Cap.43 Ciak! Si gira!

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MICHAEL

Janette Jensen. Terremoto magnitudo 9.5, tornado intensità F5; la peggiore delle catastrofi è sicuramente lei. Cammina a passo svelto per la stanza, attirando l'attenzione di tutti i presenti. È incredibile come una singola persona possa incanalare tutta l'energia in essa. Sembra che il suo ritardo sia passato in secondo piano, ora. Persino Curtis pende dalle sue labbra. Come se non bastasse, il fotografo che è stato scelto per la campagna, sembra aver perso ogni barlume di lucidità. Segue Janette con lo sguardo, divorandola solo attraverso esso. Non mi piace. Non mi piace che si stia concentrando su di lei e non sul lavoro. Non mi piace che stia indugiando troppo sul suo corpo, assaporando ogni centimetro come se ci stesse banchettando. Stringo la mano in un pugno e butto giù un boccone immaginario; calma, Michael. Calma. Mi soffermo a mia volta con lo sguardo sulla mia collega; le stanno acconciando i capelli mentre applicano del trucco leggero sul suo viso. Piccole margheritine vengono poste tra le insenature della treccia, rendendola angelica e fanciullesca allo stesso tempo. Il focus della campagna sono le labbra, ragion per cui gli occhi sono poco truccati. Janette sorride appena mentre una delle due truccatrici colora la sua bocca con una tinta rosso fuoco. Dio, le sta divinamente. L'arco di cupido è stato riempito perfettamente e il contrasto con il colore scuro della matita, rende il tutto più affascinante e terribilmente eccitante. Vorrei assaggiarle. Diavolo, vorrei farlo subito. Al solo pensiero delle mie labbra sulle sue, sento il membro pulsarmi attraverso i pantaloni. Emana femminilità e sesso allo stato puro. Che gusto avranno, ora? Fragole? Ciliegie? Non so perché io stia associando il gusto della tinta a dei frutti ma preferisco pensare che possano avere un gusto che non mi dispiacerebbe. Un gusto che mi manderebbe fuori di testa.

Mi avvicino a Curtis, trovandomi così a due passi dal set improvvisato.

«Devo dire che è anche meglio della modella scelta, non credi?», mi chiede, mantenendo lo sguardo fisso su Janette.

«Se lo dici tu», ribatto, facendo lo stesso.

Non voglio che Curtis travisi le mie parole ragion per cui preferisco mantenermi neutro. Per quanto mi è possibile farlo. Il fotografo si avvicina a Janette, sussurrandole qualcosa all'orecchio. Una vampata di calore improvvisa anima il mio stomaco, costringendomi a serrare i pugni lungo il corpo. Incrocio le braccia al petto, consapevole che così nessuno noterà la mia reazione inspiegabile. Cosa sta succedendo al mio corpo? Perché improvvisamente vorrei muovere i passi nella loro direzione e prendere lui a pugni?

Ad un tratto, vedo Janette fare qualcosa che mi lascia impietrito.

Sbottona la camicia lentamente, rimanendo in reggiseno davanti a tutti noi. Le sue guance si colorano leggermente ma il suo sguardo fiero e deciso non lascia trapelare alcuna sensazione di imbarazzo. Cazzo. Cazzo. Cazzo. Tutti gli uomini in questa stanza hanno gli occhi puntati esattamente su di lei. Sul suo reggiseno in pizzo un po' troppo trasparente e sulle sue forme che, inosservate, non potrebbero passare mai. Cazzo. Se prima sentivo un leggero calore, ora un incendio è divampato al mio interno. Mi guardo intorno, scorgendo lo sguardo di tutti i colleghi e l'unica cosa che vorrei fare è cavare loro gli occhi. Cosa diavolo hanno da guardare con cosi tanto interesse? Giuro che da alcune delle loro bocche posso vedere scendere della bava immaginaria. Maledetti bastardi.

A grandi falcate, la raggiungo, avvicinandomi al suo orecchio. Janette stringe i braccioli della sedia, inspirando a fondo.

Cos'è? La mia vicinanza ti rende irrequieta?

«Cosa diavolo stai facendo?», ringhio, abbassando la voce di un tono.

«Quello che mi è stato detto di fare», ribatte prontamente, attirando la mia attenzione sul suo volto.

(UN)fortunately we are in loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora