MICHAEL
In trappola.
Sono finito in una fottuta trappola.
Il sapore dolce delle labbra di Janette non accenna ad abbandonare le mie di labbra, nonostante io ci stia mangiando e bevendo su.
Mi ritrovo a pranzare con Chase. E Marion. Non sapevo che si sarebbe unita anche lei fino a quando non me la sono ritrovata seduta al nostro tavolo, nel suo succinto abito Gucci, alle prese con una flûte di champagne da cinquecento dollari.
Mi ero detto che avrei mangiato qualcosa al volo, data l'incredibile mole di lavoro e la distrazione – piacevole – della mia collega in ufficio ma evidentemente, non avevo fatto i conti con Chase.
Quando questo ragazzo si mette in testa qualcosa, cerca di fare tutto pur di ottenerla.
E ci riesce nel novanta per cento dei casi.
«Posso sapere cosa ci fa lei qui?», approfitto del fatto che si sia allontanata per andare in bagno per attaccare il mio amico.
«Scusa, i rischi del mestiere», ironizza, «ieri notte dopo aver giocato un po' con me ha iniziato a cercare te. Giuro, ti ho odiato per qualche secondo».
«Pensa che io ti odio sempre», lo incalzo con tono tagliente.
Scoppia a ridere ma in fondo sa che c'è un velo di verità malcelato tra le mie parole. Non penso di odiarlo ma ultimamente fatico a comprendere molti suoi atteggiamenti. Uno su tutti, il colpo di testa che ha ben pensato di mettere in atto stamattina; pensa davvero che io possa spaventarmi così facilmente?
«Chase», aggiungo, bloccandolo per un braccio, «evita di comportarti nuovamente da stronzo con me».
Penso che il tono sia uscito un po' più minaccioso del previsto dato che mi fissa con espressione corrucciata.
«Dipende solo da te», ribatte con tono cinico e asciutto. «Ah, hai saputo la novità?»
«Quale?»
Prima che io possa proseguire, vengo interrotto da un candido bacio sulla mia guancia. Rabbrividisco al solo pensiero che Marion mi abbia davvero baciato così, di punto in bianco.
«Sai che lo detesto», ringhio, «dovresti smetterla di prenderti libertà che non ti ho concesso».
Torna a sedersi con atteggiamento fiero, inarcando la schiena e poggiandosi con entrambi i gomiti sul tavolo.
«Lo stress ti fa uscire le rughe, tesoro. Dovresti sfogarti un po'. Conosco un met...»
«Basta così», per la prima volta dopo molto tempo, Chase si ritrova a dover mettere pace tra me e Marion. «Tu smettila di provocarlo», dice, rivolgendo uno sguardo alla donna, «e tu», torna con gli occhi fissi su di me, «togliti quel dito che ti ritrovi in culo e goditi il pranzo».
Sbuffo, spazientito. Mando giù un sorso di vino e mi isolo nella mia bolla.
Chase e Marion riprendono a chiacchierare mentre io mi perdo in posti inesplorati.
Cosa sta facendo? Le manco? Lei mi manca. Troppo.
Guardo l'ora distrattamente sul quadrante quando mi rendo conto di aver perso già troppo tempo in compagnia di gente che non vorrei proprio più frequentare.
«Devo andare», dico, attirando la loro attenzione su di me e alzandomi di colpo.
Chase mi osserva con sguardo fin troppo contrariato mentre Marion non ci pensa su due volte prima di imitare i miei movimenti e seguirmi.
STAI LEGGENDO
(UN)fortunately we are in love
ChickLitJanette Jensen ha trent'anni e per la prima volta in vita sua da quando si è laureata in economia e marketing, è stata contattata per lavorare in una delle più prestigiose aziende di Manhattan: la Royals & Fashion. Michael Moore ha trentatré anni, u...