17-Rebecca

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Le luci del mattino che invadono con prepotenza la mia camera, mi costringono a riaprire gli occhi controvoglia. Ho un mal di testa incredibile, i ricordi di ieri sera sono offuscati e non ricordo neanche come sono arrivata fin qui.

Mi ritrovo dieci chiamate di Dan sul cellulare, sospiro e decido di chiamarlo.
<<Ti chiamo da ieri sera, sei sparita>> la sua voce non fa che aumentare il mio mal di testa.

<<Scusami, ieri sera sono crollata. Mi sono appena svegliata.>> Taglio corto guardando il mio aspetto allo specchio.
<<E poi non devo darti conto di un bel niente, visto come mi hai trattata ieri>> aggiungo quando mi ricordo della sua scenata in bagno.

<<Hai ragione, scusami. Dobbiamo parlare di ieri, ti vengo a prendere.>> Mi dice l'altro capo del telefono.

<<Non mi va di vederti, Dan.>>
<<Voglio solo scusarmi, Reb.>>
Mi dice prima di riattaccare.

Un'ora dopo, una Ferrari rossa ringhia sotto casa. Dan indossa una camicia bianca infilata in un paio di pantaloni cachi.
È impeccabile come sempre.
<<Ciao, Dan>> lo saluto in maniera volutamente distaccata.

<<Mi dispiace per ieri sera, ero fuori di me, avevo bevuto molto. Sai bene che non reggo l'alcol.>> Prova a giustificarsi.

<<Allora non dovresti bere>> sputo inviperita.

<<Ti prego Reb, sai che non posso stare lontano da te. Ieri sono andato fuori di testa quando ti ho vista arrivare con lui.>> Allarga le braccia per farsi raggiungere.

<<Non fare più cazzate.>> Lo ammonisco puntandogli l'indice sul petto.

<<Dai, ti porto a prendere un frappè per farmi perdonare.>> Mi dice aprendo la portiera della macchina.

<<Sai che non so dire di no>> lo seguo in macchina, nonostante sia poco convinta della mia scelta.
Non si è comportato per niente bene, non mi è piaciuto il suo atteggiamento arrogante e prepotente, soprattutto non mi è piaciuto quello che mi ha detto quando eravamo chiusi in quel bagno. Senza contare il modo in cui ha trattato Nate.
Non so per quale diavolo di motivo sto pensando a quel burbero in questo momento.
Scuoto la testa per liberarmi da tutti questi pensieri.
Soprattutto uno.

***

<<Bentornata, mamma>> cinguetto entrando nella sua camera.

<<Com'è andato il weekend?>> Appende un vestito su una cruccia e lo ripone nell'armadio a quattro ante  che ha davanti.

Se penso a tutto quello che è successo in questo weekend, mi ritorna il mal di testa.
<<Noioso, come sempre>> mento spudoratamente, prima di dileguarmi.

Entro nella camera di Thomas con una bandana sulla bocca, come se dovessi fare una rapina in banca e non volessi farmi riconoscere dalle telecamere.
<<Fratellino, sei vivo?>>

<<Adesso sto bene, grazie tante per la compagnia. Posso sempre contare su di te>> si lagna come un bambino, cosa che si pone in netto contrasto con la sua aria da duro abituale.

<<Suvvia non fare il melodrammatico, fratellino>> alzo gli occhi sul soffitto bianco della sua camera.

<<Com'è andata ieri sera?>>
Mi allunga un joystick e lo raggiungo sul letto.
<<Be'...>>
Cosa mi invento?
<<Fai attenzione, ti sei fatta uccidere di nuovo.>> Indica il personaggio trivellato di colpi per causa mia.

<<Mah, tutto ok... solite cose, sai.>> Appena si accorge che parlo con frasi sconnesse, mette Call of Duty in pausa e mi osserva alzando un sopracciglio.

Broken Glass - 1 - Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora