Cap19.1 - sei un segreto che non urlerò -

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Dopo una montagna che si sgretola, cosa può mai accadere? Che i pezzi, polverosi o no, finiscono inevitabilmente al suolo, lasciando segni indelebili della caduta. Questo era un po' quello che stava succedendo con Fede.

Da non aggiungere che quella sera stessa dormimmo insieme, come ad avere entrambe la necessità estrema di tenere i nostri corpi ancorati e protetti da calamità estrane a noi. Il problema era che la calamità, dalla quale Fede cercava di proteggersi, ero io.

-A te non va mai bene nulla. Cosa devo fare?- Iniziammo a litigare per le più piccole sciocchezze. Il caffè amaro la mattina o il tempo che trascorrevo con Wax piuttosto che con lei. Le ore passate in sala a sfrenarmi. Le porte del bagno chiuse a chiave e gelosia. Tanta gelosia immotivata.

-Fede, che ti succede? Perché fai così?- Mancavano 2 giorni alla registrazione della quinta puntata del serale e, io non ne potevo più di stare in quel bilico fatto di rancore e sfiducia. Ero consapevole, dall'inizio, che recuperare con lei sarebbe stato un percorso burrascoso, ma non mi aspettavo che nell'atto mi facesse tanto sclerare. Ne ero innamorata, ma non riuscivo a trovare i mezzi per dimostrarle al meglio la cosa.
-Io, non lo so. Ho bisogno di tempo.- Ed ogni volta finiva così. Giornate intere a litigare e notti a fare pace. Tanta pace.

-Perché non le hai detto dell'anello?- Madda mi colse di sorpresa, mentre io ero intenta a scrivere al computer.
-Perché non era il momento.- La bionda alzò le sopracciglia guardandomi imbarazzata.
-Non era il momento? E quando pensi possa essere il momento? Quando una delle due lascia il programma?- Non aveva torto, ma neppure ragione.
-Madda tu la conosci e, in più sta diventando tutto così complicato. Devo farmi perdonare un mondo di cose, ma al qual tempo devo perdonare perfino me stessa. Capisci che intendo?- Annuì. Per poi prendermi la mano. Un attimo dopo mi trovai lo sguardo di Fede addosso. Che fosse pure gelosa della sua migliore amica? Dovetti farci caso. Avevo paura di perderla, così, prontamente, come se avessi fatto qualcosa di sporco, riposizionai la mano sul pc. Fede andò via. Maddalena la seguì.

Pov Federica

Piangere e piangere, non riuscivo a fare altro. Ma i nervi saldi per riprendere posizione, non potevano mancare. Mio padre mi aveva insegnato meglio di così. Lottare per quello in cui credi e vincere. Arrivare fino alla fine con la consapevolezza di aver fatto l'impossibile.

Quando quella stessa sera sentii Maddalena domandare ad Angelina se me l'avesse detto iniziai a ragionare sulla scena di qualche tempo indietro e sul fatto che proprio loro due si fossero avvicinate tanto. Sentii un pizzico di gelosia solleticarmi la gola. Stavo diventando paranoica. L'amore che provavo per Engy mi stava facendo diventare tossica.
Iniziammo a litigare puntualmente per le stesse cose, fin quando non vidi le loro mani intrecciate sul divano, quella fu la ciliegina.

Lasciai il salone, seguita dagli occhi di Angelina e dalla Svizzera che continuava a starmi dietro. Mi voltai sul corridoio.

-Mi spieghi che cazzo vuoi? È da una settimana che non mi dai tregua! Che dico una settimana, mesi. Mesi.- Mi resi conto di aver esagerato solo quando vidi gli occhi di Madda inumidirsi.
-Che ti prende Fede? Che ti prende? Tu non sei questa.- Cercò di poggiarmi una mano sulla spalla, mi scansai al volo.
-Io non sono cosa? Tu pensi davvero di conoscermi? Che concezione di amicizia c'è qua dentro se appena una si gira viene subito pugnalata alle spalle? Perché lei ha detto a te della storia del padre? Che cazzo sta succedendo?- Non avevo mai ipotizzato che Madda avesse potuto prendersi una cotta per Nina, fino a quel momento. Un momento in cui la mia lucidità era andata, palesemente, a farsi fottere.
-Federica sei seria? Ma cosa stai pensando? Non potrei mai. Mai. Mai, cazzo, mai.- Cercò di abbracciarmi, mi scansai ancora.
-Allora spiegami.-
-Dovresti parlarne con lei. Ma se davvero pensi che io possa farti un torto così grande, allora Fede, sei tu che non conosci me.- Così detto andò via, lasciandomi disarmata su quella passerella invisibile della casa.

Bloccata tra domande e paure. Aveva ragione, io non ero affatto così.

Avevo messo in dubbio la mia relazione, avevo messo in dubbio la mia più cara amicizia trovata lì dentro.

"Che hai Fede? Cosa succede?" Fu allora che, presa dal panico, decisi di chiamare Alessia iniziando a raccontarle ogni cosa. Di Madda e Angelina in camera. Dei loro segreti. Di quello che si era fatta Nina. Di come l'avevo presa. Di come mi aveva trasformata.

Uscii fuori a fumare, dal lato della camera gialla, con il telefono ancorato all'orecchio e la sigaretta in mano.

-Fede, stai bene?- Non mi aspettavo di sentire, ancora una volta, questo tipo di domanda. Mi destabilizzò, mi trovai in difficoltà, non sapevo cosa rispondere.
-Non lo so Ale, non lo so. So solo che forse, forse ho bisogno di uscire da qua dentro, di prendere aria, di respirare. Di capire.- Per la prima volta ammisi che avevo bisogno di uscire.
-Non voglio che tu mandi a puttane tutto per dei pensieri. La tua carriera è importante per me, lo sai. Lo è per tutti noi.- Mi sentii sgridata.
-Tanto ho vita breve qui dentro.- Iniziai a giocare con le mie unghia per evitare di fumare tanto. Alessia se ne accorse, nonostante fosse dall'altro lato del telefono. Mi rimproverò ancora. Smisi.
-Fede. Prenditi del tempo per te. Poi, conosci Maddalena, no? Non farebbe mai una cosa simile. Ti ha detto di parlarne con Angelina, che aspetti? Più di lei chi può dare risposte ai tuoi dubbi?-
-Io non so se le voglio parlare. Voglio solo che mi baci senza dire nulla. Ultimamente parlare non ci fa affatto bene.-
-Allora lascia che ti baci e intanto capisci.-
-Si, d'accordo.-
-Fede.-
-Si, Ale?-
-Non fare la testa di cazzo. Ti voglio bene.-
-Te ne voglio anch'io.- Finì lì una conversazione di cui sapevo avere bisogno. E ora?

Andai in camera arancione come da prassi, Nina non era lì. Ma anziché mobilitarmi a cercarla decisi di buttarmi sul suo letto ad aspettarla. Quella notte non arrivò.

Mi addormentai un paio d'ore, alzandomi poi di scatto alle 4 del mattino quando mi accorsi che il letto era ancora nudo dal suo corpo.

Provai a cercarla in camera mia, ma nulla, poi andai in cucina, ancora nulla, allora uscii fuori trovandola seduta al nostro posto.

-Ti ho aspettata.-
-Sono stata qua.-
-Fino alle 4 del mattino?-
-Sono già le 4?-
-Si Engy, sono già le 4, che facevi?- Cercai di tenere la calma sedendomi.
-Stavo scrivendo.-
-Cosa? È da oggi che ti vedo digitare tasti su quel computer.-
-Di noi. Ma non trovo le parole.-
-Impossibile che tu non trovi le parole.- Sbuffai.
-Tu mi lasci senza.- Le diedi uno schiaffo sulla spalla.
-Smettila di fare la scema.- Mi sorrise.
-Hai ragione, è che quello che sto provando e vivendo con te è, talmente intenso e nuovo e, struggente per la maggior parte del tempo che, non so descriverlo.-
-Allora inventale le parole.-
-Mi aiuti?- Passammo così le restanti ore della notte. Ad inventare parole e scrivere canzoni solo nostre. Che mai nessuno avrebbe ascoltato poiché troppo tutto.

"Sei un segreto che non urlerò."

Scivola nelle mie Mani vuoteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora