Un intervallo di vita, i sette minuti che custodiscono gran parte dei tuoi ricordi. Il nastro si stava avvolgendo ancora una volta.
Fosse dipeso da me avrei tagliato i fili, non mi sarei lasciata salvare. Sentivo luci calde a intermittenza sgretolarmi gli occhi, mosse ombre continuavano a passarmi addosso, occupando il mio volto, la mia mente e i miei tormenti.
Non avevo più inciso la mia pelle da un anno, un traguardo ambito il mio, ma distrutto così, su due piedi.
Sul braccio avevo ancora su la cicatrice di una croce, a scendere, sull'avambraccio sinistro, mi ero ricoperta di ricordi verticali e vertiginosi, sapevano di acqua salata di mare, bruciavano.
Non ho mai saputo dire il perché avessi cominciato a farlo, ma una spiegazione chiara e semplice del perché io lo facessi c'era, ed era la seguente: sentire troppo ti sfinisce, ti disarma, ti rende vulnerabile sotto ogni aspetto, ma il peggio era quando quel troppo che sentivi non riuscivi neppure ad esprimerlo.
Non riuscivo a piangere, per questo mi tagliavo, dovevo riuscire a compensare la cosa, se non uscivano lacrime, allora usciva sangue. I piantini liberatori? Io non sapevo cosa fossero.Le luci iniziavano a farsi sempre più spazio sulle mie cornea, vedevo a tratti lampadine smorzate dalle persone, Fede non c'era più. Dov'era?
-Questa è una novità a cui non possiamo dare scandalo, non deve trapanare nulla.-
-Chiamo solo i più stretti, stia tranquilla signora Maria.-Sentivo voci dire cose, non capivo.
Mi aveva lasciata, la mia mora, mi aveva lasciata.
Era l'unica cosa che ero riuscita a concretizzare: Fede non era più con me, dunque mi aveva lasciata.A prendere il suo posto sulla mia fronte era stata la mano di Maria, sentivo i suoi polpastrelli sbattermi sulle tempie e le sue unghia lisciarmi le guance umide.
Umide di cosa?
Forse qualche lacrima era riuscita a cader via dai miei condotti lacrimali. Forse era Fede la chiave, forse lo era sempre stata."Se non per me, almeno che sia per lei."
Me lo ripetevo da mesi, da mesi cercavo la forza dentro alle sue strette, dentro alle sue carezze, dietro al nostro amore.
Mi nascondevo lì, in una relazione non ancora definita, con la voglia impavida e temeraria di volerla mia.*-Hai aperto gli occhi finalmente.- Mi girai intorno cercando di muovermi il più possibile, ma con scarsi risultati. Sollevai appena la testa per poter vedere meglio la situazione, le mie braccia legate al letto mi fecero agitare ancora di più.
-Calma, calma Angelina, è solo per il tuo bene.- Guardavo mia madre: invulnerabile. Da lei avevo preso la non trasparenza.
Continuava a tenermi la mano, io continuavo a stringerla.
-Calma bambina mia, vedrai che andrà tutto bene.- Sembrava dirlo a se stessa. Come a convincersi che tutto, dopo la morte di papà, sarebbe potuto essere come prima. Si sbagliava.
-Mamma, ti prego, fammi slegare, io non sono pazza, ok? TI giuro mamma, non lo faccio più.- Pensate tenere una ragazzina di 14 anni legata al letto, impossibilitata a muoversi, costretta a farsi lavare e nutrire. Immaginate poi, che quella ragazzina sia io e, che i miei saltelli non possano essere tenuti a bada.
-Angelina, che hai fatto? Cosa stai facendo?- C'avevo messo un'intera notte ad arrivare al comodino con la mano, a prendere la forchetta ancora sul vassoio e a slegarmi i polsi e staccarmi le flebo.
-Io non sono matta Mamma! Non lo sono! Non lo sono!- Piansi così tanto quel giorno da non avere più lacrime per i restanti anni avvenire.
-Non lo sono mamma, non lo sono. Non sono matta. Io non sono matta.- L'espressione di mia madre era alquanto indecifrabile, ma quando si allontanò facendo entrare al suo posto l'infermiera, allora capii, capii quanto l'avessi delusa, capii quanto codarda ero stata, capii che anche lei aveva da poco perso qualcuno, che aveva perso l'amore della sua vita e, che stavo dando modo di crederle che, prima o poi, avrebbe perso anche me.*-Aspetta, medicale il braccio con cura, in modo che non si veda nulla nei giorni a seguire, montante il più possibile meno clip su di lei per un paio di settimane, dopodiché fatele chiamare la madre. Voglio che resti, ma sapendo che questa è una cosa che si può superare e che non si ripeta. Intesi?- Sentivo parlare Maria, ma non avevo ancora il coraggio di rispondere.
Tenevo gli occhi chiusi, sentivo inumidirli sempre di più.
Fede dove sei? Dove sei?Pov Federica
Avevo viaggiato di fantasia e mi ero spezzata nel farlo, ma di fronte a quella scena caddi a terra fulminandomi i pensieri.Che cazzo aveva fatto?
