Cap.44 Ciak! Si gira!2

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MICHAEL

Certo che avrei dovuto saperlo.

«Forza!», Curtis ci incita, urlando nuovamente attraverso l'altoparlante.

Sospiro.

«Il  focus è sulle labbra quindi non baciarmi lì», m'istruisce lei, «calcola  che veniamo ripresi solo dal busto in su», continua, guardandomi negli  occhi.

Risplendono di una luce indescrivibile.  Mi sento attratto come una falena, un moscerino, qualsiasi cazzo di  animale esistente su questa Terra.

«Ci diamo una mossa? Non abbiamo tutto il giorno!», mi rimprovera Curtis.

«Certo, se tu smettessi di sbraitare sarebbe meglio», borbotto, guadagnando un sorriso sincero da parte di Janette.

Ok, Michael. Puoi farcela. Nulla che tu non abbia già affrontato. D'altronde, conquistare le donne è il tuo forte, no?

Mi  avvicino a lei lentamente, sfiorandole la pelle nuda con una mano.  Janette si irrigidisce sotto il mio tocco; tengo bene a mente le sue  parole, concentrandomi sulla parte superiore del petto. Porto una mano  al suo collo, accarezzandolo; avvicino la mia bocca e lascio che le mie  labbra si poggino su di esso. Ha detto peccato? E peccato sia.

«Chiudi gli occhi, J», sussurro al suo orecchio, predatorio.

Janette  fa come dico. Chiude gli occhi, schiudendo appena le labbra. Il rosso  della tinta risplenderà sicuramente nella fotocamera, ora. Costello il  suo collo di baci, alternando la mia danza peccaminosa con languide  leccate. La sua pelle brucia sotto di me e tutto questo mi piace. Mi  piace perché Janette non può compiere nessun gesto se non questo. Deve  rimanere immobile. Deve rappresentare al meglio la castità e la purezza.  Sono io il peccato. Sono io che la induco in tentazione. Più che la  rivisitazione della Primavera, sembra di rivedere Eva alle prese con il  diavolo.

«Sguardo fisso sulla telecamera,  Janette», Curtis riprende a urlare, «voglio che tu abbia il controllo  della situazione, non il contrario. Deve emerge la tua potenza, la tua  forza, il tuo attirare e tenere in pugno. Solo così possiamo spingere le  donne ad acquistare questo prodotto».

Janette  deglutisce; il suo corpo fatica a rimanere fermo sotto al mio tocco. La  sento vibrare sotto di me, la sento quasi contorcersi. E poi quel  profumo. Quel maledetto profumo. È eccitata, proprio come la prima  volta. Cazzo. Una scarica di adrenalina raggiunge il mio membro,  risvegliandolo. Mi spingo contro il suo bacino, evitando così che occhi  indiscreti possano far caso a me. Per una frazione di secondo, mi  ritrovo a guardarla dritto negli occhi. Sì, è colpa tua. Li sbarra leggermente e solo dopo aver unito tutti i puntini nel suo cervello, torna con lo sguardo sulla videocamera.

«Michael,  sii più deciso», Curtis mi sprona, «devi arrivare a baciarla. Dobbiamo  testimoniare che questa tinta resiste a tutto, più o meno».

Lo  ignoro. Riprendo esattamente da dove avevo lasciato. La mia mano si  sposta sulla sua guancia; con il pollice, tiro via un po' di tinta dalle  sue labbra e rimango stupito quando la stessa non accenna a spostarsi  da lì sopra. Janette sorride vittoriosa, consapevole che questo possa  averci assicurato la riuscita della ripresa. Continuo a costellare il  collo di baci, mordendole di tanto in tanto il lobo dell'orecchio e  arrivando, in fine, sul suo viso. La faccio rotare nella mia direzione e  prima che entrambi possiamo razionalmente prepararci, le mie labbra si  inchiodano sulle sue. Mi accoglie timidamente; il suo corpo è rigido e  risentito. Passano pochi secondi prima che si abbandoni completamente  all'impeto, alla mia lingua che prepotente preme per incontrare la sua.  Danzano insieme in un tango di desiderio, lussuria e peccato. Stringo la  sua treccia in una mano, reclinandole il capo quanto basta per mettere  nuovamente in vista le sue labbra tinte. Scendo lungo il suo collo,  soffermandomi sulla giugulare. Potrei succhiarle via l'anima, se  volessi. E la cosa mi piacerebbe tremendamente. La sto possedendo  davanti a tutti; sto marchiando in modo inesorabile e inequivocabile  tutto quello che è mio. Almeno nella mia mente. Janette tenta di  reprimere un gemito leggero, inutilmente. L'ho sentito. Ho sentito  quanto mi desideri.

(UN)fortunately we are in loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora