54-Rebecca

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Ho appena condiviso con lui una delle esperienze più belle e intense della mia vita, ma ho come l'impressione di aver sbagliato qualcosa, anche se non so esattamente cosa.
<<Devo avvisare i miei che dormo fuori>> mi sollevo sui gomiti per prendere il cellulare, ma lui mi mette una mano sulla pancia per fermarmi.
<<Ci ha pensato Liam, ha inviato un messaggio a Thomas dicendo che dormi da Grace>> mi spiega infilandosi la maglietta prima di mettersi a letto.

<<Sempre che ci creda.>>
Mi sdraio con la schiena contro il materasso e il viso rivolto verso il soffitto, Nate si porta un braccio dietro la nuca e si volta a guardarmi.

<<Cosa ti frulla in quella testa?>>
Mi chiede e mi volto sul fianco con il viso rivolto verso il suo.

<<Non ho mai dormito con un ragazzo fino ad ora.>> È in assoluto la prima volta che dormo con un ragazzo, ho sempre avuto vergogna di farmi vedere dormire da qualcuno, mi sembra una cosa fin troppo intima.

<<Se vuoi saperlo, neanche io. Solitamente scappo via dopo...>> Questo non me lo aspettavo da lui.

<<E a loro sta bene?>> Non so perché glielo chiedo.

<<Nessuno mi ha mai chiesto di rimanere e io non ho mai avvertito il desiderio di restare.>> Solleva le spalle verso l'alto come per non darci peso.

<<Nate, mi prometti una cosa?>>
<<Non amo fare promesse...>> Si volta a guardarmi con un'espressione enigmatica.
<<E dai...>>
<<Sentiamo>> mi dice riportando il viso verso l'alto.

<<Non dirlo a nessuno.>>

<<Non serve che te lo prometta, non lo direi mai a nessuno>> mi guarda con i suoi occhi nocciola così intensi da farmi abbassare lo sguardo.

<<Su quale fianco dormi?>> Mi chiede all'improvviso.

<<Sinistro, sempre. Tu?>>

<<Non ne ho idea, non dormo molto la notte.>> Mi confessa per la prima volta con un tono malinconico.

<<Come mai?>>

<<Rivedo sempre la stessa immagine prima di chiudere gli occhi, la rivedo ogni dannata notte.>> Sputa con rabbia.

<<Nate, se non vuoi parlarne...>>

Sospira profondamente con lo sguardo incollato sul soffitto.
<<Quel giorno avevo litigato con Liam, ce le siamo date di santa ragione, subito dopo sono stato espulso...>>

<<Perché lui no?>>

<<Perché la sua ragazza dopo avermi infilato le mani nelle mutande ed essere stata respinta, ha raccontato che ho cercato di approfittare di lei.>>

<<Tu non l'hai fatto, vero?>> Non ci credo che l'abbia fatto, lo vedo come si comporta con me, avrebbe potuto approfittare di me tante volte, ma non l'ha mai fatto.

<<Una sera ero ubriaco perso e ci siamo baciati, ma non è successo altro.>>

<<Liam, lo sapeva?>>

<<Ci beccò lui, in realtà. Quindi quando ci ha trovati insieme nello spogliatoio, ha dato di matto...>> Si scompiglia nervosamente i capelli.

<<Non ti ha creduto?>> Le chiedo quasi sconvolta, come si fa a non credere al proprio migliore amico.
Io di Grace e Summer mi fido ciecamente,  non metterei mai in dubbio la loro parola.
<<Crederesti ad uno come me?>> Si volta verso di me e si porta una mano all'altezza del viso.
Mi fanno impazzire i suoi lineamenti.
<<Si fa fatica con te, Nate.>>
<<Appunto>>
<<Io però ti frequento da qualche mese e sono più che certa che non faresti mai una cosa del genere. Lui ti conosce da tutta la vita, come ha fatto a non crederti?>>

<<Infatti questa è stata la cosa che più mi ha ferito, noi due eravamo davvero come fratelli, siamo cresciuti insieme...>> Dal tono in cui lo dice, deve averci sofferto tanto.
<<I miei genitori furono chiamati a scuola il giorno stesso, mia mamma era fuori di sé.>> Aggiunge.

<<E tuo padre?>>

<<Mio padre mi conosceva più di chiunque altro, sapeva che non avrei mai fatto una cosa del genere, lui mi aveva creduto. Ma io ero fuori di me quella sera, uscii di nascosto, proprio da questa finestra per andare ad ubriacarmi ad una fottuta festa. Quando lui si accorse che non c'ero, si mise in macchina per venire a cercarmi, prima che mia madre tornasse a casa. E così, una macchina lo beccò in pieno, non ho mai saputo chi la guidasse, perché non si fermò a soccorrerlo.>> Sospira prima di proseguire, è evidente che gli fa male raccontarmelo.
<<Il primo ad essere chiamato dai soccorritori fu Alexander. Quando io arrivai in ospedale ero ubriaco perso, mia mamma era chinata accanto alla barella di mio padre che stava per entrare in sala operatoria. Sollevò la testa verso di me e mi guardò con così tanto disprezzo da farmi pentire di essere nato.>>

<<Oh Nate>> mi asciugo le lacrime con i palmi.

<<Era così sconvolta, che quando mi avvicinai mi diede uno schiaffo in faccia, le venne una crisi e mio fratello dovette trattenerla con la forza per allontanarla da me.>> Deglutisce e continua come un fiume in piena.
<<Sono rimasto accanto al suo letto, giorno e notte per circa tre settimane, fino a quando un giorno il suo cuore ha smesso di battere. Ricordo ancora il maledetto bip di quel cazzo di macchinario, gli infermieri che entravano nella sua stanza, i medici che cercavano di rianimarlo. Qualcuno cercò di mandarmi via, ma io restai fuori dalla vetrata a guardare fino alla fine quello che era l'epilogo di ciò che avevo causato.>>
Le lacrime rigano il mio viso senza sosta, non riesco nemmeno ad immaginare come si possa vivere con un peso del genere.

<<Il giorno del suo funerale mi presentai ubriaco, feci una scenata e Alexander mi cacciò dalla chiesa. Non ho mai salutato mio padre, non sono mai andato a trovarlo al cimitero, mai.>>
È la storia più triste che abbia mai sentito in vita mia, ora capisco il tatuaggio, il suo comportamento, il suo essere scostante e continuamente in lotta con se stesso.
<<Grazie per averne parlato con me>> dico con la voce rotta dal pianto.
<<È la prima volta che ne parlo, odio farlo.>>
Intreccio le gambe intorno alle sue e gli avvolgo un braccio sul petto per stringerlo il più possibile a me.
<<Vorrei prendermi un po' del tuo dolore per alleggerirti da questo peso che porti dentro, giuro su Dio che per te lo farei, Nate.>> Gli sussurro ad un soffio dalle sue labbra.
<<Posso baciarti?>>
<<Perché me lo chiedi?>>
<<Perché ne ho maledettamente bisogno, piccola.>>
Mi armo di sicurezza e stringo in un pugno la collana che indossa per attirarlo a me, gli sfioro appena le labbra, ma lui riprende subito il controllo della situazione riempendo la mia bocca con la sua lingua esperta che muove così lentamente da causarmi una scia di brividi lungo tutto il corpo.
Continuiamo a baciarci fino a quando non crolliamo esausti l'uno accanto all'altro.
<<Sai di cosa ho paura, Reb?>> Torna a guardare il soffitto con le mani incrociate dietro alla testa.
<<Di cosa?>>
<<Che domani mattina tu mi rinfaccerai tutto questo.>>
Mi sollevo sui gomiti e gli metto una mano sulla guancia per farmi guardare.
<<Nate, ascoltami bene. Tutto quello che è successo stasera lo desideravo, non c'è una singola cosa che cambierei. Mi hai capito?>>
Annuisce e mi bacia sulla fronte, poco convinto delle mie parole.
<<Adesso dormi, hai bisogno di riposare.>> 
Notte, Nate.

Broken Glass - 1 - Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora