59-Jason

1.2K 70 2
                                    

Quando l'infermiera pronuncia il mio nome, una felicità che non avevo mai provato prima si impossessa di ogni parte di me. Mi alzo subito e la seguo dentro con il cuore che batte forte.
<<Riccia, ti sono mancato così tanto?>> Saluto Grace che è sul letto con una flebo infilata nel braccio.
<<Jas>> mi sorride gioiosa come se non vedesse l'ora di vedermi.
<<Come stai?>> Mi siedo sulla sedia accanto al suo letto e le accarezzo la guancia.

<<Ho qualche trauma contusivo, ma poteva andare peggio. Rebecca è stata dimessa?>> Mi domanda subito.
Cazzo, non sa niente.
<<Grace, ascolta...>> Cerco di trovare le parole adatte per dirglielo, mentre i suoi occhi si riempiono di lacrime.
<<È viva, Jas?>> Le trema la voce.
<<Sì, ma è in coma.>> Le confesso intrecciando la mano alla sua.

<<Mio Dio, Jas>>  si porta entrambe le mani sul viso e inizia a singhiozzare forte, io mi alzo dalla sedia e la stringo tra le mie braccia.

<<Andrà tutto bene, si risveglierà.>> Provo a rassicurarla mentendole, perché in fondo nessuno sa realmente se si risveglierà.

<<Non è stata colpa mia, ti giuro>> mi dice sconvolta coprendosi di nuovo il viso con le mani.

<<Nessuno ti sta incolpando>> la rassicuro accarezzandole la guancia.
Posso solo immaginare come si sente al momento, deve essere dura sapere che la tua migliore amica è in coma.

<<È stata tutta colpa sua, Jas.>> Mi dice  tra le lacrime, riscuotendomi dai miei pensieri.
<<Di chi?>> Le domando confuso.
<<Uno stronzo che ci ha inseguite e ci ha fatto andare fuori strada di proposito.>> Stringe le lenzuola in due pugni e mi guarda con rabbia.

<<Mi spieghi che macchina aveva?>>

<<Una macchina verde, sai di quelle sportive, lui era biondo con una faccia da delinquente e faceva il cretino con Rebecca.>>

Sto unendo i punti, purtroppo.
<<Cazzo>> esclamo, chiudo gli occhi e crollo con la schiena ricurva sulla sedia.
<< Non sono riuscita a...>>

<<Calmati, non è stata colpa tua>> le prendo il viso tra le mani e la bacio sulla fronte.

La porta bianca si spalanca ed entra un' infermiera con un camice verde.
<<L'orario delle visite è finito.>> Mi fa segno di uscire alla svelta.

<<Tornerò domani,  te lo prometto.>> La bacio un'ultima volta sulle labbra, mi alzo dal letto e mi incammino verso la porta, ma prima di uscire mi volto di nuovo per guardarla.
<<Grace, non è colpa tua.>> Lei mi guarda con gli occhi pieni di lacrime e annuisce debolmente.
Quando ritorno nella sala d'aspetto,  Nate solleva la testa appena mi vede.
Cosa cazzo devo fare?

<<Come sta?>> Mi domanda avvicinandosi subito a me.
<<Sta bene...>>
<<Ti ha detto come è successo?>>  Sapevo che me l'avrebbe chiesto.

<<Non gliel'ho chiesto.>> Gli mento guardandolo dritto negli occhi.
E mi odio per questo.
La nostra attenzione viene catturata da un medico con un camice bianco che si avvicina al nostro gruppo con una cartellina in mano.

<<Ragazzi, tornate a casa. È inutile rimanere, considerato che non sappiamo quando e se...>>
<<Se?>> Esclama allarmato Nate, interrompendolo in malo modo, e lui lo guarda con un'espressione dispiaciuta sul volto.

<<Non posso mentirvi, la situazione non è delle migliori, dovete preparavi all'eventualità che non...>> Nate sferra un calcio così forte da far capovolgere una delle poltrone che rotola contro il muro, spalanca le porte ed esce.

<<Grazie, dottore>> dice in tono distaccato Thomas.
Si alza il cappuccio sulla testa e sparisce fuori anche lui.
È proprio una situazione di merda.

Broken Glass - 1 - Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora