9-Rebecca

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Finalmente è venerdì sera, ciò vuol dire che posso guardare tutte le serie tv in santa pace. Mi infilo una bella tuta grigia, sciolgo i capelli e mi tuffo sul letto. Fuori casa mi sparo arie da strafiga, ma la verità è che non lo sono per niente, quella è solo una facciata. Sono anche parecchio insicura, quando ricevo un complimento sull'aspetto estetico non capisco mai se sia onesto oppure no.
La verità è che quando mi guardo allo specchio non ci vedo nulla di speciale in me.

Sto per iniziare la terza puntata di Gossip Girl, quando vedo Thomas entrare nella mia camera con un viso pallido in stile Edward Cullen quando non mangia cuccioli indifesi per sfamarsi.

Si siede sul mio letto sventolando il termometro davanti alla mia faccia con fare teatrale.
<<Ho la febbre.>>

<<Alzati immediatamente da lì, ho una festa a cui partecipare.>> Mi alzo di scatto come se avesse un virus mortale senza antidoto.

<<Grazie per la tua sensibili...>> Starnutisce ripetutamente.

<<Esci immediatamente fuori, Thomas Scott>> mi allontano coprendomi la bocca con la felpa.

<<Sei seria?>> Solleva gli occhi sul soffitto.

<<Vai fuori da qui, microbo>> metto una mano davanti alla faccia per proteggermi.
Lui si alza dal letto sconsolato e si trascina a fatica fino alla porta.
<<Stasera Nate sarà alla festa, se dovessi avere bisogno, chiedi a lui.>>
Certo, contaci.

Appena apro l'armadio per scegliere cosa indossare stasera, il display del cellulare si illumina e compare il nome di Summer che mi scrive:

Sister sono ko...
ho l'influenza.

Mi guardo intorno in cerca di una telecamera nascosta, deve essere uno scherzo, altrimenti non si spiega come mai tutti quelli intorno a me si stiano ammalando, manco fossimo in un film di zombie.
Summer era la mia ultima possibilità di arrivare alla festa, non chiederò un passaggio a Dan neanche sotto tortura. Considerato il modo in cui si è comportato, esigo delle scuse da lui. Questo vuol dire che dovrò restare a casa, per la gioia di Thomas.
Mi abbandono al mio destino, chiudo l'armadio ormai afflitta. Scendo le scale, accendo la TV e mi sdraio sul divano.
Ormai la serata è andata a farsi friggere.

Dopo mezz'ora qualcuno bussa alla porta.
<<Arrivooo>> urlo alzandomi dal divano, mi trascino con una mano infilata nella scodella e apro la porta distrattamente, mentre mi riempio la bocca di popcorn.

<<Buonasera, Scott.>> Nate è sull'uscio della porta vestito come un modello di Kevin Klein e si sta prendendo gioco di me.
Me ne accorgo perché ha il viso contratto, si sta sforzando di non ridere.
Ha i capelli più spettinati del solito, indossa un paio di jeans neri, una t-shirt bianca e un giubbino di pelle nero. Io invece sono in tuta e con i capelli scompigliati.
Mi ritornano in mente le parole di mia mamma quando dice "Non sai mai chi busserà alla porta."
Ecco chi.
Cazzo.
<<Anderson, perché mi perseguiti?>> Mi ricompongo subito.

<<Sono solo passato a prendere tuo fratello, mi fai entrare?>> Mi scimmiotta.

<<Mio fratello ha l'influenza, non verrà.>>

<<Ok, ci si vede.>> Si volta di spalle e scende velocemente i gradini del portico.
Sto per chiudere la porta, ma la riapro di nuovo perché mi è appena venuta in mente un'idea di cui sicuramente mi pentirò a breve, ma pazienza.
<<Nate mi daresti un passaggio? Summer e Thomas hanno deciso di darsi malati e non mi va di chiederlo a Dan.>>
Si ferma a metà scalinata e ritorna indietro.
<<Hai dieci minuti, vado a salutare tuo fratello. Datti una ripulita>> sogghigna guardando la maglietta piena di briciole, io gli lancio una manciata di popcorn dietro.

<<Mancato>> scuote la testa ridendo mentre sale le scale.
Il giubbino di pelle che indossa sembra cucito proprio per lui, gli fascia perfettamente le spalle larghe.
Sono persa nei miei pensieri quando lo sento sghignazzare forte.
<<Non guardarmi il culo, Reb.>>

<<Semmai, se tu a guardare il mio, Anderson>> replico prontamente.

<<Almeno io non lo nego>> ribatte, prima di sparire in camera di Thomas.

Corro nella mia camera alla velocità della luce, spalanco di nuovo l'armadio e tiro fuori il primo abito che mi capita tra le mani. È un vestito aderente grigio con un bordino nero in rilievo, ha una scollatura a cuore che evidenza fin troppo il seno ormai prosperoso.
Prima avevo una taglia in meno, risultavo meno volgare di così. Sembro una dannata segretaria sexy, mi manca solo una cartellina in mano e sono pronta per entrare in ufficio.
Sbuffo afflitta, consapevole che non ho il tempo di cambiarmi, altrimenti Lord Anderson mi lascia a piedi.

Broken Glass - 1 - Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora