Capitolo 37

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Alastor's POV
Continuo a ripensare incessantemente al periodo in cui ero appena giunto all'Inferno, alle atroci esperienze che avevo vissuto prima di riuscire ad impormi come signore supremo. Quei ricordi stavano vagando nella mia mente e mi tormentavano da quando avevo concluso con Katherine.

Quando era crollata a terra dinanzi al bancone del bar, mi ero reso conto immediatamente di quale fosse il motivo che le causava tale malessere. Ormai le sue corna erano sul punto di uscire, premevano sotto la pelle nel disperato tentativo di squarciarla. E mentre Husk cercava di soccorrerla, avevo capito subito che a prendere la situazione in mano dovessi essere proprio io. Solo io sapevo come aiutarla, come sollevarla da quel dolore che conoscevo fin troppo bene.

Lancio un'occhiata a quella demonietta, la quale al momento giace accanto a me sul letto. Dopo aver lacerato l'ultimo lembo di pelle, le avevo sistemato un cuscino sotto la testa e l'avevo lasciata riposare, mentre io mi ero accomodato accanto a lei sul letto, ma seduto con vari cuscini dietro la schiena. Era da tempo che la stavo guardando dormire, che la sorvegliavo. Ma ancora non si svegliava.

Sospiro, ripensando ancora a quando avevo vissuto la stessa esperienza di questa sera, ma nei panni di Katherine, decine e decine di anni prima. Con la differenza che il mio tormento, la mia sofferenza, si era prolungata per giorni. E che io ero solo, con nessuno al mio fianco che potesse liberarmi da tale agonia.
Avevo sopportato quel dolore straziante per giorni, non potevo far altro, non avevo altra scelta. Ma poi, preso da un'impeto di coraggio, o forse di follia, avevo strappato la carne dalla mia testa con le mie stesse mani. Mi ero maciullato la pelle, in cerca di sollievo: nessun dolore poteva più scalfirmi, tanto era forte quello che già stavo sopportando da giorni. E così avevo liberato le mie corna, inizialmente minuscole, e poi divenute più grandi col passare delle ore: ma di base erano rimaste piccole, per poi crescere momentaneamente solo quando assumevo la mia forma demoniaca. Che tra l'altro si era evoluta nelle settimane e nei mesi a seguire da quell'avvenimento: vi era voluto del tempo prima che la sviluppassi completamente. Più patti stringevo, più anime acquisivo, più orrori perpetravo, e più il mio potere cresceva. E la mia forma demoniaca si sviluppava, fino a raggiungere quel che sono ora: Alastor, il potente demone della radio.
Il demone che tutti temono, che fa tremare le misere e spregevoli anime di questo Inferno.
E così deve essere, per l'eternità.

Ma non ho mai rinnegato il mio passato, i miei inizi in questo luogo. Come tutti i demoni qui all'Inferno, anche io avevo vissuto i primi giorni nella confusione, senza sapere dove andare. Ma una cosa ho avuto ben chiara sin dal primo momento in cui ho messo piede all'Inferno: io ero dove dovevo essere, il mio posto era qui. La mia dannazione mi appariva come un qualcosa di piacevole: potevo uccidere, torturare, godere sadicamente della sofferenza altrui. E nessuno mi avrebbe fermato, anzi, facevo anche un piacere al Paradiso.
Mi ero dato da fare sin da subito, al contrario di tutti questi demoniacci scialacquatori che appena giunti all'Inferno stringono patti e si svendono. No, io dovevo essere quello che offriva patti, quello che ci guadagnava. Ma per farlo, dovevo acquisire potere. E quale miglior modo se non uccidere? La paura, quello è un potere immenso, il più forte di tutti. Ma cosa poteva rendere ancora più forte la paura che i demoni avrebbero provato dinanzi al mio cospetto? L'incertezza, il non sapere cosa si celasse nella mia mente. E così il mio sorriso non mi ha mai abbandonato: è un'arma micidiale che costringe i nemici a dubitare, che ispira gli amici e che cela le mie vere intenzioni, mostrando sempre e soltanto tutto il mio potere. E nonostante la situazione mi possa divenire avversa, il mio sorriso continuerà a far dubitare i miei nemici e fargli credere che sia ancora io ad avere in mano tutto il potere.

Katherine si muove leggermente nel sonno, riportandomi alla realtà. La osservo mentre una smorfia sofferente si fa spazio sul suo candido viso, nonostante continui a riposare. C'è qualcosa di speciale in lei, di questo ne sono sempre più certo. Dal primo momento in cui l'avevo vista qui all'Inferno, avevo capito il suo potenziale. E quelle corna me ne davano l'ulteriore conferma: Katherine è simile a me più di quanto vuole mostrare, nel profondo lo sa anche lei. Devo solo tirarle fuori quella forza oscura che cerca di celare anche a se stessa, e così con la mia guida potrà finalmente sbocciare.

Scoperta letale: Alastor ~Hazbin Hotel~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora