MICHAEL
«Cosa ci fai qui?», bofonchia, guardandomi con sguardo truce.
«Questo è il modo di accogliere un vecchio amico, Darius?», lo schernisco, avvicinandomi lentamente alla scrivania.
Tiro indietro la sedia con uno scatto, accomodandomi con nonchalance.
I suoi occhi fluttuano sul mio corpo; se potesse incenerirmi attraverso di essi, lo farebbe. La vedo. Vedo tutta la rabbia che sta scorrendo velocemente nelle sue viscere, arrivando a colorare il suo viso di un rosso vermiglio a me un po' troppo familiare. Gli anni dell'università sono passati da un pezzo ma alcuni ricordi sono più vividi che mai nella mia mente. Come potrei dimenticare le volte in cui è tornato in stanza sbronzo dopo aver alzato troppo il gomito; le volte in cui ha rischiato di essere sbattuto dentro per violenza sulle allora "conquiste di una notte"; le volte in cui abbiamo discusso a causa dei suoi eccessi. Ragazzo d'oro dalla faccia perfetta all'esterno, verme privo di ogni freno inibitorio all'interno. Se non fosse stato per i soldi di suo padre – e per il cognome che porta – probabilmente non sarebbe seduto dietro questa scrivania, ora. Darius non ha mai pagato per i suoi errori e questo spiega il perché del suo atteggiamento. E di tante altre cose.
«Non lo ripeterò un'altra volta», prende un respiro profondo, «cosa ci fai qui?»
«Oh», porto una mano sul petto in modo teatrale, «questo tuo modo di fare mi rattrista», continuo, ironizzando. «Sappiamo benissimo entrambi perché sono qui», concludo assumendo nuovamente un tono serio.
Le labbra di Darius si incurvano in un'espressione raccapricciante. Spero vivamente per lui che non abbia toccato Janette neanche con un dito. Se dovessi scoprire una cosa simile, nessuno potrebbe salvarlo dalla mia ira. E dalla mia voglia di porre fine alla sua vita.
«Penso di essere stato molto chiaro a riguardo», ribatte, mantenendo un tono pacato e tranquillo.
«Penso di esserlo stato anche io», rispondo allo stesso modo, «o il naso rotto non è bastato?»
Darius digrigna i denti; il ricordo del nostro incontro in azienda deve averlo colpito in pieno nell'orgoglio più che nel corpo.
«Non mi impedirai di portarla nuovamente al mio fianco», sbotta, alzandosi e raggiungendomi dall'altro lato della scrivania.
Imito il suo movimento, fronteggiandolo; ci ritroviamo naso contro naso, fronte contro fronte. Percepisco il calore del suo respiro pesante sul mio viso. È come una fiamma che arde, alimentata dall'ira e dal disgusto.
«Fatti da parte, Moore», continua con tono rabbioso, respirando in modo sconnesso.
Sono a un passo dal mettergli le mani addosso. Continuo a fissarlo senza proferire parola; ha le pupille leggermente dilatate, rivoli di sudore accarezzano la sua fronte mentre il suo corpo mi dà chiari segnali di cedimento. Per quanto vorrebbe sembrare all'apparenza tranquillo e con la situazione sotto controllo, non lo è affatto.
Ed è proprio questo il suo punto debole.
«Pensi davvero di farmi paura, Darius?», gli sorrido in faccia in modo sfacciato, guadagnandomi un'occhiata torva. «Sappiamo benissimo entrambi che Janette non tornerà mai con te», rincaro la dose dandogli una leggera spinta con entrambe le mani.
Darius indietreggia di qualche passo, tornando subito dritto.
«Conosco Janette molto bene e ti assicuro che tu non hai capito proprio un cazzo di lei», ribatte, avvicinandosi nuovamente al mio viso. «Fremo dalla voglia di avere nuovamente tra le mani quel suo culetto ton...»
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(UN)fortunately we are in love
ChickLitJanette Jensen ha trent'anni e per la prima volta in vita sua da quando si è laureata in economia e marketing, è stata contattata per lavorare in una delle più prestigiose aziende di Manhattan: la Royals & Fashion. Michael Moore ha trentatré anni, u...