MICHAEL
«Jason White ha approvato lo spot per la campagna, lanceremo ufficialmente le nostre collezioni insieme», Curtis allunga una mano nella mia direzione, «ottimo lavoro, ragazzo».
Si complimenta con fare quasi paterno; i suoi occhi brillano e la sua felicità è contagiosa. Come se non potessi farne a meno, il mio pensiero vola subito a Janette. È anche merito suo se questo spot è andato come è andato.
«Grazie ma non è solo merito mio, lo sai», gli sorrido allo stesso modo, mollando la sua presa.
«Preferisci dirglielo tu o vuoi che lo faccia io?»
L'idea di lasciare la bomba tra le mani di Curtis solletica la mia mente. Tuttavia, sento che è compito mio. Voglio godermi la sua reazione alla notizia. D'altronde, l'idea di questo spot è stata per lo più sua. Posso già immaginare il suo ego gonfiato senza il bisogno reale di averla davanti agli occhi.
«Michael?», Curtis scuote i miei pensieri.
«Lo faccio io, ovviamente», mi affretto a dire, voltandogli le spalle. «A domani».
Raggiungo l'uscita a grandi falcate. Mi dirigo nel mio ufficio e con grande sorpresa, Janette non siede dietro la sua scrivania.
«Cazzo! L'appuntamento per l'acquisto dell'attico!», borbotto ad alta voce, rimproverandomi.
Come diavolo ho potuto dimenticarlo?
Corro verso l'ascensore e con foga pigio il tasto che lo porterà al mio piano. Sembra che oggi sia più lento del solito. Il padre di Chase non spicca per simpatia e per tatto, soprattutto verso le donne. Spero solo di non arrivare troppo tardi. Ok, voglio vederla in difficoltà; però, conoscendola, non riuscirebbe a tenere la lingua tagliente al suo posto neanche se la pagassero per farlo. Evitare la galera a Janette Jensen è l'obiettivo con il massimo della priorità, ora. Per quanto la detesti, voglio che continui a importunarmi con quel suo modo di fare da precisina, evitandomi rogne e roba noiosa al lavoro. Si sta rivelando essere una risorsa preziosa, quantomeno per la mia sanità mentale. La stessa sanità che più volte ha rischiato di sprofondare al suolo con Chase. Non sono poi così sicuro di volerlo nuovamente al mio fianco alla Royals. Ma questo Janette non lo saprà mai. E neanche Chase.
JANETTE
Puntuale contro ogni pronostico. La fortuna oggi sembra giocare dalla mia. D'altronde l'oroscopo l'aveva detto stamattina. Le stelle sono dalla vostra parte per quanto riguarda il lavoro e la vita privata. Situazione sentimentale non pervenuta e a me va bene così, onestamente. Non ho tempo per stare dietro a un uomo. Fremo dalla voglia di incontrare il padre di Chase. Non ricordo il suo cognome e onestamente, non mi sforzo affinché affiori alla mia mente. Mi muovo sul posto mentre attendo davanti all'entrata del grattacielo. Controllo freneticamente l'ora mentre uno tsunami si muove all'interno del mio stomaco: ansia. Non la provavo dai tempi degli esami universitari. Diciamo che sono abituata a tutto. Ma proprio tutto. Potrei andare in bancarotta domani e comunque riuscirei a gestire la situazione con calma. Quando si tratta di acquistare un immobile, però, tremo. Da sempre. Impiantare le proprie radici in un posto diverso da quello chiamato "casa" non è facile, soprattutto per una come me. Ho avuto la fortuna – o la sfortuna, dipende dai punti di vista – di crescere in una famiglia che tutto sommato non mi ha mai fatto percepire l'unione della stessa come una "disgrazia". Nonostante il lavoro molto impegnativo dei miei, abbiamo sempre ritagliato il giusto tempo da dedicare alle giornate da passare insieme. Quando ho ereditato la casa a Philadelphia, ho pensato che non avrei mai messo piede al di fuori di quelle mura. Ora, invece, mi ritrovo a fare i conti con qualcosa che va ben oltre quelle che erano le mie aspettative di vita. E tremo al solo pensiero che non possa essere all'altezza.
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(UN)fortunately we are in love
ChickLitJanette Jensen ha trent'anni e per la prima volta in vita sua da quando si è laureata in economia e marketing, è stata contattata per lavorare in una delle più prestigiose aziende di Manhattan: la Royals & Fashion. Michael Moore ha trentatré anni, u...