JANETTE
Ventuno in punto.
L'ansia galoppa nel mio stomaco inarrestabile. Strofino i palmi delle mani sulle gambe mentre attendo – priva di ogni briciolo di pazienza – che Robert Miller faccia il suo ingresso.
Respiro a fondo, a più riprese; dove diavolo è finito?
Passano diversi minuti e di lui non c'è traccia.
Sento il cuore scalpitarmi in petto. Se sta giocando con me, farò in modo che ricorderà questo giorno per sempre come il peggiore della sua vita.
«Signorina Jensen, già qui?»
Mi volto nella sua direzione, fulminandolo con lo sguardo.
«Già qui?», ironizzo, «eravamo d'accordo che ci saremmo incontrati per le ventuno, non per le ventuno e trenta», concludo.
«Si calmi, non c'è nessuna fretta», ribatte lui, entrando a gamba tesa nell'attico.
Mi morbo la lingua più volte, evitando così di intavolare la terza guerra mondiale.
Lo seguo a passo svelto, chiudendomi la porta alle spalle. Questa volta non ci sono né Chase e né Michael motivo per cui potremmo litigare tranquillamente e nessuno mi impedirebbe di saltargli addosso come una scimmia fa con il suo albero.
Non lo sopporto. Non sopporto quell'espressione furba perennemente presente sul suo viso. Non sopporto il sorrisetto da strafottente e soprattutto, non sopporto il profumo pungente della sua colonia scadente. Dio, può un uomo essere così privo di buon gusto?
«Ecco il milione e mezzo mancante», dico, spingendo il borsone contenente il denaro ai suoi piedi. «Chiavi, ora», ordino, allungando una mano nella sua direzione.
«Con calma, ho detto», ribatte, appoggiandosi alla penisola. «Tu e Michael andate a letto insieme, vero?», continua, osservandomi a fondo.
I suoi occhi brillano di una luce oscura e maliziosa; le labbra schiuse in una stupida o lo rendono più malvagio ai miei occhi. A quanto pare, è una caratteristica tipica dei Miller; anche Chase si comporta allo stesso modo quando ha a che fare con qualcosa che gli interessa particolarmente.
«Non sono fatti suoi», ribatto, incrociando le braccia al petto.
«Abbassa i toni, ragazzina», il suo tono è di colpo più minaccioso, «voglio solo che tu sappia una cosa», continua, muovendo un passo nella mia direzione.
Deglutisco a vuoto mentre continuo a osservarlo con sguardo attento. Cosa diavolo sta succedendo?
Nella mia mente molteplici scenari prendono vita; e se volesse farmi del male? E se restare da sola con lui fosse stata una pessima idea? E se avesse escogitato tutto questo solo per potermi eliminare silenziosamente dalla sua vita e da quella di Michael? In fondo, l'ho affrontato apertamente mettendo in discussione la sua "autorità" e il suo carattere. E non mi sembra un uomo molto propenso ad accettare queste "cose".
«Non riuscirai ad allontanare Michael e Chase», continua, avanzando sempre di più nella mia direzione. «Tu non hai nulla di diverso rispetto a tutte le altre donne che entrambi si sono portati a letto».
«Io non sono andata a letto con Chase», ribatto, indietreggiando a mia volta.
Non sono spaventata. Non credo, almeno. È solo che non mi piace il suo modo di fare in questo momento. Mi guarda con occhi infuocati, pieni di cattiveria e rabbia. Per cosa, non lo so. So solo che voglio lasciare quest'appartamento al più presto.
«Mio figlio mi ha detto del tuo rifiuto», sorride beffardo, «cosa c'è? Non era all'altezza delle aspettative della principessina viziata?»
Si blocca a pochi metri da me; il suo sguardo carico di risentimento mi scava dentro in modo insistente. Deglutisco nuovamente; questa volta però, è come se avessi una consapevolezza diversa al mio interno. Il sangue scorre veloce nelle mie vene, alimentando la miccia dell'adrenalina.
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(UN)fortunately we are in love
ChickLitJanette Jensen ha trent'anni e per la prima volta in vita sua da quando si è laureata in economia e marketing, è stata contattata per lavorare in una delle più prestigiose aziende di Manhattan: la Royals & Fashion. Michael Moore ha trentatré anni, u...