Trovarla in bagno con il viso assente e il sangue ancora fresco di vene che le colava liscio sulle braccia mi aveva letteralmente uccisa.
Le tirai un ceffone per la rabbia, se lo meritava tutto. Credevo in lei più di quanto lei stesse spesso faceva, con quel gesto aveva appena messo in dubbio tutta la mia sicurezza sul nostro rapporto e sulla composizione bizzarra, ma amabile, della sua mente.
Le tirai un ceffone perché non potevo baciarla. Le tirai un ceffone perché l'amavo e, danneggiandosi, stava distruggendo la cosa che amavo di più al mondo: se stessa.
Le tirai un ceffone perché mi aveva fatta soffrire.
Le tirai un ceffone perché non me ne aveva parlato.
Le tirai un ceffone perché non me ne ero accorta.Quando cadde a terr, tuonando pesantemente, caddi insieme a lei.
Continuavo a cullarla e a lisciarle il viso.
Iniziai a piangere facendo mischiare le mie lacrime al suo sangue che, ormai, avevano raggiunto il pavimento.
Non so quanti minuti passarono prima che Isobel e Madda varcarono la soglia del bagno. So solo che quando arrivarono io non avevo parole da dire, solo urla miste a singhiozzi.-Federica, Angelina, cosa?- Svizzera si preoccupò di tirarmi su staccandomi dal piccolo corpo esile della mia donna. Mi prese dalle spalle, mi lasciai accompagnare dalle sue mani, poi caddi tra le sue braccia.
Vidi Iso correre in corridoio, ci volle poco che altri ancora arrivarono.
Maria si volatilizzò nell'immediato. Vidi portarsi via Angelina, allontanarla da me.-Dove la porti? Ritorna, vero? Ti prego, dimmi che ritorna!- Urlare contro la conduttrice non mi avrebbe fatto curriculum, ma in quel momento lì non riuscivo ad avere una reazione "pacata", non potevo, non sarebbe stato umano.
-Maddalena occupati di lei, parliamo dopo.- Non mi diede nemmeno conto, mi scaricò come merce avariata andandosene via con la mia Nina.
-Madda, Madda non è possibile, non posso non essermene accorta. Ti prego, ti prego so che tu sai qualcosa. Vi ho viste, per favore dimmi la verità.- Le puntai il dito contro continuando a piangere, ormai non riuscivo a fermarmi più.
-Fede andiamo, dai vieni fuori.- Wax mi spostò dal colpo di Maddalena che se ne stava ancora immobile.
-Wax, ti prego, deve dirmi la verità!- Inveii contro il rosso iniziando a colpirlo a pugni serrati.
-Fede calmati, calmati! Che cazzo pensi? Che ti abbia tradito con la tua più cara amica? Ma ci dai un taglio una buona volta? Che cazzo ti dice il cervello?- Avevo pensato a quello? Non lo sapevo neppure io. Fatto sta che Madda sapeva qualcosa che io non sapevo e che dovevo assolutamente sapere.
-Perché pensi che a me importi di questo? Io voglio sapere cosa sa. Perché Angelina ha parlato con lei e non con me!- Stavo diventando isterica, me ne rendevo conto.
-D'accordo, Wax, lasciaci sole per favore.- Il rosso, finalmente, lasciò la presa alle mie braccia. Seguii Madda sul letto di Iso.-Ti prego parla.- Mi asciugai le lacrime con il manico della felpa.
-Era la canzone.-
-Suo padre.- Perché la lampadina sulla mia testa non si era accesa prima, era così evidente. Perché non me ne ero accorta?
-Si, suo padre.-
-So che c'è altro.- Scrutai la mia amica, il volto di Madda era noto per essere un libro aperto, e quel libro urlava ancora segreti, cose che dovevo sapere.
-Il vostro rapporto non ha un etichetta.- Sgranai gli occhi.
-Pensi che lei abbia fatto questo a causa mia?- Una nuova lama aveva appena fatta ingresso sul mio torace.
-Ma che dici? Sei scema?- La mano della bionda mi sfiorò appena il volto, quel tanto poco che mi serviva.
-Perché l'ha fatto Madda? Perché?- Non riuscivo a capacitarmi della situazione illusoria che stavo vivendo. Avevo cercato di darle tutto nel mio piccolo, dove avevo sbagliato.
-Io, io questo non lo so.- Il volto di Madda si colorò a sua volta di lacrime, l'abbracciai forte a me, ringraziandola, in modo silenzioso, per esserle stata accanto quando io non c'ero, quando io non avevo capito.-Fede, continua a chiedere di te, raggiungila in infermeria per favore.- La voce di Elena riecheggiò in camera. Corsi, corsi così tanto da sfinirmi le gambe e il cuore e il fegato.
Corsi, avevo bisogno di vederla, avevo bisogno di capire.-Sono qui.-
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Scivola nelle mie Mani vuote
FanfictionE se le nostre fantasie fossero realtà? Ecco come l'ho immaginata io.