto del mese», continuo, raggiungendo la lavagna multimediale.

Tutti i presenti, Michael compreso, seguono i miei passi; apro il file contenente il rendiconto e attendo qualche secondo prima di procedere. Devo ammetterlo, la rapidità del momento non mi ha permesso di organizzarlo nel migliore dei modi. Tuttavia, ho davanti a me delle persone esperte in questo settore. Sarà facile capirlo per loro, no?

(UN)fortunately we are in loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora