T.W: lettura consigliata +18. Contenuti molto espliciti, dirty talking, contenuti sessuali espliciti.
MICHAEL
Ne voglio di più. Ancora. Pensavo di torturare lei ma sono finito per torturare me stesso.
«Vediamoci al solito hotel tra cinque minuti, ho solo un'ora», ringhio al telefono.
Marion in tutta risposta si limita a riattaccare, accettando l'invito. Sa come funziona. E non si dispera.
Entro nell'auto e finalmente, lontano da occhi indiscreti, libero la mia erezione. Pulsa da fare schifo. E ho male. Tanto male. Maledetta lei. Marion maledirà di avermi incontrato, oggi. E io maledirò di aver baciato Janette. L'immagine di lei che affonda la sua lingua dentro la mia bocca con foga, soffocandomi quasi, è impressa nella mia mente. Appoggio la testa al sedile, abbandonandomi a quel pensiero per qualche minuto. È come se avessi trattenuto il respiro per tutto il tempo trascorso in sua compagnia. Massaggio lentamente il membro, attutendo il dolore che lo attraversa. La vibrazione del telefono mi fa rinsavire: è una foto di Marion, completamente nuda, sul "nostro" letto. Non c'è gusto. Ok il poco tempo a disposizione ma mai una volta che riusciamo a goderci qualche preliminare. Non riesco a stuzzicarla e lei non stuzzica me. Ha il mio corpo ma non la mia mente. In tutta onestà, è solo un modo per svuotarmi velocemente le palle. Sì, l'ho detto. E no, non ne vado fiero. Ma è quello che, purtroppo, lei ha da offrirmi. Non sono un fan dei giochi di ruolo ma vedere Janette sottomessa a me, me l'ha fatto diventare di pietra per un giorno intero, tenendo conto del sogno che ho fatto. Con Marion purtroppo non è lo stesso.
Scaccio il pensiero dalla mente e ingrano la prima, dirigendomi all'hotel che mi separa da quella che è la mia distrazione almeno per la pausa pranzo.
«Signor Moore, è un piacere rivederla», la receptionist sorride, «ecco la chiave», continua, porgendomela.
L'afferro senza proferire parola e mi dirigo alla 303. La "nostra" stanza che di nostro non ha proprio nulla.
«Finalmente sei arrivato, non ne potevo più», Marion si mette a quattro zampe, gattonando sul letto e assumendo una posizione da cagnolino bastonato. Il suo sedere all'insù mette in risalto la tonicità del suo fisico; è allenata ma è fatta all'ottanta per cento di plastica. Il seno è finto, le labbra anche, ha ritoccato un po' gli zigomi e si è fatta lisciare il viso. Quarant'anni sulla carta, venti nell'aspetto. Mi piacciono le donne mature, mi hanno sempre attratto più delle mie coetanee. Eccezion fatta per Janette. Marion è l'emblema della mamma americana e rappresenta a pieno la categoria delle milf. Se fosse un'attrice porno, sarebbe davvero gettonata e ben pagata.
«Dai, vieni qui», mi dice, sedendosi sui talloni. I suoi seni ancora marchiati dai miei morsi sembrano fissarmi e, complice l'eccitazione mai del tutto passata, mi si alza in men che non si dica. Marion sorride soddisfatta, quasi come a volersi beare di quella vista.
Accompagno la sua testa sul mio membro, spingendola di tanto in tanto. Chiudo gli occhi e mi godo quell'attimo di relax. La sua bocca calda l'accoglie fino in fondo, arrivando quasi a contenere anche i miei gioielli. Digrigno i denti. Ci sa fare.
«Mmm», mugugno, «che brava bambina che sei», continuo, accarezzandole il capo.
Posso percepire il suo sorriso sul mio cazzo.
Marion ama quando la chiamo così. In realtà, preferirebbe che io utilizzassi termini meno appropriati ma non me la sento. O almeno, lo faccio solo quando mi implora di farlo. Una volta, pur di farsi chiamare in quel modo, mi ha proposto di fare una cosa a tre con Chase. E l'abbiamo fatto. Una volta soltanto. Chase l'ha presa davanti mentre a me è toccato il didietro e non ho mai replicato un'esperienza simile dopo quella volta. Questa donna è spianata, completamente. Non so quanti uomini si porti a letto nella settimana ma a giudicare dalla larghezza dei suoi buchi, sono tanti. Una ninfomane, forse? O magari va a pagamento. Non lo so. Non ci penso mai. Fatto sta che per quanto lei desideri che io la chiami con quei nomignoli che non sto qui a pronunciare, ci rimane sempre un po' male quando mi limito al "bambina". Credo che Chase la chiami ancora, quando anche lui non riesce a sfogarsi come vorrebbe. Lei non vale nella nostra scommessa, diciamo che è più la ruota di scorta che non ci dice mai di no. Le piace come la scopo e in tutta onestà, chi non bramerebbe una notte con me? Non ricordo di aver mai ricevuto un no come risposta. Janette non fa testo, non le ho chiesto di venire a letto con me. E non credo che lo farò. Anche se l'idea di avere la sua lingua impertinente attorno al mio membro stuzzica costantemente la mia mente, portandomi a volerlo desiderare più del dovuto.
STAI LEGGENDO
(UN)fortunately we are in love
Chick-LitJanette Jensen ha trent'anni e per la prima volta in vita sua da quando si è laureata in economia e marketing, è stata contattata per lavorare in una delle più prestigiose aziende di Manhattan: la Royals & Fashion. Michael Moore ha trentatré anni, u...